Grecia, il 20 luglio il terremoto: verso il default. La guida: come difendere i vostri risparmi
Forse non si può parlare a pieno titolo di "crisi di panico", ma quella vissuta dalle Borse europee all'indomani della vittoria del "no" nel referendum greco è una giornata di passione: pesanti flessioni su tutti i listini, Milano tra i peggiori, tracollano i bancari, esposti verso Atene ed i suoi istituti. In parallelo, va da sé, torna a salire lo spread. Il punto, però, è che con assoluta probabilità il peggio deve ancora venire. Il referendum, certo, è uno spartiacque importante, il risultato dà una scossa all'Europa. Ma il vero "D-Day" è fissato per il 20 luglio, giorni in cui scadranno i titoli del debito greco per 3,5 miliardi di euro, ai quali si devono aggiungere 750 milioni di cedole. E' il debito contratto dalla Grecia con la Bce, e se non verrà saldato sarà tecnicamente default. Fino a quel giorno Atene, la Troika e i leader europei continueranno a trattare, una trattativa difficile, con pochi spiragli. Senza accordi, dopo il 20 luglio, sarà il "diluvio": default del Paese ellenico e progressivo addio all'euro.
Guida per la salvezza - Considerando ciò che già oggi, lunedì 6 luglio, sta accadendo sui mercati, è bene che si pensi a come affrontare la probabile e ben più drastica crisi. In breve, le dritte: ridurre con decisione le azioni in portafoglio, limitare titoli di Stato e le obbligazioni societarie in euro, investire il ricavato nelle valute estere (non soltanto il dollaro), in oro e nei titoli governativi a stelle e strisce. Sono questi, in sintesi, i migliori strumenti per difendere il nostro portafoglio. Gli esperti, però, avvertono: evitate scelte emotive, non fatevi prendere dal "panic selling", e a meno che abbiate una profonda esperienza di mercati e affini, prima di agire, consultate il vostro consulente finanziario.
Differenziare il portafogli - Per quel che concerne Piazza Affari - che si stima possa perdere da oggi fino al giorno del crac ufficiale di Atene anche più del 10% - la prima raccomandazione è di ridurre al minimo la quota di azioni, vendendo in primis i titoli della zona euro. Per quel che concerne invece la componente obbligazionaria del portafogli, è bene incrementare il peso dei fondi monetari e degli Etf in dollari Usa, in franchi svizzeri, in renminbi cinesi e in corone norvegesi. Inoltre potrebbe essere un'idea vincente investire una piccola porzione del portafogli in dollari australiani, dollari canadesi e sterline. Per rendere più solido la propria posizione, inoltre, è valida l'idea di riservare una quota pari al 5% a Etf in oro, e un altro 5% in Etf o fondi legati ai Treasury degli Stati Uniti.
Una soffiata non per tutti - Infine, una dritta per gli investitori più esperti, che muove da una premessa: nei giorni di Grexit, i fondamentali macroeconomici europei, statunitensi e asiatici non sono mutati. Di conseguenza, le ragioni che hanno spinto ad inizio anno a preferire le Borse della zona euro restano solide. In ottica speculativa, dunque, più gli indici delle piazze di Eurolandia scenderanno, più ci saranno occasioni di acquisto da sfruttare e a prezzi scontati (i capitali non fuggono, ma si spostano). Non a caso, parecchie case d'investimento internazionali - da Barclys a Ubs, da Russell Investmetns a SocGen - spiegano che restano valide almeno per i prossimi 6-12 mesi le ragioni per favorire l'azionariato euro. Chi riuscirà a comprare sui minimi - ai quali si arriverà nei prossimi giorni, e in particolare nei giorni adiacenti al 21 luglio - potrebbe strappare rendimenti del 10-15 per cento.
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