Quando papà Boschi e Banca Etruria accusavano dei conti in rosso il governo di Renzi e Maria Elena Boschi
Il Cda di Banca Etruria accusava il governo di Matteo Renzi di aver provocato i conti in rosso dell'istituto. Clamoroso per varie ragioni: primo, perché sta emergendo come gli stessi vertici dell'istituto poi commissariato da Bankitalia avessero fatto di tutto per truccare i conti fregando, di fatto, i propri risparmiatori. Secondo, perché il vicepresidente di Banca Etruria era Pierluigi Boschi mentre il governo pesantemente attaccato era quello in cui sedeva, con un ruolo centrale, sua figlia Maria Elena Boschi.
A svelare l'altra faccia del conflitto d'interessi che ha portato alla mozione di sfiducia, respinta, contro il ministro delle Riforme è Franco Bechis, su Libero in edicola oggi lunedì 28 dicembre. "Del peggioramento dei conti creditizi nei primi nove mesi 2014, il cda della Etruria aveva dato colpa nella sua relazione in buona parte a Matteo Renzi e al suo governo, che avevano peggiorato la situazione economica italiana (danneggiando così indirettamente pure la popolare aretina) rispetto al periodo più felice in cui a guidare l'Italia c'era Enrico Letta". "Dopo la stabilizzazione dell'attività nella seconda metà del 2013 - si legge in quel documento -, l'economia italiana è tornata ad indebolirsi nella primavera di quest'anno per il calo degli investimenti. Nel secondo trimestre 2014 il Pil italiano è sceso dello 0,2% rispetto al primo trimestre, la flessione dell'attività ha interessato tutti i maggiori comparti produttivi (…) Nel terzo trimestre 2014 il Pil avrebbe segnato una nuova lieve flessione (…) Il recupero della fiducia di famiglie e imprese, in atto dalla fine dello scorso anno, si è interrotto nell'estate...".
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