Il dossier dell'Europa contro l'Italia: Renzi demolito, futuro da brividi
La ripresa dell'Italia sarà difficile e il percorso non breve. E se il nostro Paese vuole evitare il declino, riporta il Corriere della Sera, non può più aspettare. E' questo il monito di tre analisti europei, Dino Pinelli, István P. Székely e Janos Varga, al centro del lavoro che la Commissione europea sta svolgendo sulla Legge di stabilità e sul programma di riforme del governo di Matteo Renzi, che hanno espresso i loro timori su www.vox.eu.
I tre funzionari il 22 dicembre hanno proposto alcune anticipazioni partendo dal fatto che è da metà degli anni '90 che il reddito per abitante in Italia perde terreno rispetto alle altre economie europee. E questo perché la "produttività totale dei fattori" (l'organizzazione e le regole del lavoro, le competenze, gli investimenti e la tecnologia, la burocrazia, l'apertura del mercato, le infrastrutture o le forniture energetiche) è in calo (0,3% l'anno) dalla fine del secolo scorso, caso praticamente unico, visto che cresce quasi ovunque nel resto d'Europa e negli Stati Uniti. La "produttività totale dei fattori", più del debito o della crescita, è il termometro del sistema. E in Italia, scende da 15 anni.
Le cause, secondo Pinelli, Székely e Varga sono: quota bassissima dei laureati e competenze di base, ritardo dei giovani nell'istruzione (persino rispetto a Polonia, Corea del Sud o Spagna), lentezza della burocrazia e della giustizia (che rallentano pure gli investimenti dei Paesi esteri). Il Jobs Act toglie solo un quarto del ritardo dell'Italia sull'area euro per i costi di ogni contratto. Restano quindi "debolezze strutturali fondamentali" e "il ritorno a una crescita sana richiederà uno sforzo straordinario".
Nessun commento:
Posta un commento