Regeni, la spifferata dalla polizia egiziana: "Ecco cosa gli abbiamo fatto", ma è giallo
Il ricercatore italiano Giulio Regeni, torturato e ucciso al Cairo, era stato fermato dalla polizia e poi trasferito in un compound gestito dai servizi di sicurezza il giorno in cui scomparve, cioè il 25 gennaio. Lo hanno riferito fonti di intelligence e di polizia smentendo la versione ufficiale fornita dalle autorità egiziane secondo cui i servizi di sicurezza non avevano arrestato Regeni. Tre funzionari dei servizi segreti egiziani e tre fonti di polizia, separatamente gli uni dagli altri, hanno confermato all'agenzia Reuters che la polizia aveva preso in custodia lo studente prima che morisse. Il corpo del ricercatore 28enne fu trovato il 3 febbraio, abbandonato a lato di una strada fuori dal Cairo, con evidenti segni di tortura, secondo quanto riferito da funzionari forensi e procuratori in Egitto. Le autorità egiziane hanno fortemente negato qualsiasi coinvolgimento nella morte dello studente. Poco prima che il suo corpo fosse trovato, la polizia aveva ipotizzato che il ragazzo fosse stato vittima di un incidente d’auto. Settimane dopo, avevano ribadito che Regeni poteva essere stato ucciso da una gang criminale. Le fonti hanno invece confermato a Reuters che la polizia aveva preso in custodia il ragazzo prima che morisse.
La risposta - "Non vi è alcun legame tra Regeni e la polizia o il ministero degli Interni o l’Homeland Security (i servizi di sicurezza). Non è mai stato tenuto in nessuna stazione di polizia e (non è mai stato) qui". Lo ha dichiarato a Reuters Mohamed Ibrahim, funzionario del dipartimento di Comunicazione dell’Homeland Security. "L’unica volta che (Regeni) è entrato in contatto con la polizia - ha spiegato Ibrahim - è stato quando ufficiali di polizia hanno timbrato il suo passaporto nel momento in cui è atterrato in Egitto". E ha aggiunto: "Se avessimo avuto sospetti per quanto riguarda la sua attività la soluzione sarebbe stata semplice: espellerlo. Alla domanda se Regeni fosse stato portato nella stazione di polizia di Izbakiya al Cairo, come alcune fonti hanno rivelato a Reuters, un funzionario del ministero degli Interni hanno risposto che "Non rilasciamo alcuna dichiarazioni in merito".
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