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domenica 24 agosto 2014

Grida, spinte, insulti e minacce. Follia di Cassano negli spogliatoi Ecco cosa è successo a Parma...

Antonio Cassano, lite furibonda negli spogliatoi: il Parma lo vuole cacciare




Altra "Cassanata" e il mercato in uscita del Parma rischia di riaprirsi: Antonio Cassano litiga col gruppo, con l'allenatore Roberto Donadoni e persino con l'amministratore delegato, Pietro Leonardi aprendo le porte a una clamorosa (e impensabile fino a qualche ora fa) cessione. Secondo le voci che sono filtrate si è trattata di una "litigata furibonda", con grida, spintoni, minacce, insulti. La scintilla è scoccata in campo, durante l’allenamento, e il tentativo di placare gli animi di mister Donadoni è rimasto senza fortuna. Finita la sessione pomeridiana, infatti, il battibecco è proseguito negli spogliatoi dove sono volate parole grosse, e un buon ricarico di improperi, come detto, è caduto pure sull'ad Leonardi. Una multa, per Cassano, sembra ora la minima punizione possibile. Ma il litigio con l'ad potrebbe anche "costargli" la cessione. Insomma, il mercato del Parma potrebbe complicarsi. Nel frattempo, infatti, Fantantonio non è stato convocato per la prossima trasferta a Carpi, che sfiderà il Parma in amichevole. Urge ricucire in fretta o attivarsi con altrettanta urgenza: il calciomercato chiude fra una settimana.

Mino Raiola distrugge il suo assistito: "Balotelli? Vi dico io chi è davvero. E se fallisce pure al Liverpool, è finito"

Mino Raiola: "Mario Balotelli non è un leader. Per lui è l'ultima spiaggia"




Mario se n'è andato. Balotelli, ora, è un giocatore del Liverpool. "Ho ancora tante piccole cosa da sistemare, il contratto lo chiudo lunedì o martedì", spiega Carmine Raiola, detto Mino, al Corriere della Sera. Lui è il procuratore di Balotelli, nonché il procuratore più famoso e temuto d'Italia, e col quotidiano di via Solferino si presta a una lunga chiacchierata il cui tema principale è proprio il suo assistito, Mario. Con il quale non è affatto tenero.

L'autostima - Raiola, prima, fa un mezzo show: "Ditemi che sono grasso, butto, zotico, testa di c...o. Non me ne frega niente e non mi lamento: ho l'autostima, io!". Quindi qualche dettaglio sul ritorno in Inghilterra di Mario: "Non è vero che ho chiesto al Liverpool una percentuale esagerata. Con gli inglesi c'è una trattativa molto fluida, corretta, basata sui contenuti. Va avanti da tre mesi - svela -. Non è uno scoop. Il Liverpool è sempre stata l'unica squadra che ho trattato per Mario in Inghilterra". E ancora: "Tre giorni fa non c'era niente in ballo: si parlava del Liverpool ma non c'era un'offerta. Se tu mi chiedevi se c'è un'offerta, io rispondevo di no".

"Non doveva tornare" - Quindi Raiola spiega che "era arrivato il momento di divorziare dal Milan". Perché? "Una sensazione, un sentimento. Non c'è stato un fatto, un avvenimento, una litigata. Niente di niente. Non è vero che si sono incrinati i rapporti. Io sono sempre stato negativo sul ritorno di Mario in Italia: la pressione, le aspettative, la stampa... Giocare in Italia per lui è molto più pesante che all'estero. Ma aveva insistito Mario: dal City voleva andare al Milan". Ma con i rossoneri, non tutto è andato come previsto.

Ultime spiagge - Dunque, il procuratore inizia a bastonare. "Mario (col Milan, ndr) ha giocato bene 6-7 mesi, dando un apporto determinante per andare in Champions. Ma poi si è visto che non è pronto per essere un leader". Quindi aggiunge: "Ho cercato per lui una squadra dove può essere un elemento importante senza che gli chiedano di fare il leader. Il Liverpool ha Gerrard: lì Mario sarà protetto e potrà esprimersi al meglio. Ora - avverte - tocca a lui. Un altro flop non è consigliabile...". Liverpool è l'ultima spiaggia?, viene chiesto a Raiola. Tranchant la risposta: "Ad altissimo livello sì. O la va o la spacca...".

Bossetti, parola chiave: "Tredicenni" Sesso, web e pedofilia: l'ultima scoperta

Yara, Bossetti cercava contenuti pedopornografici sul suo computer




Forse la svolta più significativa dallo scorso giugno, quando Ignoto 1, Massimo Giuseppe Bossetti, fu fermato con l'accusa di essere stato l'omicida di Yara Gambirasio, la ragazza di Brembate Sopra uccisa il 26 novembre 2010. Yara aveva 13 anni, e oggi si scopre che Bossetti, sui motori di ricerca del suo computer di casa, cercava la parola "tredicenni", seguita da altri termini pornografici. Secondo gli inquirenti che hanno setacciato ogni traccia digitale, riporta Repubblica, Bossetti avrebbe scaricato anche numerose immagini dal contenuto pedopornografico. Una circostanza che potrebbe rendere ancor più pesante il quadro indiziario attorno a Bossetti. Il legale di Bossetti, Claudio Salvagni, però smentisce in modo secco le indiscrezioni, e all'agenzia Adnkronos spiega, tranchant: "Non ci sono accessi a siti pedopornografici".

Cella di isolamento - Resta il fatto che altre indiscrezioni indicano che i supporti informatici stanno iniziando a fornire informazioni utili agli inquirenti: per ordine della procura di Bergamo, i dispositivi vennero sequestrati già lo scorso giugno. Bossetti si trova in carcere da due mesi e cinque giorni, in cella di isolamento. Secondo quanto si apprende l'ultimo accesso a contenuti pedopornografici a casa di Bossetti risale allo scorso maggio, un mese prima che Ignoto 1 venisse fermato dopo le conferme arrivate dal Dna. A meno che non si ipotizzi che sia stata la moglie di Bossetti - oppure la suocera e i figli piccoli - ad effettuare ricerche pedopornografiche su internet (circostanza difficile da immaginare), l'uomo accusato dell'omicidio di Yara si scopre, oggi, protagonista anche della ricerca di contenuti sessuali con protagoniste giovanissime, che avevano l'età della ragazzina uccisa in quella maledetta serata del 2010.

Ebola, ricoverata ragazza italiana Febbre e vomito, panico sull'aereo: isolata in un contenitore di plastica

Ebola, "caso sospetto": ricoverata una ragazza italiana




E' salita su un aereo della Turkish Airlines, che volava da Kano, in Kenya, a Istanbul, in Turchia. Pochi minuti dopo il decollo il violento attacco: la febbre altissima, vomita due volte. I sintomi dell'Ebola, l'incubo di questa estate. La protagonista, suo malgrado, del caso di sospetto contagio è una ragazza italiana di 23 anni, E.S.: in volo è stata immediatamente portata dall'equipaggio in un locale speciale, mentre all'atterraggio a Istanbul la ragazza è stata ricoverata. I sintomi sono quelli del virus dei pipistrelli, e secondo le informazioni trapelate già prima della partenza alla donna era stata diagnosticata la malattia, ma i medici l'avevano autorizzata a volare. Come detto, però, la situazione è subito precipitata, ed è scattato il panico a bordo.

Contenitore di plastica - Dopo molteplici falsi allarmi, ora anche una nostra connazionale è tra i sospetti contagiati dal virus Ebola. La notizia è stata rilanciata dal quotidiano turco Zaman ancor prima che le autorità italiane avessero raccolto informazioni sul caso. La Farnesina si è subito attivata, coinvolgendo il consolato italiano a Istanbul. Successivamente, dallo scalo kenyota di Kano, hanno confermato che la ragazza, per il volo, era stata fornita di medicine antimalariche. Che però non sono servite. I sanitari turchi hanno poi confermato i sintomi del virus e, in virtù dei protocolli di sicurezza, hanno isolato la giovane italiana in un contenitore di plastica trasparente per il trasporto in ospedale, dove deve essere confermato il contagio.

Le analisi - Nella mattinata di sabato, da Istanbul, hanno fatto sapere che per ottenere i risultati delle analisi sulla volontaria che si era recata in Kenya servirà qualche giorno. La giovane è assistita dal Consolato italiano e dal suo compagno, tenuto fuori dal reparto dove la ragazza si trova in isolamento. Fonti mediche turche sostengono che, però, i disturbi manifestati potrebbero anche essere dovuti a una reazione allergica a un farmaco anti-malarico. Fonti della Farnesina riferiscono che la ragazza operava in Ciad e stava tornando in Italia.

"Cabina di contagio" - Un episodio allarmante, a poche ore di volo da casa nostra. Un episodio che, inoltre, si è manifestato all'interno di un aereo, una perfetta "cabina di contagio". Un caso, dunque, destinato a far crescere ulteriormente la psicosi da virus. Non a caso, il coordinatore dell'Onu David Nabarro, arrivato ieri, venerdì 22 agosto, in Liberia, ha spiegato di temere "una fiammata dell'epidemia". La Liberia è la prima tappa del coordinatore nei Paesi colpiti dal virus: Nabarro sta lavorando su una strategia di "sicurezza" per gestire l'emergenza nei prossimi mesi.

Le cifre - Il bollettino di vittime e contagi è in crescita da giorni: tra il 19 e il 20 agosto sono stati segnalati un totale di 142 nuovi casi (confermati o sospetti) e 77 decessi in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone. Il totale delle vittime dallo scoppio dell'epidemia, al 20 agosto, è salito a 1.433, mentre i casi totali sono 2.615. L'Oms ha annunciato un documento operativo sulla strategia da adottare "nei prossimi 6-9 mesi", e gli specialisti dell'organizzazione hanno aggiunto che "nessuno sa quando l'attuale crisi di Ebola finirà".

Altra strage in mare: 20 morti I profughi dispersi sono 170

Libia, strage in mare: 20 morti recuperati, 170 i dispersi




Una nuova strage in mare. Già venti i cadaveri recuperati: questo il primo bilancio ufficiale fornito dalla Guardia costiera di Tripoli. Ma si cercano altre decine di vittime. Tra i corpi già ripescati quello di un bimbo che indossava un giubbotto salvagente e un neonato di 18 mesi. Altre vittime, insomma, tra i migranti in fuga dal nord Africa dopo l'ultimo naufragio avvenuto davanti al litorale di Guarabouli, a circa 60 chilometri a est di tripoli, dove in mare furono ritrovati i resti del barcone in legno. Tra i primi a dare la notizia delle nuova strage la tv satellitare al-Jazeera.

170 dispersi - Secondo quanto si è appreso, il naufragio è avvenuto nella serata di venerdì 22 agosto, ma soltanto in questi ultimi minuti si è delineata l'entità della sciagura. A bordo del barcone, infatti, si trovavano circa 200 immigrati dell'Africa sub-sahariana, dei quali si sono perse le tracce al largo di Tripoli. Ad ora, risultano circa 170 dispersi. Le vittime recuperate, in maggioranza, sono eritrei e somali. Nel frattempo, salgono a 1.373 gli immigrati recuperati nelle ultime ore dalla Marina militare nel Canale di Sicilia nei diversi salvataggi portati a termine nell'ambito dell'operazione Mare Nostrum.

sabato 23 agosto 2014

Beccati su strada dall'autovelox? Ecco quando la multa è nulla

Autovelox: ecco quando la multa è nulla




Non sempre bisogna pagare. La multa per eccesso di velocità, accertato con l'ausilio dell'autovelox, è nulla se il segnale del limite di velocità non viene ripetuto dopo l'incrocio. A stabilirlo è stata la Corte di Cassazione (ordinanza n.11018/14 del 20 maggio 2014) ribadendo il principio secondo cui, quando viene imposto un limite di velocità che abbassa quello previsto per il tipo di strada, deve essere ribadito con un segnale apposito dopo ogni incrocio, altrimenti diventa inefficace. Quindi, se un guidatore trova prima un limite di velocità, poi attraversa un incrocio e infine incappa in un autovelox, non potrà essere sanzionato. Un altro di quei casi nel quale il ricorso contro una multa è virtualmente sempre vincente. 

Il verdetto - La Cassazione si è pronunciata dopo aver esaminato un caso di un automobilista calabrese a cui era stato contestato un eccesso di velocità, accertato con l'autovelox. La Corte ha accolto il suo ricorso, sentenziando che "Va infatti ritenuto che la mancanza della ripetizione del segnale poteva indurre il conducente a credere che la riduzione del limite di velocità disposta prima dell'intersezione fosse venuta meno, giacché il coordinamento tra l'art. 119 e l'art. 104 del Regolamento è da formulare nel senso che il limite di velocità imposto da un segnale cessi, per effetto del segnale di fine del limite, solo se ci si trova in presenza di un tratto di strada continuo".

Gola profonda del Pd frega Renzi: "Aumenterà le tasse, ecco come"

La soffiata dal Pd: "Così il governo Renzi aumenterà le tasse"




Dopo gli annunci e le smentite su taglia alle pensioni, manovre d'autunno e nuove tasse in arrivo, il premier Matteo Renzi e il sottosegretario Graziano Delrio hanno assicurato che le tasche degli italiani non saranno toccate. Almeno direttamente. A quanto pare il governo sta studiano un piano per aumentare la pressione fiscale in modo indiretto scaricando le responsabilità sugli enti locali. Al Nazareno in tanti sostengono questa tesi e una gola profonda del Pd vicina che ad Affaritaliani racconta quali saranno le prossime mosse del governo.

Le mosse - La prima riguarda la riduzione delle detrazioni fiscali. Nel 2011 erano stati censiti 264 miliardi di euro, ora, con un intervento mirato e non lineare, si punta a recuperare qualche miliardi, quattro o cinque. C'è di tutto in questa voce, dall'Iva agevolata ai bonus per i figli a carico. Il ministero dell'Economia sceglierà, d'intesa con Palazzo Chigi, dove operare il blitz. Il secondo punto, quello più preoccupante riguarda la Tasi. Nel 2015 scatta il "liberi tutti" per i Comuni e quindi non ci saranno più tetti né sulla prima né sulla seconda casa. Ed è probabile che una delle misure di Renzi in autunno sia un'ulteriore riduzione dei trasferimenti agli enti locali, che, di conseguenza, aumenteranno l'imposta sugli immobili per recuperare quegli introiti che non arriveranno più da Roma. Dunque i comuni avranno mano libera per rincarare le imposte sulla casa. Una soluzione che va bene al governo ma che svuoterà ancora una volta le tasche degli italiani.