Le dieci domande di Giovanni Toti a Matteo Salvini
Nei giorni scorsi, il tira e molla tra Berlusconi e Salvini aveva registrato una fase di allontanamento, col cavaliere che dalla Crimea aveva detto che "con la Lega vanno solo gli incazzati". Parole alle quali il suo consigliere politico (e governatore della Liguria dove è stato eletto anche coi voti decisivi del Carroccio) Giovanni Toti aveva replicato: "Non è il momento delle polemiche. Continuo a ritenere che gli elementi e le valutazioni politiche della Lega e Forza Italia siano ampiamente convergente su molti argomenti, più di quanti siano quelli che ci dividono". Toti, oggi, è tornato sul punto, sottolineando come serva al più presto "un tavolo di confronto tra tutti i partiti che si considerano alternativi al governo in carica" e invitando su Facebook il leader leghista a rispondere a dieci domande, dalle quali dovrebbe risultare a suo parere l'affinità esistente tra le due forze politiche del centrodestra.
1) "Siamo d’accordo su una sensibile riduzione delle imposte per famiglie e imprese, tale da far ripartire consumi e investimenti e tendente in prospettiva all’introduzione della Flat Tax? 2) Siamo d’accordo su una politica di sostegno ai ceti più deboli, a partire dai pensionati sociali al minimo il cui assegno deve essere aumentato almeno a 1000 euro? 3) Siamo d’accordo su una politica di contenimento dell’immigrazione clandestina, attuata attraverso mirate operazioni di polizia internazionale sulle coste libiche, l’istituzione di centri di assistenza e identificazione, su quelle stesse coste, e meccanismi di espulsione dal nostro paese più efficaci? 4) Siamo d’accordo su una politica di sicurezza che restituisca serenità ai cittadini italiani, attivata anche attraverso l’utilizzo di militari come presidio fisso nelle nostre città e la reintroduzione di carabinieri, poliziotti e vigili di quartiere? 5) Siamo d’accordo sulla necessità di esercitare una fortissima pressione sulla Unione Europea, al fine di rivedere tutti i trattati che regolamentano la vita degli stati membri, a partire dal Patto di stabilità? 6) Siamo d’accordo nel ritenere insoddisfacenti, e dunque non votabili in parlamento, le riforme istituzionali così come proposte dal governo Renzi? 7) Siamo d’accordo nel comune impegno di reintrodurre nella legge elettorale il premio alla coalizione vincente e non al singolo partito? 8) Siamo d’accordo nel sostenere politiche di integrazione nelle Regioni italiane, tendenti alle cosiddette macroregioni alla quali deve essere garantita (al contrario di quanto previsto oggi dal governo Renzi) sufficiente autonomia fiscale e amministrativa nei confronti dello Stato centrale? 9) Siamo d’accordo, al fine di effettuare un’efficace spending review, nell’introdurre i costi standard come principio generale dell’intera amministrazione? 10) Siamo d’accordo nel portare avanti una precisa politica di sburocratizzazione, tale da garantire competitività alle nostre imprese e una semplificazione alla vita dei cittadini?
"Se la risposta è sì a tutte queste domande, come io credo" conclude il big di Forza Italia, "esistono prospettive concrete per un’efficace e congiunta azione di governo come quella che Forza Italia e Lega già portano avanti in tre importanti Regioni: Lombardia, Veneto e Liguria. Sottolineare le diversità non fa che aiutare il governo della sinistra".