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martedì 5 gennaio 2016

Cala la mannaia su papà Boschi L'inchiesta: che cosa rischia ora

La mannaia sulla testa di Papà Boschi. L'inchiesta milionaria: quanto rischia


di Nino Sunseri



Una maxi-richiesta di risarcimento da trecento milioni di euro sta per abbattersi sul vecchio consiglio d' amministrazione di Banca Etruria di cui era vicepresidente Pier Luigi Boschi, papà del ministro della Funzione Pubblica Maria Elena. A promuovere la causa che, per dimensioni, non ha precedenti nel nostro sistema creditizio, sono i commissari liquidatori di quello che resta dell' istituto toscano dopo lo spezzatino che ha portato alla nascita di altre due compagnie: la cosiddetta bad bank (la discarica in cui sono confluiti i crediti marci) guidata dall' ex presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro e la Nuova Banca Etruria di cui ha assunto le gestione (così come per le altre tre banche salvate) l' ex direttore generale di Unicredit Roberto Nicastro.

A vegliare sul cadavere della vecchia banca adesso sono tre commissari: Antonio Pironti (presidente) Toni Atrigna e Andrea Guaccero. Sono loro che stanno preparando la causa il cui risultato è molto importante per gli obbligazionisti rimasti ingabbiati nel crac. Le risorse recuperate dalla liquidazione potranno essere utilizzate per il rimborso dei debiti della banca. Quindi qualcosa potrebbe arrivare anche ai risparmiatori.

In questo senso l' iniziativa della procedura commissariale si intreccia con l' indagine della magistratura condotta del Procuratore Roberto Rossi. Gli inquirenti puntano ad accertare gli eventuali finanziamenti concessi dalla banca in conflitto d' interessi. Prestiti cioè erogati a membri dello stesso consiglio d' amministrazione. Nel mirino, in particolare, quelli concessi al presidente Lorenzo Rosi e a Lorenzo Nataloni, ex membro del consiglio e presidente del Comitato di controllo. La domanda che si pone il magistrato è molto semplice: come mai gli altri amministratori, fra cui papà Boschi, non si sono accorti di nulla? Come mai non sono intervenuti per bloccare operazioni che configuravano una palese irregolarità? Tanto più che buona parte dei prestiti concessi a Nataloni non sono più stati restituiti. Né si tratta di cifre banali. Dalle carte emergono ben due scoperture: una da 5,6 milioni alla società Td Group e un' altra da 3,4 milioni per iniziative che, stando alle carte dell' accusa, non sono nemmeno state identificate con precisione.

Gran parte di questi soldi non sono stati restituiti e il buco è stato coperto con una delle emissioni obbligazionarie nella cui trappola sono finiti i risparmiatori traditi. La Procura nelle sue indagini si è appoggiata alle relazioni della Banca d' Italia da cui emerge che dentro la banca c' erano stati diversi segnali d' allarme per questi prestiti molto azzardati nel contenuto e nella forma. Tuttavia dai verbali del consiglio d' amministrazione non risultano obiezioni. I finanziamenti sono stati regolarmente erogati e mai più rimborsati.

È chiaro, comunque, che per i risparmiatori la causa più importante è quella che riguarda il risarcimento danni promosso dai commissari dell' Etruria. Si tratta di un' azione di responsabilità nei confronti dei vecchi amministratori che, nel caso di fallimento, rappresenta sostanzialmente un atto dovuto. Non a caso un ricorso del genere è già stato presentato dai liquidatori delle altre tre banche salvate: Cariferrara, Carichieti e Banca Marche.

Complessivamente sono stati chiesti quattrocento milioni che poi andranno a formare l' attivo della liquidazione. L' azione promossa contro gli amministratori dell' Etruria vale, da sola, quanto le altre tre messe insieme e fra i creditori da risarcire figurano anche gli obbligazionisti la cui presenza altrove è marginale quando non addirittura nulla.

Per questa ragione i riflettori sono accesi alla massima potenza: quanti più soldi i commissari dell' istituto aretino riusciranno a recuperare tanto maggiore sarà il ristoro per i risparmiatori da aggiungere alle assegnazioni che verranno fissate dall' autorithy guidata da Raffaele Cantone.

Certo l' operazione non sarà facile. Innanzitutto bisognerà individuare episodi specifici di cattiva gestione da attribuire ai consiglieri e in questo senso l' inchiesta della magistratura sul conflitto d' interesse assume una particolare rilevanza. Inoltre serve calibrare con attenzione i soggetti su cui promuovere l' azione di responsabilità. Sia perchè sono da accertare responsabilità specifiche sia perché bisogna individuare soggetti che abbiano un patrimonio sufficiente da colpire. Altrimenti diventa un' operazione inutile, come spesso accade nei fallimenti. Il compito di effettuare la selezione tocca alla Banca d' Italia che, secondo le indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera, avrebbe puntato il dito su alcune personalità ben connotate: il presidente Lorenzo Rosi, i due vicepresidenti Pier Luigi Boschi e Alfredo Berni. Sospetti anche per il direttore generale Daniele Cabiati, subentrato nell' agosto 2014 a Luca Bronchi.

Fino all'anno scorso l' Etruria era stata guidata dal vecchio presidente Giuseppe Fornasari. Gli uomini di Visco hanno già appioppato ai consiglieri una multa da 2,5 milioni e ora sono pronti ad appoggiare i commissari nella loro maxi-richiesta da trecento milioni. Un particolare che potrà rivelarsi decisivo.

lunedì 4 gennaio 2016

Napoli: L'Ordine Militare di Santa Brigida di Svezia chiude il 2015 all'insegna della beneficenza

Napoli: L'Ordine Militare di Santa Brigida di Svezia chiude il 2015 all'insegna della beneficenza 


a cura di Gaetano Daniele





Con la presentazione del calendario 2016 e i pacchi dono alle famiglie bisognose, l’Ordine Militare di Santa Brigida saluta l’anno vecchio. Padre Tommaso Galasso: “i Cavalieri dell’ordine di Santa Brigida di Svezia a fine anno continuano a regalare un sorriso alle famiglie povere”. 

NAPOLI - L’Ordine Militare di Santa Brigida di Svezia chiude l’anno 2015 ancora all’insegna della beneficenza, regalando pacchi contenenti generi alimentari alle famiglie più bisognose individuate dalla Caritas presieduta dalla Signora Paolucci. L’attività benefica si è svolta domenica scorsa nella chiesa di Santa Brigida a Napoli, al termine della cerimonia eucaristica celebrata da Padre Tommaso Galasso, che nel ringraziare l’Ordine per la sua generosità, ha affermato: “i Cavalieri dell’ordine di Santa Brigida di Sveziaa fine anno continuano a regalare un sorriso alle famiglie povere”. 

La delegazione Campana dell’Ordine ha visto la partecipazione di diversi Cavalieri e Dame provenienti dalle varie province, tra cui il Luogotenente Generale Vicario Biagio Abbate, il Preside della Campania Pierluigi Scarpa, il Luogotenente d’Italia Giovanni Marciano, il conte Matteo Mazzola, la Dama Carla Tammaro, il Colonnello Gerardo Palmese e il Gran priore aggiunto Mons. Sebastiano Bonavolontà.

Oltre alla beneficenza, la serata ha visto anche la presentazione del calendario dell’Ordine 2016, dedicato ai Cardinali Gran Priori che hanno fatto parte dell’antica istituzione cavalleresca.

I Cardinali Corrado Ursi, Alfredo Ottaviani, Aloisio Lorscheider, raffigurati nel calendario, sono solo alcuni dei Principi della Chiesa che hanno fatto parte del glorioso Ordine di Santa Brigida, fondato nel 1366 dalla Santa e ricostituito nel 1859 dal Conte Vincenzo Abbate senior de Castello Orleans, autorizzato dal Re delle due Sicilie Francesco II di Borbone e con l’approvazione canonica di Papa Urbano V. Il ricavato della vendita del calendario, che tra l’altro, rappresenta per gli amanti del raffinato accessorio da ufficio, un vero e proprio pezzo da collezione, è andato ovviamente devoluto in beneficenza per sostenere i fini benefici dell’ordine: aiutare gli infermi e i bisognosi, le ragazze madri, gli orfani, gli ammalati, i poveri.

Parla Ilary, Totti smascherato La frase sul ritiro: un terremoto

La frase di Ilary inguaia Totti. Ecco quando si ritirerà il Pupune


La frase di Ilary inguaia Totti. Ecco quando si ritirerà il Pupune

Prima o poi la brutta notizia per i tifosi della Roma doveva arrivare. Era solo questione di tempo perché il capitano romanista Francesco Totti appendesse le scarpette al chiodo per sempre, visto che il Pupone ha spento da settembre scorso 39 candeline. "Finché il fisico regge vado avanti" aveva detto un paio di mesi fa, quando era già fermo per l'infortunio al bicipite femorale che lo ha tenuto lontano dal pallone per ben 100 giorni. Magari all'inizio di quell'ennesimo recupero non aveva ancora valutato quanto fosse difficile tornare alla forma sperata, sta di fatto che la frase della moglie Ilary Blasi al settimanale Oggi lasciano pochi dubbi: "Ritiro? Eh beh, ci siamo". Dalla colazione con il presidente Pallotta dello scorso dicembre non erano trapelate notizie ufficiali. Ma le parole della Blasi oggi fanno intuire che quel faccia a faccia avesse poco a che fare con il rinnovo di un anno da calciatore del Pupone, magari già pronto a un ruolo diverso all'interno della società, dopo 22 anni da professionista con la stessa maglia.

Il ritiro - È la stessa Blasi un po' sibillina a spiegare i motivi che avrebbero portato Totti a cambiare idea negli ultimi tre mesi: "Ma ha visto? - ha detto a Oggi - Ho dato l'addio prima io che lui, l'ho bruciato sul tempo. L'anno prossimo compie 40 anni. Dico che ogni stagione ha il suo melone e Francesco si è goduto tutto, al punto che ora penso abbia desiderio di altro. Ma rimarrà comunque nel mondo del pallone".

Inps fa ponte: niente pensioni Scoppia la furia agli sportelli

Pensioni non pagate la rivolta dei pensionati



Un inizio di anno faticoso per i pensionati che non hanno potuto incassare l'assegno il primo gennaio. L'Inps fa il ponte. E ha fatto sapere che il pagamento del rateo spettante a milioni di pensionati, non sarà erogato il primo giorno bancabile del mese, come sempre, ma sarà posticipato al secondo giorno bancabile. Il primo gennaio è caduto di venerdì e quindi con il fine settimana di mezzo si è arrivati al quattro del mese.  Per chi ha l'accredito bancario c'è da aspettare ancora un giorno. L'assegno potrà essere incassato solo domani, cinque gennaio.

La protesta - "Senza comunicazione alcuna – si legge in un comunicato dell’associazione Federconsumatori – ai diretti interessati l’Inps ha deciso di applicare la normativa contenuta nella Legge 109 del luglio scorso. Di conseguenza le Poste i soldi ai pensionati li daranno oggi, mentre le banche li metteranno a disposizione soltanto domani: cinque giorni dall’inizio del mese. Può darsi che per la maggioranza delle Persone non sia un problema insormontabile, può però essere un disagio notevole per chi aspetta soltanto i soldi della pensione per sopravvivere e onorare i propri impegni. Nella sostanza i pensionati sono stati defraudati per 4/5 giorni delle loro spettanze. Nella forma riteniamo molto scorretto che l’Inps non abbia provveduto per tempo a darne comunicazione".

"Il segreto del successo di Zalone?" Ora parla il suo regista (e amico intimo)

"Il segreto del successo di Checco Zalone?". Ora parla il suo regista (e amico intimo)


"Il segreto del successo di Checco Zalone?". Ora parla il suo regista (e amico intimo)

Quando è arrivata la notizia dei sette milioni di euro incassati nel solo primo giorno dal film Quo Vado? Il registra Gennaro Nunziante e Checco Zalone (Luca Medici) erano insieme in un cinema di Bari, la loro città: "Ci siamo straniti - ha raccontato Nunziante a Repubblica - anche se Checco era più ottimista perché sapeva che le prenotazioni erano state alte". Quel che è seguito alla notizia racconta molto come è fatto Luca Medici, oltre che Nunziante che alle spalle ha una lunga gavetta da autore nella comicità pugliese: "Luca è andato dalla sua bimba, io ho mangiato una piazza a mezzanotte, da solo". Come faccia Zalone a raccogliere questo tipo di successo, quindi, lo spiega benissimo il suo amico e regista: "Il pubblico lo ama perché lo percepisce come un artista vero, una persona vera. Non c'è nulla che si frappone tra lui e il pubblico: scatta un senso di identificazione e quindi di accettazione, nel bene e nel male. A volte - ha aggiunto - la battuta è amara. Così come poi nel finale c'è sempre un abbraccio fraterno col pubblico. Luca ti racconta, ti svela, ma non ha mai un atteggiamento di superiorità".

Acerra (Na): Il sindaco campano contro gli oppositori: "Sono femminielli" Bufera, si difende. Ma la spiegazione...

Acerra, il sindaco contro gli oppositori "femminielli": "Niente omofobia, intendevo travestiti politici"



"Non dobbiamo aver paura di qualche femminiello che scrive su Facebook". Le parole del sindaco di Acerra Raffaele Lettieri hanno provocato un piccolo caso, con il Meetup 5 Stelle locale che accusa il primo cittadino, eletto da una coalizione di centro, di "omofobia con la fascia tricolore" e il presidente Arcigay di Napoli Antonello Sannino che chiede un incontro. I "femminielli" (versione partenopea dei "travestiti", con lunga tradizione folkloristica e sociale) in questione sarebbero gli oppositori del sindaco, che si è sfogato qualche giorno fa al termine di una seduta della commissione Ambiente, in cui si era discusso degli sforamenti delle emissioni delle polveri sottili. Lettieri però, come riporta il Mattino, rigetta totalmente l'interpretazione omofobica: "L'affermazione fatta non ha alcunché di sessuale, ma anzi, basandoci sull'antica esperienza della cultura popolare partenopea ci si riferiva a coloro i quali prima si travestono da politici per costruire consenso con la demagogia, poi si travestono da contestatori per altri tipi di dichiarazioni, poi tornano a travestirsi da politici che partecipano a riunioni. Da parte nostra nulla di discriminatorio, stiano tutti sereni".

La guida definitiva ai saldi 2016: tutti i trucchi per scoprire i falsi

La guida definitiva ai saldi 2016: tutti i trucchi per scoprire i falsi


di Daniela Mastromattei


Se saldi devono essere che siano ragionati e ben calcolati. Non innamoratevi del primo cappottino rosa confetto dal prezzo invitante, non vi lasciate tentare dal maglioncino in cachemire verde pisello, anche se scontato del 50 per cento. Andare per negozi durante i saldi è un po' come quando si va al mercato: bisogna avere il fiuto per l' affare. Cosa difficilissima, soprattutto perché sono i commercianti gli unici a far quadrare i conti. I loro, però. Non lasciatevi ingannare da cartellini con sconti dalle percentuali inverosimili: sono spesso falsi.

Prima di uscire di casa fate un piccolo elenco con le priorità. Vale la pena focalizzarsi su capi che non passeranno mai di moda e che si utilizzeranno a lungo. Ancora meglio, se sono must di stagione, per esempio la borsa a secchiello di cuoio (il grande classico che ritorna) la mantella a quadri (altro capo intramontabile), calda e avvolgente da indossare sopra la giacca, il tailleur pantalone dal taglio maschile (sempre attuale), le scarpe stringate e i tronchetti con il tacco alto. Questi sono i pezzi fashion del momento. Se avete bisogno di un golfino che sia grigio a collo alto, o nero girocollo; se avete bisogno di una gonna che sia lunga fino al ginocchio a matita oppure larga a corolla. Le più giovani potranno scegliere lo stile anni Settanta: pantaloni a zampa e camicia col fiocco a fantasia.

E comunque oggi cominciano i saldi in Basilicata, Campania, Sicilia e Valle d' Aosta il resto d' Italia avrà ancora quache giorno (inizieranno il 5 gennaio) per studiare i cartellini a prezzo pieno dei capi che interessano, per capire poi se lo sconto è reale o fasullo. Vero è che con il passare dei giorni i prezzi scendono ancora, ma le taglie finiscono. Il settore moda ha registrato un calo del 40 per cento delle vendite questa stagione. I commercianti sperano nelle stime dell' Ufficio Studi di Confcommercio: ogni famiglia spenderà 346 euro per l' acquisto di capi d' abbigliamento, calzature e accessori, per un valore complessivo di 5,4 miliardi di euro e un incremento medio del tre per cento rispetto ai saldi invernali dello scorso anno. Una notizia positiva per un settore fortemente penalizzato dalla crisi, in cui in un anno sono andate perdute 29mila imprese.

Gli italiani, sottolinea l' associazione dei commercianti, stanno ricominciando a dare maggiore importanza alla qualità dei prodotti rispetto al prezzo. E meno male. Se scendessero un po' anche i prezzi, forse ci sarebbe un maggiore movimento del mercato e non si dovrebbero attendere i saldi per fare acquisti. A sorpresa, scende lievemente la percentuale di quanti ritengono che sia più conveniente comprare su internet, dove i prezzi sono convenienti tutto l' anno.

Marò, trattativa segreta tra Italia e India Retroscena: così può finire il caso

Marò, la trattativa segreta tra Italia e India per risolvere il caso di Latorre e Girone


di Chiara Giannini


L’accordo ci sarebbe, almeno secondo fonti indiane: Italia e India sarebbero segretamente al lavoro per definire una possibile soluzione del caso marò. A scriverlo un giornale di Calcutta, il Telegraph, che parla della definizione di una «roadmap» in corso che consenta di mettere fine alle tensioni diplomatiche che da quattro anni fanno tenere il fiato sospeso sulla vicenda dei due fucilieri di Marina. Strano che la notizia sia apparsa su un giornale di Calcutta e non su uno di New Delhi, ma lo è anche che la Farnesina, una volta apprese le notizie uscite sulla stampa indiana, si è affrettata a emettere un comunicato: «Il governo italiano - si legge nel documento - ha attivato l’arbitrato internazionale il 26 giugno di quest’anno nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. Come noto, in agosto, il Tribunale per il Diritto del Mare di Amburgo ha ordinato la sospensione delle due giurisdizioni nazionali a carico dei fucilieri di Marina. L’Italia continuerà a far valere le proprie ragioni nella sede arbitrale». 

Insomma, non si smentisce l’accordo, ma si fa presente che la via internazionale resta quella prediletta. Secondo il giornale indiano, l’intera operazione messa in atto dai due Paesi sarebbe top secret e riguarderebbe un accordo su richieste che entrambe le parti dovranno mantenere. Peraltro, questa nuova via non interferirebbe con la parte arbitrale del caso. Secondo il quotidiano indiano, la richiesta italiana sarebbe quella di far tornare Salvatore Girone in patria. Di contro, il nostro Paese dovrebbe ritirare le sue obiezioni sull’adesione dell’India a quattro importanti organismi di controllo delle modalità di esportazione: il Nuclear Suppliers Group (Nsg), il Missile Technology Control Regime (Mtcr), il Wassenaar Arrangement e l’Australia Group. Tra le richieste indiane ci sarebbe anche un accordo su questioni commerciali. Peraltro, qualora il tribunale dell’Aja decidesse per un processo in India, Roma dovrebbe impegnarsi a rimandare Latorre e Girone a Calcutta per un giudizio in quel Paese. Sulla questione poche parole sono state spese dai politici italiani. Ad esprimersi solo Elio Vito (Fi) che ha ricordato come neanche Mattarella, nel suo discorso di fine anno «si sia ricordato dei marò». Concetto ribadito dalla compagna di Massimiliano Latorre, Paola Moschetti: «Marò liberi, lo slogan più bistrattato del decennio. In questo anno sostanzialmente nulla è cambiato, ormai sono 4 anni che si vive così». Intanto una scadenza si avvicina, quella del 16 gennaio, giorno in cui Latorre dovrebbe tornare in India visto che il suo permesso per malattia (fu colpito da un ictus) giungerà a termine. Anche su questo punto dal governo tutto tace.

Ferrari in Borsa, Renzi senza vergogna ecco che cosa ha in mente il premier

La Ferrari si quota in Borsa, anche Matteo Renzi a Piazza Affari


La Ferrari si quota in Borsa, anche Matteo Renzi a Piazza Affari

Alla Ferrari staranno toccando ferro. Domani, lunedì 4 gennaio, è il grande giorno: alle 9 il Cavallino debutterà in Borsa. Annusando odore di pubblicità facile e gran ritorno mediatico in caso di (previsto) successo, il premier Matteo Renzi ha pensato bene di annunciare la propria presenza a Piazza Affari. Il problema è che ultimamente il presidente del Consiglio pare aver perso, come dire, il suo tocco magico e anche quando va a caccia di facili allori da intestarsi non sempre va tutto per il verso giusto. Ecco perché Sergio Marchionne, che del "miracolo rosso" è il vero artefice, farà bene a fare gli scongiuri. 

Chi ci sarà - Alla cerimonia che darà il via alle contrattazioni, oltre a Marchionne, saranno presenti tutti gli alti vertici di Ferrari, di Fca e della nuova controllante di entrambe (Exor), la holding della famiglia Agnelli guidata da John Elkann, e ancora Piero Ferrari e Maurizio Arrivabene con l'ad di Ferrari Amedeo Felisa. È stato proprio Renzi, nell'ottobre scorso, il primo ad annunciare che la seconda piazza di quotazione del Cavallino sarebbe stata Milano. Mentre la Rossa inizierà la sua avventura a Piazza Affari, il Ministero dei Trasporti diffonderà i dati delle immatricolazioni di dicembre e dell'intero 2015, con numeri positivi per Fca che cresce più della media del comparto. 

Cosa cambia per Fca - L'esordio a Piazza Affari segnerà anche il primo giorno di quotazione di Fca senza il Cavallino nella pancia, una prova per stabilire il reale valore di Fiat Chrysler e le future strategie di Fca stessa. Nell'ultimo giorno in cui chi comprava azioni Fca aveva diritto anche a titoli Ferrari (nello spin off ai possessori di 10 azioni Fiat Chrysler è stata assegnata un'azione di Maranello) il valore di Fca è sceso (-1,37%) chiudendo sotto i 13 euro (12,92). A New York in 
flessione invece Ferrari (-0,85%) che ha chiuso a 48 dollari le contrattazioni del 2015.

Sondaggio: "Il Cav è finito" Le cifre che lo demoliscono

"Berlusconi è finito". Il sondaggio che lo demolisce



Il 2015 ormai alle spalle ha decretato la conclusione definitiva di Silvio Berlusconi come personaggio politico. La sentenza arriva dal politologo Ilvo Diamanti che su Repubblica porta ad esempio il dato che chiude l'era berlusconiana, cioè quel periodo in cui non si poteva che essere contro o con il Cavaliere. Quella sua capacità di suscitare emozioni forti, nel bene e nel male, volge al termine con la classifica sui "peggiori politici" giudicati tali nel XVIII Rapporto sugli italiani e lo Stato di Demos: Berlusconi è solo terzo al 7%. Sembra passata una vita, ma era solo il 2012 quando l'ex premier guidava la classifica con il 48%. Secondo Diamanti, quel dato non dice che il leader di Forza Italia ha migliorato la sua popolarità, ma semplicemente indica l'uscita dai radar politici del personaggio berlusconiano. Diamanti però rompe il ritornello che vuole Matteo Renzi come il vero erede, mediatico oltre che politico, di Berlusconi: "Non solo perché non è segnato dal conflitto di interessi. Ma perché, a differenza di Berlusconi, non spacca in due il sistema partitico. È molto più trasversale. Non per caso, risulta al tempo stesso il più apprezzato e deprecato dagli italini. Il miglior e il peggiore del 2015".

L'intervista - Salvini mette al muro Grillo: "Così Renzi andrà a casa"

Matteo Salvini mette al muro Grillo: "I 5 Stelle votino con noi e Renzi andrà a casa"


Intervista a cura di Paolo Emilio Russo


Pronto, segretario? La chiamo da Roma, una città chiusa per guano... «No, ma sul serio?». Eggià, la Capitale è rimasta divisa a metà per ore a causa della cacca degli storni: sono state chiuse intere strade del centro. «Che ironia della sorte; nel 2016 sarà proprio la Lega a dare una mano a Roma perché si riprenda...». Matteo Salvini, segretario della Lega Nord, erede di quel partito che si fece largo in Lombardia e in Veneto (anche) coi manifesti contro "Roma Ladrona", è a Bormio, in Valtellina, per una breve vacanza con la figlioletta, ma risponde ugualmente al telefono. Con chi ha devastato Roma, per la riforma «idiota» della Costituzione e coi grillini, che sulle unioni civili «salveranno» il governo. «Ormai non mi stupisco più di niente, nemmeno che la Capitale d'Italia sia chiusa per merda di storni. Siamo in un Paese dove il primo canale della televisione di Stato ha festeggiato il Capodanno con un minuto di anticipo e con una bestemmia in diretta... Sembra di vivere dentro a un film di Checco Zalone!».

A proposito, il film "Quo vado?" sta battendo tutti i record al Botteghino, facendo storcere il naso ai critici. Matteo Renzi è andato a vederlo e lei? 

«Andrò appena riesco, visto che ora, con una bimba di tre anni, è un po' difficile. Apprezzo Checco Zalone. Lo ammiro perché è riuscito a costruirsi il successo pur senza essere il "solito" politicamente corretto di sinistra, inginocchiato al potere». 

Nel film il comico pugliese canta una canzoncina contro il "premier toscano". 

«Sarei andato a vedere il film lo stesso, ma ammiro il coraggio, il suo essere un uomo libero. In tutti i campi non essere di sinistra è spesso un handicap, ma affermarsi nel campo della musica, della cultura e del cinema senza essere allineato è ancora più difficile, una vera e propria impresa». 

Torniamo alla "crisi" di Roma, fermata da qualche storno. 

«Vengo tutte le settimane a Roma da anni, ho visto la città spegnersi e sporcarsi di settimana in settimana. C' è molta fiducia nella Lega, me lo dicono i tanti romani che ho incontrato anche qui, in villeggiatura: ci saremo, senza fare promesse mirabolanti, ma con la nostra concretezza, con la cura, l' onestà. Daremo una mano alle Amministrative di giugno, per ironia della sorte tocca alla Lega». 

Ma il centrodestra non ha ancora un candidato per la Capitale. Giorgia Meloni, Alfio Marchini o qualcun altro? Quando deciderete? 

«Non ho nessuna ansia e il tempo non stringe, è inutile mettere fretta. Ne riparleremo tra qualche settimana. Prima cominciamo meglio è, ovviamente, ma nel frattempo ci sono ottime persone con le quali stiamo ragionando, mettiamo su una squadra, le liste...». 

A proposito di liste per le Amministrative, il Carroccio "spedirà" a prendersi le preferenze nei Comuni anche i parlamentari? 

«Sinceramente non ci abbiamo ancora pensato, ma chiederò a tutti di fare il massimo perché queste elezioni saranno decisive per mandare a casa il governo. Di certo io sarò candidato a Milano, mi metto in lista; ho fatto il consigliere per molto tempo e torno a farlo ben volentieri, se i cittadini lo vorranno». 

Per la serie "la Lega fa cose che non ti aspetti", dopo averla criticata per decenni, vi toccherà difendere la Costituzione contro i cambiamenti decisi da Renzi. Farete campagna per il "no" al referendum? 

«Continuo a pensare che questa Costituzione sia vecchia, da migliorare. Il problema è che Renzi è intervenuto nella maniera più sbagliata e idiota possibile, invece di decentrare ha accentrato tutti i poteri». 

Se lo ricorda Oscar Luigi Scalfaro, il "Comitato per il no"...? 

«Si fermi. Non faremo cose come il "Popolo viola", non chiederò di firmare appelli ai costituzionalisti, ma non possiamo nemmeno accettare che lo Stato possa sempre decidere tutto, scavalcando le comunità locali e i territori e, soprattutto, che si tolga definitavamente la possibilità per il Paese di opporsi ad una decisione presa in Europa. Nemmeno il referendum è previsto!». 

Si restringono gli spazi di democrazia? 

«Direi. Guardi, io non cedo a chi dice che questo è un dittatore o cose così: Renzi non è un dittatore, è uno sfigato. È troppo onore paragonarlo a Benito Mussolini.  D'altronde scusi, la Costituzione riscritta da Maria Elena Boschi, Angelino Alfano e Denis Verdini, poteva essere un capolavoro?». 
Sarete alleati dei grillini al referendum. Ma alle Amministrative, nella malaugurata ipotesi che il centrodestra in qualche città non vada al secondo turno, come vi comporterete? Meglio i candidati del M5s o quelli del Pd? 

«Speriamo non succeda. Comunque sarebbe un bel match. Se avessi valutato Renzi sulle parole e le promesse elettorali, l' avrei quasi votato pure io, da segretario della Lega, ma alla prova dei fatti è stato bocciato. I grillini uguale: avevano buone idee, ma sui temi che interessano alla gente come immigrazione e sicurezza, sono più a sinistra del Pd. Su rom, profughi e terrorismo danno il peggio. Sicuramente al ballottaggio andrei a votare, ma sarei in difficoltà, valuterei la persona. Non penso che daremo indicazioni». 

Su unioni civili e stepchild adoption, i grillini avrebbero l' occasione di far saltare il governo e, invece, potrebbero "compensare" il non-voto del Ncd, consentendo l' approvazione del provvedimento e salvando l' esecutivo. Voi che farete? 

«Una cosa è certa: laddove si intravvede anche solo la possibilità di introdurre le adozioni gay, la Lega sarà dalla parte opposta. Sono disponibilissimo a ragionare dei diritti, di come estenderli per tutti, ma di adozioni gay non voglio nemmeno sentir parlare. Se il governo volesse veramente fare del bene, basterebbe riformare la legge sulle adozioni per renderle più semplici e meno costose; oggi servono 4 anni e 40mila euro. Troppo. O forse non si deve disturbare chi guadagna sulla pelle dei bimbi?». 

I grillini sembrano intenzionati a votare il Ddl Cirinnà, allontanando le elezioni. 

«Non si capisce cosa vogliono fare, mah. Peggio per loro, è l' ennesima occasione sprecata, ma, come sappiamo, quando c' è da gestire il potere, il Movimento 5 stelle si trasforma in "Movimento 5 poltrone", come accaduto per l' inciucio sulla Corte costituzionale». 
Salvini all' attacco di M5s «Grillini poltronisti Votino con noi sui gay e Renzi va a casa». 

mercoledì 30 dicembre 2015

Salari, orari e pensione: c'è il part-time ecco l'idea del governo per gli over 60

Lavoro, il ministro Poletti lancia il part time per gli over 60: salario, orario e pensione, tutte le condizioni



Il governo è pronto a rafforzare le risorse messe nella legge di Stabilità per il part time a chi è vicino alla pensione. In un'intervista al quotidiano La Stampa, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti afferma che bisogna "trovare soluzioni perché nella parte finale della vita lavorativa una persona possa lavorare in modo diverso e di meno" e "anche l'azienda ha interesse che i lavoratori più anziani possano gradualmente essere sostituiti". 

Orario, salario, pensione: le condizioni - "La norma - spiega Poletti - riguarda i lavoratori del settore privato cui mancano tre anni al pensionamento di vecchiaia. All'azienda e al lavoratore è offerta un'opportunità: una riduzione del 50% del tempo di lavoro, che si può definire liberamente. Solo la mattina, solo due giorni alla settimana... Il lavoratore avrà un orario dimezzato, un salario pari al 65% di quello precedente, e dopo tre anni una pensione pari al 100% di quella che avrebbe avuto. Lo Stato garantisce i contributi figurativi e l'azienda versa in busta paga la sua quota di contributi. Con soddisfazione reciproca". Rispondendo ad una domanda sull'occupazione e sulle previsione del Fmi, il ministro ha affermato che secondo i numeri di quest'anno ci vorranno molti meno anni dei venti stimati dal Fondo per tornare ai livelli di occupazione pre-crisi: "Le nostre - ha concluso - sono le politiche giuste e daranno risultati stabili nel tempo".

Zichichi smonta tutte le eco-balle Allarme clima e smog: che cosa succede

Il guru Zichichi smonta le eco-balle: clima e smog, cosa sta succedendo



"Proibiamo di immettere veleni nell'aria con leggi draconiane" ma ricordiamoci che "l'effetto serra è un altro paio di maniche, e noi umani c'entriamo poco. Sfido i climatologi a dimostrarmi che tra cento anni la Terrà sarà surriscaldata. La storia del climate change è un'opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare l'indimostrabile". Antonio Zichichi, 85 anni, in una intervista a Il Mattino avverte: "Noi studiosi possiamo dire a stento che tempo farà tra quindici giorni, figuriamoci tra cento anni".E poi si chiede Zichichi: "In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla, se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni".

Lo scienziato spiega che "per dire che tempo farà tra molti anni, dovremmo potere descrivere l'evoluzione del tempo istante per istante sia nello spazio che nel tempo. Ma questa evoluzione si nutre anche di cambiamenti prodotti dall'evoluzione stessa. È un sistema a tre equazioni che non ha soluzione analitica". Quindi perché molti scienziati concordano sul riscaldamento globale? "Perché hanno costruito modelli matematici buoni alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri liberi, arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni per fare in modo che i risultati diano loro ragione. Ma il metodo scientifico è un'altra cosa".

E "occorre distinguere nettamente tra cambio climatico e inquinamento. L'inquinamento esiste, è dannoso, e chiama in causa l'operato dell'uomo. Ma attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un'enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale. L'azione dell'uomo incide sul clima per non più del dieci per cento. Al novanta per cento, il cambiamento climatico è governato da fenomeni naturali dei quali a oggi gli scienziati, come dicevo, non conoscono e non possono conoscere le possibili evoluzioni future. Ma io sono ottimista".

Luca Telese demolisce Sandro Bondi: "Vi racconto cosa mi disse al telefono..."

Telese demolisce Bondi: "Cosa mi disse al telefono..."


di Luca Telese
@Lucatelese

Telese demolisce Bondi:

«Pronto, onorevole Bondi, mi ha cercato?».
- «Oh, dottor Telese, buonasera: sono due giorni che la cerco!».
- «Addirittura?».

- «Si: io ho una richiesta importantissima da farle, più che una richiesta è un appello, un appello alla sua sensibilità di professionista e di uomo...».
- «Un suo appello? A me?».

- «Sì, caro dottor Telese: un favore, una preghiera. Non so come dirle, ma spero che vorrà esaudire questo desiderio».

A dire il vero non ero propriamente "carissimo", per Sandro Bondi: avevo passato almeno tre anni della mia vita professionale a scrivere male dell' allora ministro della cultura. Questo appello non poteva che stupirmi. Il tono affettato dell' ex coordinatore di Forza Italia era quello di sempre, ma la cosa più sorprendente era la richiesta che mi stava per fare. Mi sono venute in mente ieri, questa e altre telefonate che tra poco racconterò come spiegazione (para-psicanalitica) dell' esternazione melodrammatica dell' ex ministro del culto berlusconiano, oggi apostata, a Dario Cresto Dina di La Repubblica. Ieri Bondi, nel celebrare il suo strappo definitivo e irreversibile col Cavaliere è arrivato a paragonarsi, sia pure attraverso il filtro di una interpretazione letteraria, a Giuda. Ha detto che Forza Italia è decaduta (senza di lui), che la linea è sbagliata, che lui se ne va. Ecco uno dei passaggi più belli dell' imperdibile intervista in cui l' ex aedo si è fatto oppositore e perseguitato allo stesso tempo, il saggio di maestria in cui è riuscito a vestire sia i panni del pugnalatore che quelli della vittima, amante deluso e nuovo cantore del renzismo insieme: «Sì - ha ammesso l' uomo di Fivizzano - potrei essere accostato a Giuda. Ma chi ha letto Amos Oz, sa che Giuda è stato forse quello che ha preso più sul serio Gesù».

Così ritorno a quel giorno, anno 2012. Mentre mi scervellavo per capire cosa mai potesse produrre una così tanto accorata invocazione, Bondi aveva preso un respiro profondo: «So che lei, con grande lealtà ha scritto, anche severamente, su di me. Adesso sono qui per implorare un suo invito». E io: «Onorevole Bondi, lei non deve implorare nulla. Nel mio programma sentiamo tutte le voci, può venire senza suppliche...«. Silenzio. Pausa. «Ecco... Veramente... Dottore io la sto chiamando per chiederle, non di invitare me, ma l' onorevole Repetti!».

Ero rimasto perplesso. Tutto si era sentito, nella politica italiana, ma non l' invito conto terzi. Però Bondi era già partito, come in trance: «Ma è una donna straordinaria, sa? Una donna intelligentissima! Una straordinaria comunicatrice che le chiedo di promuovere nel suo programma» Cult.

«Dottor Telese, se lei la conoscesse! voglio invitarla a cena con Manuela, sarà nostro ospite, potrà apprezzare la sua bellezza intellettuale!».

L' unico dettaglio che Bondi ometteva era che la Repetti fosse la sua compagna. Ma lo sapevo bene. Insieme al collega Malcom Pagani, al Fatto avevamo inseguito per due giorni l' allora ministro, per raccontare una incredibile storia di nepotismo. Bondi, ai Beni culturali, aveva usato 25mila euro del Fondo unico per lo spettacolo per assegnare una consulenza ad un certo «professor Indaco». Un provvidenziale anonimo, dal ministero, ci aveva segnalato chi fosse il signore in questione: l' ex marito della signora Repetti, poi segretaria, addetta stampa, factotum, musa, amante del ministro. La cosa vagamente curiosa è che anche il figlio del signor Indaco (e della signora Repetti) lavorava pure lui ai Beni Culturali, con un telefono, una paghetta, e una scrivania alla direzione cinema. Per due giorni avevamo cannoneggiato Bondi scrivendo la notizia. Nessuna risposta. Ma quando il ministro era venuto a sapere che avevamo scoperto e che stavamo per scrivere anche del papà del ragazzo, aveva telefonato lui. Con lo stesso tono salmodiante che è diventata il cardine di una meravigliosa imitazione del suo collega di partito Simone Baldelli: «Posso dare una spiegazione, dottore. Sono solo intervenuto per risolvere due casi umani.

La tragedia di un uomo che era rimasto disoccupato e senza lavoro». All' epoca la Repetti era in attesa di divorzio, il figlio era disoccupato, e al ministro era sembrato del tutto normale pescare dai fondi del suo ministero per risolvere due "casi umani" che - casualmente - erano entrambi nella sua famiglia. Avevo chiesto - anche io incredulo - al ministro: «Ma non le pare un plateale vicenda di nepotismo?».

Bondi si era quasi arrabbiato: «Dottor Telese desidererei rispetto. E le chiedo, la imploro, facendo appello all' uomo, di non scrivere nulla di quello che sa! Si tratta di fatti molto dolorosi, e molto personali».

Risposi al ministro quello che penso ancora oggi. La vicenda era privata e dolorosa, forse. Ma i fondi erano pubblici. Così quando Bondi mi chiamò per perorare la causa della sua signora mi fu chiaro che, guidato da questa liberissima interpretazione dello spirito civico, Bondi avrebbe fatto qualsiasi cosa per appagare l' ambizione della nuova compagna. Il fatto è che le relazioni con l' universo femminile del ministro erano strettamente intrecciate con le sue scelte politiche. Non si poteva raccontare delle seconde senza ricorrere alle prime, e ancora oggi (per l' intervista a La Repubblica) è così: Bondi aveva divorziato da una prima moglie, la signora Maria Gabriella Podestà, donna assennata (e preside con una sua vita professionale solida e autonoma). La signora aveva lavorato negli Stati Uniti, e aveva un figlio (all' epoca di 12 anni) avuto proprio dal matrimonio con il coordinatore di Forza Italia. Ridevamo di Bondi quando ci spiegava che non poteva vedere il ragazzo perché, terrorizzato dall' aereo, poteva andare in America «solo con il piroscafo». Poteva durare un genitore così? No e infatti i due si erano separati un anno dopo.

Appena liquidata la signora Podestà, il ministro per i Beni culturali aveva ufficializzato il suo rapporto professional-sentimentale con la deputata Manuela Repetti. Ma i problemi erano subito iniziati quando Il Riformista di Antonio Polito nel luglio del 2009, aveva anticipato gli scabrosi capitoli di un libro assai curioso: Il pesce rosso non abita più qui della scrittrice pugliese Maria Gabriella Genisi. La Genisi tratteggiava una travolgente passione venata di morboso erotismo tra un politico immaginario di nome Salvo Toscani (curiosamente anche Bondi lo è), e una commessa di nome Cleo. La relazione tra il ministro e l' amante trovava la sua acme nel desiderio erotico di Toscani: sdraiarsi nudo e larvale con la sua compagna e farsi suggere il capezzolo (Bleah!). In quella estate, il Bondi che non si era vergognato della sua campagna di assunzioni fu così sconvolto dall' anticipazione del libro da cancellare diverse conferenze stampa legate alla sua attività istituzionale. Come avrebbe potuto rispondere ad eventuali domande? Invece silenzio, solo Dagospia rilanció la notizia. Andò bene. Senonché a parlare fu l' ex moglie, scovata da Marianna Aprile che su Novella 2000 raccolse una irata intervista piena di fatti personali che qui non meritano di essere ricordati (abbandono del figlio, litigi violenti eccetera) e da un giudizio politico che invece si rivelò folgorante: «La sua devozione per Berlusconi? Una sudditanza - la definiva l' ex moglie - di cui io non sarei capace. Vederlo così devoto ha accresciuto il mio disprezzo nei suoi confronti. Mio marito ha sempre cercato il potere, Berlusconi glielo ha dato. Se glielo avessero offerto a sinistra - concludeva - sarebbe tornato lì». Profetica.

Asciutto e mirabile anche il ritratto della Repetti: «Dicono sia una sorta di tutor del ministro, che dipenderebbe da lei in tutto e che gli fa da filtro con chiunque. È verosimile - osservava - lui ha bisogno di qualcuno che lo guidi. Prima erano i genitori, ora la compagna».

Il Bondi austero figlio di emigranti che aveva raccontato a Susanna Turco su Sette la sua infanzia povera e piena di umiliazioni in Svizzera, l' ex sindaco del Pci si era perso nelle lusinghe del potere. Era diventato l' asso che scriveva saggi apologetici e liriche struggenti su Berlusconi. Partiamo dalla più sobria, A Silvio: "Vita assaporata/ Vita preceduta/ Vita inseguita/ Vita amata/. Vita vitale/ Vita ritrovata/ Vita splendente/ Vita disvelata/ Vita nova".

E proseguiamo con quella dedicata alla madre del Cavaliere, asciuttamente definita così: "Mani dello spirito/. Anima trasfusa/. Abbraccio d' amore/ Madre di Dio".

Dal figlio di questa Madonna lombarda Bondi (non era del tutto disinteressato al denaro) ha avuto tutto: soldi per i libri grazie alla Mondadori, contratti, privilegi. Protezione politica quando era crollata persino Pompei. Dimissioni respinte dopo le disfatte elettorali. Ma ieri il coordinatore poeta ci ha spiegato che in realtà era un dissidente agguerrito, che Forza Italia in mano a questi ragazzi di oggi è decaduta, che la linea sul governo Monti la dettavano Nagel e Doris (lui era così indignato che la difese a spada tratta votando tutte le leggi). Ma davvero Bondi è come il Giuda di Amos Oz? Purtroppo per lui no: quello dell' ex apostolo è un grande tradimento, frutto di una necessità teologica.

Giuda tradisce perché Gesù deve morire sulla Croce. Quel Giuda è un prodotto della provvidenza. Quello di Bondi - invece - è il tradimento politico di un opportunista. Bondi è il cane fedele che diventa randagio e rimane senza padrone. È un tradimento di piccole cose, del provinciale che ha creduto di abitare la grandezza ed è invece rimasto piccolo piccolo. Come le sue piccole censure, e i suoi piccoli nepotismi. Un servo (parole di Cresto Dina da lui sottoscritte) che se avesse ottenuto un incarico da portavoce del partito per la sua protetta sarebbe lì a ricoprire di Salmi Maria Rosaria Rossi e Giovanni Toti. Fortunatamente non ha ottenuto nulla.

È così chiede di sparire, manifestando il suo dramma di dissidente che cerca una nuova casa, (per sé e per l' amata Manuela) nel nuovo potere, e nel renzismo. Non tutti hanno diritto di dire tutto: sei sei stato ciambellano non puoi pretendere di essere anche Solgenitsin.

martedì 29 dicembre 2015

Il dossier dell'Europa contro l'Italia Renzi demolito, futuro da brividi

Il dossier dell'Europa contro l'Italia: Renzi demolito, futuro da brividi



La ripresa dell'Italia sarà difficile e il percorso non breve. E se il nostro Paese vuole evitare il declino, riporta il Corriere della Sera, non può più aspettare. E' questo il monito di tre analisti europei, Dino Pinelli, István P. Székely e Janos Varga, al centro del lavoro che la Commissione europea sta svolgendo sulla Legge di stabilità e sul programma di riforme del governo di Matteo Renzi, che hanno espresso i loro timori su  www.vox.eu. 

I tre funzionari il 22 dicembre hanno proposto alcune anticipazioni partendo dal fatto che è da metà degli anni '90 che il reddito per abitante in Italia perde terreno rispetto alle altre economie europee. E questo perché la "produttività totale dei fattori" (l'organizzazione e le regole del lavoro, le competenze, gli investimenti e la tecnologia, la burocrazia, l'apertura del mercato, le infrastrutture o le forniture energetiche) è in calo (0,3% l'anno) dalla fine del secolo scorso, caso praticamente unico, visto che cresce quasi ovunque nel resto d'Europa e negli Stati Uniti. La "produttività totale dei fattori", più del debito o della crescita, è il termometro del sistema. E in Italia, scende da 15 anni.

Le cause, secondo Pinelli, Székely e Varga sono: quota bassissima dei laureati e competenze di base, ritardo dei giovani nell'istruzione (persino rispetto a Polonia, Corea del Sud o Spagna), lentezza della burocrazia e della giustizia (che rallentano pure gli investimenti dei Paesi esteri). Il Jobs Act toglie solo un quarto del ritardo dell'Italia sull'area euro per i costi di ogni contratto. Restano quindi "debolezze strutturali fondamentali" e "il ritorno a una crescita sana richiederà uno sforzo straordinario".

La "leccata" della Mannoia a Renzi Pugnalata ai grillini: cos'ha detto

Fiorella Mannoia pugnala i 5 Stelle "No a strumentalizzazioni"



Esclusa dal concertone di Capodanno, Fiorella Mannoia aveva scritto su Facebook "non chiedetemi perchè, non lo so, anche se un'idea ce l'ho" lasciando intendere un'ostilità del governo nei suoi confronti per passate dichiarazioni non proprio renziane. In suo soccorso erano scesi i 5 Stelle, lanciando un hashtag #iostoconfiorella che era balzato in testa ai trend topic. Oggi, però, la Mannoia ha fatto dietrofront, pugnalando i grillini: "Questa faccenda sta assumendo dimensioni esagerate - scrive su un post su Facebook - in fondo sono solo una cantante. Non mi piace la strumentalizzazione, da qualsiasi parte arriva. Non mi piace si faccia campagna elettorale con il mio nome. Penso l’Italia abbia altri problemi ben più gravi cui dedicare queste energie".

Bossetti fuori dal carcere per papà: i suoi 50 minuti di lacrime e dolore

Massimo Bossetti alla camera ardente di suo padre Giovanni: 50 minuti di lacrime tra i parenti


Cinquanta minuti di dolore e lacrime nella camera ardente dell'Hospice di Bergamo. Tanto è stato il tempo concesso a Massimo Giuseppe Bossetti per salutare il padre Giovanni, morto a 73 anni dopo una grave malattia aggravata, secondo i famigliari, dalla vicenda giudiziaria che ha travolto l'operaio di Mapello. Bossetti, in arresto dal giugno 2014 con l'accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio, è stato scortato da sei agenti fuori dal carcere di via Gleno. Arrivato alla camera mortuaria verso le 11 di domenica mattina, i cronisti lo descrivono "leggermente appesantito" ma soprattutto distrutto dal dolore. Ha abbracciato a lungo la madre Ester Arzuffi, la sorella gemella Laura Letizia (insieme al marito Osvaldo Mazzoleni), il fratello minore Fabio con la moglie e gli altri parenti accorsi per salutare l'anziano, scomparso a Natale. Nell'ultimo mese a Bossetti ha ottenuto due volte il permesso di fare visita al padre in ospedale. Secondo i periti dell'accusa, il padre naturale di Bossetti non sarebbe Giovanni ma Giuseppe Benedetto Guerinoni, autista di pullman scomparso nel 1999. "Siamo figli di Giovanni Bossetti - hanno sempre ribadito Massimo Bossetti e la sua sorella gemella Laura Letizia -. E siamo fieri di esserlo. Noi figli porteremo al collo una catenina con l'immagine di nostro padre".

Rimpasto: l'alfaniana, il bersaniano e... ecco a chi Renzi regalerà una poltrona

Governo, il rimpasto di Renzi: un ministero a Ncd, posti per il bersaniano e la sindacalista Cgil


Governo, il rimpasto di Renzi: un ministero a Ncd, posti per il bersaniano e la sindacalista Cgil
La Vignetta (Satira)  di Benny

Il rimpasto di governo non è più un'ipotesi o una suggestione, ma una certezza. Il premier Matteo Renzi ha deciso di consegnare qualche posto all'alleato Ncd, ai nemici interni bersaniani e alla Cgil per blindare l'esecutivo in un momento di accerchiamento e difficoltà evidenti. È Repubblica a tracciare le linee delle grandi manovre a Palazzo Chigi. A fine gennaio il Ministero degli Affari regionali lasciato libero un anno fa da Maria Carmela Lanzetta andrà al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano: nel toto-nomi, accanto a Dorina Bianchi, spuntano ora Laura Bianconi e Federica Chiavaroli. 

Una poltrona per tutti - Dopo aver accontentato il compagno di maggioranza, Renzi potrebbe concentrarsi sulla mossa per disinnescare le contestazioni dentro il Pd. Cosa ci sarebbe di meglio, allora, se non dare una poltrona a uno storico uomo di Bersani come l'ex governatore emiliano Vasco Errani, uscito indenne dalle inchieste della magistratura bolognese? Al più potente politico dem nella regione rossa toccherebbe il posto di viceministro dello Sviluppo di Claudio De Vincenti. Se non ci fossero le condizioni per portare in squadra Errani, Renzi vorrebbe Teresa Bellanova, oggi sottosegretario al Lavoro. Nome forte perché lei, sindacalista della Cgil, diventerebbe il volto del "sindacato buono, moderno e costruttivo", almeno secondo le interpretazioni del premier. Altro capitolo: il viceministro degli Esteri. A sostituire il dimissionario Lapo Pistelli dovrebbe essere Enzo Amendola vicino al ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina e gradito al ministro Paolo Gentiloni.

Schiaffo a Cav e Verdini - L'operazione di rafforzamento di governo e maggioranza arriverebbe anche in Parlamento, dove il forzista Nitto Palma potrebbe essere sostituito alla presidenza della Commissione Giustizia dall'alfaniano Nino D'Ascola. Sorprenderebbe, sottolinea Repubblica, lo schiaffo a Denis Verdini: nessuno dei suoi uomini "responsabili", potenzialmente decisivi soprattutto al Senato per la sopravvivenza del governo, verrebbe incluso nel giro di nomine. 

I grillini cacciano la senatrice che in aula aveva difeso la Boschi

Serenella Fuksia espulsa dai 5 Stelle



Il referendum lanciato dal blog di Beppe Grillo s'è concluso con l'espulsione della senatrice Serenella Fucksia, colpevole, secondo i M5S, di non aver restituito parte dello "stipendio da parlamentare" per sei mesi. Contro di lei il 92,6% dei votanti. Molti, però, come l'ex grillino Walter Rizzetto, la difendono, sostenendo che la rendicontazione è stato il casus belli (molti parlamentari erano in ritardo) per espellere dal Movimento la senatrice diventata 'scomoda' per aver difeso la Boschi. E per avere nei mesi scorsi spesso votato contro la linea politica 5Stelle. Poco prima che venisse pubblicato l'esito della votazione, la senatrice aveva annunciato su Facebook di aver restituito tutti i soldi che erano rimasti in sospeso. Ma non è servito per evitare l'allontanamento dal M5S.

DA GENNAIO Si potranno denunciare i banchieri che truffano

Contro le truffe bancarie ok alle spiate anonime allo sportello


di Francesco de Dominicis


Basterà una spiata anonima a evitare altri casi di risparmio tradito? Sarà sufficiente la delazione tra colleghi a far cambiare il funzionamento delle banche e a renderle più trasparenti? Oppure il whistleblowing, vale a dire il meccanismo che da gennaio consentirà, a chi lavora in banca, di riferire anomalie interne, sarà solo l' ennesimo scudo legale per l' industria finanziaria italiana?

Tra pochi giorni - con le banche del nostro Paese ancora una volta nell' occhio del ciclone per i casi Chieti, Etruria, Ferrara e Marche - diventa operativo anche nelle aziende bancarie il nuovo sistema sulle soffiate aziendali. Entro il 31 dicembre tutti gli istituti di credito devono dotarsi di una speciale piattaforma informatica per l' anticorruzione. Un software da far girare sulla rete aziendale che consenta ai dipendenti di segnalare - restando protetti - leggi calpestate o regolamenti violati, sia interni sia delle autorità di vigilanza: dal falso in bilancio alle mazzette per i prestiti o i mutui, dalle operazioni finanziarie illecite alle frodi, fino ai test falsificati per gli investitori (tanto per rimanere nella stretta attualità).

Dal primo gennaio, dunque, scatta il whistleblowing allo sportello: da parte degli addetti ai lavori c' è grande interesse e pure un po' di scetticismo. Un po' perché il sistema è nuovo e quindi non ci si attende una svolta in tempi rapidi; un po' perché la figura della "gola profonda", in Italia (per storia e per cultura), non è particolarmente ben vista. Il rischio è che le banche si mettano addosso un mantello elegante da esporre a governo e vigilanza sotto il quale continuare a fregare correntisti e risparmiatori.

In passato, iniziative di sistema (a esempio Pattichiari) nate per migliorare la relazione coi client si sono rivelate non solo fallimentari, ma addirittura opposte rispetto alle mire originarie (la lista dei bond sicuri Pattichiari conteneva il titolo Lehman Brothers il 15 settembre 2008, il giorno in cui la major americana portò i libri in tribunale).

Tuttavia, l' Abi crede parecchio alla novità e alla figura del whistleblower (cioè chi soffia nel fischietto). Tant' è che l' organizzazione presieduta da Antonio Patuelli ha in qualche modo sponsorizzato il meccanismo in una recente lettera inviata a tutti gli istituti associati.

Secondo l' Associazione bancaria «un sistema interno di segnalazione delle violazioni rappresenta uno strumento di prevenzione e correzione di atti o fatti che possano costituire una violazione delle norme, favorendo e tutelando il comportamento positivo del dipendente che, venuto a conoscenza della illiceità o illegittimità del comportamento» di un collega «decida di segnalare tali atti o fatti agli organi preposti». Non solo. Ilwhistleblowing «può rappresentare uno strumento importante per il costante rispetto dei canoni di trasparenza e di integrità nella propria azione e un utile «campanello d' allarme» che consente di adottare le appropriate misure prima che la reputazione «esterna risulti intaccata». La materia è complessa e assai articolato è il funzionamento della delazione interna che, una volta verificato il caso denunciato, può portare all' esposto alla procura della Repubblica o alla segnalazione a Banca d' Italia e alla Consob.

A leggere le carte riservate della Confindustria delle banche dovremmo essere di fronte a una svolta epocale. Eppure, è meglio non cantar vittoria troppo presto. La stessa Abi spiega che «la segnalazione da parte del dipendente è libera e volontaria». Non ci sono sanzioni, per nessuno. Un "baco", questo, che indebolisce l' intera architettura delle denunce segrete. Ci si chiede, quindi, se questo strumento riuscirà a prevenire casi, come quelli emersi dall' inchiesta su PopEtruria, di profili di rischio alterati in modo da vendere a un cliente poco esperto anche prodotti finanziari complessi; oppure se col whistleblowing sarà ancora possibile, per un alto dirigente di banca, truccare i bilanci o firmare contratti per l' acquisto di titoli tossici (come i derivati del Monte dei paschi di Siena).

E c' è da chiedersi, ancora, se le autorità di vigilanza - al centro delle polemiche per i mancati controlli sulle quattro banche quasi fallite oltre che per le decisioni tardive sul commissariamento e sulla risoluzione - continueranno a essere troppo timide (termine usato dal direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi) in attesa di una volenterosa gola profonda.

DOPO LE BANCHE... Conflitto d'interessi Inps Nuova mina nel governo

Il direttore Inps indaga sul buco che ha fatto lui


di Giacomo Amadori

Il direttore Inps indagasul buco che ha fatto lui

In un periodo in cui si discute di possibili conflitti di interesse da parte di ministri più o meno coinvolti nel cosiddetto "Salva-banche", in pochi si sono accorti di un altro paradosso che riguarda i vertici dell' Inps, e in particolare l' attuale direttore generale Massimo Cioffi. Una vicenda che fa tornare alla mente le disavventure dell' ex presidente dell' Inps Antonio Mastrapasqua.

Infatti l'istituto previdenziale ha in corso accertamenti sugli accordi firmati dal gruppo Enel con 11 mila lavoratori in uscita ai tempi in cui il capo del personale era lo stesso Cioffi. Nel pentolone dell' esodo incentivato, esonerato dal pagamento dei contributi, l' azienda elettrica  avrebbe inserito le mensilità aggiuntive e i Tfr, voci per cui è, invece, obbligatorio il pagamento dei contributi previdenziali. In sostanza, per quei lavoratori esodati non sarebbero state volutamente pagate le "marchette" aggirando la normativa vigente, e il danno per le casse dello Stato sarebbe di circa 20 milioni di euro. L' accertamento dell' Inps è iniziato nel febbraio del 2014 a seguito di una segnalazione da parte della Guardia di Finanza e sta proseguendo su 12 società del gruppo.

Le Fiamme Gialle avevano informato la Direzione centrale entrate contributive dell' istituto previdenziale dei presunti illeciti commessi dall' Enel e l' Inps decise di acquisire tutta la documentazione relativa, compresi gli accordi firmati da Cioffi. Il quale era evidentemente a conoscenza delle contestazioni. Dopo cinque mesi di grattacapi, nel luglio del 2014, Cioffi ha lasciato la poltrona che scotta e il 27 febbraio di quest' anno è approdato al nuovo e prestigioso incarico di dg dell' Inps. Un ruolo che, come vedremo, lo ha reso direttamente responsabile delle indagini sul buco causato dall' ufficio che dirigeva all' Enel. A questo bisogna aggiungere che il presidente Tito Boeri lo ha scelto nonostante la presunta mancanza dei requisiti di Cioffi denunciata dal suo predecessore Mauro Nori alla Presidenza della Repubblica. Un ricorso pendente davanti al Tar del Lazio.

Intanto la Procura di Nocera Inferiore sta indagando sul presunto conflitto di interessi del dg. È un filone della cosiddetta inchiesta "Mastrolindo", riguardante i verbali ispettivi dolosamente gonfiati per ottenere premi e incentivi non dovuti. La procura nocerina nell' ambito delle sue investigazioni ha ascoltato, tra gli altri, Daniela Carlà, già presidente del collegio dei sindaci Inps, ora all'Inail, che più volte ha denunciato il mal costume interno all'istituto, Rosanna Casella, ex direttore centrale delle Risorse strumentali attualmente al Bilancio, e Fabio Vitale, direttore della Vigilanza, sospeso a settembre per motivi disciplinari per fatti risalenti ai tempi in cui era direttore della Toscana. Vitale è il dirigente che ha portato avanti gli accertamenti sul caso Enel chiedendo che fossero chiusi in tempi brevissimi e mettendo in evidenza il grave conflitto del direttore generale.

La sospensione di Vitale è stata firmata dallo stesso Cioffi. Successivamente la direzione Vigilanza senza più il suo direttore è stata affidata alla vicaria scelta dallo stesso dg, Maria Giovanna Cassiano, ex dirigente della Vigilanza in Calabria e ora promossa collaboratrice di Boeri presso l' ufficio di presidenza. Ma la separazione di ruoli sarebbe stata solo formale. Infatti il direttore generale con una lettera del 28 ottobre del 2015 ha chiesto al suo vicario, Antonello Crudo, e a Gabriella Di Michele, direttore centrale Entrate contributive, di essere direttamente informato su tutti gli sviluppi della vicenda. A dispetto di ciò in una recente nota ufficiale dell' Inps si legge che Cioffi «per evitare qualsiasi ipotesi di conflitto d' interessi, anche solo potenziale, d' intesa con il presidente ha disposto che qualsiasi informazione riguardante procedimenti Enel non fosse portata a sua conoscenza, bensì a quella del presidente». La verità è che quando è emerso che la procura di Nocera indagava sull' affaire, Boeri, preoccupato, ha ufficialmente avocato a sé l' indagine.

Nonostante questo, autorevoli fonti interne dell' istituto hanno raccontato a Libero che Di Michele continuerebbe a organizzare incontri di lavoro per informare il dg sugli esiti finali degli accertamenti ispettivi nei confronti dell' Enel che con i nuovi filoni aperti dovrebbero far registrare alla fine un debito, tra mancati contributi e sanzioni civili, di oltre venti milioni di euro. Paradossalmente Boeri, nel corso dell' ultima audizione tenuta presso la Commissione bicamerale di controllo sugli enti previdenziali ha lanciato il grido d' allarme sull'ingente quantità di crediti contributivi (95 miliardi) che l' Inps non riscuote o che non vengono saldati. Per questo ha denunciato «i furbetti che non pagano i contributi». Peccato che tra questi dovrebbe inserire pure il suo direttore generale che con la sua gestione ai tempi dell' Enel ha mandato in corto circuito i conti del cosiddetto Fondo dei lavoratori del settore elettrico dell' Inps. Ma se il conflitto di interessi è evidente, resta da verificare l' eventuale dolo dell' uomo che vuole tagliare il 20 per cento del personale Inps e gestire in house gli appalti informatici (del valore di centinaia di milioni) al di fuori delle regole della Consip, la società del ministero dell' Economia e delle finanze che gestisce le gare pubbliche. Di Cioffi si è occupato una ventina di giorni fa pure il Fatto quotidiano; subito Enel e Inps hanno inviato due distinte rettifiche, con cui, in realtà, hanno offerto ben quattro conferme: l' esistenza del buco previdenziale, del conflitto d' interessi («anche solo potenziale»), delle indagini della Guardia di finanza e dell' Inps. Delle indagini di Nocera, invece, nulla sapevano.

Da gennaio stangata-autostrade per otto milioni di automobilisti

Autostrade, da gennaio raddoppia il costo del Telepass



Da gennaio costerà di più viaggiare in autostrada per gli abbonati a Telepass. Come riporta il quotidiano "Il Tempo", già a partire da qualche settimana gli 8 milioni di consumatori che utilizzano Telepass hanno ricevuto la nuova proposta da parte dell' azienda.
L' opzione Premium passerà dagli 0,78 euro mensili a 1,50 euro. Mentre i clienti Tele pass Family sborseranno 4,50 euro a trimestre, invece degli attuali 2,33 euro. Telepass Twin cambia da un costo trimestrale di 4,13 euro a 6,30 euro. Opzione Premium da un canone trimestrale di 2,33 euro passa a 4,50 euro. I clienti avranno 2 mesi di tempo (60 giorni), dalla ricezione della lettera per recedere dal contratto, in caso contrario le modiche verranno considerate valide da entrambi le parti.

A quei clienti che opteranno di scegliere l' abbonamento Premium (costo di 1,5 euro al mese) verrà offerto il soccorso su tutta la rete stradale. Inoltre per i vecchi abbonati, il canone mensile di 0,78 euro resterà uguale per tutto il 2016.

lunedì 28 dicembre 2015

Banca Etruria contro la Boschi: spunta un clamoroso documento

Quando papà Boschi e Banca Etruria accusavano dei conti in rosso il governo di Renzi e Maria Elena Boschi



Il Cda di Banca Etruria accusava il governo di Matteo Renzi di aver provocato i conti in rosso dell'istituto. Clamoroso per varie ragioni: primo, perché sta emergendo come gli stessi vertici dell'istituto poi commissariato da Bankitalia avessero fatto di tutto per truccare i conti fregando, di fatto, i propri risparmiatori. Secondo, perché il vicepresidente di Banca Etruria era Pierluigi Boschi mentre il governo pesantemente attaccato era quello in cui sedeva, con un ruolo centrale, sua figlia Maria Elena Boschi. 

A svelare l'altra faccia del conflitto d'interessi che ha portato alla mozione di sfiducia, respinta, contro il ministro delle Riforme è Franco Bechis, su Libero in edicola oggi lunedì 28 dicembre. "Del peggioramento dei conti creditizi nei primi nove mesi 2014, il cda della Etruria aveva dato colpa nella sua relazione in buona parte a Matteo Renzi e al suo governo, che avevano peggiorato la situazione economica italiana (danneggiando così indirettamente pure la popolare aretina) rispetto al periodo più felice in cui a guidare l'Italia c'era Enrico Letta". "Dopo la stabilizzazione dell'attività nella seconda metà del 2013 -  si legge in quel documento -, l'economia italiana è tornata ad indebolirsi nella primavera di quest'anno per il calo degli investimenti. Nel secondo trimestre 2014 il Pil italiano è sceso dello 0,2% rispetto al primo trimestre, la flessione dell'attività ha interessato tutti i maggiori comparti produttivi (…) Nel terzo trimestre 2014 il Pil avrebbe segnato una nuova lieve flessione (…) Il recupero della fiducia di famiglie e imprese, in atto dalla fine dello scorso anno, si è interrotto nell'estate...". 

Silenzio parla il guru Signorini: "Soldi, lavoro e gelosie. Ecco tutta la verità su Belen e Stefano"

Belen e Stefano, la verità di Signorini: soldi, lavoro e gelosie, chi ha lasciato chi



È stato Stefano De Martino a lasciare Belen Rodriguez. Lo sostiene Chi in esclusiva nel numero in uscita martedì 29 dicembre: il ballerino diventato famoso con Amici di Maria De Filippi si sarebbe stancato di vivere nell'ombra della celebre moglie. La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stata secondo il settimanale di gossip diretto da Alfonso Signorini la vacanza alle Maldive già programmata dal 27 dicembre al 7 gennaio e saltata all'ultimo momento per "colpa" di De Martino: avrebbe preferito infatti partecipare alle registrazioni per il programma della De Filippi al viaggio di piacere con la famiglia. Una scelta che non è andata giù a Belen, già stizzita per l'impegno profuso da Stefano nel lavoro. A ciò secondo Chi si aggiungerebbero "gli slanci imprenditoriali" di De Martino, "finanziati da Belen e finiti male". Dal canto suo, il marito non avrebbe più accettato di buon grado di vivere un passo indietro al Belen e avrebbe quindi privilegiato il lavoro a costo di rompere uno dei rapporti più chiacchierati (e paparazzati) dello show-business italiano. 

L'Intervista - Parla il banchiere-squalo pentito: "Tutti i trucchi per rovinare la gente"

Parla il banchiere-squalo pentito: "I trucchi per rovinare le persone"


intervista a cura di Francesco Specchia

Parla il banchiere-squalo pentito:

L’unico caso in cui tenere un alto profilo (di rischio) ti può spalancare abissi di disperazione.

La Procura di Civitavecchia scopre che a Luigi D’Angelo - il pensionato suicida che vide inceneriti i risparmi d’una vita - Banca Etruria aveva modificato il «livello di affidabilità» per giustificarne l’acquisto di obbligazioni secondarie tossiche. E salta fuori che tutto ciò «non è un caso singolo, è la prassi».

Vincenzo Imperatore, ex spietato manager bancario oggi pentito, lei che ha scritto due libri sulle truffe delle banche (Io so e ho le prove, Io vi accuso, Chiarelettere) oggi afferma che taroccare i «profili di rischio» è quasi un atto dovuto...

«Se lei pensa che ci sono in giro 70 miliardi di obbligazioni subordinate che per essere piazzate abbisognano di profilo particolare tra quelli previsti, e cioè, a scalare in ordine di rischio: “prudente”, “cauto”, “bilanciato”, “dinamico”, “aggressivo”, ovvio che si tarocchi»

Qual è il profilo che ti consente di acquistare prodotti bancari pericolosi?

«Se rientri nei primi due di cui sopra non puoi proprio acquistare titoli, è proibito dalla MiFid la direttiva dell’Unione Europea (se uno ci pensa, un paradosso). Che ti tutela: ti impedisce di comprare sia obbligazioni secondarie che strutturate e neppure azioni di istituti che stanno facendo l’aumento di capitale, come nel caso, ultimamente, della Popolare di Vicenza o Veneto Banca»

Perdoni l’ignoranza, ma esattamente cos’è il «profilo di rischio»?

«Dovrebbe essere la tua esatta fotografia economica. E si comincia a tratteggiare già quando entri in banca e ti sottopongono al “test di adeguatezza”, una serie di domande che sono un’escalation»

Del tipo?

«Del tipo: “sa cosa sono i titoli di Stato?” (in Italia è la domanda a cui tutti sanno rispondere) o “conosce il mercato azionario?”, o “il mercato delle obbligazioni”, su su, fino al quesito sul mercato dei derivati, il prodotto più pericoloso. A cui di solito, anche chi non ne sa una mazza - quasi tutti - non risponde mai, per pudore, “no, non li conosco", ma “non li ho acquistati, ma li conosco”».

Ma scusi: innanzitutto io, correntista normale, non ricordo di aver mai neppure avvicinato un test del genere, né d’aver mai risposto a tali domande...

«Appunto, lei è un correntista normale. L’ha fatto, si fidi. La spunta sulle risposte è automatica del computer, su un modello prestampato di due paginette fitte fitte. Che, di solito, viene infilato nell’enorme incartamento che ti danno da firmare. Vale la firma finale».

«Vale» in che senso?

«Che, quando la apponi, hai dato alla banca il paracadute per affibbiarti in quel momento, o in futuro, titoli che tu non potresti trattare. Ma la domanda che ti frega è la finale».

Quale domanda?

«“Lei è consapevole che può perdere anche il 60% del suo capitale”? Ma i consulenti non te la sottopongono proprio, spunta automatica anche lì. I consulenti che hanno crisi di coscienza, oltre a vendere poco, vengono fatti fuori. Ricordo che, quando dirigevo una filiale a Napoli mi si parò un mio dipendente, autorevolissimo in virtù della sua bravura, che in riunione si alzò e mi disse: “Direttò, ’sta robba è munnezza. Con che coraggio posso rifilarla al cliente?!”. Uno onesto»

Vivaddio. E che fecero, lo promossero?

«No. Provvidi io stesso a rimuoverlo, correva il rischio di far saltare il sistema».

Ma è mostruoso...

«È il sistema. E poi in ogni istituto c’è poi sempre un “dipendente grafomane”, un collega che sa imitare alla perfezione le firme dei clienti. Quando c’è un’urgenza gli si chiede, gentilmente, di esibirsi. E lui, badi, non chiede nulla in cambio, nemmeno ci pensa. Non so come dirle, fa parte del sistema»

Ma questo è un reato.

«È il sistema...»

Lei mi dipinge un quadro apocalittico. In che misura si truccano i profili di rischio?

«Io direi al 70%. Il periodo migliore per lo smercio di porcheria fu nel 2008/2010. Oggi va meglio, ma solo perché lo scandalo è pubblico»

Ma ci sarà un modo per evitare tutto questo.

«Richiedere alla banca il vostro profilo, controllarlo sempre, è un vostro diritto. E io suggerirei all’Authority anticorruzione di Cantone di mandare gli ispettori a controllare i profili e di chiamare i singoli clienti, per vedere se corrispondono. Ci sarà sempre chi ufficialmente risulta “dinamico”, e che non avrà la più pallida idea di cosa sia un’obbligazione»

Ma ci sarà qualche risparmiatore che la sgama...

«Be’ sì. Quelli che si portano a casa il modulo e lo sezionano, magari lo fanno visionare da un parente commercialista, e si accorgono della fregatura. La trafila è che arrivano in banca incazzatissimi - giustamente - e la banca deve avviare, giocoforza, una procedura di calmierizzazione, cioè gli restituiscono i soldi (cosa che non si fa mai) dicendosi di “essersi sbagliati”. In realtà, quando una banca ha bisogno di liquidità, la prima cosa è far pressione verso i piccoli imprenditori affidati, ai quali in passato sono state aperte linee di credito. Gli si chiede di far loro, stavolta, qualcosa per la banca comprando titoli di credito incomprabili. Da lì parte tutto»

Fatto sta che qui c’è stato un morto e migliaia di risparmiatori inferociti scendono in piazza.

«Ma, guardi, la vicenda delle quattro banche è solo la punta dell’iceberg. Ci sono migliaia di morti indiretti che detengono azioni di istituti non quotati che sono carta straccia; per le banche quotate magari ci perdi, ma un acquirente comunque lo trovi. Il mercato è il primo controllore»

Cosa succederà ora?

«Sa cosa mi ha detto il direttore di Banca Popolare Etica, un istituto piccolo e sano con 18 sportelli? “Il sistema bancario - cioè noi - ha salvato quattro banche che sono l’1% del sistema stesso. A me personalmente questa cosa è costata 1 milione. Non so se il prossimo salvataggio lo reggo”. Capisce? A questo punto, per paradosso, meglio che le banche scoppiate per malagestio falliscano, come in America»

La Ue ci accusa di aiuti di Stato, ma la Germania ha messo più di 400 miliardi per salvare le sue banche.

«Vero. Ma ci si dimentica che la Merkel ha costretto le banche aiutate a prestare i soldi per le imprese del territorio»

Funding for lending. Anche in Inghilterra funziona benissimo.

«Appunto. Provi a parlarne in Italia...»

Silvio Berlusconi cuore d'oro A Natale apre uno strano "ristorante"

Berlusconi, cuore d'oro. Il bel gesto di Natale: apre un "ristorante"




Il bel gesto di Natale firmato Silvio Berlusconi, che sta pensando di aprire una mensa per i poveri e per le famiglie in difficoltà a Roma. La notizia l'ha data l'imprenditore milanese Ernesto Pellegrini a Radio Capital. Proprio per questo, il Cav, si è recentemente recato a una mensa dove ogni sera cenano 350 persone in difficoltà economica. Pellegrini ha spiegato: "È venuto da me perché ha voluto constatare de visu come funziona il nostro ristorante, perché mi ha detto che sarebbe un suo desiderio realizzarne almeno uno, forse a Roma. Ma mi ha anche parlato dell'idea di aprirne in diverse regioni".