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domenica 13 marzo 2016

Occhio a quella clausola nascosta Così la banca ti frega: una mazzata

Occhio a quella clausola nascosta. Così la banca ti frega: una mazzata


di Sandro Iacometti



Il tasso scende, il mutuo no. La mossa di Mario Draghi spingerà ulteriormente verso il basso l’Euribor, che ormai viaggia in territorio negativo da circa un anno. L’indice a cui è collegata la maggior parte dei finanziamenti con interessi variabili è attualmente a -0,30% sulla scadenza mensile e a -0,23% su quella trimestrale. I valori a inizio gennaio erano rispettivamente -0,21 e -0,13. Chi ha sottoscritto un prestito indicizzato per l’acquisto della casa, però, potrebbe avere una brutta sorpresa. Malgrado il bazooka del presidente Bce, che ha nuovamente tagliato i tassi e inondato di liquidità le banche, la probabilità che la rata del finanziamento rimanga invariata è elevata.

La matematica non lascerebbe dubbi. Gli interessi del mutuo variabile si calcolano sulla somma tra lo spread applicato dalla banca e l’indice di riferimento, solitamente l’Euribor. Se quest’ultimo va sottozero, invece di addizionare bisogna sottrarre, con conseguente riduzione del tasso finale.

Come è possibile, dunque, pagare la stessa rata? La spiegazione ha molti nomi: tasso minimo, soglia zero, floor. Ma la sostanza non cambia. Si tratta di una trappola escogitata dalle banche per difendersi dal crollo dei rendimenti. Il meccanismo è semplice: nelle pieghe dei contratti viene inserita, in modalità più o meno visibili, una piccola clausola in base alla quale il tasso di riferimento non può mai scendere sotto un determinato livello (solitamente lo zero, in alcuni casi la percentuale di partenza). La pratica è scattata a macchia di leopardo a fine gennaio del 2015, quando l’Euribor ha conosciuto per la prima volta il segno meno. Qualche banca ha inserito frettolosamente il cavillo nei prospetti informativi dei nuovi mutui. Ma c’è anche chi ha applicato il tetto minimo pure sui contratti in essere. «Da alcune segnalazioni pervenute», si legge in una comunicazione della Banca d’Italia dello scorso 3 febbraio, «sono emerse ipotesi in cui gli intermediari hanno neutralizzato l’erosione dello spread derivante dal sopravvenuto valore negativo del parametro, attribuendo a quest’ultimo valore pari a zero e questo ha determinato l’applicazione di tassi non allineati con le rispettive previsioni contrattuali».

Via Nazionale ha invitato gli istituti ad «astenersi dall’applicare di fatto clausole di c.d. tasso minimo (floor clause) non pubblicizzate e non incluse nella pertinente documentazione», annunciando che vigilerà affinché le norme del Testo unico bancario siano rispettate.

Per chi ha un mutuo da più di un anno, dunque, occhio alla rata. Diversa è la situazione dei clienti più recenti o, peggio, di quelli futuri. Nel corso dell’ultimo anno, infatti, la maggior parte degli istituti ha legalizzato» il trucchetto. Abbiamo effettuato una ricognizione sui prospetti informativi di 30 istituti bancari di piccole e grandi dimensioni. Il risultato è che ben due terzi (19) applicano la soglia minima. E non tutti lo fanno alla luce del sole. Alcune banche, seguendo le indicazioni di Bankitalia, hanno messo in bella evidenza la clausola anche nella sezione dedicata ai possibili rischi. Spiegando, ad esempio, che il contratto può prevedere «un valore di tasso minimo fisso, per cui se la somma algebrica del parametro di indicizzazione e dello spread risulta inferiore a tale minimo, la misura del tasso di interesse non potrà in ogni caso ridursi al di sotto». Ma in alcuni prospetti la trappola è ben nascosta: dietro un asterisco, tra parentesi, nelle simulazioni delle rate oppure semplicemente come postilla alla voce «tassi» nella tabella di riepilogo dei costi.

Nell’elenco degli istituti che applicano il floor c’è un po’ di tutto. Dalle big come Unicredit, Deutsche Bank, Barclays, Ubi e Banca Sella alle grandi popolari come Veneto Banca e Pop Vicenza. Fino alle quattro banche «salvate» dal governo, le «nuove» Etruria, CariChieti, Carife e Banca Marche. Molti, infine, gli istituti legati al territorio, a cui spesso si rivolgono le piccole aziende. Non a caso ApiVeneto ha recentemente inviato una lettera a tutti gli iscritti in cui si «raccomanda alle imprese socie di verificare attentamente le clausole contrattuali presenti, in particolare, sui contratti di mutuo a tasso variabile». Se l’Euribor, come ipotizzano tutti gli analisti, continuerà a scendere, il costo del giochino potrebbe diventare salato.

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