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mercoledì 20 agosto 2014

Il 'condottiero' Conte dà la sua ricetta: "Ecco la Nazionale che ho in mente"

La ricetta del condottiero Conte per l'Italia: "Sarò l'allenatore del popolo italiano"




"Firmiamo subito qui, davanti a tutti". Così ci togliamo da ogni impiccio, questo è il senso. A dirlo è Carlo Tavecchio, raggiante al suo primo acquisto tecnico, Antonio Conte. "Abbiamo fatto il matrimonio" aggiunge, un po' impacciato.

L'accordo - "Già alla seconda telefonata" i due, pare, si accordano, una stretta di mano fra gentiluomini. "Resto dell'avviso che ci voglia un condottiero, un comandante" dice Tavecchio che precisa: "Lo stipendio è in linea con gli stipendi dei migliori tecnici in Europa" Fiducia 100%, chiavi in mano, queste le parole chiave: pare un trionfo il nuovo accordo tra l'ex tecnico della Juventus e il nuovo presidente della federazione. "Con Puma abbiamo un rapporto preferenziale, Antonio Conte è una risorsa per questa Federazione e lo stipendio rientra perfettamente nei parametri" "Per la Figc è un investimento, appoggiato da un pool di sponsor" precisa il neo presidente, alle continue domande sul contratto sostanzioso del Mister.

Uomini, poi giocatori -  "Giuseppe Rossi? E' un patrimonio calcistico, mi auguro che possa riprendersi per il bene del club e nostro" ma non vuole parlare dei singoli Conte, parla di uomini prima che dei giocatori, e aggiunge "è inevitabile che la convocazione bisogna meritarsela, anche e soprattutto fuori dal campo." Antinelli della Rai insiste sul suo trascorso alla Juve, e Conte ammette di aver visto sentito "tante supposizioni, dico solo che dopo 3 anni di percorso vincente eravamo giunti alla naturale conclusione." Il Mourinho italiano, amato dai supporter della Juve e "odiato" dagli altri club, dovrà ora conquistarsi l'agognato titolo di "amato da tutti". Ma un condottiero voleva Tavecchio e un condottiero ha trovato "Lo spirito che voglio portare in Nazionale è lo stesso che ha contraddistinto tutte le mie squadre, dal Siena e l'Arezzo alla Juventus. Quando parlo di mentalità vincente, parlo di questo".

Il Napoli si sveglia tardi, con il Bilbao è solo 1-1: azzurri salvati da Higuain

Champions, Napoli-Athletic Bilbao 1-1




Il Napoli raccoglie solo un pareggio nel preliminare di andata di Champions League con l'Athletic Bilbao. Al San Paolo finisce 1-1, ma i partenopei nel finale hanno sciupato diverse occasioni per portare a casa la vittoria. Il primo tempo è tutto del Bilbao. Il Napoli timido subisce l'iniziativa degli iberici e così poco prima della fine del primo tempo al 41' il Bilbao passa in vantaggio: accelerazione di De Marcos sul settore di centrodestra, scarico verso i tredici metri dove Muniain si fa trovare smarcato e ha tutto il tempo per mirare e battere Rafael. Nel secondo tempo esce tra i fischi Insigne e al suo posto entra Mertens. Al 23° del secondo tempo il Napoli pareggia: Hamsik serve Higuain al limite, l'argentino difende il pallone dall'attacco di Balenziaga, si decentra verso destra fin quando non trova il varco giusto per far partire il tiro in diagonale che Iraizoz non può prendere. A questo punto il San Paolo diventa una bolgia e il Napoli spinge. Al 25° della ripresa ripartenza azzurra, Higuain serve Calletì che, liberissimo, mette a sedere Iraizoz ma spedisce clamorosamente sull'esterno della rete. Poi sul finale cross basso di Britos, Balenziaga respinge corto servendo di fatto Michu che, da ottima posizione, non se la sente e scarica per Callejon, che vede rimpallata la sua conclusione. Si spengono qui le speranze di vittoria del Napoli. Ora dovrà fare i conti con l'Athletic al ritorno tra otto giorni a Bilbao. 

SCHIAFFO DALL'EUROPA ALL'ITALIA "Emergenza sbarchi? Sono affari vostri" Bruxelles adesso se ne la va le mani...

Emergenza migranti, l'Ue all'Italia su Frontex: "Non ha i mezzi per subentrare a Mare nostrum"




Dovete arrangiarvi. L'Europa ci abbandona e sull'emergenza sbarchi il governo italiano dovrà fare da solo. Respinte dunque per il momento le richieste del ministro degli Interni, Angelino Alfano che a Ferragosto aveva detto chiaramente: "L'operazione Mare nostrum finirà a ottobre e subentrerà la Ue con Frontex". Sulle certezze del ministro dell'Interno e del governo italiano, però, è arrivata oggi una doccia gelata direttamente da Bruxelles. Frontex, ha detto un portavoce della Commissione, "è una piccola agenzia" senza mezzi e dunque tocca a tutti i paesi Ue "fare di più" sull'emergenza sbarchi e la corsa verso l'Europa di decine di migliaia profughi di guerre e carestie dalle zone più calde dell'Africa e del Medio Oriente.

"Non abbiamo mezzi" - "Siamo in contatto con l'Italia - ha aggiunto il portavoce di Bruxelles - e non possiamo che essere d'accordo sul fatto che l'Ue nel suo complesso debba fare di più, abbiamo ripetuto continuamente che gli stati membri devono fare di più contribuendo con mezzi e finanziamenti". Noi, ha detto ancora il portavoce Ue, "stiamo facendo tutto quel che possiamo per l'Italia con i mezzi che abbiamo a nostra disposizione", mentre Bruxelles "riconosce pienamente il magnifico lavoro che sta svolgendo l'Italia" e sta "cercando di vedere insieme" cosa l'Ue possa fare in più.

La risposta - Il portavoce della Commissione, pii, ha ricordato che "l'Italia ha avuto aiuti senza precedenti": "L'Italia ha beneficiato di circa 500 milioni di euro di aiuti nel periodo 2007-2013 e sarà il più grande beneficiario nel periodo 2014-2020 con 315 milioni di euro, cifra inferiore dovuta al generale taglio del bilancio Ue chiesto dagli stati membri". Poi la dichiarazione finale: "Frontex da sola, così come è oggi, con un piccolo bilancio e senza guardie di frontiera, né navi né aerei", non può intervenire da sola ed è per questo che "per un'operazione di lungo periodo devono essere coinvolti e contribuire tutti gli stati membri".

RENZI IL PENSIONANTE D'ORO Fa le ferie nell'hotel extra lusso Guarda il Video

Renzi il pensionante fa ferie da nababbo

di Franco Bechis 


Matteo Renzi sta lavorando al taglio delle pensioni d'oro (secondo lui quelle sopra 2.500-3.000 euro netti al mese) durante la breve vacanza a Forte dei Marmi. E lo fa da pensionante d'oro, perchè ha scelto come buen retiro a fianco di vip come Daniela Santanchè, Flavio Briatore e calciatori famosi un hotel boutique. E' quattro stelle superior, il Villa Roma imperiale, con prezzi da capogiro. Ospitare un week end una famiglia come quella di Renzi costa un mese di pensione d'oro. E una settimana ha prezzi da capogiro. Ma ne vale la pena, perchè lì si vive come un pascià...


TRAVAGLIO ALLA GOGNA Pugnalato dai grillini: ecco come...

I grillini mettono alla gogna perfino il "loro" Travaglio

di Marco Gorra


Dura la vita del beniamino del Movimento cinque stelle. Un momento sei in cima al mondo, adorato ed onorato come un oracolo ed il momento dopo finisci nella polvere, tra gli insulti e le contumelie di chi aveva appena finito di batterti le mani. Ora, finché ti tocca un trattamento del genere e ti chiami Stefano Rodotà o Milena Gabanelli, ancora ci sta: del grillismo eri e resti corpo estraneo, e non puoi pretendere che certe infatuazioni in gente tanto volubile abbiano effetti duraturi. Se però ti chiami Marco Travaglio e del citato grillismo vieni - a torto o a ragione - considerato il principe degli aedi, allora c’è un problema.

I fatti. Ieri si sono chiuse le votazioni del mega-sondaggio grillesco per eleggere il “giornalista dell’anno”: in lizza una quarantina di nomi più o meno noti del panorama giornalistico italiano rei di avere scritto male dei Cinque stelle in una o più occasioni ed un pratico form per decretare chi tra essi sia il più esecrabile. In fondo alla lista, una casella aggiuntiva “altri”liberamente compilabile dall’utente qualora ravvisasse lacune nel pure corposo bouquet di candidati offerto dalla casa.

A vincere (e a mani basse) è Giuliano Ferrara: il direttore del Foglio incassa la bellezza di 3.828 preferenze e porta a casa la medaglia d’oro («Me ne frego», commenterà con profilo encomiabilmente basso su Twitter poco dopo). Dietro, completano il medagliere il vicedirettore del Corriere della sera Pierluigi Battista (1.986 voti) e l’editorialista di Repubblica Corrado Augias (fermo a 1.429).

La vera sorpresa, però, arriva andando a vedere nel dettaglio la composizione della voce “altri”. Al di là dell’ottimo risultato di lista (2.197 voti e secondo posto virtuale), sorprende il disaggregato. Dove a fare la parte del leone sono in due: la firma di Repubblica Vittorio Zucconi (che tra i Cinque stelle gode di discredito talmente ampio da essere stato invano escluso dalla competizione da Grillo stesso, che lo aveva insignito del premio fuori categoria di “sciacallo dell’anno”) ed il citato vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Quest’ultimo totalizza un lusinghiero score di 618 voti, che lo issano fino alla settima piazza della classifica (meglio di lui, oltre ai tre sul podio, fanno solo il direttore del Giornale Alessandro Sallusti con 1.137, l’altro ex idolo Michele Santoro con 725 e Gad Lerner che si impone sul filo di lana a quota 674).

Tanta l’enormità della cosa che nei commenti qualcuno ci resta anche male: «Travaglio merita rispetto anche quando dice cose che non ci piacciono», prova a buttare lì uno. Parole al vento: Travaglio nei mesi scorsi ha osato criticare i Cinque stelle (i casi più clamorosi su reato di clandestinità ed euro-intruppamento dei deputati del Movimento con i nazionalisti inglesi dell’Ukip), e pertanto va punito. Che la mentalità grillina maltolleri l’idea stessa della deviazione dalla Linea è d’altronde noto, così come lo è che da quelle parti si coltivi un certo riflesso pavloviano in forza del quale non esistono critiche ma solo biechi attacchi dettati da oscure e inconfessabili motivazioni. 

E allora non ci sono curriculum e benemerenze che tengano. Ferrara e Travaglio più o meno pari diventano e finiscono insieme nel calderone dei pennivendoli nemici del cambiamento. E fa niente se fino a ieri Travaglio era l’oracolo. La gloria del mondo, ai tempi delle gogne via Internet, passa ancora più in fretta.

martedì 19 agosto 2014

Tragica scivolata sugli scogli a Ischia, in pericolo di vita il figlio dell'ex senatore Giacinto Russo

L'amministratore Gaetano Daniele: "I collaboratori e gli amici de Il Notiziario sono vicini all'amico Giacinto Russo"


Giuseppe Russo, 29enne capitano dell'Aeronautica militare, scivola sugli scogli batte la testa e cade in acqua svenuto

di NanoTv e Marco Di Caterino 


L'incidente a località Scannella ai margini della zona marina protetta il Regno di Nettuno. Giuseppe Russo, figlio dell'ex senatore Giacinto Russo nonchè capitano dell'Aeronautica Militare a Pratica di Mare, aspetta un gruppo di amici che lo stanno raggiungendo con il gommone, si arrampica sulla scogliera, scivola battendo violentemente la testa e cade in acqua svenuto sotto gli occhi degli amici e di altri bagnati che assistono alla scena. Tutto accade in una manciata di secondi, alcuni amici si tuffano seguendo la scia di sangue e lo strappano una prima volta alla morte certa tirandolo via dall'acqua. Sono passati diversi secondi e Giuseppe ha ingerito moltissima acqua nei polmoni. La zona è praticamente priva di campo con i cellulari e il tentativo di chiamare i soccorsi con i cellulari fallisce sia da parte degli amici che di tutti i bagnanti che assistono attoniti all'incidente. Gli amici lo caricano sul gommone e si dirigono nel vicino porto di Forio, a metà strada riescono a contattare via cellulare i soccorsi che immediatamente lo trasportano dal porto di Forio all'ospedale Rizzoli dove Giuseppe va in arresto cardiaco, probabilmente per l'acqua presente nei polmoni. L'equipe di rianimazione riesce a strapparlo alla morte per la seconda volta e con la rianimazione il cuore torna a battere. I successivi esami clinici con la tac alla testa evidenziano che nonostante il forte trauma cranico non ci sono stati danni celebrali ma è l'acqua nei polmoni e la sindrome da annegamento a preoccupare i medici del Rizzoli e quindi  il capitano resta ancora in pericolo di vita. L'ex senatore Giacinto Russo: "siamo nelle mani di Dio". «Sono più sereno. I risultati della tac del pomeriggio hanno scongiurato danni cerebrali permanenti. Ora speriamo in Dio e nelle terapie per quello che è stato più che un principio di annegamento». La voce che giunge al cellulare è quella del papà dell'ufficiale dell'aeronautica ferito nella baia della Scannella. Giacinto Russo, 60 anni, medico prestato alla politica nazionale - eletto senatore nel 2008 per Italia dei Valori - che non ha mai dimenticato la sua Caivano, dove ancora lavora come ginecologa la moglie, Annamaria Ariemma.

«Mio figlio – continua Giacinto Russo – è stato davvero molto sfortunato. Lui non si è tuffato. Al momento dell'incidente si trovava su uno scoglio, ed aveva declinato l'invito degli amici a tuffarsi. Non ha fatto nemmeno in tempo a girarsi lentamente, che è scivolato sul tappeto di alghe dello scoglio».


Elenco immobili di Bersani: ne ha per un miliardo di euro

Elenco immobili di Bersani: ne ha per un miliardo di euro

I partiti, anche quelli che non esistono più, hanno moltissime case. Chi è il più ricco? Il segretario dei democratici

di Franco Bechis 



Forse non lo sanno nemmeno loro, ma al catasto non hanno dubbi. La più grande immobiliare di Italia è quella della politica. E il palazzinaro per eccellenza di Palazzo è Pierluigi Bersani. Incrociando come dovrebbe Attilio Befera i dati dei registri delle Camere di commercio con quelli di Sister dell’Agenzia del Territorio, Libero è stato in grado di disegnare la prima vera e completa mappa immobiliare della politica italiana. I partiti politici, le loro organizzazioni territoriali, i circoli, le società immobiliari controllate direttamente e indirettamente hanno in mano oggi 3.805 fabbricati sparsi in tutta Italia e 928 terreni. Le loro rendite catastali, agrarie e dominicali sommate ammontano a circa 2,8 milioni di euro, che ai fini della nuova Imu di Mario Monti indicherebbero un valore fiscale di circa 500 milioni di euro. In media per avere un valore reale di mercato bisognerebbe più che raddoppiare questa cifra, arrivando quindi a circa 1,2 miliardi di euro. Di questa somma l’80% circa riguarda proprietà immobiliari che risultano ancora in capo alle forze politiche in cui pianta le sue radici il Pd. Significa che sparso ovunque e gelosamente custodito  in forzieri, fondazioni e strutture territoriali, Bersani può contare su un patrimonio immobiliare che vale quasi un miliardo di euro in caso di valorizzazione. Gran parte è intestato ancora al Partito democratico della sinistra e alle sue strutture territoriali (unità di base, federazioni regionali, comunali e territoriali di varia natura), nonché alle immobiliari che risultano ancora di sua proprietà. Solo nell’area Pci-Pds-Ds-Margherita-Ppi-Pd sono 831 i diversi codici fiscali che risultano intestatari di fabbricati.

Vecchie sezioni - Fra questi ci sono sicuramente le sezioni del vecchio pci, che risulta ancora intestatario al catasto di ben 178 fabbricati e 15 terreni. Ma vedendo numeri di vani e caratteristiche di ciascun immobile, è difficile che proprietà accatastate come abitazioni di 12 o 14 vani o uffici di metrature ancora più ampie possano corrispondere al classico identikit delle vecchie sezioni territoriali. I democratici di sinistra controllano gran parte del patrimonio immobiliare attraverso le nuove fondazioni che ha costituito con pazienza il tesoriere Ugo Sposetti. Particolarmente ricche quelle umbre e quella di Livorno. Fra Pds, Pd, Ds e vecchio Pci sono ben più di 3 mila i fabbricati di proprietà. E non è manco detto che ci sia una mappatura completa, e che le varie federazioni di sigle ormai in disarmo ne abbiano l’esatto controllo. Non è escluso che qualche vecchio amministratore locale non ne abbia nemmeno fatta menzione al partito. La mappa immobiliare è comunque l’unica che rende in qualche modo tangibile il fantasma più classico di ogni partito politico: quello del bilancio consolidato. Per capire quanti soldi sono girati e girano, e quale è la forza economica bisognerebbe infatti mettere insieme i conti nazionali che vengono resi pubblici con i rendiconti delle centinaia di strutture territoriali che invece sono nascosti. 

Forza economica - L’emergere di tante proprietà immobiliari fa comprendere meglio di ogni altra cosa come il Pd sia il partito che ha alle sue spalle la forza economica più impressionante della politica. L’unica cosa che non si capisce è come gli amministratori locali di Bersani continuino ad impiegare fondi che il partito gira alle strutture territoriali nell’acquisto di nuovi immobili.  A Genova, dove non mancano certo proprietà delle varie sigle che stanno alle spalle del Pd, è stato comprato un appartamento da 5 vani nel 2010. A Crespino, in provincia di Rovigo, quattro fabbricati. A Montecchio, provincia di Reggio Emilia, acquistati nell’aprile 2011 addirittura due terreni erbosi. Acquistati immobili e terreni nel piacentino. Così nello spezzino, dove esisteva una celebre immobiliare del pds. Sarà forse un buon investimento in momento di crisi, perché certo il mattone dà più soddisfazione e sicurezza dei fondi in Tanzania. Resta difficile comprendere perché nella sinistra italiana faccia tanto ribrezzo potere prendere una sede di partito o un ufficio per i propri dirigenti in banale affitto come accade a molte altre forze politiche.

Il papa laico - Re Bersani a parte, dalla banca dati della Agenzia del Territorio emergono molte sorprese: tutti i partiti ufficialmente morti e sepolti hanno ancora appartamenti e perfino palazzine di un certo valore. Dalla Dc al partito socialista. Ne posseggono anche partiti che certo non hanno invaso le cronache politiche, come quello del Papa laico o quello dell’armonia. Ma la sorpresa delle sorprese viene dal partito nazionale fascista, che non solo è morto, ma è stato sciolto per legge. Tutti i suoi beni sono passati al demanio pubblico, ma l’operazione non è riuscita per quattro fabbricati e due terreni. Uno di questi risulta ancora di proprietà del Pnf e dato un uso ad Anagni, nel frusinate, al Fondo edifici di culto del ministero dell’Economia.