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venerdì 22 aprile 2016

YARA, È QUASI FINITA Perché da oggi Bossetti è ancora più nei guai

Processo Yara, guai per Bossetti: la corte respinge le perizie su dna e telecamere, sì alle lettere con la detenuta



I giudici di Bergamo hanno rigettato tutte le perizie chieste dalla difesa di Massimo Bossetti, accusato dell'omicidio di Yara Gambirasio, ma hanno acconsentito ad alcune richieste integrative di prova documentale tra cui le lettere che l'imputato ha scambiato in carcere con una detenuta. Secondo gli avvocati doveva essere una giornata decisiva, per le sorti dell'operaio di Mapello, e forse lo sarà ma in negativo.

Il dna, le telecamere, i tessuti - In particolare, la Corte d'Assise ha respinto la perizia relativa al Dna trovatosi sugli indumenti della vittima 13enne. Una traccia genetica mista su cui, secondo la difesa, c'erano delle "anomalie", rendendo di fatto necessari ulteriori approfondimenti. Tesi non condivisa dall'accusa e ora anche dalla Corte presieduta da Antonella Bertoja. La Corte ha precisato in merito alla perizia relativa al Dna che l'approfondimento chiesto dai difensori "non è decisivo" così come non è decisiva la perizia relativa all'allineamento delle telecamere ritenuta "superflua". Per i giudici sono altrettanto "superflue" le perizie chieste su sfere e fibre trovate sul corpo della vittima "perché trascorso troppo tempo dalla morte della 13enne". In merito all'ultima perizia richiesta dalla difesa e dall'accusa di approfondimenti medico-legali, secondo la Corte "è già stato assodata l'impossibilità dato il tempo trascorso dal momento della morte a quello del ritrovamento di Yara di acquisire ulteriori elementi". Anche quest'ultima perizia dunque risulta per i giudici "superflua".

Le lettere (hard) con la detenuta - I giudici di Bergamo hanno invece concesso l'acquisizione delle lettere tra l'imputato e la detenuta Gina. Acquisizione di documenti che deve riguardare "tutte le lettere nella disponibilità delle parti". Sono stati ammessi come nuovi elementi di prova anche alcune slide fornite dai carabinieri relative alla indagine sulla morte della 13enne di Brembate, mentre sono state respinte altre richieste di prova documentale avanzate dai legali dell'unico imputato in carcere per il delitto di Yara.

IL TRACOLLO DI RENZI I numeri della fine di Matteo Un sondaggio dissangua il Pd

I numeri del tracollo di Renzi. Il sondaggio che dissangua il Pd



Ha esultato troppo presto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che a poche ore dal risultato del referendum sulle trivelle ha gongolato davanti alle telecamere per il mancato raggiungimento del quorum. La fotografia scattata dal sondaggio dell'istituto Ixé per Agorà su Raitre racconta di un vero e proprio tracollo per il Partito democratico, con il partito renziano in calo dell'1,3%, passando così dal 33,1% al 31,8%. Guadagna quindi terreno il Movimento Cinquestelle che grazie a un salto dello 0,9% sale dal 25,4% al 26,3%. Godono dell'onda positiva anche gli altri partiti di opposizione, come la Lega nord che sale dello 0,6% arrivando al 14,4% e Forza Italia che recupera mezzo punto percentuale, attestandosi al 10,4%. Cresce anche Sinistra italiana che dal 6,1% è passata in sette giorni al 6,4%. Chiude la settimana in negativo inveve Fratelli d'Italia, seppur con un minimo 0,1% che la rallenta al 3,9%. Piccolo balzo per Area Popolare, cioè Ncd e Udc, che arriva al 3,3%.

CHI HA L'AGEVOLAZIONE Bollo auto, come non pagare la regola che pochi sanno

Bollo auto, come non pagare la regola che pochi conoscono



C'è la possibilità di non pagare il bollo auto. Lo spiega il sito "laleggepertutti.it" ripreso dal sito dell'Adnkronos che ricorda come quando si trasferisce la proprietà di un'automobile di seconda mano, può accadere che l'amministrazione finanziaria continui a inviare le richieste di pagamento del bollo auto al venditore, in precedenza titolare del veicolo. Questo accade perché l'acquirente non ha formalizzato il passaggio di proprietà nei pubblici registri automobilistici come prevede la legge, nei 60 giorni successivi all'acquisto. Il venditore ovviamente non ha alcun obbligo di pagare il bollo per un veicolo che non è più di sua proprieta. La tassa tocca al nuovo proprietario che deve farsene carico a  a partire dall'anno successivo a quello in cui è stata effettuata la vendita o la cancellazione del veicolo. Per chiedere lo sgravio o, in caso di silenzio da parte dell'amministrazione finanziaria, al giudice basta dimostrare il passaggio di proprietà con un documento scritto avente data certa.


Se, dopo l'atto di vendita, l'acquirente non ha formalizzato il passaggio di proprietà al PRA, il venditore deve far dichiarare la "perdita di possesso" dell'auto che può avvenire in due modi: o con una richiesta da esibire al PRA tramite dichiarazione sostitutiva, vale a dire presentare l'atto di vendita dell'auto o, in caso di passaggio di proprietà al comune, la copia della carta di circolazione sul cui retro il pubblico ufficiale del comune ha autenticato le firme del venditore e dell'acquirente; oppure con un procedimento al giudice di Pace. Nel caso in cui, nonostante il passaggio di proprietà sia stato trascritto al Pra e il precedente proprietario dell'auto continuasse a ricevere la richiesta di bollo auto, questo potrebbe dipendere da un errore dell'ufficio. In questo caso bisogna dimostrare con documenl caso in cui, nonostante il passaggio di proprietà sia stato trascritto al Pra e il precedente proprietario dell'auto continuasse a ricevere la richiesta di bollo auto, questo potrebbe dipendere da un errore dell'ufficio. In questo caso bisogna dimostrare con documenti idonei (scritti cioè con data certa) l'avvenuto trasferimento della titolarità di mezzo per avere lo sgravio.

YARA, GIORNO CRUCIALE Bossetti, c'è l'ultima speranza un dettaglio può salvarlo

Bossetti, il giorno della verità: il dettaglio che può salvarlo



Massimo Bossetti, imputato a Bergamo per l'omicidio di Yara Gambirasio, potrebbe vedere ribaltato il proprio destino. Oggi è il giorno della verità. Una giornata cruciale in cui la corte d'Assise presieduta dal giudice Antonella Bertoja, dovrà dire sì o no alla perizia sul Dna richiesta dalla difesa. Il pilastro dell'accusa - la prova scientifica che per il pm Letizia Ruggeri inchioda Bossetti per l'omicidio della 13enne di Brembate - viene messa in forse dai legali, gli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini, che parlano di anomalie rispetto ai risultati scientifici raccolti sui leggings e sugli slip della vittima che riportano alla traccia genetica di 'Ignoto 1' identificato poi come Massimo Bossetti. Se i consulenti dell'accusa sostengono che il confronto è stato fatto a regola d'arte per i difensori non vi è alcun dubbio di come, nel corso del dibattimento in aula, "le stesse indagini sul Dna abbiano mostrato risultati anomali e contraddittori".  Per i legali di Bossetti c'è una palese incongruenza: il Dna mitocondriale (che identifica la linea di ascendenza materna) non corrisponde a quello dell'imputato. L'assenza del Dna mitocondriale invalida la prova e anche il Dna nucleare - nella traccia mista del Dna di Yara e di Ignoto 1 trovata sugli indumenti della vittima - presenta "numerosi problemi".

Gli scenari - Sarà la corte a decidere se respingere, accogliere in tutto o in parte la richiesta della difesa. Nel primo caso si andrebbe spediti verso la richiesta di ergastolo per Bossetti, in carcere dal 16 giugno 2014.  IOppure i giudici potrebbero concedere una perizia che di fatto consentirebbe per la prima volta l'accesso agli indumenti della vittima da parte della difesa. La scelta della corte di accogliere, in parte o in tutto, le richieste dei legali di Bossetti allungherebbe i tempi della giustizia e metterebbe in evidenza i dubbi della giuria rispetto a temi scientificamente complessi.  La nomina dei periti a cui affidare l'incarico farebbe slittare la sentenza di primo grado a dopo l'estate.

Le richieste della difesa - I difensori hanno chiesto anche una perizia medico legale per capire le cause, il momento esatto della morte e quanto il corpo della 13enne è rimasto nel campo di Chignolo d'Isola (dove fu trovato il 26 febbraio 2011); richiesto l'allineamento dell'orario delle tre telecamere (due di una ditta e la terza di un chiosco) che la sera della scomparsa di Yara (26 novembre 2010) inquadrano il presunto furgone del muratore di Mapello; altre perizie riguardano invece le fibre e le sferette metalliche trovate sul corpo e gli indumenti della vittima.

Prince, scoperta la causa della morte Quella rivelazione che cambia tutto

Prince, scoperta la causa della morte. Quella rivelazione che cambia tutto



E' sempre più avvolta nel mistero la morte di Prince, star della black music, 57 anni, trovato senza vita in uno degli ascensori dei suoi studi a Chanhassen, vicino a Minneapolis. Secondo Tmz, il celebre sito di gossip che ha dato per primo la notizia del decesso, Prince, una settimana fa era stato curato per una overdose da oppiacei.

Quel giorno, venerdì 15 aprile, il suo aereo privato era stato costretto a un atterraggio di emergenza a Moline nell'Illinois, qualche ora dopo un concerto ad Atlanta. Allora il suo entourage aveva spiegato che l'artista si era improvvisamente aggravato a causa di una febbre che lo tormentava da vari giorni. In realtà, secondo le fonti anonime citate da Tmz, l'artista ricevette "una iniezione" per contrastare gli effetti dei narcotici. Non solo. I medici gli consigliarono di rimanere ricoverato almeno 24 ore, ma l'artista decise di firmare e uscire in anticipo, tre ore dopo il ricovero, dopo aver scoperto che non erano disponibili stanze private. E il giorno dopo si esibì in concerto, per tranquillizzare i suoi fan.

Ora l'autopsia, che comincerà oggi 22 aprile, cercherà di fare chiarezza sulle causa della morte del genio della musica pop. La sua salma si trova già nell'istituto di medicina legale: i risultati preliminari potrebbero arrivare nel giro di qualche giorno, ma le prove tossicologiche richiederanno varie settimane.

I consigli per risparmiare 630 euro Le dritte (facili) degli esperti di soldi

Ecco come risparmiare 630 euro: i semplici trucchi (a cui non pensi)



Gli italiani sono un popolo votato al risparmio più che al consumo e lo dimostrano i 24 milioni che negli ultimi dodici mesi hanno dichiarato di aver ridotto le proprie spese. La cifra media che ognuno di loro è riuscito a tenere da parte ammonta a 625 euro, tra spese accessorie e obbligatorie. Questa è una delle evidenze messe in luce dalla ricerca che, in occasione del suo quinto anno di attività, Facile.it ha commissionato all’istituto mUp Research. la ricerca ha voluto indagare non solo sul risparmio attuale, ma anche su come sia cambiato il modo di tagliare le spese negli ultimi cinque anni, sia per quanto riguarda le voci obbligatorie del bilancio familiare sia quelle “accessorie”.

Dove tagliano - Sul fronte delle prime, negli ultimi dodici mesi i risparmi maggiori si sono ottenuti sulle polizze auto e moto; il 38% del campione intervistato (pari a 9,1 milioni di italiani) ha dichiarato di essere riuscito a tagliare il costo della propria assicurazione. A seguire, scorrendo i numeri dell’indagine, si scopre che, pur senza cambiare operatore, il 36% degli italiani (8,4 milioni di individui) ha risparmiato sui costi telefonici e il 26% (6,1 milioni) lo ha fatto migrando verso un’altra compagnia per i servizi di linea fissa e Adsl; rimanendo nell'ambito delle spese domestiche, il 29% degli intervistati (6,8 milioni) ha affermato di aver risparmiato grazie al cambio di fornitore di energia elettrica e gas. Se si confrontano i dati con quelli del 2011, la spesa cui gli italiani hanno dovuto rinunciare in percentuale maggiore sono i controlli medici a pagamento. Se cinque anni fa sceglieva di risparmiare sulla salute solo il 15% degli italiani, oggi dichiara di farlo il 34%, vale a dire 8 milioni di Stando alla ricerca è aumentato anche il numero di chi ha ridotto i costi delle assicurazioni per auto e moto - erano il 27% del campione nel 2011 - per le spese telefoniche e per le bollette di luce e gas (rispettivamente il 21% ed il 19% nel 2011).

I risparmi - Gli italiani sembrano aver imparato anche a gestire al meglio i rapporti con la propria banca: dalle interviste risulta che 3,3 milioni di persone sono riuscite a risparmiare cambiando istituto e 570mila lo hanno fatto surrogando o rinegoziando il mutuo. Le spese accessorie, il risparmio oggi e il confronto con 5 anni fa Venendo invece alle cosiddette “spese accessorie”, oggi per risparmiare gli italiani decidono soprattutto di tagliare i pasti fuori casa (67% del campione intervistato) ma, se si confrontano le percentuali con quelle relative al 2011, la voce che ha vissuto l’incremento maggiore è quella delle spese per l’abbigliamento; si è passati, negli ultimi cinque anni, dal 37% al 54%. Se dal 2011 siamo più disposti a rinunciare a spettacoli a pagamento (29% contro l’attuale 42%), quando si parla di libri, giornali e musei l’interesse sembra in aumento, tanto che se nel 2011 tagliava su queste spese il 19% dei consumatori oggi la percentuale è scesa al 15%.

Ogni giorno - Il vero risparmio si ottiene dando la giusta attenzione a tutte le spese quotidiane, anche le più piccole; ecco quindi che il 24% dichiara di essere stato indotto a cambiare supermercato grazie a prezzi più vantaggiosi e il 14% di non fare benzina nel primo distributore che capita, ma di scegliere con attenzione quello con i costi inferiori, anche se per raggiungerlo deve fare qualche Il web è lo strumento più usato per risparmiare Il 57% di chi nell’ultimo anno è riuscito a tagliare le spese domestiche ha dichiarato di aver utilizzato i comparatori e le offerte online, risultati così lo strumento più utile per chi vuole risparmiare. Al secondo posto si trovano i volantini e le offerte dei punti vendita che hanno raccolto il 44% delle preferenze. Medaglia di bronzo a parenti e amici, i cui consigli sono serviti nel «In occasione dei cinque anni di attività abbiamo calcolato che, dal 2011, il risparmio totale permesso agli utenti di Facile.it è stato pari a oltre 260 milioni di euro – ha dichiarato Mauro Giacobbe, Amministratore Delegato della società – Limitandoci alla sola Rc auto e al solo 2015,  confrontando i dati ANIA con i preventivi disponibili su Facile.it, il risparmio per ogni polizza auto è stato pari in media a 88 euro, con picchi superiori ai 2.000 euro».

Modella attraversa i binari con le cuffie Tragica fine per la bella 18enne / Foto

Attraversa i binari con le cuffie, modella travolta dal Frecciarossa



Stava ascoltando della musica con le cuffie la ragazza di appena 18 anni investita e uccisa ieri mattina da un treno Frecciarossa partito da Torino e diretto a Napoli all’altezza della stazione Certosa a Milano. Secondo la ricostruzione della polizia Lisa Di Grisolo (ma lei si firmava Digrisolo sui social), che faceva la modella, avrebbe attraversato il binario mentre stava ascoltando della musica nelle cuffie e, probabilmente anche per questo, non si sarebbe accorta del treno in arrivo. Sul posto è intervenuta l’auto medica dell’Ospedale milanese Sacco che non ha potuto fare altro che constatare il decesso della giovane. Sulla dinamica dell’incidente sta indagando la polizia ferroviaria. I passeggeri del Freccirossa sono stati fatti salire su un altro treno. Non vi sono altre persone coinvolte nell’incidente.

Regeni, spifferata dalla polizia egiziana: "Ecco cosa gli abbiamo fatto", ma è giallo

Regeni, la spifferata dalla polizia egiziana: "Ecco cosa gli abbiamo fatto", ma è giallo



Il ricercatore italiano Giulio Regeni, torturato e ucciso al Cairo, era stato fermato dalla polizia e poi trasferito in un compound gestito dai servizi di sicurezza il giorno in cui scomparve, cioè il 25 gennaio. Lo hanno riferito fonti di intelligence e di polizia smentendo la versione ufficiale fornita dalle autorità egiziane secondo cui i servizi di sicurezza non avevano arrestato Regeni. Tre funzionari dei servizi segreti egiziani e tre fonti di polizia, separatamente gli uni dagli altri, hanno confermato all'agenzia Reuters che la polizia aveva preso in custodia lo studente prima che morisse. Il corpo del ricercatore 28enne fu trovato il 3 febbraio, abbandonato a lato di una strada fuori dal Cairo, con evidenti segni di tortura, secondo quanto riferito da funzionari forensi e procuratori in Egitto. Le autorità egiziane hanno fortemente negato qualsiasi coinvolgimento nella morte dello studente. Poco prima che il suo corpo fosse trovato, la polizia aveva ipotizzato che il ragazzo fosse stato vittima di un incidente d’auto. Settimane dopo, avevano ribadito che Regeni poteva essere stato ucciso da una gang criminale. Le fonti hanno invece confermato a Reuters che la polizia aveva preso in custodia il ragazzo prima che morisse.

La risposta - "Non vi è alcun legame tra Regeni e la polizia o il ministero degli Interni o l’Homeland Security (i servizi di sicurezza). Non è mai stato tenuto in nessuna stazione di polizia e (non è mai stato) qui". Lo ha dichiarato a Reuters Mohamed Ibrahim, funzionario del dipartimento di Comunicazione dell’Homeland Security. "L’unica volta che (Regeni) è entrato in contatto con la polizia - ha spiegato Ibrahim - è stato quando ufficiali di polizia hanno timbrato il suo passaporto nel momento in cui è atterrato in Egitto". E ha aggiunto: "Se avessimo avuto sospetti per quanto riguarda la sua attività la soluzione sarebbe stata semplice: espellerlo. Alla domanda se Regeni fosse stato portato nella stazione di polizia di Izbakiya al Cairo, come alcune fonti hanno rivelato a Reuters, un funzionario del ministero degli Interni hanno risposto che "Non rilasciamo alcuna dichiarazioni in merito".

Svolta nel calcio: "Si può bestemmiare" Via libera pure dai fedelissimi del Papa

Svolta in campionato: "Si può bestemmiare". Via libera dai fedelissimi del Papa



Bestemmiare in campo: da oggi si può, anche nel campionato di calcio cattolico. Il Csi, l’associazione sportiva fondata dall'Azione Cattolica nel 1944, di Torino ha deciso di depenalizzare le le tanto malviste imprecazioni a sfondo religioso. Niente più cartellino rosso, quindi, ma azzurro. Invece di essere espulso, il giocatore che proprio non riesce a trattenersi verrà allontanato temporaneamente dal campo. L’azzurro è una misura introdotta nei campionati Csi già da qualche stagione per punire una serie di infrazioni, tra cui il fallo da ultimo uomo e ora anche la bestemmia. La depenalizzazione, già adottata dal Csi di Bologna nel 2013, è arrivata dopo le richieste dei dirigenti di alcune squadre. "Le nostre sono partite combattute ma pur sempre amatoriali – ha spiegato Stefano Gubernati, allenatore in seconda di una delle squadre, - Lo spirito è far giocare tutti. Una sanzione intermedia è più giusta". "E' vero che smoccolare non è bello, non è educato, non si fa – ha ammesso Gianco Ferreri, dirigente, - Però ogni tanto qualcosa scappa, magari dopo un pestone o un contrasto troppo duro. Dopotutto stiamo giocando a calcio. A tanti l'espulsione sembrava eccessiva: siamo gente che gioca per pura passione”. Poi continua raccontando un aneddoto: “Quando giocavo, una volta me la sono presa con il Creatore: l'arbitro tirò fuori il rosso e furono gli stessi avversari a chiedere clemenza perché eravamo già in dieci per parte dopo solo 10 minuti".

"Io non sono qui a lavorare per te" Bomba Draghi sulla Merkel, lei furiosa

"Io non sono qui a lavorare per te". Bomba Draghi: guerra con la Merkel



"È prevedibile che i tassi di interesse nell’Eurozona restino ai livelli attuali, o ancora più bassi, per un periodo esteso e ben oltre l’orizzonte temporale degli acquisti di titoli", ovvero ben oltre il marzo 2017, termine di principio fissato per la conclusione del "quantitative easing". Parola di Mario Draghi, che ha parlato in conferenza stampa a Francoforte.

Gli acquisti nell’ambito del qe, ha avvertito mister Bce, andranno avanti anche oltre quel mese se Francoforte non vedrà "un aggiustamento sostenuto dell’inflazione". Insomma, per l'Eurozona le prospettive restano fosche. Il presidente della Bce ha aggiunto di attendersi "che la ripresa economica continui", ma l’inflazione, ha aggiunto Draghi, rimane molto bassa e potrebbe tornare negativa a breve prima di tornare positiva nel secondo semestre e migliorare poi nei due anni successivi.

L’economia di Eurolandia continua inoltre a risentire del consolidamento fiscale in atto in alcune aree e di un’attuazione ancora insufficiente delle riforme strutturali. Le autorità, ha puntato il dito Draghi, devono "contribuire in maniera più decisa" per porre le condizioni per aumentare la creazione di posti di lavoro e combattere una disoccupazione strutturale. Insomma, la Bce prevede che la ripresa continuerà, ma i rischi restano prevalenti al ribasso a causa dell'incertezza globale.

Ma uno dei passaggi più duri dell'intervento di Draghi è quello con cui ha risposto ai duri attacchi rivolti alla politica monetaria della Bce da parte del governo tedesco e dal ministro delle finanze Wolfgang Schauble in particolare. Draghi, infatti, ha precisato che l'helicopter money, ovvero la distribuzione della moneta creata dlala Bce direttamente agli operatori e dunque bypassando le banche, "non l'abbiamo mai discussa". Draghi si è detto "sorpreso dall'interpretazione delle mie parole". E ancora, la frase durissima: "La Bce ha un mandato per l'intera Eurozona, non per la sola Germania".

La risposta - Dall'Olanda la Merkel ha risposto con altrettanta durezza: "La Bce è indipendente nelle sue decisioni di politica monetaria, ma è legittimo per i tedeschi discutere del basso livello dei tassi di interesse".

Grave lutto nel mondo della musica È morto Prince: m è giallo sulla fine

Lutto nel mondo della musica E' morto Prince: c'è un giallo



Icona indiscussa della musica mondiale: il cantante Prince è morto. Idolo del pop anni’80 è deceduto a 57 anni in circostanze misteriose nella sua casa di Minneapolis. Ancora incerta la dinamica della morte. Il cantante era stato ricoverato d’urgenza il 15 aprile scorso, costringendo il suo jet privato a un atterraggio d’emergenza in Illinois. Ma era apparso ad un concerto il giorno successivo per assicurare i fan sulle sue condizioni di salute. 

Nato a Minneapolis il 7 giugno 1958, il suo nome d'arte deriva dal nome della band dove il padre suonava, ovvero i "Prince Rogers Trio".Per tutti gli anni Ottanta Prince ha preferito giocare con i giornalisti, inventando una serie di storie sulla sua infanzia e adolescenza oppure mentendo sulla sua data di nascita. Per lungo tempo ha dichiarato di avere origini italiane, storia che non è mai stata esplicitamente confermata. Nel 2004 la rivista Rolling Stone lo ha inserito al 27º posto nella lista dei 100 migliori artisti.

Mediaset accusa-bomba contro la Rai Cosa arrivano a fare per gli ascolti

Da Mediaset pesante accusa alla Rai: "Paga gli ospiti di cronaca per fare show"



Pesante accusa alla Rai: pagherebbe i protagonista della cronaca nera italiana per assicurarsi la loro presenza nei talk show. A muoverla è Alessandro Banfi, giornalista Mediaset di Videonews e responsabile del contenitore Pomeriggio 5 su Canale 5. Intervistato da Blogo, Banfi lancia l'accusa alla concorrenza.

Secondo alcune intecettazioni, pare che Carmela Anguzza e Antonella Panarello, rispettivamente madre e sorella di Veronica (madre di Loris, accusata dell'omicidio) abbiano "trovato un’ottima risorsa economica nei proventi derivanti dalle loro partecipazioni ai programmi televisivi". Nelle carte vengono citati i programmi Domenica Live e Segreti e Delitti, entrambi firmati da Videonews. 

Banfi, a tal proposito, risponde: "Non posso commentare la vicenda perché in quel momento non ero responsabile di niente a Videonews. Posso dire che da quando io ci sono e sono responsabile anche penalmente di Pomeriggio 5 - e solo di Pomeriggio 5 - non abbiamo mai pagato nessuno". Banfi ribadisce: "Dal 29 ottobre non abbiamo mai pagato nessuno in alcun modo, meno che mai i testimoni di cronaca. Anzi, spesso ci capita che gli ospiti prima confermino la loro presenza accettando liberamente il nostro invito, poi ci richiamino dicendo 'no, vado alla Rai perché lì mi danno qualcosa e voi no". 

giovedì 21 aprile 2016

L’associazione Sveglia Caivano al fianco del Benin per la costruzione di una Scuola

L’associazione Sveglia Caivano al fianco del Benin per la costruzione di una Scuola



Anche l’associazione Sveglia Caivano è tra i sostenitori del progetto finalizzato alla realizzazione di una scuola nella Repubblica del Benin, in Africa.

L’ altro giorno, un primo tavolo di lavoro ha messo insieme associazioni ed imprenditori del territorio per programmare una serie di iniziative per la raccolta dei fondi necessari. A presiedere l’incontro il console italiano in Benin, Giuseppe Gambardella. Il diplomatico ha sottolineato come la solidarietà rappresenti la migliore strategia per gestire al meglio il fenomeno dell’immigrazione: solo garantendo livelli di vita dignitosi anche ai popoli delle aree più povere del mondo si eviterà che gli stessi siano costretti ad emigrare in massa.

“Abbiamo sposato in pieno il progetto umanitario propostoci dall’associazione “Donare è amore” presieduta da Pina Pascarella che ringrazio in maniera particolare– afferma l’imprenditore Nino Navas fondatore dell’associazione Sveglia Caivano – saremo impegnati con l’associazione e le nostre imprese a sostenere questa importante iniziativa. Come sempre cercheremo di costruire una rete di solidarietà per il raggiungimento di questo obiettivo e a tal proposito ringrazio sin da ora l’associazione Giovanidee presieduta da Pasquale Della Gatta, il mio amico imprenditore, Pietro Magri che prontamente hanno risposto al mio invito e i soci di Sveglia Caivano Nunzia Orefice, Antonio Alibrico, insieme al presidente Tonia Mormile per la loro grande disponibilità”.

La società umilia Totti, caos a Roma "Se vuole ancora giocare a calcio..."

La società umilia Totti, caos a Roma: "Se vuole ancora giocare a calcio...



Due gol in due minuti (dopo una rete altrettanto decisiva nella precedente partita e un assist in quella prima ancora) non bastano. Rafforzare e rilanciare la leggenda ogni domenica non è sufficiente. Già, perché secondo quanto affermato da SkySport, nonostante la pazzesca impresa di ieri sera all'Olimpico contro il Torino, il futuro di Francesco Totti non sarà sul campo. O almeno non sarà sul campo con la maglia della Roma.

L'emittente satellitare infatti ha spiegato: "Decisione irrevocabile, se Totti vuole continuare a giocare, dovrà farlo da un'altra parte. Può rimanere a Roma solo da dirigente". La decisione, insomma, sarebbe stata presa e sarebbe irrevocabile (e Luciano Spalletti, con discreta evidenza, è stato piazzato dalla società in panchina proprio per "de-tottizzare" la squadra).

Alla luce di queste informazioni rilanciate da Sky, assumono maggiore importanza alcune parole di Totti, di cui ha dato conto sempre dall'emittente satellitare di Rupert Murdoch. Il Pupone, ieri sera nel pre-partita, ai fotografi che lo circondavano durante il riscaldamento avrebbe detto: "Fotografate fotografate, tanto sono le ultime". Saranno le ultime davvero?

Caserta: Meeting sulla terapia del dolore, la parola al Prof. Aldo Bova

Caserta: Meeting sulla terapia del dolore, la parola al Prof. Aldo Bova


di Gaetano Daniele




Una tecnica innovativa per la cura del dolore osteoarticolare persistente è stata presentata ieri a Caserta nel corso di un meeting su ‘terapia del dolore osteoarticolare con radiofrequenza’, svoltosi nella Clinica Sant’Anna, alla presenza di un folto gruppo di medici campani e pugliesi.

“Il trattamento – ha spiegato il prof. Aldo Bova, primario emerito del reparto di Ortopedia dell’Ospedale San Gennaro di Napoli e responsabile della terapia del dolore ortopedico della Clinica Sant’Anna – è mininvasivo e non comporta complicanze. Attraverso un apparecchio di neuromodulazione con radiofrequenza, vengono infilati 4-5 aghi sulla parte interessata dal dolore. Si effettua un’unica seduta”. “Gli ambiti di applicazione solitamente trattati sono: rachide cervicale, dorsale, lombosacrale, spalla-gomito (epicondilite), mani (rizoartrosi), anca (coxartrosi), ginocchia (artrosi, meniscosi, protesi dolorose) e piedi (sindrome di Morton, spina calcaneare) mentre le persone che possono sottoporsi alla terapia sono pazienti anziani che non vogliono o non possono operarsi, cardiopatici, nefropatici, gastropatici, allergici, anche giovani con dolori osteoarticolari persistenti (come la lombalgia), e, in tanti casi, gli sportivi”, ha concluso il prof. Bova

C'è la mafia nel comune di Don Camillo Cacciato sindaco Pd: le denunce leghiste

La mafia nel comune di Don Camillo e Peppone. Cacciato il sindaco Pd: le denunce leghiste



Il comune di Brescello, in provincia di Reggio Emilia, è stato chiuso per mafia. Protagonista delle avventure di don Camillo e Peppone nei racconti di Giovanni Guareschi, sulle conclamate infiltrazioni 'ndranghetiste nel piccolo comune emiliano sono stati i consiglieri regionali della Lega Nord tra i primi a denunciare, sin dal 1999: "Ora aria pulita a Brescello - ha commentato l'attivista antimafia del Carroccio Catia Silva, consigliera comunale di Brescello e responsabile legalità della Lega Emilia - siamo pronti a collaborare col commissario, come già fatto con la commissione prefettizia. Il commissariamento è il riconoscimento di oltre dieci anni di lotta per la legalità portata avanti dalla Lega Nord - ha aggiunto - Fin dal 1999 venne l'europarlamentare Mario Borghezio per denunciare le infiltrazioni  nel Comune". Intimidazioni, incendi, danneggiamenti e gravi minacce. Questo il prezzo pagato da Silva per aver portato alla luce il sommerso sistema Brescello con le sue interrogazioni e i suoi articoli sulla stampa. I responsabili sono cinque esponenti emiliani della 'ndrina, tra i quali spicca Alfonso Diletto,  attualmente al 41bis nell'ambito del processo Aemilia e sotto processo a Bologna per le minacce alla Silva a partire dagli anni 2009-2010. "Ricordo la campagna elettorale del 2014 - ha spiegato Alan Fabbri, capogruppo leghista in Regione Emilia Romagna - quando fummo di fatto allontanati da un bar di calabresi, in pieno centro paese, per la nostra appartenenza alla Lega Nord. Certe scene non si dovranno mai più ripetere nel paese che ci piace ricordare come quello di don Camillo e Peppone - ha detto ancora Fabbri - Vogliamo una regione libera dalle mafie, libera dalle compromissioni. L'impegno di Catia e della Lega Nord sia modello ed esempio per tutti i partiti: per liberarsi dalla criminalità organizzata servono schiena dritta e nessun compromesso".

Il pesce killer è arrivato nei nostri mari È tossico: uccide anche da cotto / Foto

Pesce palla maculato pescato in Calabria: se mangiato, è mortale



Occhio al pesce palla maculato, specie tropicale entrata nei nostri mari 13 anni fa, complice il riscaldamento globale: se finisce in una rete da pesca e da lì in tavola, può causare intossicazioni gravissime, anche letali. Per questo l’Ispra lancia l’allarme: lo scorso 15 aprile l’istituto ha ricevuto la segnalazione dell’avvistamento di un esemplare di pesce palla maculato, il "Lagocephalus sceleratus", che è stato successivamente catturato nelle acque vibonesi, nel Comune di Briatico, in Calabria. La cattura è stata prontamente comunicata ai ricercatori grazie alle indicazioni della campagna di informazione che Ispra sta conducendo sui pesci palla. Questo pesce «killer», entrato in Mediterraneo dal Canale di Suez nel 2003, è stato responsabile di severe intossicazioni alimentari (compresi alcuni rari casi fatali) in Paesi come Grecia, Cipro, Turchia, Libano, Israele, Egitto. La tossina mantiene il suo effetto anche dopo la cottura. L’Ispra invita, pertanto, tutti i pescatori a separare la specie dalle altre catture, congelarla e ad inviare la propria segnalazione a pescepalla isprambiente.it.

Arriva la nuova legittima difesa Ecco quando si potrà sparare ai ladri

Legittima difesa, c'è la nuova legge. Ma Ncd frena



Chissà se sarà la volta buona. Dopo anni e anni di dibattiti, in discussione a Montecitorio c'è una nuova norma sulla legittima difesa, che prevede un diritto "rafforzato" per chi subisce una intrusione domestica da parte di sconosciuti. Tra i promotori c'è la Lega ma il fatto nuovo è che la norma è sostenuta anche dal Pd e porta in calce la firma del democratico David Ermini. Prevede che "la colpa dell'agente (cioè colui che si difende, ndr) è sempre da escludere se l'errore è conseguenza di un grave turbamento psichico causato dalla persona cui è diretto il fatto (ovvero l'intruso, ndr). Ma.. c'è un ma. Il Pd non è compatto e teme di sbilanciarsi troppo verso le pulsioni di strada. In più, essendo in arrivo le elezioni amministrative, teme di servire un assist al Carroccio, che con ogni probabilità finirebbe per intestarsi i meriti della legge approvata. E poi c'è Ncd, che si è messa di mezzo chiedendo che la legge ritorni in commissione Giustizia perchè, così com'è ora, darebbe troppa libertà all'autodifesa.

SPOT ERG: ENERGIA DALLA NATURA FUTURO SOSTENIBILE SEMPLICEMENTE ENERGIA

SPOT PUBBLICITARIO ERG: ENERGIA DALLA NATURA FUTURO SOSTENIBILE SEMPLICEMENTE ENERGIA





Da quasi 80 anni ERG opera con successo nel settore dell'energia. Attraverso ERG Renew è il primo operatore nell'eolico in Italia e tra i principali in Europa con 1.721 MW installati.

Quotata alla Borsa di Milano, è inoltre attiva nella produzione di energia elettrica da fonte idrica e termica ad alta efficienza e basso impatto ambientale.

Il Gruppo ERG è presente anche nella distribuzione carburanti tramite una partecipazione nella JV TotalErg (51% ERG).

Esperienza, dinamismo e sviluppo sostenibile sono al centro del nostro modo di fare industria. Ci appassionano le sfide e puntiamo sul talento delle nostre Persone e il valore dei nostri partner per raggiungere sempre i migliori risultati. Etica, credibilità ed efficienza caratterizzano, da sempre, il nostro modo di lavorare. Visita il sito: WWW.ERG.UE/

Cartelle esattoriali troppo complicate Equitalia cambia tutto: ecco come

Equitalia cambia le cartelle esattoriali: troppo complicate



Se ne sono accorti dopo anni. Che spesso, il cittadino, davanti a quei fogli bianchi e azzurri che gli chiedono di pagare, ci capisce poco o niente. Non capisce a chi debba pagare, per quale ragione, e talvolta persino quanto. Così Equitalia, il cui contratto per la riscossione delle entrate tributarie dei Comuni scade il prossimo 30 giugno, sta mettendo mano alle cartelle esattoriali. Per renderle più comprensibili da parte di chi le riceve a casa. L'annuncio lo ha dato ieri in commissione Finanze lo stesso amministratore delegato di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini. Un nuovo modello più chiaro in cui il cittadino possa comprendere da solo i motivi della cartella, senza dover ricorrere a un avvocato o a un commercialista. La nuova formula conterrà inoltre le motivazioni esatte della pretesa creditoria. Spesso Equitalia - ha spiegato l'ad - "sa di dover riscuotere una certa somma, ma non sa con esattezza la motivazione sottesa alla richiesta di pagamento" emessa da parte dell'ente creditore.Per questo, la qualità delle informazioni "è fortemente influenzata da elementi di criticità". Difficoltà che si verificano soprattutto con enti impositori diversi dalle agenzie fiscali ed enti previdenziali.

Referendum, una trappola mortale Pd, la sinistra non firma. Furia-Renzi

Referendum, una "trappola" mortale: Pd, la sinistra non firma. Furia-Renzi



Mancano mesi al referendum di ottobre, ma il Pd è già allo sbando. Per la consultazione sono state già raccolte le firme di tutti i parlamentari dell'opposizione, e oggi anche quelle della maggioranza. Ma, attenzione, nel Pd gli esponenti di spicco della minoranza si sono astenuti dal sottoscrivere la richiesta. Un gesto peculiare, di fatto un attacco al premier, un modo per spiegargli che, anche in questo caso, gli faranno la guerra.

A spiegare la scelta è stato Gianni Cuperlo, il quale ha affermato: "Per una questione di logica ed eleganza penso sia giusto che siano le opposizioni ad avanzarla". Anche se, a ben vedere, per la medesima "questione di logica ed eleganza", trattandosi di un referendum sulla nostra Costituzione, è scontato immaginare che le richieste arrivino da tutti, l'intero Pd compreso.

Ovvia la rabbia di Matteo Renzi, il quale ha subito compreso che cosa lo attende. "Ormai non è più una novità. Nel Partito democratico c'è una parte che fa opposizione su tutto. Ce ne faremo una ragione". Così il premier in diretta tv direttamente da Città del Messico, dove si trova insieme ai manager delle più importanti aziende italiane per incontrare il presidente Enrique Pena Nieto.

Tra i non-firmatari in casa Pd, oltre a Cuperlo, figurano Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza. Dunque i singoli parlamentari, come Andrea De Maria e la bindiana Margheria Miotto. La sinistra dem aveva chiesto sin dal principio di lasciare alle opposizioni l'iniziativa referendaria, appellandosi al "galateo istituzionale". Anche Miguel Gotor non ha firmato, ed ha dichiarato: "Io non firmo perché il referendum è uno strumento che le opposizioni hanno per contrastare una maggioranza parlamentare. L'opposizione ha già raccolto le firme, andava evitato questo sovraccarico, non va bene che la consultazione assuma un carattere plebiscitario. Ed è inevitabile quando è la maggioranza che chiede un referendum su di sè".

LO SCANDALO DEL LATTE Ecco che cosa vi bevete: la Coop è stata smascherata

Lo scandalo del latte della Coop: tutta la verità su ciò che vi bevete


di Attilio Barbieri


Il latte e i formaggi made in Italy sono sotto l’attacco dell’Europa. A far scoccare la scintilla della nuova guerra del latte che minaccia di far chiudere centinaia di stalle è stata la decisione delle grandi industrie di trasformazione, i francesi di Lactalis accompagnati da big di casa nostra come Auricchio e Biraghi, di disdettare gli accordi per la fornitura di latte. Da allora è partita una gara di solidarietà in cui i campioni della tavola tricolore si sono offerti di aiutare gli allevatori del nord Italia rimasti senza clienti a cui vendere l’alimento bianco.

La grande distribuzione ha annunciato una campagna per sensibilizzare i consumatori all’acquisto del prodotto nazionale, e alcune aziende si sono offerte di ritirare al posto dei francesi il latte invenduto. In prima fila la Ferrero e il Consorzio Virgilio di Modena, che da solo si è impegnato a lavorare 9 milioni di litri dei 15 complessivi che rischiavano di finire in discarica. Ieri a Milano sono stati distribuiti i primi 1000 cartoni del «latte della solidarietà», con l’operazione condotta da Virgilio assieme a Coldiretti: in piazza Duca d’Aosta, a tenere a battesimo l’iniziativa, c’erano il governatore lombardo Roberto Maroni e l’assessore regionale all’Agricoltura Giovanni Fava.

Lunedì evento simile, questa volta a Mantova, nel corso del quale il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina aveva levato il calice in un brindisi simbolico a base di latte, assieme al numero uno di Coop Italia, Marco Pedroni, che ha annunciato una campagna nazionale di promozione straordinaria del latte fresco italiano al 100%, con l’acquisto di un milione di litri di prodotto nazionale da veicolare nei puntri vendita dell’insegna leader nel nostro Paese.

Iniziative encomiabili, che si scontrano però con un’amara realtà: gli scaffali dei supermercati sono pieni di latte non italiano. Si calcola lo siano oltre 8 cartoni su 10 di quello a lunga conservazione, individuabile per la sigla Uht arrivi dall’estero. Perfino alla Coop. È una scoperta che ho fatto indossando i panni del casalingo di Voghera e recandomi nel punto vendita della cittadina oltrepadana della corazzata cooperativa, che proprio di recente ha traslocato in una location nuova fiammante alla rotonda di viale Martiri della libertà. In effetti c’è parecchio latte italiano a marchio Coop, ma ce n’è pure di anonimo, come quello venduto nella classica confezione blu e rosa con il logo della catena su fondo rosso.

L’etichetta è per lo meno reticente, per un’azienda che si propone di sostenere la produzione italiana. «Prodotto per Coop Italia - vi si legge - nello stabilimento di ...». E qui, come di consueto, si indicano due impianti: Soliera, in provincia di Modena, e Vernate (Milano). Il primo è identificato da una lettera «Q» che troviamo stampigliata accanto alla data di scadenza, il secondo da una «Y».

L’esperienza maturata in decine di scorribande fra i banconi di super e iper mercati mi ha insegnato a dubitare. Quando è del tutto assente un riferimento all’italianità della materia prima, vuol dire che è straniera. E infatti così è. La prova arriva dalla lettura del codice a barre, con una app per il cellulare rilasciata lo scorso anno dalla catena cooperativa: Coop Origini. Una rapida scansione del codice ed ecco la scoperta. Il latte intero Uht a marchio Coop può avere la seguente provenienza: Italia, Austria, Germania, Francia e Slovenia. La versione per computer della app, accessibile sul sito e-coop.it, svela un’ulteriore informazione: il confezionamento può avvenire in Italia o in Austria. E proprio da Gmunden, cittadina situata a una cinquantina di chilometri da Linz, arriva un cartone di latte Coop di cui ho la foto in archivio. A produrlo la Gmundner Molkerei. Ora è introvabile, però, sullo scaffale. In compenso c’è un prodotto con un marchio sconosciuto, «Biancolatte», che nonostante il nome italiano è prodotto e confezionato proprio a Gmunden e sempre dalla Gmundner Molkerei, azienda che sfornava fino a qualche tempo fa il latte a lunga conservazione Uht del gruppo di Pedroni. Una coincidenza? Chissà.

A rovistare sul web, di società chiamate Biancolatte non si trova neppure l’ombra, tranne una cremeria situata a Milano, in via Turati. Ci pensa però la portavoce del gruppo cooperativo a svelare il mistero. «Biancolatte è un marchio di fantasia del produttore austriaco che produce anche il prodotto a marchio Coop ed è un marchio di primo prezzo». Confermata anche, sempre dalla medesima fonte, «le due provenienze distinte», italiana e austriaca, «per il latte a marchio Coop». La materia prima arriva da cinque Paesi.

mercoledì 20 aprile 2016

IL GURU DEI SONDAGGI Amministrative: come andrà a Milano, Napoli e Roma

IL GURU DEI SONDAGGI Amministrative: come andrà
a Milano, Napoli e Roma



"Renzi ha stravinto. Passerà le amministrative di giugno e stravincerà a ottobre". E' il verdetto del guru dei sondaggi Nicola Piepoli che non ha dubbi sul futuro del premier: vincerà a ottobre ma anche le amministrative. In un'intervista a Italia Oggi Piepoli spiega come in realtà si sta sottovalutando "la furbizia, la scaltrezza e anche l'abilità di Matteo Renzi. Lui non ha mai venduto pubblicità come aveva fatto Silvio Berlusconi. Ma è più bravo del Cavaliere nel fare, letteralmente, il mercato della politica. Riesce a crearlo da solo, questo mercato". Sul futuro non ha dubbi, il sondaggisti: "Io penso che Renzi passerà le prossime amministrative di giugno, con un risultato che potrà sembrare una vittoria. Ci sono rischi e incertezze, ma alla fine non mi pare che queste amministrative possano rappresentare un grande ostacolo, o comunque un banco di prova decisivo".

Il futuro del governo - Piepoli sembra veramente sicuro della vittoria di Beppe Sala a Milano, del "Masaniello" Luigi de Magistris a Napoli, mentre a Roma ammette che la partità è dura per Renzi. "La partita è aperta e Virginia Raggi è sopravvalutata. Vorrei porre io una domanda: ma lei crede che al 'generone' romano una candidata così compunta vada bene? Qui non ho affatto certezze. Faccio una valutazione che comporta un rischio: Giachetti se la può giocare e la Raggi è favorita ma sopravalutata".  Poi la previsione: senza un'alternativa credibile Renzi è destinato a restare a Palazzo Chigi. 

Arriva il sorpassometro, allerta multe: come ti becca, quanto (tanto) pagherai

Multe, dimenticate autovelox e tutor: il nuovo incubo degli automobilisti è il sorpassometro



Siete automobilisti un po' troppo spericolati? Dimenticate autovelox e tutor, il vostro nuovo incubo si chiamerà sorpassometro. Si tratta di un nuovo dispositivo che affianca quelli già in dotazione alla polizia stradale e la aiuterà a sanzionare chi sorpassa dove è vietato. 

La telecamera - Come spiega il sito laleggepertutti.it, è una telecamera a cui sono collegate delle spire sul terreno. Quando l'automobilista passa su di esse vengono scattate foto e un video di 15 secondi (5 prima e 10 dopo l'infrazione), il tutto è inviato alla centrale operativa e poi al comando provinciale per l'emissione del verbale e della sanzione, che arriva nel giro di pochi giorni. 

Le sanzioni - Per effettuare il pagamento si avranno invece a disposizione 48 ore: si va dai 41 ai 1.272 euro e per i casi più gravi, come con scarsa visibilità o in curva, è prevista la perdita di 10 punti o la sospensione della patente. 

Fumatori, in arrivo una nuova stangata I prezzi (alti) per ogni marca di sigarette

Sigarette più care. Fumatori, arriva la stangata. I prezzi per ogni marca



Parte da oggi, mercoledì 20 aprile, la prima fase di aumenti dei pacchetti di sigarette in Italia. I primi prodotti a essere colpiti saranno quelli della Philip Morris che subiranno un rincaro di venti centesimi su Marlboro, Merit con pacchetto morbido, Chesterfield e Diana. Nei prossimi giorni non sono esclusi adeguamenti dei prezzi per tutti gli altri pacchetti della stessa entità. Restano invariati i costi del tabacco trinciato, per il momento.

Da 62 euro a 10 centesimi in un giorno Azioni, fate attenzione a questa banca

Da 62 euro a 10 cent in un giorno: azioni, attenzione a questa banca



Il prossimo 3 maggio Banca Popolare di Vicenza, dopo un aumento di capitale da 1.763 miliardi, sbarcherà in Borsa. E il Cda dell'istituto ha trovato un accordo sul prezzo a cui offrire le nuove azioni. Un prezzo "difficile". Già, perché la valorizzazione indicativa è stata compresa in una forchetta tra un minimo non vincolante di 10 centesimi per azione e un massimo vincolante pari a 3 euro. Una decisione che, al termine del board presieduto da Stefano Dolcetta, ha scatenato un acceso confronto.

Il punto è che l'operazione, così come tratteggiata, diluirà in modo drastico gli attuali soci: il prezzo delle nuove azioni, infatti, è lontanissimo sia dai 6,3 euro fissati dalla banca come controvalore del diritto di recesso al momento della recente trasformazione in Spa, sia - soprattutto - dai 62,50 euro ai quali Banca Popolare di Vicenza mise in vendita le proprie azioni in occasione dell'ultimo aumento di capitale, che risale all'agosto 2014. Scontato il malcontento dei 120mila soci della banca, che da un giorno all'altro vedranno nel migliore dei casi più che dimezzato il valore del loro impegno nell'istituto. L'operazione, a breve, dovrebbe otterere il via libera della Consob

Mister Inps gela chi oggi ha 30 anni: "Ecco a quale età andrete in pensione"

Mister Inps gela chi oggi ha 30 anni: "Ecco a quale età andrete in pensione"



Parola dell'Inps: la generazione 1980, ovvero chi oggi ha 30 anni, prenderà la pensione a 75 anni. La doccia gelata arriva dal presidente dell'istituto previdenziale, Tito Boeri, che è intervenuto al Graduation Day all'Università Cattolica. Boeri ha spiegato che prendendo a riferimento un "universo di lavoratori dipendenti, ma anche artigiani", è emerso come per un lavoratore tipo ci sia "una discontinuità contributiva, legata probabilmente a episodi di disoccupazione, di circa due anni". Ma non è tutto. Per Boeri questo buco contributivo pesa sul raggiungimento delle pensioni, che a seconda del prolungamento dell'interruzione può slittare "fino anche a 75 anni". Il presidente Inps ha aggiunto: "Non voglio terrorizzare, ma solo rendere consapevoli dell'importanza della continuità contributiva". E ancora: "Dato il livello della disoccupazione giovanile e dato che rischiamo di avere intere generazioni perdute all'interno del nostro Paese e dato che invece abbiamo bisogno di quel capitale umano, credo sia molto importante fare questa operazione in tempi stretti", ha concluso.

martedì 19 aprile 2016

Boschi, la fine del governo Renzi Il ministro svela quando può cadere

Fine del governo Renzi, le precise parole della Boschi: il giorno in cui può crollare



Maria Elena Boschi, dopo il referendum sulle trivelle, rompe il silenzio. Lo fa con il Corriere della Sera, al quale concede una lunga intervista in cui inizia levandosi un sassolino dalle scarpe. Parte in quarta, rispondendo al governatore Pd della Puglia, Michele Emiliano, che nonostante il quorum mancato parla di vittoria alle urne del fronte del sì.

"Capisco che chi perde un appuntamento elettorale o, come in questo caso, un referendum, cerchi mille interpretazioni per dimostrare che non ha perso - spiega la Boschi -. Vedo che Emiliano sta impiegando tutta la sua fantasia, però onestamente, la verità dei fatti è questa: si è votato per un referendum che riguardava un argomento specifico e che evidentemente non interessava alla maggioranza degli italiani". E ancora, rincara: "Se adesso le regioni promotrici si occupassero di sistemare i depuratori e ridurre le liste d'attesa nella sanità penso che saremmo più felici".

Dunque il ministro delle Riforme difende Ernesto Carbone, il renziano del "ciaone", e spiega: "Nessuno ha irriso chi ha partecipato e votato al referendum, anzi nutriamo massimo rispetto per chi si è recato alle urne. Il ciaone che alcuni hanno utilizzato era un modo di ironizzare, che tra l'altro spesso si usa nella comunicazione dei social, rivolto a una parte della classe dirigente che ha promosso il sì e non all'elettorato".

Si parla poi del prossimo referendum costituzionale, uno snodo cruciale per il governo: si deciderà sulla madre di tutte le riforme della premiata ditta Renzi-Boschi. "Noi abbiamo fortemente voluto sin dall'inizio questo referendum che prevede un sì o un no secco senza quorum di partecipazione, perché riteniamo che su un tema che coinvolge 40 articoli della nostra Costituzione non si possa non sentire l'opinione dei cittadini perché riguarda il futuro di tutti noi", premette.

Ma il passaggio più forte dell'intervista, probabilmente, arriva quando viene chiesto alla Boschi se "vi volete dare la legittimità popolare con il referendum". La risposta apre scenari precisi. Spiega la Boschi: "Al di là del fatto che in un sistema parlamentare noi siamo perfettamente legittimati dal Parlamento che ci ha dato la fiducia, è ovvio che se dovessero vincere i no, il nostro governo, che è nato per fare le riforme, non potrebbe fare finta di niente. Se invece passeranno i sì, si andrà avanti fino alle elezioni del 2018". Piuttosto chiaro il messaggio del ministro: in caso di bocciatura al referendum della riforma costituzionale, il governo Renzi potrebbe fare un passo indietro.

L'intervista - "Immigrati e Papa sono un problema" La drastica verità del generale Jean

"Immigrati da fermare. Ma il Papa...". La drastica verità del generale Jean


intervista a cura di Andrea Tempestini
@anTempestini



Il periodo storico che più lo affascina è «il Risorgimento, per il pensiero militare che ha espresso l’Italia e per il modo in cui è stata composta la guerra regia con la guerra di popolo». Il personaggio storico che avrebbe voluto essere non lo rivela: «Avendo io ottant’anni, diciamo uno giovane». Va dritto al punto, afferma che «l’integrazione degli extracomunitari è fallita, pensi alla Francia. Non parliamo del Belgio». Poi ci ricorda che «la Nigeria nel 2100 avrà 500 milioni di abitanti, quelli che ha oggi l’Europa intera. Dove li mettiamo?». Dà per certo il decadimento del Vecchio Continente e della Russia «per ragioni demografiche», ma va oltre: «La Cina acquisterà potenza, ma a sua volta decadrà dopo il 2050 per la concorrenza degli indiani, che tra 80 anni saranno 1,5 miliardi». A parlare è il generale Carlo Jean: controcorrente per vocazione e autorevole per definizione, è a lui che ci si rivolge quando si ha un dubbio su strategie militari, scenari internazionali, geopolitica e “quisquiglie” di tal caratura. Al generale, tra le frivolezze, sarebbe stato bello chiedere se in vita sua, per caso, ha mai perso una partita a Risiko. Ma il suo analitico puntiglio ha relegato la domanda al regno delle ipotesi. Gli abbiamo però chiesto quale sia il più bello tra i film di guerra: «Aleksandr Nevskij», risponde senza esitazione. Si torna indietro nel tempo fino al 1938, a Sergey Ejzenštejn e alla sua epica cinematografica antinazista. Si torna (nel film) alla Russia degli zar che tanto affascina il generale, così come, forse, lo affascina lo “zar” Putin, definito «un maestro di strategia».

Perché?

«Pensi alla Siria. Annuncia il ritiro anche se non si ritira: mette pressione su Assad affinché conceda qualcosa ai negoziati di Ginevra. Dunque attacca e libera Palmira per rilegittimarsi davanti all’opinione pubblica internazionale. Tiene il piede in due staffe: appoggia Assad perché le basi militari in Siria gli fanno comodo, ma non si sbilancia troppo a favore del mondo sciita perché si metterebbe contro quello sunnita. Sa, il 18% della popolazione russa è islamica, e sono tutti sunniti. È spregiudicato al limite del cinismo, decide con rapidità, spiazza gli avversari. In Siria sta realizzando un capolavoro strategico».

Tutto il contrario rispetto a ciò che combinano Usa e Ue in Libia.

«Lì il problema è che nell’est del Paese ci sono Egitto e Francia che perseguono obiettivi differenti rispetto a Stati Uniti e Gran Bretagna: Parigi mira ai campi petroliferi, gli altri invece a distruggere l’Isis. La Comunità internazionale è ancora divisa su quali fazioni locali debbano essere appoggiate nella lotta a Daesh».

E l’Italia?

«Fino ad ora abbiamo mantenuto una posizione molto cauta e del tutto logica, che forse sarà vincente. Evitiamo che i libici considerino l’intervento internazionale come una specie di conquista coloniale. L’Italia persegue i suoi obiettivi indirettamente, appoggiandosi agli Stati Uniti: per noi il problema fondamentale non è l’Isis, ma l’immigrazione. Per questo è decisivo il controllo delle coste, che si può raggiungere solo stabilizzando la Libia e con l’aiuto dei libici: ciò spiega la cautela del nostro governo».

Lei dice che per l’Italia, più dell’Isis, il problema saranno i flussi migratori. Dopo le sue considerazioni sulla Libia ne deduco che ci attende un periodo drammatico.

«Il punto è che l’Ue non è in condizioni di gestire le ondate migratorie: servirebbero una forte coesione politica e responsabili all’altezza delle sfide da affrontare. Poiché tutto ciò non esiste, e poiché la politica estera non si può fare con le lacrime della Mogherini, ogni paese deve provvedere da solo, secondo i suoi interessi».

Pare chiaro il riferimento all’Austria: prima gli scontri al Brennero, poi la minaccia di chiudere il confine. Arriveremo a quel punto?

«Sì, per un semplice motivo: si tratta del confine che porta la rotta Mediterranea dei migranti verso l’Europa centrosettentrionale. Anche la Svizzera, infatti, sta mobilitando l’esercito. E per l’Italia, a peggiorare il quadro, c’è il fatto che con la quasi completa chiusura della rotta Balcanica, quella del Mediterraneo centrale e quella Adriatica acquisiranno maggiore importanza».

Soluzioni?

«La priorità è creare una barriera libica, selezionare e respingere i migranti economici. Detto in termini più brutali, sia chiaro si tratta di una provocazione, far morire gli aspiranti migranti nel deserto, dove nessuno li vede, e non nel Mediterraneo: altrimenti il polverone che si alza, anche a causa di un Papa che si agita un po’ troppo, impedisce di gestire l’emergenza. Per creare questa barriera servono accordi con Tunisia ed Egitto, nonostante l’assassinio di Giulio Regeni».

Ecco, il caso Regeni: dovremmo chiudere un occhio per interesse?

«Assolutamente no. E comunque l’interesse è congiunto: l’Egitto non vuole avere problemi con il suo maggiore partner economico. Con il richiamo dell’ambasciatore, però, abbiamo fatto una figuraccia: non possiamo imporre un’escalation, anche perché oggi l’Egitto, per i nostri partner occidentali, è strategicamente più importante. Siamo isolati».

Un’idea su ciò che è successo a quel ragazzo se l’è fatta?

«Nei regimi autoritari agiscono molti attori differenti, nessuno ha le mani pulite. Pensi a quanti italiani ha fatto fuori il tribunale speciale di Mosca, il cui segretario era Togliatti. Non so cosa sia accaduto a Regeni, ma chi lo ha spedito là senza protezioni e vie di fuga è stato un disgraziato. Lo ha mandato allo sbando».

Parla della sua professoressa di Cambridge, Anne Alexander?

«Esattamente. Fino a oggi la sua responsabilità è stata considerata molto poco: lo ha mandato a sfrugugliare gli affari più sporchi di un governo autoritario. È come spedire qualcuno in Corea del nord a protestare contro gli esperimenti nucleari di Kim Jong-un».

Perché nel Regno Unito si parla del ruolo di questa signora e in Italia invece no?

«Andava contro l’emozione e l’opinione pubblica, da cui la Farnesina, soprattutto in periodo elettorale, è troppo dipendente. E l’opinione pubblica ha subito deciso che a uccidere Regeni siano stati i servizi segreti egiziani: non ha voluto sentire argomenti differenti e non ha voluto individuare altri colpevoli. Ma quella donna sapeva che Giulio era in pericolo: perché non lo ha fatto rientrare, e subito? Per capirci qualcosa, però, dovremmo indagare anche sui referenti locali di Giulio, sull’italiano che ha telefonato all’ambasciatore subito dopo la scomparsa. Era legato alla rivista di Cambridge per cui scriveva Regeni, rivista diretta da un ex agente della Cia...».

Chi accusa l’Italia di una reazione troppo blanda sbaglia?

«Cosa dovremmo fare, bombardare il Cairo? Di sicuro, però, stiamo facendo una figuraccia. Pensi al discorso di Al Sisi di pochi giorni fa: in sostanza ci ha detto di non rompergli i cosiddetti, perché l’Egitto non è la Svizzera. E in effetti quando si fanno certe cose in certi paesi bisogna essere consapevoli dei rischi che si corrono. E chi sostiene che l’Italia possa piegare l’Egitto con sanzioni economiche è ridicolo».

Torniamo in Europa, agli attacchi in Belgio. Lei ha criticato chi accusa di incapacità l’intelligence di Bruxelles. Un’altra opinione controcorrente: nulla da rimproverare?

«(Sbuffa) Ancora quest’affare delle colpe dell’intelligence... Ricorda il detto di Napoleone? La qualità maggiore di un generale non è l’intelligenza, ma la fortuna. Ovvero: il rischio non è mai zero, può capitare di tutto. Anche in Italia: fino ad ora siamo stati capaci, ma anche fortunati».

Mi sta dicendo che la prevenzione è impossibile?

«Esiste un’asimmetria strutturale tra attacco e difesa. Il terrorismo sceglie l’obiettivo e il tempo dell’attacco, e se l’obiettivo è protetto ne sceglie un altro. Inoltre le reti operative, in Europa, sono già strutturate e pronte a colpire: per organizzare un attacco come quello di Bruxelles basta una telefonata. Le forze di sicurezza dovrebbero difendere tutto per 24 ore al giorno: mi spiega come è possibile?».

E dunque?

«La cosa migliore da fare è quella che fu decisa dagli Usa al tempo di Bush: eliminare le centrali del terrorismo all’estero per non soffocare i nostri Paesi con le misure di sicurezza».

Ma con i foreign fighters, che sono già qui, come la mettiamo?

«Il punto fondamentale è che i loro attacchi sono ispirati a una particolare escatologia, che fa riferimento alla profezia di Maometto relativa alla vittoria finale dell’islam a Dabiq. Per sconfiggere il terrorismo dobbiamo vincerne l’ideologia, colpirla al cuore. Oggi Daesh ha una scarsa capacità operativa, ma quella simbolica è ancora fortissima: una volta che verrà distrutto lo Stato islamico in Siria e Iraq la profezia di Maometto si rivelerà per quello che è, ovvero un apocalittico bidone. Decadrebbe la possibilità che giovani frustrati si radicalizzino trovando una nuova identità nell’essere terroristi».

Ne deduco che per lei quella combattuta dall’Isis sia esclusivamente una guerra di religione.

«Rispetto a quasi tutte le altre guerre non vedo motivazioni strettamente economiche. Le malefatte sono ispirate da una particolare lettura del Corano».

Cosa risponde a chi dice che i morti in Siria sono come quelli di Parigi e Bruxelles?

«Che sbaglia: se loro sono così contenti di andare nel paradiso di Allah, aiutiamoli a farlo. E in fretta».

Massimo Fini ha detto che il kamikaze islamico ha una sua nobiltà. Cosa ne pensa?

«Come battuta va bene. Di sicuro tutti i fanatici disponibili a sacrificare la propria vita hanno una loro nobiltà. Mi spiego: ci credono davvero, sono convinti dell’interpretazione coranica che ispira il loro martirio. Se per questo intendiamo nobiltà, ha ragione Fini».

Passiamo agli Usa, Donald Trump: e se vincesse?

«Non cambierebbe assolutamente nulla. Chi parla di minaccia planetaria sbaglia: quali sono, realmente, i poteri del presidente americano in politica estera? La politica estera viene stabilita dall’establishment: è quasi immutabile, per variarla servirebbe un nuovo evento traumatico come il crollo delle Torri».

Cala il sipario su Obama. Un brevissimo bilancio?

«Ha combinato molti guai. Il surge in Afghanistan è stato quello che è stato. È andato in giro a esaltare le cosiddette primavere arabe, sostenendo che si trattasse di una specie di democratizzazione dal basso, ma non sapeva neppure di cosa stava parlando. Poi l’Iraq: il ritiro è stato ideologico, frettoloso, non ha tenuto conto né della realtà né del parere del Pentagono. Ha lasciato i sunniti in balia di al-Maliki, e il risultato è stato la nascita dello Stato islamico».

Buste arancioni, svelato il trucco: quanto avrai davvero di pensione

Buste arancioni Inps troppo ottimistiche: quanto prenderemo (davvero) di pensione



La busta arancione dell’Inps, in arrivo entro l’estate nella buchetta delle lettere, costringerà sette milioni di italiani a misurarsi con i numeri della propria pensione pubblica. Secondo "La Mia pensione Inps" un dipendente trentenne con un reddito attuale di mille euro netti al mese andrà in pensione di vecchiaia nel 2056 con un vitalizio di 1.749 euro lordi, il 75% di una retribuzione finale che, sempre al lordo delle tasse, sarà pari a 2.330 euro al mese. Al netto delle tasse, l’assegno mensile sarà di millequattrocento euro. Se, invece, si assumono ipotesi più realistiche sull’andamento del Pil (Prodotto interno lordo), le rendite e le dinamiche di carriera, realizzate per conto del Corriere della Sera da Progetica, società indipendente di consulenza in pianificazione finanziaria, l’assegno sarà pari a 1.217 euro lordi, il 95% di una retribuzione finale decisamente più bassa, 1.284 euro al mese. Al netto delle tasse l’assegno sarà di 1.029 euro, cioè quattrocento in meno rispetto alle proiezioni Inps. Per un quarantenne che oggi guadagna 2mila euro al mese e che andrà in pensione nel 2045, secondo quanto indicato dall'Inps l'assegno mensile netto sarà di 2.374 euro, che però diventano 1.970 secondo le stime "più prudenti". Mancano dal conto sempre circa 400 euro al mese netti.