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domenica 23 agosto 2015

L'ultimo piano del governo subito un posto di lavoro La pensione? Una miseria

Il piano del governo: un lavoro subito e una pensione più bassa




C'è un piano del governo, firmato dal papà del Job Act, il consulente del premier Tommaso Nannicini, che farà certamente discutere. Lo anticipa Repubbblica in edicola sabato 22 agosto. Il piano in estrema sintesi riguarda un giovane precario o disoccupato: vuoi un lavoro? Bene, avrai una pensione più bassa. Perché la proposta consiste nell'incentivare le aziende ad assumere i giovani attraverso il taglio del cuneo contributivo di sei punti: tre a carico del datore di lavoro, tre del lavoratore. Per sempre e, sottolinea Repubblica, senza nessun onere per lo Stato. Ovviamente il prezzo che il lavoratore paga sono pensioni più povere. A quest'ultimo però verrebbe lasciata la scelta di investire i suoi tre punti in meno nei fondi pensione integrativi oppure di incamerarli in busta paga, ma tassati. Il taglio degli altri tre punti, quelli a carico del datore, si tradurrebbe in una decurtazione dell'assegno previdenziale. Repubblica ha fatto fare un calcolo alla Uil -Servizio politiche territoriali. Il piano varre 6 miliardi nel triennio (orizzonte di programmazione della legge di Stabilità).

Le Contro i 12 miliardi dell' attuale sconto che però ha solo quattro mesi di vita residua. Le aziende che assumono entro il prossimo 31 dicembre pagano zero contributi previdenziali per tre anni (con un tetto annuo di 8.060 euro ad assunto), ma questi contributi sono colmati all' Inps dallo Stato (senza nessuna conseguenza sulle pensioni, quindi). Con questa recente proposta invece a pagare è il lavoratore che si ritrova con una pensione di gran lunga inferiore. Ma le brutte notizie per il dipendente non finiscono qui. Se il dipendente trattiene il bonus in busta paga, questo viene tassato. "Con entrate per lo Stato - secondo i dati elaborati dalla Uil per Repubblica - pari a circa 189 milioni di Irpef il primo anno, 400 milioni nel secondo, 589 milioni nel terzo". La scelta per il dipendente sarebbe quella di accontentarsi di 43 euro in più al mese oppure metterne da parte per la previdenza complementare.  

Renzi trema, il ministro può mollare Stressato, incastrato: ecco chi è

Perna, i tormenti di Padoan tra sogni di Matteo e fedeltà alla Merkel: ritratto di ministro


di Giancarlo Perna 



Alcuni anni fa, quando era ancora vicesegretario generale dell' Ocse, Pier Carlo Padoan disse all' incirca: «Se Atene non uscirà da sé dai suoi guai, vada pure in rovina». Fu spietato da prenderlo a schiaffi ma coerente con l' ortodossia europeista. Pier Carlo, per formazione, è in tutto allineato col rigorismo di Frau Merkel e di Herr Schauble. Quando poi, negli stessi giorni, se ne uscì con la frase: «Il risanamento è efficace, il dolore è efficace (sic!)», fu preso per fanatico e ribattezzato Derviscio dell' austerità.

Di Padoan, all' epoca, ignoravamo financo il nome, cognito solo agli addetti del jet set economico internazionale. Da lustri viveva fuori d' Italia. Un po' negli Usa dove fu direttore del Fmi, un po' a Parigi per sedere sulla poltrona dell' Ocse. Finché Matteo Renzi non se l' è preso come ministro dell' Economia e ne abbiamo visto per la prima volta la faccia. «E quello sarebbe il cerbero?!», stupimmo, avendone lette di cotte e di crude sulla sua fama sinistra.

Non si può difatti immaginare un viso più bonario e mite di quello che inalbera -costantemente, quindi manco dire che finge- il nostro Pier Carlo. Per me, è una delle facciotte più simpatiche del governo. Sempre quieto e sereno anche se i numeri dell' economia sono cattivi o, al meglio, mediocri. Mentre se vedo Renzi mi viene il ballo di San Vito per tutte le riforme che minaccia, presagendo dietro a ciascuna una turlupinatura, guardare Padoan mi rasserena. Mi piace quando sorride e getta acqua sul fuoco delle promesse del premier dicendo che sono allo studio. Questo suo rimandarle a un vago futuro, mi tranquillizza molto più della minacciosa imminenza con cui ne parla Renzi.

Si direbbe, dunque, che tra il Padoan dell' Ocse e quello che guida il Ministero di Via XX Settembre ci sia uno iato. Tanto era duro e astratto il primo, quanto è comprensivo e pragmatico l' altro. Torniamo al caso della Grecia da cui abbiamo preso le mosse. Se anni fa, all' Ocse, Pier Carlo faceva il drastico - o ti sollevi da sola o vai in malora- nella recente crisi è stato invece tra i ministri Ue più aperti e soccorrevoli. Mai ha fatto mancare una parola buona agli ellenici e di incoraggiamento per lo sballottato Alexis Tsipras. Direi che ha messo l' anima per dare una mano ad Atene. Questo ci autorizza a concludere che Padoan è cambiato? Che non è più il derviscio rigorista dei tempi dell' Ocse e che, tagliato il traguardo dei 65 anni, si è rabbonito? Che oggi pensa più allo sviluppo e meno agli aridi parametri con cui mittel e nord europei vorrebbero imbrigliare la nostra verve mediterranea?

Neanche per sogno. Pier Carlo non si è spostato di un millimetro dalle antiche convinzioni. È tuttora un fottutissimo, con rispetto parlando, sostenitore del fiscal compact, pareggio di bilancio, 60 per cento del debito sul Pil, tre per cento del deficit, ecc.

E allora, direte voi, a cosa servono il sorriso bonario, le aperture alla Grecia e tutto quello che ci siamo detti finora? Bè, la bonarietà è natura e quello resta. Quanto alla Grecia era una facciata che nascondeva un piano. E dietro quel piano ce n' era un secondo. Entrambi sono farina del sacco di Renzi che ci ha tirato dentro obtorto collo il dolce Padoan. Ma ora Pier Carlo è molto imbarazzato e guarda con apprensione all' avvenire.

Lo smaccato parteggiare di Roma per Atene, così ben rappresentato dal ministro dell' Economia, mirava a compiacere François Hollande che della Grecia si era fatto paladino. Questa era la prima parte del programma ideato da Renzi: creare un asse Roma-Parigi per forzare i tedeschi a uscire dal loro teutonismo nei riguardi di Atene.

Pier Carlo, che come ministro deve obbedienza al capo del governo, si è piegato abbastanza volentieri. È vero che in cuor suo avrebbe spezzato le reni alla Grecia, in coerenza, s' intende, con le proprie convinzioni teoriche.

Tuttavia, sostenere le ragioni sbagliate di un Paese terzo gli procurava meno imbarazzo che farlo in favore dell' Italia. In quel caso, sì che sarebbe entrata in gioco la sua personale credibilità. È un po' come nella vita, dove hai meno scrupoli a raccomandare il figlio di un altro che non il tuo.

Quel che però Padoan non si aspettava era la seconda tappa del piano. Il callido Renzi, forte del precedente greco, punta infatti a una vera alleanza con la Francia per combattere insieme le rigidità di Berlino. Un accordo duraturo per favorire la ripresa e trovare nell' appoggio del francese il fegato di contrapporsi a Frau Merkel che da solo non avrebbe. Si spiegano così le fantasticherie ferragostane di Matteo a base di tagli di tasse, redditi di cittadinanza, progetti mesopotamici e bagole varie. Capisco che vedere Al Sisi raddoppiare in un anno, come per magia, il Canale di Suez abbia avuto l' effetto di un' umiliante frustata su un giovane ambizioso come il nostro premier e non escludo che l' Egitto lo abbia ispirato. Tuttavia ha messo tanta di quella carne sul fuoco -meno tasse per cinque miliardi sulla casa, venti miliardi di sconti d' imposta sulle imprese, altrettanti sulle persone fisiche entro il 2017- che se gli va buca il piano di tirare Parigi dalla sua non gli resta che fare il pastore in Lunigiana. Ma Francia o non Francia, Padoan è angosciato per la piega delle cose. Toccherebbe, infatti, a lui realizzare il bengodi di Renzi e convincere l' Ue della sua fattibilità. Gli vengono i sudori freddi a pensare di presentarsi alla Frau di Berlino per dirle che il pareggio di bilancio, già promesso nel 2013 e rimandato al 2017, dovrà essere rinviato, che so, al 2021. Non è nelle sue corde questo lassismo. Non è nella sua cultura di comunista convertito al capitalismo rigorista per occultare le proprie origini. Contraddice tutta la sua storia. Insomma, Pier Carlo non ci sta e non ci stanno quelli della sua cerchia. L' intero Ministero dell' Economia è in subbuglio e considera l' asse con Parigi una iattura. I Celti -osservano- vorranno in cambio le nostre migliori aziende, come hanno già preso una fetta di Telecom. E Renzi - aggiungono sarcastici- ha cominciato a pagare dazio con la decisione di realizzare la banda larga, gigantesco affare per Telecom francesizzata.

Oppresso da questi ukase renziani, Pier Carlo non sa che pesci prendere. Continuare a occupare la sua cadrega o lasciarla? Peggiora le cose il fatto di non avere più a chi rivolgersi per dare una sterzata alla situazione. Il Nostro ha infatti perso i suoi riferimenti politici. Lo storico protettore, Max D' Alema, ha subito un trattamento antitarme ed è da tempo in naftalina. Il presidente emerito Napolitano, che lo volle ministro, è ormai solo un santino nella quadreria del Palazzo.

Queste angustie di Padoan sono, per un osservatore allenato, visibili a occhio nudo. Sinceratevene voi stessi guardandolo in tv. Vedrete che la giacca che ha sempre portato un numero più grande del necessario, gli penzola addosso più di prima. È come se ci ballasse dentro, quasi posseduto. Segno di grande marasma interiore.
E poi ditemi se i potenti sono da invidiare.

venerdì 21 agosto 2015

Cibo avariato, sporcizia e truffe Villaggi vacanze cosa hanno scoperto

Nas in villaggi, agriturismi e camping: 17 chiusure




Scarse condizioni igieniche e mancanza di autorizzazioni. Sono 17 tra villaggi turistici, depositi, bar e locali cucina le strutture chiuse dai Nas e il  cui valore immobiliare ammonta a complessivi 14 milioni di euro, nel corso dell’operazione Estate tranquilla 2015, disposta dal ministero della Salute per il controllo del rispetto delle norme per la sicurezza alimentare e la salute dei consumatori. Il piano di controlli che ha riguardato agriturismi, villaggi turistici e campeggi è stato articolato - si legge in una nota del dicastero - e ha permesso di ispezionare circa 600 strutture ricettive, rilevando irregolarità nel 45% dei casi. Con 265 violazioni alle normative nazionali e comunitarie, ovvero: alimenti in cattivo  stato di conservazione, privi di tracciabilità e di indicazioni di  origine, laboratori e cucine abusive, depositi con carenze strutturali e di autorizzazioni, destinazione di locali e spazi, quali bungalow e piscine, per un numero superiore a quello autorizzato).

 I controlli - Le verifiche  hanno evitato che circa 3 tonnellate di alimenti irregolari e potenzialmente nocivi finissero sulle tavole di ignari turisti italiani e stranieri. I militari dell’Arma, in particolare, hanno scoperto frodi commerciali e situazioni potenzialmente pericolose per  la salute legate alla mancata attuazione delle procedure di autocontrollo, necessarie a garantire la sicurezza degli alimenti preparati e somministrati. Ben 184 persone sono state segnalate alle  competenti autorità giudiziarie e amministrative competenti, tra le quali figurano titolari e responsabili delle strutture turistiche, a cui sono state contestate sanzioni per oltre 180 mila euro. 

Le strutture - In particolare, dai Nas di Catania è stata disposta la chiusura di un villaggio turistico della provincia per mancanza delle autorizzazioni per l’utilizzo del complesso, costituito da bungalow con capacità ricettiva per oltre 500 persone, due piscine, ristorante e laboratorio per alimenti, nonché per l’esistenza di impianti di smaltimento reflui, risultati abusivi. A Cagliari, invece, i Nas hanno proceduto al sequestro amministrativo di un agriturismo della provincia privo di autorizzazione e con gravi carenze igienico-sanitarie, nonché di una tonnellata e mezza di cibi vari (pasta fresca, gamberi, carne di diverse specie e pezzature, gelati, frutta e verdura, uova, acqua e bibite), tra cui carni ovine e suine sprovviste di bolli sanitari avviate subito allo smaltimento. A Treviso, poi, presso un agriturismo della provincia di Venezia, all’interno di un deposito abusivo in precarie condizioni igieniche, sono state sequestrate circa 10 mila bottiglie di vino. Mentre i Nas di Bari, in un agriturismo della campagna barese sono hanno sequestrato circa 100 kg di prodotti (carne e pesce) congelati irregolarmente e privi delle indicazioni di origine.

Trovato un treno carico di monete d'oro Un tesoro (antico) enorme: dove si trova

Ritrovato in Polonia un treno nazista carico d'oro




Un ritrovamento luccicante e dall'incredibile valore storico. In Polonia due uomini avrebbero ritrovato (la notizia è stata diffusa da diversi media ma non se ne può ancora accertare la veridicità) un treno carico di oggetti d'oro rubati dai nazisti prima del 1945. E da allora scomparso nel nulla. I due avrebbero chiesto tramite un notaio, alle autorità di Walbrzych in Polonia una ricompensa del 10% del valore della scoperta, in cambio delle informazioni sulla località in cui si troverebbe il tesoro. Il treno potrebbe essere finito in uno dei lunghissimi tunnel che i nazisti avevano scavato sotto le montagne, dove speravano di riparare alla fine della guerra.

Kim Jong Un fa tremare il mondo Il dittatore annuncia la guerra

Corea, Kim Jon Un annuncia: "Quasi stato di guerra"




l leader nordcoreano Kim Jong Un ha dichiarato il "quasi stato di guerra" e posto le truppe al confine con la Corea del Sud in assetto da combattimento. Lo riferisce l’agenzia  stampa sudcoreana Yonhap, citando i media di Pyongyang. "I comandanti dell’Esercito del Popolo Coreano sono stati rapidamente inviati presso le truppe in prima linea per guidare le operazioni militari destinate a distruggere le apparecchiature di propaganda psicologica, se il nemico non interromperà la propaganda entro 48 ore, e per prepararsi a possibili reazioni del nemico", riferiscono i media nordcoreani.

Lo scontro - Ieri vi sono stati scambi di colpi d’artiglieria attraverso il confine tra le due Coree, dopo i quali Pyongyang ha minacciato ulteriori azioni se la propaganda non si fosse fermata. Le tensioni fra le Coree sono salite sin da quando soldati di Seul sono stati feriti ai primi del mese dallo scoppio di mine. La Corea del Sud ha accusato Pyongyang e l’11 agosto ha ripreso le trasmissioni di propaganda dirette al  nord. I due paesi sono tecnicamente ancora in stato di guerra, dato  che il conflitto del 1950-53 si è concluso con un armistizio e non un trattato di pace.

giovedì 20 agosto 2015

Ferrara, "quarta guerra mondiale" Cacciari: "Ecco perché scoppierà"

Mattarella: "Dal terrorismo terza guerra mondiale". Le opinioni di Giuliano Ferrara e Massimo Cacciari




La Terza Guerra Mondiale? La combattono Ferrara e Cacciari su Repubblica. Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, inviate al Meeting di Cl di Rimini, hanno fatto rumore: il terrorismo islamico, ha spiegato il Capo dello Stato, "sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una terza guerra mondiale. Sta alla nostra responsabilità fermarla". E via alle danze, perché il mondo (specialmente quello intellettuale e politico italiano), si divide tra chi abbraccia con fatalismo l'idea e chi la respinge con forza. Giuliano Ferrara e Massimo Cacciari, però, intervistati da Repubblica mostrano perlomeno un punto di contatto: l'inquietudine. 

Ferrara e la "quarta guerra mondiale" - "Terza guerra mondiale? Per me è una cosa ovvia dall'11 settembre 2001", attacca Ferrara, secondo cui il problema dell'Occidente è che "non risponde, lascia mani libere allo Stato islamico di sequestrare la città di Palmira". È proprio l'Isis al centro dell'analisi di Mattarella ma Ferrara non ci sta: "Ma quale terrorismo... Parlarne è ridicolo. È la terza guerra mondiale, se non addirittura la quarta se consideriamo la Guerra Fredda. Bisogna spazzarli via, esercitando contro di loro una violenza superiore rispetto a quella che esercitano nei nostri confronti. Abbiamo i mezzi, ma ci manca un Churchill". L'unica soluzione, dunque, è "esportare la democrazia con le armi", anche in Libia. Il guaio è che viviamo nell'epoca di Obama, "l'era delle chiacchiere", conclude amaro l'ex direttore del Foglio.

Cacciari: "Dipende tutto da Israele" - Per Cacciari, invece, parlare di terza guerra mondiale innescata dal terrorismo "è ridicolo". "Mattarella? Condivido che stiamo vivendo su un vulcano, ma sono le grandi potenze, dagli Usa alla Cina alla Russia, che possono scatenare conflitti di interessi". Il terrorismo islamico, secondo il filosofo, "è il 10% del problema". Ma l'Isis, sottolinea, non è terrorismo: "Si tratta di uno Stato che conduce una guerra anche con armi terroristiche". Cacciari invita a distinguere dunque tra terrorismo e stati terroristici, così come tra terrorismo e immigrazione: "Un problema epocale, va affrontato con politiche di integrazione e accoglienza". C'è un movimento amplissimo, conclude, "di rivendicazione di maggiore autonomia, forza e potenza da parte della totalità del mondo musulmano" che non si traduce solo nell'Isis o nel terrorismo. "Il mondo musulmano sta cercando di recuperare la colossale catastrofe subita tra Ottocento e Novecento", di cui chiede il "risarcimento" all'Occidente. E se questi movimenti (dai Fratelli musulmani al regime iraniano) attaccassero Israele, l'eterno nemico, allora "non è impossibile che si scateni un conflitto di proporzioni mondiali".

mercoledì 19 agosto 2015

Assegni mensili fino a 780 euro Ecco a chi vuole darli il governo

Sussidio di povertà, governo e Inps pensano ad assegni fino a 780 euro al mese: come funzioneranno




Il governo ha in serbo un "piano disagiati", ossia un sussidio per i 5 milioni di italiani al di sotto della soglia di povertà. Secondo quanto riferisce il Messaggero, il Tesoro avrebbe già individuato una copertura da 2,4 miliardi, per consentire assegni massimi fino a 780 euro al mese, vincolati all'obbligo di partecipare a programmi di reinserimento sociale. Il reddito minimo, a partire dal 2016, prevederebbe anche un sussidio per gli 1,3 milioni di over 55 rimasti senza lavoro, come auspicato dal presidente Inps Tito Boeri. 

Come funziona il sussidio di povertà - Per individuare i beneficiari verrebbero utilizzati criteri come dichiarazione dei redditi e parametri Isee. In collaborazione con l'Inps, inoltre il governo istituirà della commissioni territoriali per "attenzionare" le famiglie a cui andrebbe il sussidio di povertà, per verificare che i soldi dell'assegno vengano utilizzati effettivamente per bisogni primari. Questo sussidio andrebbe ad aggiungersi a quello, limitato, già presente da un paio d'anni: è il "Sia" (Sostegno per l'inclusione attiva), concesso a circa 10mila famiglie residenti in città con più di 250mila abitanti, con importo medio di 360 euro.