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venerdì 19 giugno 2015

Caivano (Na): Partenza Flop per il Sindaco Simone Monopoli Dopo i primi incontri per formare la Giunta, l'Avv. Acerra: "No alla logica del manuale Cencelli"

Caivano (Na): Partenza Flop per il Sindaco Simone Monopoli Dopo i primi incontri per formare la Giunta, l'Avv. Acerra: "No alla logica del manuale Cencelli"




Speriamo che oltre alle strette di mano con i partiti
vengano anche rispettate le parole date ai cittadini!

Il Sindaco di Caivano Simone Monopoli, è partito subito con il piede sbagliato. Dopo aver sventolato in Campagna elettorale ai quattro venti la bandiera della lealtà contro i traditori e contro i vecchi politici, i cosiddetti inaffidabili, (a tempo) e, appunto, dopo essersi alleato con gli stessi neanche una settimana dopo, per opportunità politica, per Monopoli iniziano da subito, dal suo secondo giorno di mandato i primi grattacapi. Quelli di gestione. Difatti, l'Avvocato Domenico Acerra, fondatore della Lista Civica "Noi Insieme con Monopoli",  professionista serio, impegnato politicamente proprio con Monopoli, inizia a lamentare qualche mal di pancia. Di seguito il comunicato: “Sento voci, che spero siano infondate per sincero sentimento di bene verso le Istituzioni Democratiche e il Paese, secondo cui la prossima giunta comunale sarà oggetto di spartizione tra tutti i partiti che compongono la coalizione che sostiene il dottore Monopoli – dice il professionista -. Secondo tali indiscrezioni, a ogni Partito sarà ricnosciuto un assessore. A parte la scorrettezza democratica di tale procedura, con la quale si attribuisce ai Partiti un potere di nomina nella giunta comunale non previsto dalla legge, che al contrario riconosce tale potere esclusivamente al Sindaco, tutto questo in perfetta linea con la tanto deprecabile e mai abbastanza deprecata logica partitocratica e spartitoria contro cui credevo di avere combattuto e vinto la battaglia con la elezione a sindaco del dottore Monopoli. Ciò che comunque più colpisce a uno sguardo disinteressato è che il Sindaco, se fossero conferme tali voci, si sarebbe fatto irretire all’interno di una logica che tanti danni ha provocato al nostro sistema democratico fino a rendere ingovernabile il Paese. Il Paese deve essere liberato non solo dai vecchi Personaggi politici ma soprattutto dalle vecchie logiche politiche. Gli amministratori devono superare il vaglio dei meriti e delle capacità e non quello delle appartenenze ai partiti, degli equilibri politici e delle fedeltà personali”. 

Insomma, dopo l'avv. Acerra, chi si accoderà per cercare di ri-portare sulla retta via il Sindaco Monopoli? Legalità, Reddito di Cittadinanza, Eco-Balle, Rilancio occupazionale, queste le priorità, tutti temi fondamentali che dovranno essere per il neosindaco Monopoli punti da non anteporre alle classiche logiche di spartizione di incarichi istituzionali.

"Manuale Cencelli?" - Il Manuale Cencelli è un'espressione giornalistica con cui si allude all'assegnazione di ruoli politici e governativi ad esponenti di vari partiti politici o correnti in proporzione al loro peso. L'espressione viene spesso usata in senso ironico o dispregiativo, per alludere a nomine effettuate in una mera logica di spartizione in assenza di meritocrazia. 

Dopo il trionfo, la prima battaglia: tra Toti e Salvini adesso è scontro

Liguria, Giovanni Toti verso la resa: una giunta quasi tutta di leghisti




Dopo la gioia della vittoria, i primi dissapori. Il terreno è quello della Liguria, dove dopo il decisivo contributo alla vittoria di Giovanni Toti, la Lega Nord passa all'incasso. Già, perché il Carroccio ha già "pagato", sacrificando il candidato Edoardo Rixi in favore dell'oggi governatore Giovanni Toti. Scelta azzeccata, anche se, come detto, senza i "voti verdi" difficilmente l'ex direttore Mediaset avrebbe potuto sbaragliare la concorrenza della piddina Raffaella Paita. Il punto è che la Lega, alle urne liguri, ha raggranellato il 20,25% - mica bruscolini - rispetto al 12,66% di Forza Italia. Così oggi Matteo Salvini e il suo Stato maggiore locale vogliono far fruttare quei consensi, piazzando i propri uomini nella nascente giunta (lasciando così poco margine di manovra al governatore Toti). Il punto è semplice: i leghisti, prima del voto, si sono arresi a Silvio Berlusconi, e ora non è loro intenzione (ri)farlo (piccola parentesi: si "arresero" perché l'accordo prevedeva l'appoggio di Forza Italia a Luca Zaia in Veneto, quando ancora si pensava che l'armata Brancaleone Moretti-Tosi potesse insidiarlo).

Molto verde, poco azzurro - Il timore (fondato) di Toti, ora, è che riempiendo la giunta di uomini del Carroccio, questi rispondano in primis a Slavini e Rixi piuttosto che a lui. Nel frattempo impazza il toto-nomi, tanto che lo stesso Toti poche ore fa è stato costretto ad intervenire parlando di "nomi di fantasia". Eppure di nomi se ne fanno, eccome, e ne fa soprattutto Il Secolo XIX, il quotidiano di Genova, che ha dato alle stampe i nomi dell'ipotetica giunta "totiana" (o "rixiana"?). Una giunta molto, molto leghista: già, perché secondo Il Secolo, l'unico posto riservato a Forza Italia sarebbe quello di assessore al Welfare, che andrebbe al sindaco di Ameglia, Giacomo Giampedrone. Quindi un incarico di rilievo ad Ilaria Cavo, la giornalista Mediaset, che dovrebbe entrare con un incarico apicale nello staff di Toti.

Forza Italia si arrende? - Gli altri nomi? Tutti leghisti, o di quell'area. Sonia Viale dalla segreteria del Carroccio ligure dovrebbe planare fino alle Infrastrutture e alle Attività Produttive; quindi Stefano Mai, all'Urbanistica, Ambiente e Mobilità; e ancora Luca Gandullia e Fabio Rizzi, due tecnici che dovrebbero rispettivamente approdare al Bilancio e alla Sanità. In Giunta, infine, dovrebbe esserci spazio anche per Fratelli d'Italia, con Carlo Fidanza, che potrebbe strappare il Turismo e Sport (a bocca asciutta invece gli alfaniani, sì nella coalizione ma inchiodati all'1,71% raccolto alle urne). Certo, ad oggi si tratta di indiscrezioni, come detto già smentite da Toti. Eppure pare evidente come al di là delle parole ci sia un piccolo scontro in atto. Un piccolo scontro "poltronaro" dove Forza Italia potrebbe trovarsi costretta ad abdicare: la Lega ha già fatto il suo gesto di generosità, e non è disposta a ripeterlo.

A Pitti Uomo la vanità dell'unisex Il ritorno di Bikkembergs

A Pitti Uomo la vanità dell'unisex  Il ritorno di Bikkembergs


di Daniela Matromattei 


C’è chi dice che a Pitti Uomo siano sbarcati gli Young Urban Creative, i giovani creativi metropolitani, un’evoluzione degli Yuppie anni 80, chi è convinto che siano tornati i pantaloni morbidi e chi afferma che l’uomo sia diventato più vanitoso che mai. Di sicuro torna l’unisex e appare evidente una mescolanza fra le stagioni, che finalmente ci libera dal cambio armadio inverno-estate. Ed è altrettanto vero che il mercato maschile è in crescita. Tanto da spingere Gherardini a lanciare la linea uomo che comprende travel kit, zaino-borsa weekend peso piuma da portare a mano o a spalla e un parka leggerissimo, antipioggia e antivento, unisex realizzato in collaborazione con Herno.

La vetrina internazionale di Firenze ha riportato alle origini Bikkembergs che ha presentato la prima collezione di underwear, beachwear e sockswear prodotta e distribuita da Perofil, grazie all’accordo siglato nel mese di gennaio 2015. Come è nel dna del brand questa nuova linea è all'insegna del trionfo della bellezza maschile. Ad interpretarla un esercito di 11 sportivi, arrivati in Fortezza da Basso indossando soltanto intimo e costumi da bagno. Dopo aver attraversato viaggetti e padiglioni, i ragazzi si sono posizionati su un grande podio logato Bikkembergs, elevato da un campo di prato verde ad un'altezza di 2 metri nel cortile della Polveriera. Un'installazione artistica a tema «Olympic games», infatti gli interpreti hanno indossato l'intimo e i costumi da bagno della capsule collection dedicata alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016, caratterizzati da una stampa forte e colorata ispirata alle discipline sportive.

Come dice Pino Lerario (Tagliatore) che ha presentato a Pitti blazer a quadri bianchi e blu (vira verso il denim) , quello che vedremo nelle vetrine dei negozi per l'uomo il prossimo anno resta sempre la giacca, spesso abbinata al gilet, rinnovata con macro armature su strutture svuotate (Paoloni), alleggerite come cardigan in maglia. Texture e disegni d'ispirazione anni Settanta hanno un aspetto tridimensionale (L.B.M. 1911), ton sur ton o con nuance a contrasto. Si confermano assoluti evergreen il check e la riga, mentre si afferma l'effetto denim su giacche tinte in capo, reversibili oppure con impunture a contrasto. I revers delle giacche sono accentuati ma s' innestano su capi spalla iper light. I pantaloni sono morbidi o slim: con cavallo basso o pince; in tessuto unito o finestrato ma sempre con risvolto e caviglia a vista (purtroppo). L'utilizzo del colore diventa immancabile nell'impreziosire completi e blazer con dettagli, bottoni, cuciture, fodere e sottocolli: accanto ai classici azzurri, beige e marroni, la palette si anima di gialli, rossi, rosa, arancio in studiati abbinamenti. Ma c’è poco da fare il colore dominante è il blu (gessato per Lardini, dal navy al bluette per Manuel Ritz), fa eccezione Wooster Lardini con i suoi completi di lino e seta, con pantaloni morbidi e caban senza maniche in total bianco avorio.

«Blue is the New Black», come insegna Giorgio Armani, diventa il nuovo mantra dell'eleganza maschile per il 2016. Protagonista di una palette sempre più aperta alle sfumature, diventa codice trasversale tra classico e sportswear, formale e informale, outfit e accessorio. Un colore «per sempre», fedele passepartout di stile, che contiene dentro di sé anche tutto il mondo del denim. Ed è proprio il blue denim, accanto a tante diverse tonalità decise e intense, uno dei cromatismi di punta per la prossima primavera. Mentre il blue Royal veste impalpabili sciarpe estive e setose cravatte, ma anche nuovi pezzi swimwear sartoriali a stampa cravatteria. In versione indaco e accostato al bianco evoca atmosfere da Riviera, centrale nell'immaginario navy dà vita ad un look da moderno marinaio in blazer destrutturati, t-shirt in lino e pantaloni skinny, con occhiali dalle lenti colorate. E ancora, modulato in righe, micro fantasie, micro texture, check ton sur ton e a contrasto interviene a caratterizzare giacche e abiti ricchi di fair play.

Il dettaglio eccentrico lo troviamo nelle calze: Gallo presenta le caleidoscopio con micro fantasie di ispirazione sartoriale, cachi, turchese, rosso. , dice il patron Giuseppe Colombo. Tutte le sfumature, dal rosso all’arancio anche da Bresciani. Fantasiose con animali alati per La Perla. L'uomo nuovo affida alle calze il ruolo di vivacizzare l'immagine che un tempo era delle cravatte. E allora Roy Roger's usa i calzini colorati, con micro ancore e barche a vela, come nuove pochette, inserite nelle tasche posteriori dei jeans della linea Denim & Socks.

Sparare agli scafisti, stop campi rom Il governo segue la linea Salvini

Immigrazione, Graziano Delrio: "L’Europa faccia la guerra, quella vera, anche sparando se serve"


di Leonardo Grilli


Sbarcare il Libia, sparare agli scafisti, invitare l’Europa a fare la guerra (quella vera). Non sono dichiarazioni di un leghista della prima ora o di un nazionalista di Casa Pound, ma di un moderato membro del Governo Renzi: Graziano Delrio, che spara a zero in un’intervista a Panorama. Parlando del tema dell’immigrazione e dello sfruttamento dei migranti da parte degli scafisti ,il ministro dei Trasporti usa parole dure degne di periodi di guerra.

Le dichiarazioni -“L’Europa faccia l’Europa anche ai suoi confini meridionali, prenda piede in Libia, faccia campi d’accoglienza nei Paesi d’origine dei migranti, e selezioni in loco chi ha il diritto di essere rifugiato”. Insomma, per Delrio l’ipotesi di sbarcare con le truppe in Libia e nei Paesi africani dovrebbe essere una realtà, alla faccia delle posizioni più prudenti e possibiliste della Ue e dei suoi colleghi di Governo. Non contento, forse speranzoso di ottenere un invito per Pontida, il ministro ha poi aggiunto: “E l’Europa faccia la guerra, quella vera, anche sparando se serve, contro chi fa commercio di esseri umani”, per tornare poi sui campi di accoglienza, perché “a questo deve soprattutto pensare l’Onu, il governo libico riconosciuto li chiede, anche l’Egitto, la Tunisia e altri sono pronti, bisogna fare i campi in tutti i Paesi che li accettano”. Dopo le dichiarazioni di Angelino Alfano, che aveva sostenuto la necessità della chiusura dei campi rom, c'è da chiedersi quale sia la differenza fra la Lega e il Governo Renzi. Forse sono il cognome del 

Per salvare l'Italia non basta Draghi L'analisi: si allunga l'ombra del crac

Grexit, l'analisi: perché il bazooka di Mario Draghi ha sparato a salve (e perché ora l'Italia rischia grosso)


di Leonardo Grilli 


Anche Mario Draghi è stato travolto dalla crisi greca. Il quantitative easing della Bce, il piano di acquisti di titoli pubblici dei Paesi membri, aveva lo scopo di abbattere il costo del denaro e di rendere più agevole la concessione di prestiti, mutui e finanziamenti dalle banche. Far ripartire l’economia insomma, dare quella spinta decisiva per far uscire l’Europa dalla crisi economica. Ma così, se non in parte, non è stato. Secondo un’analisi de Il Sole 24 ore, da quando è partita l'iniezione di liquidità, il 9 marzo scorso, ad oggi, i rendimenti dei Btp tra i 2 e i 30 anni sono saliti tutti, indiscriminatamente. Il che vuol dire che dopo un crollo iniziale, il costo del denaro è tornato a salire. Non decisivo, ma certo rilevante, è stato il “Grexit”, ovvero l’ipotesi di un’uscita della Grecia dall’euro e, stando a quanto dichiarato ieri dalla stessa Banca centrale ellenica, anche dalla Ue. Eppure che il futuro potesse riservare questo scenario si sapeva, a voler proprio essere di manica stretta, già dall’anno scorso (lo spettro del default di Atene, infatti, si allunga da anni sul Vecchio Continente). E insomma, tornando alla manovra orchestrata da Draghi, il secondo scopo del Qe era proprio quello di annullare il rischio-Paese e il rischio-contagio. Altro fallimento. E dopo la Grecia il paese con il rapporto più alto fra debito e Pil è l'Italia. Avremmo potuto vivere per qualche anno un secondo Risorgimento, ma molto probabilmente non sarà così. Anzi.

Tanti soldi non bastano - La mossa di Draghi già a novembre scorso era stata definita da molti analisti come l’ultima spiaggia per evitare una crisi ancora più grave e un possibile effetto a catena che, con discrete probabilità, avrebbe portato a un disgregarsi dell’economia europea e dell’Europa stessa. Fin’ora la Bce ha acquistato circa 170 miliardi di titoli pubblici, principalmente titoli di Stato. Considerando che è partito da tre mesi, non sono certo spiccioli. Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, ha inoltre ricordato che fino a settembre 2016 “gli acquisti Bce di titoli di stato italiani saranno dell’ordine di 150 miliardi, oltre 130 dei quali effettuati dalla Banca d’Italia, il resto dalla Bce”. Numeri altissimi anche per quanto riguarda il nostro Paese, ma il fatto resta lo stesso. Il Qe è appena iniziato e gli effetti dovrebbero quindi essere molto visibili: eppure i rendimenti e il costo del denaro stanno salendo invece di calare. Ma allora quali sono i motivi di questo tracollo?

Il perché del fallimento - Le cause sono molteplici e spesso strutturali. Alla base, già quando Draghi il 22 gennaio 2015 annunciò i dettagli del Qe, si sapeva che sarebbe andato incontro a dei problemi che risiedono alla radice della Comunità europea. Primo fra tutti una unione monetaria senza unione fiscale e politica, che porta spesso a delle strategie economiche profondamente diverse sa Paese a Paese, con tutte le conseguenze del caso. A questo c’è da aggiungerci la mancata mutualizzazione del debito, ovvero la condivisione del debito pubblico di diverse nazioni in modo da condividerne il rischio e abbassare la media dei rendimenti. I cosiddetti Eurobond, mai realizzati. Infine il Qe europeo è molto più rigido rispetto a quello, ad esempio, della Federal Reserve o della Bank of England. A tutto questo ci va aggiunta la crisi Greca. Anche in questo caso si sapeva che un paese in via di sviluppo dentro un’unione di Stati economicamente avanzati avrebbe creato problemi. Ma probabilmente c’era la speranza che si riuscisse a trovare un compromesso fra Governo ellenico e autorità europee. E così il Grexit, che ora sembra sempre più probabile, ha dato il colpo di grazia. Il Quantitative easing, insomma, ha solo diluito la crisi e il rischio di un contagio. Per quanto tempo, però, nessuno può prevederlo.

giovedì 18 giugno 2015

Nasce il "mini-patto" del Nazareno: l'ultima furbata di Silvio e Verdini

Forza Italia, tregua tra Silvio Berlusconi e Denis Verdini: libertà di coscienza in aula, ma no al voto di fiducia a Matteo Renzi




Tanto tuonò che scoppiò la pace tra Silvio Berlusconi e Denis Verdini. Più precisamente una tregua, sancita dopo un lungo e intenso faccia a faccia partito a cena e finito a notte fonda con al tavolo anche i mediatori Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Da più parti pronosticavano una nuova scissione da Forza Italia, ma a differenza del caso Fitto, quello del senatore toscano ha saputo mantenere agli occhi di Berlusconi una sua legittimità ripagata con un parziale perdono. Come racconta Paolo Emilio Russo su Libero, nel corso della serata i toni si sono anche alzati, che i due si fossero sempre detti schiettamente le cose in faccia non è una novità. Ed è proprio questo dettaglio che probabilmente ha tenuto integro il legame e scampato la rottura. Verdini ha cercato di evitare polemiche pubbliche che "fanno il male del partito", è stato il mantra di Berlusconi davanti alle convention dei Ricostruttori fittiani.

La trattativa - Verdini ha usato tutte le carte che poteva giocarsi per far capire a Berlusconi che stavolta faceva sul serio. Ha minacciato la formazione di gruppi autonomi alla Camera e al Senato, ammettendo però di non voler proseguire quella strada intenzionato come è a guadagnare spazio di manovra. Così ha ottenuto una sorta di "libertà di coscienza" su determinati temi che potranno portare parlamentari azzurri a votare provvedimenti del governo di Matteo Renzi. Se questi gesti non "danneggeranno l'immagine del partito", Berlusconi non avrà nessuna intenzione di intervenire. Con un solo limite: "Certo - ha chiarito - la situazione cambierebbe se qualcuno dovesse votare la fiducia; non ci saranno nuovi Patti del Nazareno".

Caivano (Na): Prime grane per Monopoli, l'Avv. Acerra, fondatore di "Noi Insieme con Monopoli": No alla logica del manuale Cencelli

Caivano (Na): Prime grane per Monopoli, l'Avv. Acerra,  fondatore di "Noi Insieme con Monopoli": No alla logica del manuale Cencelli 


di Francesco Celiento 


Avv. Domenico Acerra
Fondatore Lista "Noi Insieme con Monopoli"


CAIVANO – Stamattina 18 giugno secondo giorno di lavoro per il neo sindaco Simone Monopoli, mentre il commissario Contarino idealmente ha lasciato la stanza e consegnato le chiavi al suo successore. Dalla prime indiscrezioni sulla giunta comunale, già problemi per il primo cittadino, che, in un’anticipazione di un’intervista a Caivano Press che uscirà il 27 giugno, esclude una giunta tecnica di alto profilo. E guardacaso, stamane sul profilo Facebook del suo candidato, avvocato Acerra, è comparsa un post molto polemico verso le voci che lui sente arrivare dal palazzo.

“Sento voci, che spero siano infondate per sincero sentimento di bene verso le Istituzioni Democratiche e il Paese, secondo cui la prossima giunta comunale sarà oggetto di spartizione tra tutti i partiti che compongono la coalizione che sostiene il dottore Monopoli – dice il professionista -. Secondo tali indiscrezioni, a ogni Partito sarà ricnosciuto un assessore. A parte la scorrettezza democratica di tale procedura, con la quale si attribuisce ai Partiti un potere di nomina nella giunta comunale non previsto dalla legge, che al contrario riconosce tale potere esclusivamente al Sindaco, tutto questo in perfetta linea con la tanto deprecabile e mai abbastanza deprecata logica partitocratica e spartitoria contro cui credevo di avere combattuto e vinto la battaglia con la elezione a sindaco del dottore Monopoli. Ciò che comunque più colpisce a uno sguardo disinteressato è che il Sindaco, se fossero conferme tali voci, si sarebbe fatto irretire all’interno di una logica che tanti danni ha provocato al nostro sistema democratico fino a rendere ingovernabile il Paese. Il Paese deve essere liberato non solo dai vecchi Personaggi politici ma soprattutto dalle vecchie logiche politiche. Gli amministratori devono superare il vaglio dei meriti e delle capacità e non quello delle appartenenze ai partiti, degli equilibri politici e delle fedeltà personali”.