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martedì 7 luglio 2015

I cinesi si comprano le banche italiane: quali sono i due nuovi istituti "scalati"

Consob: People's Bank of China sale sopra il 2% di Unicredit e Mps




La People's bank of China sale sopra il 2% del capitale anche in Unicredit e Monte dei Paschi di Siena. Secondo quanto riporta la Consob, l'istituto di Pechino ha in portafoglio il 2,005% di Unicredit dal 29 giugno scorso e il 2,010% di Mps dal 30 giugno, quindi dopo la chiusura dell’aumento di capitale.

La scalata - La People's bank of China è presente anche nel capitale di Intesa Sanpaolo (2,005%). Fuori dal mondo bancario, secondo le tabelle della Consob, ha quote rilevanti in Generali (2,014%), Enel (2,004%), Eni (2,102%), Saipem (2,035%), Terna (2,005%) e Prysmian (2,018%). Detiene inoltre il 2% di Fiat Chrysler.

Grexit, tutta la verità degli esperti "Ci sarà e ci costerà carissimo"

Grecia, la verità degli analisti: "Ipotesi probabile, ci costerà carissimo"




Grecia contro Merkel e Unione europea, si ricomincia. Con la consapevolezza però che dopo il no all'austerità del referendum greco la strada è più stretta, per tutti. E che l'ipotesi Grexit, con un "default pilotato" di Atene e l'uscita dall'euro, è più concreta anziché più lontana. Battaglia politica, ma anche finanziaria a giudicare dalle ripercussioni devastanti di quel voto sulle borse europee, Piazza Affari in testa colata a picco lunedì. Secondo Bloomberg, il rischio che la Grecia esca dall'euro è oggi schizzato al 75%, molto probabile dunque se non quasi certo. Come ricordava anche il Messaggero, per Malcolm Barr, economista di Jp Morgan a Londra, Grexit è "ora diventato lo scenario di base" su cui ragionare, per limitare i danni. Lo stesso pensano gli analisti di Barclays, mentre quelli dell'olandese Abn Amro temono un "effetto contagio". 

Atene, la Bce e le banche - In ogni caso, tutti hanno molto da perdere. La Germania, con l'uscita della Grecia, incasserebbe una simbolica vittoria politica dei falchi rigoristi ma farebbe perdere a banche e contribuenti svariati miliardi di credito con Atene. Dal canto suo, il vittorioso Alexis Tsipras uscito politicamente più saldo dal referendum di domenica (che era sull'austerità ma pure sul suo governo) si ritrova di nuovo in un vicolo cieco. Da Parigi Angela Merkel e François Hollande ribadiscono che spetta a lui fare "proposte serie" e in fretta, "entro questa settimana", perché in caso contrario non ci sarà alcuna trattativa. Entro il 20 luglio, poi, Atene dovrà versare alla Bce altri 3,5 miliardi di prestito, con la Banca centrale di Mario Draghi che ha già confermato di non andare oltre agli 89 miliardi di euro promessi alle banche greche, che al momento hanno soldi per un altra settimana. Un'emergenza economica e umanitaria su cui giocano i vertici europei, consapevoli che Tsipras è comunque con l'acqua alla gola. 

Cosa rischia Tsipras (e cosa la Merkel) - Il premier di Syriza, per ora, avrebbe due carte in mano: riproporre un accordo modellato sulla proposta del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, più morbida e con 1 miliardo di euro in meno di sacrifici (ipotesi che non piace al governo di Berlino, che si ritroverebbe sconfitto su tutta la linea) oppure la catastrofica "via d'uscita stile Argentina", cioè il default con la rinuncia a pagare i propri debiti che "costerebbe carissimo" a tutti, come sottolinea l'economista Daniel Gros sul Corriere della Sera. Strada questa che non agita il potente ministro dell'Economia tedesco Wolfgang Schauble, convinto che l'euro possa sopravvivere comunque, ma che con le sue ricadute sui creditori tedeschi potrebbe segnare la fine politica della cancelliera Merkel, contraria persino alla ristrutturazione del debito di Atene.

Battaglia aerea tra caccia Inquietante (per l'Italia)

L'F-35 sconfitto in battaglia da un caccia di 25 anni fa




Ah quando si dice l'usato sicuro. meglio, spesso molto meglio, degli ultimi ritrovati della tecnologia che si rivelano dei flop. Come i caccia F-35, di cui l'Italia ha acquistato 90 esemplari. E che, come riporta il Daily Mail, si sarebbe rivelato assai poco adatto ai combattimenti aerei ravvicinati con altro apparecchi. "La più costosa arma da guerra della storia americana, durante un test di 'dogfight' (combattimento aerea a vista testa a testa) sull'Oceano Pacifico vicino alla base Edwards in California si è rivelato troppo lento" rispetto al più collaudato F-16, un caccia diffuso in tutto il mondo e vecchio ormai di 25 anni. La simulazione ha visto i due caccia scontrarsi a distanza ravvicinata tra i 3mila e i 10mila metri di quota. Nello scontro i piloti hanno cercato di abbattersi a vicenda, ovviamente senza utilizzare armi vere.

Al termine, il report del pilota dell'F-35 non lascia molto spazio all'immaginazione: "Il jet - ha scritto - si è dimostrato completamente inadatto al combattimento ravvicinato" ed ha "problemi aerodinamici". Il caccia, infatti, alza troppo lentamente il muso durante il combattimento, un particolare che rende difficile colpire l'avversario in volo. Non solo. L'F-35 è anche "troppo ingombrante per evitare di farsi colpire". Certo, l-F35 è fatto per essere "invisibbile" ai raadar e quindi di fatto introvabile. Ma è anche vero che un caccia è fatto, oltre che per colpire obiettivi al suolo, anche per scontrarsi con altri aerei...

lunedì 6 luglio 2015

Renzi umiliato con il trionfo del No E i padroni d'Europa lo esiliano

Grecia, la vittoria del No al referendum è la sconfitta di Matteo Renzi: schierato con il Sì e la Merkel, snobbato dall'Europa




A guardare il panorama politico italiano, con il trionfo del No al referendum greco sembra che abbiano vinto tutti. Passi per i compagni di Sel in trasferta lampo ad Atene, o per i grillini in piazza Syntagma a esultare con i greci, ora anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi prova in qualche modo a ritagliare la sua vittoria: "Io lo avevo detto". Davanti al risultato ormai conclamato, racconta un retroscena su La Stampa che già Renzi avesse già dimenticato il suo coraggiosissimo abbraccio ad Angela Merkel di una settimana fa: "Non sono per niente stupito, avevo scommesso con Lotti ch il no avrebbe vinto 70 a 30" e la motivazione fa anche amaramente ridere: "La posizione del Sì era debole". Solo non conoscendo la grande considerazione che il premier ha di sè si potrebbe pensare a un'autocritica responsabile e autorevole. Renzi ha preso una posizione radicalmente opposta a Tsipras, tanto da incassare le critiche durissime di uno dei consiglieri del dimissionario ministro delle Finanze greco, Yanis Varoufakis, che lo aveva definito: "Un folle nel prendere posizione con la Merkel, come se l'Italia - diceva l'economista - fosse già fuori dalla crisi come la Germania". Renzi prova a fingere di non ricordare come aveva quasi snobbato il voto greco di domenica scorsa, anzi aveva parlato di "errore" e della necessità di "buonsenso". Per lui il pericolo del terrorismo islamico doveva avere priorità anche nei confronti dell'imminente uscita dall'euro della Grecia, non proprio così lontano e diverso dall'Italia. Non ci ha visto proprio lungo.

Isolato - Per avere la cifra di quanto pesi il governo italiano negli equilibri europei, basta vedere l'agenda dei capi di stato Ue di oggi. Poco dopo l'apertura di Piazza Affari, Renzi incontrerà il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Nella stessa giornata, la cancelliera tedesca Merkel volerà a Parigi per parlare con il presidente francese Francois Hollande. E Renzi? Si aggiornerà dalle agenzie di stampa su quel che avranno deciso i due e forse li incontrerà, con tutti gli altri paesi dell'eurozona, martedì 7 luglio.

Berlusconi sfida i magistrati "Ci vediamo in tribunale"

Processo escort, Berlusconi torna in tribunale




Silvio Berlusconi sarà presente a Bari venerdì 10 all’udienza del processo escort, in qualità di testimone ma, peraltro, potrà avvalersi della facoltà di non rispondere. Lo hanno fatto sapere i suoi avvocati ai giudici della Seconda sezione del Tribunale penale barese che hanno così revocato l’accompagnamento coatto.

Il provvedimento era stato adottato nell’ultima udienza del giungo scorso dopo che l’ex premier, citato da alcune delle parti, non si era presentato adducendo motivazioni diverse. Il processo, contro l’ex imprenditore sanitario barese Gianpaolo Tarantini ed altri sei imputati, riguarda diversi titoli di reato, dall’associazione a delinquere finalizzata a induzione e favoreggiamento della prostituzione, relativi alle numerose ragazze coinvolte nelle feste e nelle cene presso le residenze dell’ex premier, tra il 2008 e il 2009. Berlusconi, imputato in procedimento connesso - la vicenda Lavitola-Tarantini con una ipotesi di reato relativa ad induzione di un teste a mentire ai giudici - aveva già notificato ai giudici che si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere.

Grecia, il 20 luglio il terremoto: verso il default. La guida: come difendere i vostri risparmi

Grecia, il 20 luglio il terremoto: verso il default. La guida: come difendere i vostri risparmi




Forse non si può parlare a pieno titolo di "crisi di panico", ma quella vissuta dalle Borse europee all'indomani della vittoria del "no" nel referendum greco è una giornata di passione: pesanti  flessioni su tutti i listini, Milano tra i peggiori, tracollano i bancari, esposti verso Atene ed i suoi istituti. In parallelo, va da sé, torna a salire lo spread. Il punto, però, è che con assoluta probabilità il peggio deve ancora venire. Il referendum, certo, è uno spartiacque importante, il risultato dà una scossa all'Europa. Ma il vero "D-Day" è fissato per il 20 luglio, giorni in cui scadranno i titoli del debito greco per 3,5 miliardi di euro, ai quali si devono aggiungere 750 milioni di cedole. E' il debito contratto dalla Grecia con la Bce, e se non verrà saldato sarà tecnicamente default. Fino a quel giorno Atene, la Troika e i leader europei continueranno a trattare, una trattativa difficile, con pochi spiragli. Senza accordi, dopo il 20 luglio, sarà il "diluvio": default del Paese ellenico e progressivo addio all'euro.

Guida per la salvezza - Considerando ciò che già oggi, lunedì 6 luglio, sta accadendo sui mercati, è bene che si pensi a come affrontare la probabile e ben più drastica crisi. In breve, le dritte: ridurre con decisione le azioni in portafoglio, limitare titoli di Stato e le obbligazioni societarie in euro, investire il ricavato nelle valute estere (non soltanto il dollaro), in oro e nei titoli governativi a stelle e strisce. Sono questi, in sintesi, i migliori strumenti per difendere il nostro portafoglio. Gli esperti, però, avvertono: evitate scelte emotive, non fatevi prendere dal "panic selling", e a meno che abbiate una profonda esperienza di mercati e affini, prima di agire, consultate il vostro consulente finanziario.

Differenziare il portafogli - Per quel che concerne Piazza Affari - che si stima possa perdere da oggi fino al giorno del crac ufficiale di Atene anche più del 10% - la prima raccomandazione è di ridurre al minimo la quota di azioni, vendendo in primis i titoli della zona euro. Per quel che concerne invece la componente obbligazionaria del portafogli, è bene incrementare il peso dei fondi monetari e degli Etf in dollari Usa, in franchi svizzeri, in renminbi cinesi e in corone norvegesi. Inoltre potrebbe essere un'idea vincente investire una piccola porzione del portafogli in dollari australiani, dollari canadesi e sterline. Per rendere più solido la propria posizione, inoltre, è valida l'idea di riservare una quota pari al 5% a Etf in oro, e un altro 5% in Etf o fondi legati ai Treasury degli Stati Uniti.

Una soffiata non per tutti -  Infine, una dritta per gli investitori più esperti, che muove da una premessa: nei giorni di Grexit, i fondamentali macroeconomici europei, statunitensi e asiatici non sono mutati. Di conseguenza, le ragioni che hanno spinto ad inizio anno a preferire le Borse della zona euro restano solide. In ottica speculativa, dunque, più gli indici delle piazze di Eurolandia scenderanno, più ci saranno occasioni di acquisto da sfruttare e a prezzi scontati (i capitali non fuggono, ma si spostano). Non a caso, parecchie case d'investimento internazionali - da Barclys a Ubs, da Russell Investmetns a SocGen - spiegano che restano valide almeno per i prossimi 6-12 mesi le ragioni per favorire l'azionariato euro. Chi riuscirà a comprare sui minimi - ai quali si arriverà nei prossimi giorni, e in particolare nei giorni adiacenti al 21 luglio - potrebbe strappare rendimenti del 10-15 per cento.

REFERENDUM PURE DA NOI Fronte Meloni-Salvini-Grillo Attacco alla moneta unica

Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Beppe Grillo: "Ora referendum sull'euro anche in Italia"




Vince il "no" in Grecia, e la "voglia di referendum" invade l'Italia. Almeno una (grande) parte d'Italia. Matteo Renzi aveva derubricato (improvvidamente) la consultazione ellenica a "minor pericolo rispetto all'Isis", ergo per il premier questo voto è soltanto una barzelletta. Ma per le opposizioni il referendum di Atene è qualcosa di storico, di importante, di decisivo. Apre le danze Giorgia Meloni, che intervista da Il Tempo attacca: "Il voto greco dice basta all'Ue degli strozzini, dei creditori, degli egoismi nazionali di pochi che piegano la sovranità di molti. Riprendiamoci la nostra sovranità e diciamo no agli interessi di pochi capi di Stato". Insomma: "Referendum anche in Italia". Al coro si unisce, subito, anche Matteo Salvini, che da tempo insiste per una consultazione: "A prescindere dal risultato, l'Europa deve cambiare trattati e moneta. La vittoria del no è uno schiaffone agli europirla che ci hanno portato alla fame". Infine Beppe Grillo, il leader di quel M5s che del referendum sull'euro ha fatto uno dei suoi capisaldi. In diretta da Atene, ai microfoni de La7, ha tuonato: "Nessuno ci ha chiesto se volevamo entrare nell'euro. Noi vogliamo chiedere ai cittadini se ci vogliono restare". Il fronte italiano del referendum cresce, si allarga. Meloni, Salvini e Grillo: un trio che se trovasse compattezza e unità politica sul punto (in attesa di un segnale anche dalla Forza Italia di Silvio Berlusconi) potrebbe puntare in alto, molto in alto.