Caivano (Na): Il dettaglio delle Quote Rosa
a cura di Gaetano Daniele
Sulla carta funziona tutto. Da un capo all’altro del Paese non c’è amministrazione comunale che non abbia la sua equa rappresentanza femminile. La pretende la legge 215 del 2012, per esempio, che ricorda a tutti di inserire negli statuti comunali norme per «assicurare condizioni di pari opportunità tra uomo e donna» e di «garantire la presenza di entrambi i sessi nelle giunte». Non solo. La cosiddetta legge Delrio di aprile 2014 (la numero 56) si spinge un po’ più in là e fissa percentuali precise: «Nelle giunte e nei Comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti», dice, «nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40%». Cosa che accade a tutto oggi anche al Comune di Caivano, nonostante il Sindaco Monopoli, abbia ancora nel cassetto una delega da affidare e chissà non sia la seconda donna della ormai Giunta maschilista.
Male. Anche se come Caivano su 4.087 giunte comunali nominate dopo le elezioni del 25 maggio 2014, ce ne sono 1.182 non in regola con nessuna delle due leggi. Chi era tenuto a verificare che le norme fossero rispettate e non l’ha fatto?
Certo, se si ritiene che una giunta non sia legittima per questo o per quel motivo si può sempre far ricorso al Tar della propria Regione. Ma i termini per farlo sono ormai abbondantemente scaduti e nessuno sa dire quanti siano, a livello nazionale, i ricorsi ancora pendenti e quanti destini politici potrebbero quindi essere modificati dai giudici. Nessuno salvo la consigliera regionale per le pari opportunità della Calabria, Stella Ciarletta, che a fine gennaio scorso si è vista accogliere i quattro ricorsi presentati al suo tribunale amministrativo di riferimento («Solo quattro perché non c’erano altri soldi» ha spiegato). Risultato: quattro giunte azzerate per palese inferiorità numerica femminile.
In quelle sentenze c’è anche una raccomandazione ai sindaci: se venite a dirci che avete provato a cercare inutilmente donne da nominare dovete dimostrarcelo con «adeguata attività istruttoria», non basta giustificarsi «soltanto comprovando la rinuncia di una consigliera eletta». In sostanza, prima di arrendersi e nominare un’amministrazione a zero donne oppure sbilanciata a favore degli uomini, «il sindaco ha l’obbligo di svolgere indagini conoscitive nella società civile o nel proprio bacino territoriale», tenendo conto ovviamente degli orientamenti etico-politici di chi interpella. Soltanto dopo una ricerca così dettagliata e provata è possibile la resa. Nel caso di Caivano, Monopoli ha cercato oppure si è limitato solo alla Cantone, non tenendo conto del famoso 40% stabilito dalla Legge Delrio?.
Ma dedicare tutto questo tempo ed energia alla causa della parità di genere evidentemente non è stato ritenuto fondamentale non solo da Monopoli, ma da 1.182 sindaci. Nella maggioranza dei loro Comuni, cioè in 968 giunte, la rappresentanza femminile è pari a zero, e poco importa che siano sopra o sotto i 3.000 abitanti. Per gli altri 214, invece, la presenza femminile è assicurata ma siamo davanti a numeri tanto esigui da risultare sotto la quota del 40% voluta appunto dalla legge Delrio.
Insomma, strana epoca la nostra, e come direbbe un noto filosofo, dove i colpi di Stato si chiamano "governi tecnici" e le rapine vengono dette "operazioni salva banche", figurarsi badare alle quote rosa, dettagli spicci soprattutto da chi le Giunte a 5 o a 6 se le sceglie senza contraddittorio.
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