Il piano del governo: un lavoro subito e una pensione più bassa
C'è un piano del governo, firmato dal papà del Job Act, il consulente del premier Tommaso Nannicini, che farà certamente discutere. Lo anticipa Repubbblica in edicola sabato 22 agosto. Il piano in estrema sintesi riguarda un giovane precario o disoccupato: vuoi un lavoro? Bene, avrai una pensione più bassa. Perché la proposta consiste nell'incentivare le aziende ad assumere i giovani attraverso il taglio del cuneo contributivo di sei punti: tre a carico del datore di lavoro, tre del lavoratore. Per sempre e, sottolinea Repubblica, senza nessun onere per lo Stato. Ovviamente il prezzo che il lavoratore paga sono pensioni più povere. A quest'ultimo però verrebbe lasciata la scelta di investire i suoi tre punti in meno nei fondi pensione integrativi oppure di incamerarli in busta paga, ma tassati. Il taglio degli altri tre punti, quelli a carico del datore, si tradurrebbe in una decurtazione dell'assegno previdenziale. Repubblica ha fatto fare un calcolo alla Uil -Servizio politiche territoriali. Il piano varre 6 miliardi nel triennio (orizzonte di programmazione della legge di Stabilità).
Le Contro i 12 miliardi dell' attuale sconto che però ha solo quattro mesi di vita residua. Le aziende che assumono entro il prossimo 31 dicembre pagano zero contributi previdenziali per tre anni (con un tetto annuo di 8.060 euro ad assunto), ma questi contributi sono colmati all' Inps dallo Stato (senza nessuna conseguenza sulle pensioni, quindi). Con questa recente proposta invece a pagare è il lavoratore che si ritrova con una pensione di gran lunga inferiore. Ma le brutte notizie per il dipendente non finiscono qui. Se il dipendente trattiene il bonus in busta paga, questo viene tassato. "Con entrate per lo Stato - secondo i dati elaborati dalla Uil per Repubblica - pari a circa 189 milioni di Irpef il primo anno, 400 milioni nel secondo, 589 milioni nel terzo". La scelta per il dipendente sarebbe quella di accontentarsi di 43 euro in più al mese oppure metterne da parte per la previdenza complementare.
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