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giovedì 16 luglio 2015

Rapina nel pieno centro di Roma Gioielliere massacrato nel suo negozio

Roma, gioielliere massacrato durante una rapina




Un gioielliere di 70 anni è stato massacrato nel cuore di Roma, in via dei Gracchi, nel bellissimo quartiere Prati, nel corso di una rapina al suo negozio. A dare l'allarme è stato un conoscente della vittima che non vedendolo si è affacciato nella gioielleria e ha scoperto il suo cadavere.

Secondo le prime informazioni la morte è avvenuta dopo una colluttazione. Probabilmente il settantenne ha cercato di difendersi. Le vetrine del negozio sono state svuotate, come anche alcuni cassetti. Si attende ora il primo referto del medico legale che dovrà accertare le cause del decesso. Al momento si sa solo che il gioielliere ha una profonda ferita alla testa.

mercoledì 15 luglio 2015

Adesso il Fisco ti spia pure al bancomat (e se prelevi troppi soldi ti massacra)

Fisco, il bancomat nel mirino: devi dimostrare per cosa hai usato i soldi prelevati




Il Fisco ti spia anche il bancomat. E se al Fisco "non piace" come lo usi, la multa può arrivare al 50% di quanto prelevato. E' quanto prevede un codicillo, il comma 7 Bis che sta per essere varato con una delega fiscale (a meno di improbabili ravvedimenti del governo). Come spiega Il Giornale, tutto nasce dalla Finanziaria varata dal governo Berlusconi nel 2005 (ma la vicenda è complessa). Per restare alla mera cronaca di questi giorni, eccoci ai fatti: a chiunque, dotato di partita Iva, subisca un accertamento fiscale verranno spiati tutti i movimenti bancomat fatti nel periodo di accertamento, circa cinque anni.

Il precedente - In verità il principio era già adottato in passato. L'orrida gabella funzionava così: se qualcuno preleva troppo, lo stesso Fisco presumeva che "l'eccesso di prelievo" alimentasse proprio traffici in nero, e dovesse dunque essere colpito da una tassazione al pari di un ricavo. Parola ai fatti e alle cifre: alcuni professionisti che avevano prelevato in un anno 50mila euro si erano visti abbuonati dall'accertatore 10mila euro, mentre gli altri 40mila erano stati tassati come se fossero un ricavo, e dunque un reddito. Una follia totale: se prelevavi più di quanto il Fisco ti "consente", quel surplus viene tassato come reddito. Una follia totale che fu giudicata incostituzionale dalla Corte nel 2014. Una follia totale che, come detto, ora sta per tornare.

La follia - Per aggirare la sentenza, nella delega fiscale non si parlerà più di presunzione legale sui prelievi, ma si tirano in ballo le sanzioni in caso di mancanza di giustificativo del beneficiario del prelievo stesso. Insomma, in caso di accertamenti bancari chi non indica il beneficiario dei prelievi si può prendere una sanzione dal 10 al 50 per cento dell'importo del prelievo. Cifre da pazzi. Leggi da pazzi. Secondo il Fisco dopo ogni prelievo dovremmo appuntarci come abbiamo speso quei contanti. Anzi, non bastano date e appunti: è necessaria una prova. Ed è qui che si svela la norma per quello che è, una legge-capestro: una legge diabolica ed impossibile da rispettare (gli scontrini non indicano il codice fiscale di chi li riceva, non sono parlanti, e dunque che "prova" si può usare?).

Napolitano, 200 invitati per i 90 anni Indovina chi ha pagato per la festa?

Giorgio Napolitano, la festa di compleanno a spese nostre




Qui Capalbio, teatro della super-festa per i 90 anni di Giorgio Napolitano. Tra i presenti, va da sé, anche il figlio Giulio, che proprio nei giorni delle intercettazioni che scuotono il governo si è presentato al party con la "stangona" misteriosa con cui è stato recentemente paparazzato al mare. Napo-junior, per inciso, ha incontrato anche la sua ex, Marianna Madia, altrettanto presente. Un "report" sul party di Re Giorgio è stato pubblicato da Dagospia, che dà conto di un "vispo, vispissimo" ex capo dello Stato, che "non perde occasione per far vedere al mondo quanto è ancora importante". Per la sua festa, scrive Dago, Giorgio avrebbe personalmente scelto la location, ossia l'appartamento di rappresentanza in dotazione al presidente del Senato, Pietro Grasso, che si trova nello stesso palazzo in cui l'ex presidente della Repubblica occupa col suo staff i duecento metri quadri del quarto piano. Napolitano, inoltre, ha scelto anche menù e bottiglie.

Gli invitati - Tutto bene? Non proprio, perché la festicciola è a spese del Senato, sostiene Dago. In totale duecento invitati. In ordine sparso: Renzi, Boschi, Mario Monti ed Eugenio Scalfari, Macaluso, Zanda, Finocchiaro, Casini, D'Alema, Amato e Sabino Cassese. Come detto, c'erano anche il figlio Giulio e la Madia: "I due - si legge nell'articolo - sono rimasti a chiacchierare a lungo in un angolo. Ma senza la stangona", ossia la compagna del figlio di Napolitano. Chi invece ha dato il proverbiale due di picche a Napo è stato Silvio Berlusconi, invitato ma senza troppo "trasporto". Anche Laura Bottici, questora del M5s, non si è presentata alla fe
sta per i 90 anni di Re Giorgio.

E noi paghiamo - Dunque, ricapitola sempre Dago: "Brindisi, controbrindisi, catering… piatti salati, sfizi assortiti, dolcini e dolcetti...i camerieri a servizio nell’appartamento dei Grasso (a proposito: quanto costa al Senato tutto ‘sto personale, compresi i due cuochi?) messi a disposizione dell’evento...c’è bisogno di dire che la serata, per la felicità di noi contribuenti, è stata davvero un successo?". Infine, nota sempre Dago, tra Clio e Giorgio mancava il primogenito Giovanni: mistero sulle ragioni dell'assenza. Presentissimo, invece, Donato Marra, ex segretario generale del Colle, che da quando Re Giorgio si è dimesso ha mollato l'incarico e, soprattutto, lo splendido alloggio di via della Dataria.

Fisco, valanga di email per partite Iva Rischio multe-salasso: come evitarle

Novità per le partite Iva: l'Agenzia delle entrate invia mail ai contribuenti se riscontra anomalie nelle dichiarazioni




Dall'Agenzia delle entrate stanno per partire migliaia di comunicazioni per i titolari delle partite Iva intenti nella dichiarazione dei redditi. Il Fisco metterà a confronto i dati dei modelli 770 con le rilevazioni dello spesometro e in caso di incongruenze partiranno le email di posta certificata con il primo avviso. Solo un ravvedimento in tempi rapidi potrà sventare il lievitare delle sanzioni, che con il passare del tempo possono arrivare a cifre sempre più alte.

Come funziona - Un incrocio di informazioni che promette di aiutare i contribuenti con partita Iva nella corretta e completa dichiarazione dei loro ricavi. Il provvedimento viene firmato oggi dal direttore dell'Agenzia delle entrate Rossella Orlandi mette a disposizione delle persone le informazioni necessarie per corrispondere esattamente quanto dovuto allo Stato, così da evitare controlli e possibili sanzioni. Vengono infatti messi a confronto i dati comunicati dai contribuenti all'Agenzia o le possibile anomalie riscontrate nella dichiarazione dei redditi, con quanto dichiarato nel sostituto d'imposta nei modelli 770. Questa procedura permetterebbe agli italiani di correggere rapidamente eventuali errori e scansare il problema delle multe. La procedura avviene tramite posta elettronica certificata, ma nel caso in cui il contribuente non disponesse di una Pec, l'Agenzia delle entrate si premurerà di recapitare le dovute informazioni tramite posta elettronica ordinaria. I contribuenti possono chiedere informazioni seguendo le modalità fornite dalle comunicazioni in oggetto. Ed è importante ricordare che in base alla tempestività dell'intervento del contribuente nella correzione del proprio errore, ci sarà una conseguente e corrispondente riduzione delle sanzioni.

Comunisti da barzelletta: Milano e Roma Si dimettono i vice di Marino e Pisapia

In un pomeriggio si dimettono i due vicesindaco di Roma e Milano




Nello stesso pomeriggio si sono dimessi i vicesindaci delle due principali città italiane, entrambe guidate da sindaci di centrosinistra. A Roma ha mollato il vice di Ignazio Marino, Luigi Nieri, a Milano quello di Giuliano Pisapia, Ada Lucia De Cesaris.

Roma - L'ex vicesindaco romano Nieri è stato più volte citato nelle carte di Mafia Capitale, anche se non è mai stato indagato. Il suo nome è poi tornato nei rilievi dei commissari inviati dall'ex prefetto Giuseppe Pecoraro che hanno confermato i suoi legami con l'ex capo della cooperativa sociale 29 giugno, Salvatore Buzzi. "Non posso più tollerare che la mia persona sia usata, in maniera volgare e oscena, come strumento per attaccare Roma e un'amministrazione che ha fatto battaglie di cui la sinistra italiana può andare fiera".

Milano - Per la vice di Pisapia è stato fatale lo scontro di ieri, 13 luglio, in Consiglio comunale a proposito della realizzazione di un'area per cani all'interno del parco Trapezio a Santa Giulia. Niente di trascendentale per la vita amministrativa milanese, ma le tensioni nella maggioranza per la De Cesaris erano diventate insostenibili: "Si tratta di una decisione presa dopo approfondite riflessioni sugli ultimi mesi di lavoro - ha scritto in una nota - che hanno messo in evidenza difficoltà non più sormontabili nella prosecuzione della mia attività aministrativa per il venir meno del rapporto di fiducia da parte della maggioranza del Consiglio comunale".

Renzi intercettato con il generale Attenzione: adesso parte l'inchiesta...

Matteo Renzi intercettato: arriva l’inchiesta


di Enrico Paoli



Il Nuovo Centrodestra, nel solito eccesso di realismo, vorrebbe stralciare il tema delle intercettazioni dal Disegno di legge sulla giustizia penale, in modo da far viaggiare la materia su una corsia preferenziale. Il Pd, pur essendoci di mezzo il presidente del Consiglio, è determinato a restare sulla linea tracciata dal ministro Andrea Orlando: «La delega sulle intercettazioni resta all’interno del Disegno di legge in discussione alla Camera». Insomma, niente fughe in avanti o corsie preferenziali, il Parlamento faccia il suo lavoro, nonostante il caso Renzi.

E la commissione Giustizia della Camera, proprio oggi, riprende l’esame del provvedimento in questione con l’obiettivo di far arrivare il testo all’esame dell’Aula entro la fine del mese. Maggioranza e opposizione sono consapevoli che il nodo delle intercettazioni avrà un peso in più nel dibattito generale rispetto a quanto ne avesse prima della pubblicazione delle conversazioni fra il premier Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi che tirano in ballo l’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Per questa ragione il Pd non vuole seguire l’Ncd sulla strada della corsia preferenziale. E così sull’onda della coerenza, più che dell’urgenza, l’idea che sembra prendere forma per stoppare le intercettazioni non rilevanti dal punto di vista penale, sarebbe quella di introdurre una sorta di «udienza filtro» nel corso della quale accusa e difesa stabiliscono quali atti, in particolare i brogliacci delle intercettazioni, servono al processo e quali no. Una volta fatta la scelta il materiale scartato, tanto per fare un esempio le intercettazioni che hanno dato il via al caso Renzi-Adinolfi-Napolitano, verrebbe secretato e consegnato al giudice, non al Pubblico ministero, in modo tale da avere un soggetto terzo che faccia da garante e da custode dei documenti. Ovviamente quella dell’«udienza filtro» è un’ipotesi di lavoro, e non una certezza, dato che resta da definire il quadro normativo entro il quale certe conversazioni sono utili all’opinione pubblica, che ha diritto di sapere, e quali devono essere distrutte. «È del tutto evidente che un politico deve essere consapevole del fatto che ha qualche diritto in meno e qualche responsabilità in più rispetto ai cittadini», afferma Walter Verini, capogruppo del Pd in Commissione giustizia alla Camera, «se dalle intercettazioni emergono atteggiamenti e comportamenti in palese contrasto con il mandato parlamentare è giusto che gli elettori sappiamo come stanno le cose. Di Massimo Bossetti e Alberto Stasi sappiamo tutto, è stato pubblicato tutto e nessuno si è indignato. Se capita ad un politico invece parte subito il coro di proteste».

Nel caso «Renzi», però, tanto la Procura della Repubblica di Napoli quanto il Csm ipotizzano una «fuga di notizie». I giudici partenopei hanno aperto un fascicolo per accertare cosa è accaduto al fascicolo e come mai le intercettazioni sono arrivate al Fatto Quotidiano, mentre il Csm attende a gloria la relazione per attivare un eventuale procedimento disciplinare. Una fretta quantomeno sospetta, sia quella delle toghe che dell’organo di autogoverno dei magistrati, visto che solitamente i tempi sono un po’ più lunghi. Ma essendoci di mezzo il premier meglio accelerare. «Per quello che riguarda l’ultima vicenda (quella delle intercettazioni in cui compare il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ndr) siamo in attesa che il procuratore della Repubblica riferisca al procuratore generale che ha aperto un fascicolo per accertare cosa sia accaduto», dice il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini. Fate presto, se potete, sembra voler dire l’esponente del Pd.

Sullo sfondo della partita politica legata capitolo delle intercettazioni, se va delineando anche una una di carattere economico. Nell’ottica della spending review il decreto di riforma della Pubblica amministrazione prevede il taglio della spese per le intercettazioni fino al 50%. Dove non arriva la politica arriva l’euro.

Il sondaggio del sorpasso M5S è il primo partito Grillo, le cifre del trionfo

Sondaggio: i 5 Stelle unici credibili contro la corruzione




Diversi commentatori hanno visto nello scandalo di Mafia Capitale una situazione che potrebbe portare il governo in una spirale irrecuperabile. Dipenderà, nei prossimi mesi, da quanti a quali altri scandali saranno portati alla luce e se il Comune guidato da Ignazio Marino verrà commissariato o meno. Ma una cosa è già certa: il Pd si è giocato in questi ultimi tempi tutto il vantaggio in termini di "superiorità morale" di cui per anni e anni i vari Veltroni, Rutelli e Prodi erano andati vantandosi come una bandiera.

Gli effetti di questa "perdita" dell'innocenza li ha misurati l'Atlante Politico Demos in un sondaggio che è stato illustrato oggi dal quotidiano "La Repubblica". Si legge in quella consultazione che il "primato morale" spetta ormai al Movimento 5 Stelle, che è l'unico partito credibile nella lotta alla corruzione per il 31% degli intervistati. Il Pd è staccatissimo, addirittura all'11%. Cioè solo uno su 10 lo ritiene a prova di corruzione. Seguono la Lega Nord, che paga ancora gli scandali belsito-famiglia Bossi, con l'8% e quindi Forza Italia al 6%.