Fine del governo Renzi, le precise parole della Boschi: il giorno in cui può crollare
Maria Elena Boschi, dopo il referendum sulle trivelle, rompe il silenzio. Lo fa con il Corriere della Sera, al quale concede una lunga intervista in cui inizia levandosi un sassolino dalle scarpe. Parte in quarta, rispondendo al governatore Pd della Puglia, Michele Emiliano, che nonostante il quorum mancato parla di vittoria alle urne del fronte del sì.
"Capisco che chi perde un appuntamento elettorale o, come in questo caso, un referendum, cerchi mille interpretazioni per dimostrare che non ha perso - spiega la Boschi -. Vedo che Emiliano sta impiegando tutta la sua fantasia, però onestamente, la verità dei fatti è questa: si è votato per un referendum che riguardava un argomento specifico e che evidentemente non interessava alla maggioranza degli italiani". E ancora, rincara: "Se adesso le regioni promotrici si occupassero di sistemare i depuratori e ridurre le liste d'attesa nella sanità penso che saremmo più felici".
Dunque il ministro delle Riforme difende Ernesto Carbone, il renziano del "ciaone", e spiega: "Nessuno ha irriso chi ha partecipato e votato al referendum, anzi nutriamo massimo rispetto per chi si è recato alle urne. Il ciaone che alcuni hanno utilizzato era un modo di ironizzare, che tra l'altro spesso si usa nella comunicazione dei social, rivolto a una parte della classe dirigente che ha promosso il sì e non all'elettorato".
Si parla poi del prossimo referendum costituzionale, uno snodo cruciale per il governo: si deciderà sulla madre di tutte le riforme della premiata ditta Renzi-Boschi. "Noi abbiamo fortemente voluto sin dall'inizio questo referendum che prevede un sì o un no secco senza quorum di partecipazione, perché riteniamo che su un tema che coinvolge 40 articoli della nostra Costituzione non si possa non sentire l'opinione dei cittadini perché riguarda il futuro di tutti noi", premette.
Ma il passaggio più forte dell'intervista, probabilmente, arriva quando viene chiesto alla Boschi se "vi volete dare la legittimità popolare con il referendum". La risposta apre scenari precisi. Spiega la Boschi: "Al di là del fatto che in un sistema parlamentare noi siamo perfettamente legittimati dal Parlamento che ci ha dato la fiducia, è ovvio che se dovessero vincere i no, il nostro governo, che è nato per fare le riforme, non potrebbe fare finta di niente. Se invece passeranno i sì, si andrà avanti fino alle elezioni del 2018". Piuttosto chiaro il messaggio del ministro: in caso di bocciatura al referendum della riforma costituzionale, il governo Renzi potrebbe fare un passo indietro.
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