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lunedì 4 gennaio 2016

Marò, trattativa segreta tra Italia e India Retroscena: così può finire il caso

Marò, la trattativa segreta tra Italia e India per risolvere il caso di Latorre e Girone


di Chiara Giannini


L’accordo ci sarebbe, almeno secondo fonti indiane: Italia e India sarebbero segretamente al lavoro per definire una possibile soluzione del caso marò. A scriverlo un giornale di Calcutta, il Telegraph, che parla della definizione di una «roadmap» in corso che consenta di mettere fine alle tensioni diplomatiche che da quattro anni fanno tenere il fiato sospeso sulla vicenda dei due fucilieri di Marina. Strano che la notizia sia apparsa su un giornale di Calcutta e non su uno di New Delhi, ma lo è anche che la Farnesina, una volta apprese le notizie uscite sulla stampa indiana, si è affrettata a emettere un comunicato: «Il governo italiano - si legge nel documento - ha attivato l’arbitrato internazionale il 26 giugno di quest’anno nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. Come noto, in agosto, il Tribunale per il Diritto del Mare di Amburgo ha ordinato la sospensione delle due giurisdizioni nazionali a carico dei fucilieri di Marina. L’Italia continuerà a far valere le proprie ragioni nella sede arbitrale». 

Insomma, non si smentisce l’accordo, ma si fa presente che la via internazionale resta quella prediletta. Secondo il giornale indiano, l’intera operazione messa in atto dai due Paesi sarebbe top secret e riguarderebbe un accordo su richieste che entrambe le parti dovranno mantenere. Peraltro, questa nuova via non interferirebbe con la parte arbitrale del caso. Secondo il quotidiano indiano, la richiesta italiana sarebbe quella di far tornare Salvatore Girone in patria. Di contro, il nostro Paese dovrebbe ritirare le sue obiezioni sull’adesione dell’India a quattro importanti organismi di controllo delle modalità di esportazione: il Nuclear Suppliers Group (Nsg), il Missile Technology Control Regime (Mtcr), il Wassenaar Arrangement e l’Australia Group. Tra le richieste indiane ci sarebbe anche un accordo su questioni commerciali. Peraltro, qualora il tribunale dell’Aja decidesse per un processo in India, Roma dovrebbe impegnarsi a rimandare Latorre e Girone a Calcutta per un giudizio in quel Paese. Sulla questione poche parole sono state spese dai politici italiani. Ad esprimersi solo Elio Vito (Fi) che ha ricordato come neanche Mattarella, nel suo discorso di fine anno «si sia ricordato dei marò». Concetto ribadito dalla compagna di Massimiliano Latorre, Paola Moschetti: «Marò liberi, lo slogan più bistrattato del decennio. In questo anno sostanzialmente nulla è cambiato, ormai sono 4 anni che si vive così». Intanto una scadenza si avvicina, quella del 16 gennaio, giorno in cui Latorre dovrebbe tornare in India visto che il suo permesso per malattia (fu colpito da un ictus) giungerà a termine. Anche su questo punto dal governo tutto tace.

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