La mafia nel comune di Don Camillo e Peppone. Cacciato il sindaco Pd: le denunce leghiste
Il comune di Brescello, in provincia di Reggio Emilia, è stato chiuso per mafia. Protagonista delle avventure di don Camillo e Peppone nei racconti di Giovanni Guareschi, sulle conclamate infiltrazioni 'ndranghetiste nel piccolo comune emiliano sono stati i consiglieri regionali della Lega Nord tra i primi a denunciare, sin dal 1999: "Ora aria pulita a Brescello - ha commentato l'attivista antimafia del Carroccio Catia Silva, consigliera comunale di Brescello e responsabile legalità della Lega Emilia - siamo pronti a collaborare col commissario, come già fatto con la commissione prefettizia. Il commissariamento è il riconoscimento di oltre dieci anni di lotta per la legalità portata avanti dalla Lega Nord - ha aggiunto - Fin dal 1999 venne l'europarlamentare Mario Borghezio per denunciare le infiltrazioni nel Comune". Intimidazioni, incendi, danneggiamenti e gravi minacce. Questo il prezzo pagato da Silva per aver portato alla luce il sommerso sistema Brescello con le sue interrogazioni e i suoi articoli sulla stampa. I responsabili sono cinque esponenti emiliani della 'ndrina, tra i quali spicca Alfonso Diletto, attualmente al 41bis nell'ambito del processo Aemilia e sotto processo a Bologna per le minacce alla Silva a partire dagli anni 2009-2010. "Ricordo la campagna elettorale del 2014 - ha spiegato Alan Fabbri, capogruppo leghista in Regione Emilia Romagna - quando fummo di fatto allontanati da un bar di calabresi, in pieno centro paese, per la nostra appartenenza alla Lega Nord. Certe scene non si dovranno mai più ripetere nel paese che ci piace ricordare come quello di don Camillo e Peppone - ha detto ancora Fabbri - Vogliamo una regione libera dalle mafie, libera dalle compromissioni. L'impegno di Catia e della Lega Nord sia modello ed esempio per tutti i partiti: per liberarsi dalla criminalità organizzata servono schiena dritta e nessun compromesso".
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