Visualizzazioni totali

mercoledì 15 luglio 2015

Adesso il Fisco ti spia pure al bancomat (e se prelevi troppi soldi ti massacra)

Fisco, il bancomat nel mirino: devi dimostrare per cosa hai usato i soldi prelevati




Il Fisco ti spia anche il bancomat. E se al Fisco "non piace" come lo usi, la multa può arrivare al 50% di quanto prelevato. E' quanto prevede un codicillo, il comma 7 Bis che sta per essere varato con una delega fiscale (a meno di improbabili ravvedimenti del governo). Come spiega Il Giornale, tutto nasce dalla Finanziaria varata dal governo Berlusconi nel 2005 (ma la vicenda è complessa). Per restare alla mera cronaca di questi giorni, eccoci ai fatti: a chiunque, dotato di partita Iva, subisca un accertamento fiscale verranno spiati tutti i movimenti bancomat fatti nel periodo di accertamento, circa cinque anni.

Il precedente - In verità il principio era già adottato in passato. L'orrida gabella funzionava così: se qualcuno preleva troppo, lo stesso Fisco presumeva che "l'eccesso di prelievo" alimentasse proprio traffici in nero, e dovesse dunque essere colpito da una tassazione al pari di un ricavo. Parola ai fatti e alle cifre: alcuni professionisti che avevano prelevato in un anno 50mila euro si erano visti abbuonati dall'accertatore 10mila euro, mentre gli altri 40mila erano stati tassati come se fossero un ricavo, e dunque un reddito. Una follia totale: se prelevavi più di quanto il Fisco ti "consente", quel surplus viene tassato come reddito. Una follia totale che fu giudicata incostituzionale dalla Corte nel 2014. Una follia totale che, come detto, ora sta per tornare.

La follia - Per aggirare la sentenza, nella delega fiscale non si parlerà più di presunzione legale sui prelievi, ma si tirano in ballo le sanzioni in caso di mancanza di giustificativo del beneficiario del prelievo stesso. Insomma, in caso di accertamenti bancari chi non indica il beneficiario dei prelievi si può prendere una sanzione dal 10 al 50 per cento dell'importo del prelievo. Cifre da pazzi. Leggi da pazzi. Secondo il Fisco dopo ogni prelievo dovremmo appuntarci come abbiamo speso quei contanti. Anzi, non bastano date e appunti: è necessaria una prova. Ed è qui che si svela la norma per quello che è, una legge-capestro: una legge diabolica ed impossibile da rispettare (gli scontrini non indicano il codice fiscale di chi li riceva, non sono parlanti, e dunque che "prova" si può usare?).

Nessun commento:

Posta un commento