Mattarella: "Dal terrorismo terza guerra mondiale". Le opinioni di Giuliano Ferrara e Massimo Cacciari
La Terza Guerra Mondiale? La combattono Ferrara e Cacciari su Repubblica. Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, inviate al Meeting di Cl di Rimini, hanno fatto rumore: il terrorismo islamico, ha spiegato il Capo dello Stato, "sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una terza guerra mondiale. Sta alla nostra responsabilità fermarla". E via alle danze, perché il mondo (specialmente quello intellettuale e politico italiano), si divide tra chi abbraccia con fatalismo l'idea e chi la respinge con forza. Giuliano Ferrara e Massimo Cacciari, però, intervistati da Repubblica mostrano perlomeno un punto di contatto: l'inquietudine.
Ferrara e la "quarta guerra mondiale" - "Terza guerra mondiale? Per me è una cosa ovvia dall'11 settembre 2001", attacca Ferrara, secondo cui il problema dell'Occidente è che "non risponde, lascia mani libere allo Stato islamico di sequestrare la città di Palmira". È proprio l'Isis al centro dell'analisi di Mattarella ma Ferrara non ci sta: "Ma quale terrorismo... Parlarne è ridicolo. È la terza guerra mondiale, se non addirittura la quarta se consideriamo la Guerra Fredda. Bisogna spazzarli via, esercitando contro di loro una violenza superiore rispetto a quella che esercitano nei nostri confronti. Abbiamo i mezzi, ma ci manca un Churchill". L'unica soluzione, dunque, è "esportare la democrazia con le armi", anche in Libia. Il guaio è che viviamo nell'epoca di Obama, "l'era delle chiacchiere", conclude amaro l'ex direttore del Foglio.
Cacciari: "Dipende tutto da Israele" - Per Cacciari, invece, parlare di terza guerra mondiale innescata dal terrorismo "è ridicolo". "Mattarella? Condivido che stiamo vivendo su un vulcano, ma sono le grandi potenze, dagli Usa alla Cina alla Russia, che possono scatenare conflitti di interessi". Il terrorismo islamico, secondo il filosofo, "è il 10% del problema". Ma l'Isis, sottolinea, non è terrorismo: "Si tratta di uno Stato che conduce una guerra anche con armi terroristiche". Cacciari invita a distinguere dunque tra terrorismo e stati terroristici, così come tra terrorismo e immigrazione: "Un problema epocale, va affrontato con politiche di integrazione e accoglienza". C'è un movimento amplissimo, conclude, "di rivendicazione di maggiore autonomia, forza e potenza da parte della totalità del mondo musulmano" che non si traduce solo nell'Isis o nel terrorismo. "Il mondo musulmano sta cercando di recuperare la colossale catastrofe subita tra Ottocento e Novecento", di cui chiede il "risarcimento" all'Occidente. E se questi movimenti (dai Fratelli musulmani al regime iraniano) attaccassero Israele, l'eterno nemico, allora "non è impossibile che si scateni un conflitto di proporzioni mondiali".
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