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mercoledì 12 agosto 2015

Il Vietnam di Renzi si chiama Pd: in 80 lo mollano per un altro Ulivo

Pd, gli 80 anti-Renzi che fanno le valigie per fondare un altro Ulivo


di Tommaso Montesano 



Adesso iniziano a uscire i primi numeri. A saltare il fosso, abbandonando il Pd renziano che ha chiuso ogni canale di comunicazione sulla riforma del Senato («il modello è questo, fondato sulle Regioni e sui sindaci, e non si torna indietro»), potrebbero essere in ottanta. Una trentina a Palazzo Madama, dove a settembre sulla riforma del Senato si consumerà lo scontro finale tra le due anime democratiche; una cinquantina a Montecitorio. 

«Attenzione, però», avvertono dalla minoranza del Pd, «ottanta è il numero di coloro che hanno avuto il coraggio di esporsi. Molti hanno preferito rimanere in silenzio. Se il conflitto arrivasse alle estreme conseguenze, quelli che uscirebbero allo scoperto sarebbero molti di più». La rottura tra le due anime del Pd avverrebbe in due fasi. La prima in Parlamento: in Aula, al momento del voto sulla riforma costituzionale. La seconda in una sorta di congresso fondativo di un nuovo soggetto politico, le cui basi sarebbero gettate, a settembre, dalla fusione delle due componenti della minoranza democratica: quella dell’ex capogruppo Roberto Speranza e quella riconducibile a Gianni Cuperlo, lo sfidante di Matteo Renzi alle primarie. Padre nobile, naturalmente, Pier Luigi Bersani. Obiettivo: dare vita ad una «Sinistra riformista» fulcro di un Ulivo 2.0 che punti alla riunificazione a sinistra, recuperando il dialogo con Sel e con le forze sociali - Cgil in testa - entrate in conflitto con il Pd renziano. 

Prima, però, la minoranza dem venderà cara la pelle a Palazzo Madama sulla riforma del bicameralismo. Tutto si giocherà sui 513.450 emendamenti, tra cui i 17 dei dissidenti pd che puntano a conservare l’elettività del Senato, che saranno stampati dal 24 agosto. Intanto si moltiplicano i tentativi di mediazione. Maurizio Martina, il ministro delle Politiche agricole portavoce dell’offerta lanciata da Luigi Zanda, capogruppo al Senato, per l’elezione semidiretta dei senatori, non si arrende. «Fuori dalla porta ci sono salti nel buio o passi indietro di cui non possiamo essere corresponsabili. Discutiamo quindi per unirci, non per dividerci», è la supplica del ministro.

Poi c’è il «lodo Onida», dal nome del presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida. Ovvero «una Camera delle autonomie limpidamente ispirata al modello Bundesrat (la Camera alta tedesca, ndr). Come nel programma originario dell’Ulivo», ricorda il prodiano Franco Monaco, per il quale la proposta, «senza chiedere la capitolazione dei due fronti opposti, potrebbe superare i limiti di entrambi» gli schieramenti. Un lodo che finora, però, al pari della mediazione targata Martina-Luigi Pizzetti (vice di Maria Elena Boschi ai Rapporti con il Parlamento), pare destinato all’insuccesso, visto che i senatori della minoranza non si schiodano dalla richiesta di ripristinare l’elettività degli inquilini di Palazzo Madama. 

Per Vannino Chiti l’elezione semidiretta dei senatori è «una presa in giro dei cittadini e un obbrobrio». «Renzi non ascolti i cattivi consiglieri e apra al Senato elettivo: ne uscirebbe vincitore», aggiunge il senatore Federico Fornaro, che invita il premier a evitare «inutili e sterili chiusure a riccio». Così il clima resta teso e gli avvertimenti ai possibili scissionisti si susseguono. «Non mandare avanti le riforme costituzionali significa mettere termine a questa legislatura,lo sanno tutti», ribadisce Matteo Ricci, vicepresidente del Pd. Ricci si rivolge direttamente ai colleghi di partito: la vostra, attacca, «è una battaglia assurda». Per tornare all’elettività dei senatori, infatti, bisognerebbe rivedere l’articolo due del disegno di legge, «ma non si può stravolgere il testo e giustamente Renzi su questo punto non arretra perché sarebbe una riforma monca. Vedremo a settembre, al Senato, chi vuole davvero cambiare il Paese e chi, invece, no...». «Non possiamo cambiare l’articolo 2: fare l’elezione diretta dei senatori significa cambiare la riforma», ribadisce Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd. Lorenzo Guerini, il vice operativo di Renzi nel partito, ovviamente concorda: «È possibile apportare ulteriori miglioramenti, purché non si ritorni al punto zero».

Un muro contro muro destinato a sfociare, senza un compromesso, nella conta nell’aula di Palazzo Madama. «Ci sarannno i numeri anche stavolta», scommette Serracchiani. La minoranza ribatte ricordando che il fronte ostile al disegno di legge Boschi può contare su circa 170 senatori. Numeri che i renziani contano di ridimensionare recuperando alla causa governativa gli esponenti della minoranza più dialoganti. «Almeno 12/13 dovrebbero rientrare nei ranghi», assicurano da Palazzo Chigi, dove si preparano alla campagna d’agosto per mettere all’angolo una minoranza di «gufi e frenatori».

martedì 11 agosto 2015

Cilento, muore in discoteca a 27 anni Cadevano rocce da sessanta metri

Cilento, si staccano pietre dalla parete rocciosa, morto un 27enne nella discoteca il Ciclope




Un ragazzo di 27 anni è morto in una discoteca di Marina di Camerota nel Cilento, il Ciclope. Dalle pareti rocciose del locale all'aperto si sono infatti staccate delle pietre, a causa del violento nubifragio che ieri ha travolto la provincia di Salerno. I sassi si sono staccati da un'altezza di 60 metri, e il giovane ventisettenne originario della provincia di Napoli è stato colpito in testa, morendo sul colpo. Qualche minuto prima i gestori stavano per interrompere la serata, appunto per il rischio che il maltempo avesse reso fragili le pareti rocciose. I soccorsi e i carabinieri sono giunti immediatamente sul posto, ma il giovane era già morto. Il locale è stato posto sotto sequestro dalla procura di Vallo della Lucania.

BOLLETTE, MULTE E TASSE C'è una brutta sorpresa alle Poste

Poste italiane, aumentano le commissioni su bollettini ma solo se paghi allo sportello




Pagare il bollettino postale allo sportello costerà 20 centesimi in più. Da 1,30 si arriva quindi a un euro e cinquanta centesimi. Le commissioni per Rav e F35  arrivano a 1,63 e le multe e 1,99. Nessun cambiamento sulle commissioni per bollettini pagati sui canali digitali, cioè web, Mobile e ATM (1 euro); per gli over 70 e possessori di social card (0,70 centesimi); e per Rav e F35 (0,13) e multe (0,45) pagati online. Il prezzo del bollettino, secondo l'agenzia Ansa che cita fonti interne a Poste Italiane, era fermo dal 2012 e l'aumento è giustificato dall’aumento dei costi operativi e industriali, dall’accettazione da parte di Poste Italiane di carte di pagamento emesse da terzi senza caricare il cittadino di ulteriori costi anche nel caso di carte di credito e degli investimenti in tecnologia che Poste Italiane ha già realizzato e continuerà a fare per assicurare a tutti il passaggio alle opportunità di pagamento offerte dalle piattaforme digitali.

Il confronto - L'associazione dei consumatori Codici ha però spiegato che, nonostante questi ultimi aumenti, sarà ancora conveniente per i consumatori farei pagamenti in Posta. Da un confronto con i costi applicati dagli istituti di credito, emerge infatti che a fronte di  1,50 euro pagati allo sportello delle Poste, il costo presso Intesa San Paolo è 4 euro; presso Unicredit 2,58 euro + la commissione postale; Monte dei Paschi di Siena 1,55 euro; Bnl 5 euro. 

Giochi col cellulare? Becchi il virus Smartphone infetto: tutti i ruischi

Ondata di smartphone infettati con il trojan Android Clicker: ecco come evitare di perdere denaro




Si fanno sempre più sofisticate le tecniche delle truffe contro chi usa gli smartphone e i tablet, anche se la falla di sicurezza quasi sempre va ricercata nella disattenzione degli utenti, più che nei sistemi operativi dei proprio cellulari. L'ultimo fenomeno che ha creato non pochi danni si è sviluppato sugli apparecchi con sistema Android. Il trappolone sfrutta la popolarità di diversi giochi per smartphone e venduti sul Google Play, il negozio online delle app gestito da Google. Gli utenti caduti nella trappola erano convinti di aver scaricato giochi come Dubmash, Clash of Clans 2, Subway Surfers 2 e 3, Minecraft 3, Hay Day 2 e diverse applicazioni simili a Video downloader e Download manager. In realtà, però, dietro le app dei giochi si nascondenva un trojan, un file che proprio come un cavallo di Troia si insinua nel nostro smartphone o pc. Il file è stato identificato dalla società specializzata in sicurezza informatica, la Eset, si chiama Android/Clicker e secondo l'azienda avrebbe già provocato decine di migliaia di infezioni, senza trascurare che una cinquantina di falsi giochi infetti sono stati scaricati e installati per circa 100 mila volte.

I danni - Il trojan Clicker, una volta installato inconsapevolmente sul proprio dispositivo, non ruba direttamente i dati della carta di credito o altre informazioni personali. Riesce però a indirizzare la navigazione su internet verso siti fraudolenti, spesso con contenuti pornografici che più di altri aumentano il consumo di traffico dati e rischia quindi di far schizzare i costi della propria sim ricaricabile e peggio del proprio abbonamento. La navigazione, secondo l'azienda Eset, spesso si svolge in background, cioè anche quando l'utente non sta utilizzando il browser per navigare.

Il rimedio - L'unico modo per eliminare l'infezione dal proprio dispositivo è quello di resettare del tutto il contenuto, magari dopo un backup di foto e video sul pc (possibilmente con un buon antivirus). Dopo la denuncia, Google ha provveduto a rimuovere le applicazioni ritenute infette. Ma è solo questione di tempo perché altre app dannose si ripresentino sugli store. Per evitare di incappare in danni incalcolabili, meglio quindi fare sempre molta attenzione nella fase di installazione di nuove applicazioni. Le recensioni degli altri utenti sono spesso utili per evitare spiacevoli inconvegnenti.

Terremoto nelle diete, vietate 7 sostanze Quali sono e cosa rischia chi le assume

Diete, il ministro Lorenzin vieta 7 principi attivi di farmaci dimagranti: quali sono, cosa si rischia




La ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha firmato il decreto che vieta le preparazioni magistrali a scopo dimagrante contenenti i principi attivi triac, clorazepato, fluoxetina, furosemide, metformina, bupropione e topiramato. Di queste sostanze, autorizzate singolarmente per diverse indicazioni terapeutiche (come trattamento di ansia, depressione, diabete, ipertensione e epilessia), viene spesso fatto un abuso, utilizzando varie associazioni, per finalità meramente estetiche. È quanto si legge in una nota del ministero.

Disturbi psichiatrici - Il decreto è stato adottato su impulso dell'Agenzia italiana del farmaco, che ha trasmesso al ministero segnalazioni di sospetta reazione avversa della Rete nazionale di farmacovigilanza. Dalla segnalazione dell'Aifa è emerso che le preparazioni magistrali contenenti i citati principi attivi singolarmente, ma più spesso in associazione combinata tra di loro quando utilizzati a scopo dimagrante, hanno un rapporto beneficio-rischio estremamente sfavorevole e possono essere pericolose per i soggetti che ne fanno uso. Il rischio che insorgano reazioni avverse aumenta, poi, in relazione al numero di principi attivi associati nella preparazione che possono causare anche disturbi psichiatrici e reazioni a carico del sistema cardiovascolare. A ciò si aggiunge che tali combinazioni non sono mai state studiate secondo sperimentazioni cliniche regolari, risultano sprovviste di foglietto illustrativo e scheda tecnica a cui il paziente possa fare riferimento per informarsi sulle caratteristiche del prodotto e che la documentazione disponibile sui singoli principi attivi non garantisce la sicurezza degli stessi, quando sono somministrati in associazione tra loro. È noto che le reazione avverse da preparazioni magistrali sono meno segnalate di quelle dei farmaci.

Cosa cambia - Due i divieti introdotti dal decreto: medici e farmacisti non potranno rispettivamente prescrivere e allestire preparazioni magistrali a scopo dimagrante contenenti i principi attivi vietati, usati singolarmente o in combinazione associata tra loro; non potranno, inoltre, essere prescritte o allestite preparazioni magistrali che, a prescindere dall'obiettivo terapeutico perseguito, contengano i predetti principi attivi in combinazione associata. Al fine di evitare comportamenti elusivi finalizzati all'assunzione contestuale di più principi attivi, viene inoltre proibito a medici e farmacisti di prescrivere o allestire per il medesimo paziente più preparazioni magistrali singole, contenenti ciascuna uno dei principi attivi segnalati.

Sindacalisti super ricchi La soffiata: trema la Cisl Tutti i nomi e gli stipendi

Scandalo Cisl, un sindacalista veneto denuncia stipendi e pensioni d'oro dei suoi colleghi




Alla faccia della crisi, del blocco degli stipendi e dei sacrifici che i lavoratori sono costretti ad affrontare da anni in questo periodo di crisi, ci sono fior di sindacalisti della Cisl che guadagnano più di Barack Obama e Sergio Mattarella. A scoperchiare il calderone ci ha pensato un pentito dell'organizzazione guidata da Annamaria Furlan, il sindacalista veneto Fausto Scandola che ha raccolto in un dossier informazioni talmente imbarazzanti per i suoi ex colleghi da procurargli una rapida espulsione via raccomandata.

La lettera - Scandola ha spedito un lungo e dettagliato sfogo a diversi indirizzi email di giornalisti e conoscenti: "I nostri rappresentati e dirigenti ai massimi livelli della Cisl - ha scritto - si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti - ha aggiunto - lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori?". Solo pochi mesi fa, l'ex segretario generale Cisl, Raffaele Bonanni, era stato costretto a dimettersi per lo scandalo che aveva scatenato il suo allegro aumento di stipendio utile ad aumentare anche la pensione che ne sarebbe seguita a fine carriera.

I nomi - Nell'elenco messo su da Scandola, riporta Repubblica, c'è il presidente nazionale Inas Cisl, Antonino Sorgi, che nel 2014 ha dichiarato 256 mila euro in un anno, 77.969,71 euro di pensione, 100.123 euro di compenso Inas e 77.957 euro come compenso di Inas Immobiliare. L'ex presidente Caf Cisl nazionale, Valeriano Canepari, nel 2013 ha portato a casa 97.170 euro di pensione, oltre a 192.071 euro per esser stato capo della Usr Cisl Emilia Romagna: per un totale di 289.241 euro. Poi c'è il segretario generale nazionale Fnp Cisl, Ermenegildo Bonfanti, che in un anno ha intascato 225 mila euro, di cui 143 mila euro di pensione. Da buon padre di famiglia, il capo della Fisascat Cisl, Pierangelo Raineri, non solo ha beccato 237 mila euro in gettoni di presenza in Enasarco, ma è riuscito a far assumere anche moglie e figlio in enti collegati al sindacato.

Apre garage e auto: costa 30 euro Il dispositivo che frega tutti / Foto

Rolljam, il dispositivo da meno di 30 euro che apre garage e porte delle automobili




Per quanto i sistemi di sicurezza di automobili e garage si facciano sempre più sofisticati, non potranno mai essere perfettamente impenetrabili. Lo sanno bene i ladri, sempre più informatizzati e attrezzati di tecnologie sofisticate, lo sanno anche gli informatici che fanno a gara per scovare bug di sistema o funzionali, così da mettere a nudo le debolezze delle grandi aziende e magari farsi assumere. L'ultima trovata che farà tremare le case automobilistiche è di Samy KIamkar, esperto ricercatore in sicurezza molto conosciuto nell'ambiente informatico indipendente. Kamkar ha sviluppato un dispositivo chiamato Rolljam, con il quale ha dimostrato di poter introdursi nei sistemi di apertura senza fili delle porte di auto e garage.

Come funziona - Il meccanismo del dispositivo è stato illustrato nel corso dell'ultimo Defcon, il più grande raduno di hacker organizzato a Las Vegas. La dinamica è molto semplice: quando la vittima prova ad aprire la porta con il proprio telecomando, avrà come l'impressione di non aver dato il comando. Al secondo tentativo, tutto funzionerà regolarmente, ma ormai tutto è perduto. Quel primo tentativo andato a vuoto, infatti, è stato in realtà il momento in cui il ladro ha potuto intercettare il segnale del telecomando e impossessarsi della password inviata al garage o all'auto per poterla aprire.

Le marche - Secondo l'esperimento fatto da Kamkar, piazzando vicino a un'auto o un garage il suo dispositivo, è possibile intercettare una quantità illimitata di password, da poter usare quindi in ogni occasione. Le marche sulle quali lo strumento, del valore di appena 30 dollari, ha funzionato finora sono Ford, Nissa, Toyota, Volkswagen. Tutte le case hanno saputo del problema e stanno lavorando per risolvere la falla di sistema, ma senza aggiornamenti, il pericolo rimane.