Grecia, la verità degli analisti: "Ipotesi probabile, ci costerà carissimo"
Grecia contro Merkel e Unione europea, si ricomincia. Con la consapevolezza però che dopo il no all'austerità del referendum greco la strada è più stretta, per tutti. E che l'ipotesi Grexit, con un "default pilotato" di Atene e l'uscita dall'euro, è più concreta anziché più lontana. Battaglia politica, ma anche finanziaria a giudicare dalle ripercussioni devastanti di quel voto sulle borse europee, Piazza Affari in testa colata a picco lunedì. Secondo Bloomberg, il rischio che la Grecia esca dall'euro è oggi schizzato al 75%, molto probabile dunque se non quasi certo. Come ricordava anche il Messaggero, per Malcolm Barr, economista di Jp Morgan a Londra, Grexit è "ora diventato lo scenario di base" su cui ragionare, per limitare i danni. Lo stesso pensano gli analisti di Barclays, mentre quelli dell'olandese Abn Amro temono un "effetto contagio".
Atene, la Bce e le banche - In ogni caso, tutti hanno molto da perdere. La Germania, con l'uscita della Grecia, incasserebbe una simbolica vittoria politica dei falchi rigoristi ma farebbe perdere a banche e contribuenti svariati miliardi di credito con Atene. Dal canto suo, il vittorioso Alexis Tsipras uscito politicamente più saldo dal referendum di domenica (che era sull'austerità ma pure sul suo governo) si ritrova di nuovo in un vicolo cieco. Da Parigi Angela Merkel e François Hollande ribadiscono che spetta a lui fare "proposte serie" e in fretta, "entro questa settimana", perché in caso contrario non ci sarà alcuna trattativa. Entro il 20 luglio, poi, Atene dovrà versare alla Bce altri 3,5 miliardi di prestito, con la Banca centrale di Mario Draghi che ha già confermato di non andare oltre agli 89 miliardi di euro promessi alle banche greche, che al momento hanno soldi per un altra settimana. Un'emergenza economica e umanitaria su cui giocano i vertici europei, consapevoli che Tsipras è comunque con l'acqua alla gola.
Cosa rischia Tsipras (e cosa la Merkel) - Il premier di Syriza, per ora, avrebbe due carte in mano: riproporre un accordo modellato sulla proposta del presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, più morbida e con 1 miliardo di euro in meno di sacrifici (ipotesi che non piace al governo di Berlino, che si ritroverebbe sconfitto su tutta la linea) oppure la catastrofica "via d'uscita stile Argentina", cioè il default con la rinuncia a pagare i propri debiti che "costerebbe carissimo" a tutti, come sottolinea l'economista Daniel Gros sul Corriere della Sera. Strada questa che non agita il potente ministro dell'Economia tedesco Wolfgang Schauble, convinto che l'euro possa sopravvivere comunque, ma che con le sue ricadute sui creditori tedeschi potrebbe segnare la fine politica della cancelliera Merkel, contraria persino alla ristrutturazione del debito di Atene.
Nessun commento:
Posta un commento