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mercoledì 20 agosto 2014

TRAVAGLIO ALLA GOGNA Pugnalato dai grillini: ecco come...

I grillini mettono alla gogna perfino il "loro" Travaglio

di Marco Gorra


Dura la vita del beniamino del Movimento cinque stelle. Un momento sei in cima al mondo, adorato ed onorato come un oracolo ed il momento dopo finisci nella polvere, tra gli insulti e le contumelie di chi aveva appena finito di batterti le mani. Ora, finché ti tocca un trattamento del genere e ti chiami Stefano Rodotà o Milena Gabanelli, ancora ci sta: del grillismo eri e resti corpo estraneo, e non puoi pretendere che certe infatuazioni in gente tanto volubile abbiano effetti duraturi. Se però ti chiami Marco Travaglio e del citato grillismo vieni - a torto o a ragione - considerato il principe degli aedi, allora c’è un problema.

I fatti. Ieri si sono chiuse le votazioni del mega-sondaggio grillesco per eleggere il “giornalista dell’anno”: in lizza una quarantina di nomi più o meno noti del panorama giornalistico italiano rei di avere scritto male dei Cinque stelle in una o più occasioni ed un pratico form per decretare chi tra essi sia il più esecrabile. In fondo alla lista, una casella aggiuntiva “altri”liberamente compilabile dall’utente qualora ravvisasse lacune nel pure corposo bouquet di candidati offerto dalla casa.

A vincere (e a mani basse) è Giuliano Ferrara: il direttore del Foglio incassa la bellezza di 3.828 preferenze e porta a casa la medaglia d’oro («Me ne frego», commenterà con profilo encomiabilmente basso su Twitter poco dopo). Dietro, completano il medagliere il vicedirettore del Corriere della sera Pierluigi Battista (1.986 voti) e l’editorialista di Repubblica Corrado Augias (fermo a 1.429).

La vera sorpresa, però, arriva andando a vedere nel dettaglio la composizione della voce “altri”. Al di là dell’ottimo risultato di lista (2.197 voti e secondo posto virtuale), sorprende il disaggregato. Dove a fare la parte del leone sono in due: la firma di Repubblica Vittorio Zucconi (che tra i Cinque stelle gode di discredito talmente ampio da essere stato invano escluso dalla competizione da Grillo stesso, che lo aveva insignito del premio fuori categoria di “sciacallo dell’anno”) ed il citato vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio. Quest’ultimo totalizza un lusinghiero score di 618 voti, che lo issano fino alla settima piazza della classifica (meglio di lui, oltre ai tre sul podio, fanno solo il direttore del Giornale Alessandro Sallusti con 1.137, l’altro ex idolo Michele Santoro con 725 e Gad Lerner che si impone sul filo di lana a quota 674).

Tanta l’enormità della cosa che nei commenti qualcuno ci resta anche male: «Travaglio merita rispetto anche quando dice cose che non ci piacciono», prova a buttare lì uno. Parole al vento: Travaglio nei mesi scorsi ha osato criticare i Cinque stelle (i casi più clamorosi su reato di clandestinità ed euro-intruppamento dei deputati del Movimento con i nazionalisti inglesi dell’Ukip), e pertanto va punito. Che la mentalità grillina maltolleri l’idea stessa della deviazione dalla Linea è d’altronde noto, così come lo è che da quelle parti si coltivi un certo riflesso pavloviano in forza del quale non esistono critiche ma solo biechi attacchi dettati da oscure e inconfessabili motivazioni. 

E allora non ci sono curriculum e benemerenze che tengano. Ferrara e Travaglio più o meno pari diventano e finiscono insieme nel calderone dei pennivendoli nemici del cambiamento. E fa niente se fino a ieri Travaglio era l’oracolo. La gloria del mondo, ai tempi delle gogne via Internet, passa ancora più in fretta.

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