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venerdì 24 aprile 2015

Caivano (Na): Papaccioli la vera ed unica alternativa a Monopoli

Caivano (Na): Papaccioli la vera ed unica alternativa alle altre forze politiche  



di Gaetano Daniele 





Vi spiego io cos'è la continuità:
Ancora qualche settimana alla chiusura delle liste ed è fatta. Solo allora si potrà fare il vero punto della situazione. Voltando lo sguardo a destra, troviamo il candidato del partito di Luigi Cesaro, Forza Italia, Simone Monopoli, da oltre 20 anni in politica, collezionando molte esperienze negative, per suo dire coerenti con il mandato cittadino. Secondo noi non è così. Ad ogni intoppo politico, Monopoli ha preferito le dimissioni alle battaglie. Non potrà mai rappresentare il nuovo perchè, appunto, dopo aver trascorso gli ultimi o quasi 20 anni in politica e, dopo aver governato gli ultimi 5 anni al fianco di Luigi Cesaro (giggin a pulpett) in Provincia e, oltre ad aver cambiato circa 5 partiti, dal Partito Liberale all'Udc, dall'Italia di Centro a Forza Italia, oggi, si ripresenta agli occhi dei caivanesi che non conoscono tutto il trascorso politico di Monopoli, come il nuovo che avanza, come il nuovo che fa pulizia all'interno delle liste e, in più, decanta di aver chiuso le porte in faccia alla vecchia politica. Vi spieghiamo perchè secondo noi non è vero, o meglio le ha socchiuse con la speranza che potessero accettare. 

Il candidato Sindaco Monopoli, dopo aver aperto la porta (come riporta un noto sito online N.M) a coloro i quali definisce il vecchio, gli presenta, per aggregarli al suo fianco, quindi offrendo una possibilità anche al vecchio di salire sul suo carrozzone, il conto, un documento, o meglio un contratto, non sappiamo neanche noi come definirlo, ah.. ecco, le regole antiribaltone..!. Una pseudo intesa, cioè, a non poter più cambiare partito o schieramento una volta eletti nella sua coalizione. In sintesi, il candidato Monopoli, propone alla vecchia gestione, alle cosiddette liste non troppo perfette, un patto. Un accordo: non tradirlo passando dall'altra parte come capitato negli ultimi anni. Una preoccupazione giustificata, visto il continuo salto in banco da parte di qualcuno, ma comunque resta il fatto che si è aperta la porta alla vecchia gestione, alla vecchia politica. E' un po come dire prima del matrimonio alla propria compagna: firma un documento dove all'interno dello stesso specifico che non potrai tradirmi in nessuna maniera. Anche se io prenderò decisioni sbagliate. Una democratura, direbbe qualche anziano direttore. In democrazia come si fa a proporre un documento del genere? Le alleanze si fanno seguendo accordi politici condivisi non firmando contratti a proprio vantaggio. In politica non comanda l'uno o l'altro singolo, in democrazia si accetta anche chi poi decide di cambiare idea, come capitò allo stesso Monopoli prima di passare dall'Udc all'Italia di Centro di Pionati a Forza Italia. Le scelte si prendono unanime. Insomma, giustamente, le parti avverse, dopo aver appreso la sorpresa, lasciano lo studio del dott. Monopoli, come riporta anche un altro sito d'informazione online, a braccia conserte, sconcertati della proposta ricevuta. Ci chiediamo se quei partiti decantati vecchi avessero accettato il contratto, oggi Monopoli si ritroverebbe al suo fianco i socialisti di Giamante e i moderati di Giacinto Russo a fiancheggiarlo in questa nuova tornata elettorale. Insomma, Oggi, questi, vengono definiti trasformisti e riciclati. E' giusto, si sono collocati in altre coalizioni, secondo Monopoli o secondo qualche politologo, al no dello stesso Monopoli, questi, dovevano ritirarsi dalla scena politica e andare a casa definitivamente. Un modo di vedere la politica particolare. Un pò come a dire: o con me o con nessuno. 

Le scelte sane, categoriche e perchè no, anche impegnative, si prendono a prescindere dal contratto antiribaltone. Se si definisce una lista vecchia, non la si lascia entrare, o peggio non gli si presenta il conto (contratto antiribaltone). Altrimenti tra il nuovo, Monopoli, e il vecchio decantato non c'è nessuna differenza, ma solo stili diversi di interpretare la propria politica. 

Insomma, per farla breve, l'unico autorevole che ha dimostrato di non scendere a nessuna forma di compromesso politico è stato il dott. Giuseppe Papaccioli di "NOI CON PAPACCIOLI". A differenza di questi che decantano di non vincere a tutti i costi, e poi si alleano con tutti o quasi tutti, Papaccioli scelse di lasciare, o meglio attese di vedere il coraggio dei traditori del popolo, coloro i quali lo sfiduciarono allo stesso modo dei fedeli di Mosè, quando non vedendolo più scendere dal Monte Sinai, gli voltarono le spalle, costruendo ed inneggiando un toro dalle corna d'oro.

Caivano (Na): Sel accoglie la proposta del candidato sindaco Pd, Luigi Sirico

Caivano (Na): Sel è nuovamente in coalizione 


La risposta di Sel all'apertura del candidato Sindaco del Pd, Arch. Luigi Sirico

Mariella Donesi
Coordinatrice Sel 

Abbiamo accolto con grande soddisfazione l'appello del candidato sindaco, Arch. Luigi Sirico, affinchè Sel restasse nella coalizione. E' stato un riconoscimento al lavoro e all'impegno profusi da Sel in questi mesi, perchè si realizzasse un progetto politico vero per la nostra città, con la scelta voluta e consapevole del candidato sindaco, Arch. Luigi Sirico, che rappresenta per Sel una garanzia. 

La lealtà e la stima per Luigi Sirico sono indiscusse, anche nelle ultime vicende, esse sono rimaste immutate. La scelta di andar via è stata solo un percorso obbligato, senza alcuna retorica, era vissuto con profonda amarezza sia politica, quanto umana, ma vi era una impossibilità oggettiva per Sel alla realizzazione di un progetto, in cui aveva creduto da sempre. 

Ringraziamo contestualmente il Partito Democratico per la disponibilità dimostrata con la sua apertura, per eliminare un ostacolo oggettivo, che non avrebbe permesso un cammino comune, intrapreso mesi fa. 

Tuttavia, riteniamo che la presenza di Sel, sia più incisiva per la propria identità politica, se collocata in un altro ragionamento, non partitico. 

Dichiariamo, inoltre, che la candidatura a sindaco della rappresentante di Sel è ufficialmente ritirata, in quanto non esistono più le motivazioni, per le quali essa era nata. 

L'impegno e l'entusiasmo sono gli stessi e contribuiranno a far sì che ci sia la vittoria dell'Arch. Luigi Sirico. 

Le compagne ed i compagni di Sel e la coordinatrice 
Mariella Donesi. 


Caivano (Na): Luigi Sirico, canididato Sindaco Pd, chiarisce quanto segue 

di Luigi Sirico 


Arch. Luigi Sirico
Candidato Sindaco PD

Le mie convinzioni politiche,  la mia storia personale e, non ultimo,  l'affetto che mi lega ai tanti compagni di SEL, mi hanno indotto a chiedere loro di  ripensare alle posizioni assunte negli ultimi giorni rispetto alla coalizione,  che sostiene la mia candidatura a sindaco. Non è retorica dire che sarebbe stato per me un dolore troppo grande vedere escluso dall'alleanza politica un partito che fin dall'inizio ha mostrato nei miei confronti lealtà e coerenza. Pertanto ho fatto un appello personale, sentito e convinto, alla segretaria di SEL e ai compagni che ella rappresenta, affinchè tornino a condividere una esperienza politico della quale sono stati, fin dall'inizio, i protagonisti principali. Nel contempo ho chiesto al mio partito la disponibilità piena a collaborare perchè fosse garantita la presenza di SEL nella competizione elettorale. Il PD ha manifestato la piena disponibilità ad accogliere tale richiesta, consapevole dell'importanza di preservare e rafforzare le idee gli ideali e i valori che SEL rappresenta.  

Partigiani contro Boschi "25 aprile senza di lei"

I partigiani: la Boschi al 25 Aprile non ce la vogliamo





E' bella, è brillante, è del Pd. Ma ai partigiani non piace. E non per il look a volte discutibile. Maria Elena Boschi sta lì agli entusiasti della festa della Liberazione (e questo potrebbe essere per lei motivo di vanto). Almeno a quelli di Alessandria. Narra infatti il quotidiano piemontese La Stampa, che qualche giorno fa il sindaco della città piemontese, Maria Rita Rossa del Pd, di invitare alla commemorazione del 25 aprile il ministro delle Riforme. Ma la risposta è stata picche. “Nulla di personale, solo una questione di opportunità politica.

Non condividiamo le linee della riforma costituzionale che questo governo sta portando avanti, in particolare la Boschi” ha dichiarato Roberto Rossi, vicepresidente provinciale dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani italiani. “Immaginate cosa sarebbe successo il 25 aprile: allo stesso microfono la Boschi avrebbe difeso le riforme e noi le avremmo contestate. Non ci sembrava il contesto giusto per le polemiche” ha concluso Rossi. Insomma: la Boschi vuole cambiare la sacra costituzione frutto proprio di quell'Italia dominata dagli ex partigiani? Allora, non è degna del 25 Aprile. La bella Maria Elena Boschi è comunque in buona compagnia, visto che i partigiani alessandrini hanno opposto il loro "no" anche alla proposta del sindaco di invitare altri due ministri: quello della Difesa Roberta Pinotti e quello della Giustizia andrea Orlando. Peraltro entrambi ex PCI, ma oggi con Renzi, lo "sfascia-costituzione". Insomma, la morale è sempre la stessa. il 25 aprile è "cosa loro".

Re Giorgio, Cossutta & C. Comunisti con due pensioni

I 1.800 politici e sindacalisti con la doppia pensione a sbafo





Una bella pensioncina (e neanche tanto "ina") senza mai aver versato il becco di un quattrino in contributi. Non accade nel Paese di bengodi, ma in Italia (per alcuni sono sinonimi). A raccontare la vicenda è il quotidiano Italia Oggi, secondo il quale ci sono migliaia di politici e sindacalisti (la maggior parte di sinistra) che dodono del doppio assegno. A permetterglielo, scrive il quotidiano economico, è la legge Mosca, che, approvata nel 1974, ha permesso lo sbarco a circa 40 mila personaggi, compresi nomi di peso come l' ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, di entrare nel paradiso delle pensioni Inps ottenute senza avere mai versato una lira di contributi.

Una sorta di variazione della legge ha consentito a uno stuolo di politic, aggiungendo alla pensione da parlamentare o da sindaacalista anche quella da giornalista, i cui contributi però sono stati pagati dall' Inpgi, l' ente di previdenza dei giornalisti, cioè dai giornalisti in servizio. Lo stesso principio di rivalutazione è stato applicato anche ai non parlamentari che abbiano lavorato in nero o senza contratto o con contratto improprio in giornali politici, sindacali ecc. Accorgimento costato alle casse della previdenza dei giornalisti (Inpgi) quattrocento miliardi di lire.

Scrive Italia Oggi che la leggina fu presentata per sanare la situazione di qualche centinaio di persone, che nel dopoguerra avevano lavorato per sindacati o partiti politici più o meno in nero, cioè senza che a loro nome fossero stati versati all' Inps i contributi dovuti. Bastava una semplice dichiarazione del rappresentante nazionale del sindacato o del partito e si potevano riscattare, al costo dei soli contributi figurativi, interi decenni di attività. Tra i beneficiari della legge Mosca, molti nomi della politica e del sindacato che furono: Armando Cossutta, Achille Occhetto, Giorgio Napolitano, Sergio D' Antoni, Pietro Larizza, Franco Marini, Ottaviano del Turco. In base agli ultimi dati disponibili, a godere di questo regime speciale di doppio contributo - in vista di una pensione moltiplicata per lo stesso fattore - sono 1.793 sindacalisti, dei quali ben 1.278 fanno capo alla Cgil.

Blitz contro una rete di Al Qaeda in Italia Preparavano attentati: diciotto arresti

Terrorismo, blitz contro rete di Al Qaeda in Italia: 18 arresti





Diciotto persone sono state arrestate nell'ambito dell'inchiesta che ha portato la Polizia a smantellare un network terroristico affiliato ad Al Qaeda con base in Sardegna. Alcuni degli indagati sono responsabili di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan, compresa la strage nel mercato cittadino Meena Bazar a Peshawar il 28 ottobre del 2009, dove un'esplosione uccise più di cento persone. Ad accertarlo sono stati gli investigatori del Servizio centrale antiterrorismo della polizia di prevenzione e della Digos di Sassari. Fra i fondamentalisti fermati ci sarebbero anche due fiancheggiatori di Osama Bin Laden.

Le ordinanze di custodia cautelare sono a carico di appartenenti a "un'organizzazione dedita ad attività criminali transazionali, che si ispirava ad Al Qaeda e alle altre formazioni di matrice radicale sposando la lotta armata contro l'Occidente e il progetto di insurrezione contro l'attuale governo in Pakistan". La strategia degli atti terroristici compiuti - spiegano gli investigatori - era quella di "intimidire la popolazione locale e di costringere il governo pachistano a rinunciare al contrasto alle milizie talebane e al sostegno delle forze militari americane in Afghanistan". Di più. Dalle prime informazione pare che i terroristi avessero preparato un attentato contro il Vaticano, quando c'era Ratzinger, e che avessero progettato altri attacchi in Italia.

La telefonata di Silvio a Bush: "Aiutami a rifare Forza Italia"

Berlusconi: per rifare Forza Italia chiamo Bush





Silvio Berlusconi vuol fare l’americano.  Ieri, durante la riunione con i suoi deputati, il Cav ha promesso che  Forza Italia diventerà il partito dei moderati sul modello di quello  repubblicano a stelle e strisce. E avrebbe annunciato che si avvarrà  della consulenza di un big del partito dell’elefante, l’ex presidente  degli Stati Uniti, George Bush junior, con cui ha sempre avuto un  feeling particolare quando era a palazzo Chigi, a partire dal 2001. Ascolterò i consigli del mio amico Bush, avrebbe detto il leader  azzurro, che imposterà la campagna elettorale per le regionali sempre  in stile Usa, rilanciando l’attività di fund raising. In tempo di  crisi e di tagli al finanziamento pubblico, infatti, Berlusconi  avrebbe ribadito la necessità di evitare sprechi, invitando i suoi  parlamentari a darsi da fare per rimpinguare le casse del partito  tramite la raccolta di fondi. L’ex premier avrebbe promesso una serie  di iniziative per spiegare a deputati e senatori come trovare risorse.

Spese mediche e lavori in casa detrazioni tagliate: ecco di quanto

Spese mediche e ristrutturazioni casa: detrazioni tagliate: ecco di quanto





L'annuncio verrà dato nei prossimi giorni. E' di quelli che non fanno piacere agli italiani, anzi danno un'altra mazzata alle tasche già svuotate. Renzi, per far cassa (circa quattro miliardi in un biennio) taglierà le detrazioni fiscali per chi ha un reddito superiore a 75mila euro lordi l'anno. In pratica chi guadagna più di 3500 euro netti al mese non avrà più alcun beneficio tributario, per tutte le spese mediche, di qualsiasi tipo (incluso le "malattie catastrofiche". Non solo le spese mediche, sotto la scure di Matteo Renzi sono finite anche le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni delle case che calano dal 36% al 20%. 

giovedì 23 aprile 2015

“Il giornalismo è ancora il mestiere più appassionante del mondo”

Alla firma del “Buongiorno” il prestigioso premio fondato da Montanelli, Biagi e Bocca “Oggi l’attenzione è sbriciolata, i quotidiani non sono più vangelo. Ma c’è bisogno di voci autorevoli”

a cura di Beniamino Pagliaro 


Mario Calabresi e Massimo Gramellini sono il direttore e il vice direttore del quotidiano «La Stampa». In questo dialogo affettuoso ricordano i loro inizi


È iniziato tutto dal Toro, e da un mal di denti, e oggi Massimo Gramellini riceve il premio è Giornalismo. Un dialogo con il direttore della Stampa, Mario Calabresi, intreccia inizi di carriera e grandi attese in cerca della notizia, fino ai consigli a chi comincia oggi un mestiere cambiato e «totalizzante». Gramellini non conosceva nessuno «nel mondo dei giornali». «Un’estate fui costretto a restare a Torino in agosto per un mal di denti - racconta Gramellini -, andai a vedere una partita del Toro con Alberto Pastorella, che scriveva per il Corriere dello Sport. Arrivato a casa scrissi degli appunti, e glieli diedi, per gioco. Lui li fece leggere al caporedattore, Enzo D’Orsi, il quale commentò: “Questo qui o è un genio o è un cretino”. Poi aggiunse: “Una cosa non esclude l’altra”». 

Gramellini aveva 25 anni e si stava per laureare in giurisprudenza. Un mese dopo fu chiamato al giornale. «D’Orsi mi accolse con un discorso memorabile: “Tu sarai un collaboratore esterno, i pezzi li scrivi a casa e ce li dai attraverso lo zerbino. Non puoi superare la porta della redazione. Le notizie sono pagate mille lire, i pezzi cinquemila. Non hai nessuna possibilità di avere un aumento. Non hai nessuna possibilità di diventare collaboratore fisso”».  

«Quello di essere assunti è un periodo ipotetico dell’irrealtà. E anche nel caso disperato in cui un giorno tu diventassi giornalista, sappi che questo è un mestiere di merda. Allora che fai, accetti?”. Io dissi di sì».  

Calabresi: Il più grande motore della mia passione giornalistica è stato proprio leggere i giornali, affezionarmi alle firme, fare ritagli. Già al liceo ero pieno di ritagli. Mi piacevano le storie americane di Furio Colombo, di Vittorio Zucconi, i primi racconti che faceva Gianni Riotta, le storie di cronaca. Uno degli incontri più stupefacenti è stato quello con Indro Montanelli. Ricordo una sua frase che misi anche nel primo editoriale quando diventai direttore de La Stampa: «I giornalisti sono al servizio dei giornali, e i giornali sono al servizio dei lettori. Chi pensa il contrario farebbe bene a cambiare mestiere». 

Gramellini: Tu avevi i ritagli, io avevo la libreria di mio papà. La parte centrale era coperta da un vetro, con i libri che non dovevano prendere polvere: l’intera storia d’Italia di Montanelli, l’intera geografia di Biagi, e tutti i libri di Bocca sull’Italia e sul terrorismo: i tre fondatori del premio è Giornalismo. Per me erano i tre miti, a cui aggiungerei un quarto, Gianni Brera con la Storia critica del calcio italiano. Il momento della consacrazione professionale fu nel 2000: avevo cominciato il Buongiorno da un anno, e mi cercò Montanelli. Mi fece i complimenti: «Vedi, quelli come noi non devono fare gli editoriali, per cui serve il panno curiale. Quelli come noi devono fare i corsivi, gli elzeviri». Di questa frase quel che mi colpì era ovviamente quel «quelli come noi». Mi aveva messo nel suo stesso gruppo! 

Calabresi: Beh, quel giorno sei cresciuto di venti centimetri! Oggi guardiamo a Biagi, Bocca e Montanelli e ci rendiamo conto che il giornalismo tradizionale ha un impatto sulla società inferiore a un tempo. Ma la caratteristica del nostro tempo è che l’attenzione è sbriciolata, non ci sono più i quotidiani come cattedrali che ogni giorno distribuiscono il loro vangelo. Oggi ci sono mille rivoli che portano informazione. Ed è anche finito un modo di essere giornalisti che io ho soltanto intravisto. Un maestro, anche in maniera scherzosa, è stato Gian Antonio Stella. Quando ero un giornalista dell’Ansa imparai subito che c’era poca letteratura, ma molta praticità, asciuttezza e velocità. Stella mi dava il tormento: bisognava svegliarsi presto la mattina, aver letto tutti i giornali, essere i primi ad arrivare in Parlamento. Per un lungo periodo mi telefonava alle sette per vedere se fossi sveglio. 

Gramellini: Anche oggi, nonostante tutte le rivoluzioni digitali, vai a cercare la voce di un testimone autorevole, affidabile. Anch’io da lettore continuo a guardare le firme, sono un punto di riferimento, una certezza. Il vero valore aggiunto di un giornale è nelle firme, quelli che lo pensano e lo scrivono. 

La comparsa dell’«io»  
Gramellini: Negli ultimi anni è anche crollato un grande tabù: quello di non usare mai l’«io». Una volta era vietato. Un esempio emblematico del cambiamento è stato Terzani: dopo una vita da inviato, fa un libro sulla propria malattia, tutto in prima persona. Un esempio ancora più eclatante è Gomorra: Saviano non racconta niente di inedito, le cose che ha detto erano anche in libri già usciti, però non li aveva letti nessuno. Così il giornalista diventa l’io in cui il pubblico si identifica. 

Calabresi: Il rapporto con il lettore è cambiato anche con la Rete: il lettore cerca un’esperienza e vuole che il contenuto abbia un autore, che quella persona sia credibile, affidabile. Un giornalista che è perfettamente al passo con i tempi è Domenico Quirico, anche se Domenico è quanto di più lontano dalle nuove tecnologie uno possa immaginare. È un inviato vecchio stile, ma si infila nell’acqua della realtà e la racconta. Quando prende il barcone dalle coste del Nord Africa e naufraga davanti a Lampedusa, il lettore è insieme a lui. Non è un caso che anche online i suoi pezzi siano tra quelli che hanno i tempi di lettura più lunghi. Le persone riconoscono l’esperienza, la credibilità: si fidano e ti seguono. 

Sempre meglio che lavorare  
Calabresi: Penso che il giornalismo non sia un lavoro, è un mestiere. Sono felice di averlo fatto e lo rifarei altre cento volte: è un modo di vivere. Cammino per strada e guardo la realtà con le lenti del giornalismo, e non riesco a smettere, mi sembra che tutto sia giornalismo. È totalizzante, la gioia che ti dà riuscire a capire una cosa, avere un’intuizione. Tra le cose più noiose della vita ci sono le attese, ma poi ripenso a quelle che hanno portato a una notizia, e ritrovo alcune delle gioie più grandi. 

Gramellini: Qual è stata l’attesa più lunga? 

Calabresi: Nel 1998 andavo all’alba sotto casa di Cossiga per capire se sarebbe nato il governo D’Alema. Ero sicuro che la nascita del governo sarebbe avvenuta là. Aspettavo e aspettavo, finché un giorno alle sette vidi uscire Minniti dal portone. Suonai a Cossiga, lui mi offrì il caffè, e gli dissi di aver visto tutto. Inizialmente negò, era sorpreso: «Ma l’ho fatto venire alle sei del mattino!». Risposi che da giorni ero sotto casa sua alle sei. «Allora ti meriti che ti racconti che sta per nascere il governo, con il mio sostegno. Questo per me è il vero compromesso storico». Avevo la mia notizia. 

Gramellini: Una mia attesa lunghissima fu sempre nel 1998, quando Murdoch andò a casa di Berlusconi in via dell’Anima. Minzolini scoprì la notizia e mi disse di andarci. Stetti da solo sotto casa dalle nove del mattino alle otto di sera. Non avevo più alcuna speranza, e invece Murdoch scese e riuscii a fare tre battute. Altre grandi attese furono quelle sotto la casa di Maradona a Napoli: mi infrattavo tra i cespugli. Vedevo il retro del bagno e della camera di letto di Maradona: ho visto cose che voi umani... però non c’erano ancora i telefonini per scattare le foto. 

Calabresi: Quali sono i difetti della categoria? Penso che per dare un futuro al giornalismo dovremmo partire dai difetti. Il più grosso secondo me è il cinismo, l’idea che l’unico motore di curiosità giornalistica possa essere l’indignazione. 

Gramellini: Sono d’accordo e aggiungo: la maggioranza dei giornalisti non vive a contatto con i lettori, ma con il potere da cui prende le notizie. Inevitabilmente finisce per scrivere pensando ai potenti. E questo è il modo per allontanare il lettore. Si accorge se parli a lui o a qualcun altro. La cartina al tornasole è in libreria: giornalisti che hanno un’enorme popolarità nei giornali fanno un libro e non lo compra nessuno. 

Calabresi: Massimo, consiglieresti a un ragazzo di fare il giornalista oggi? 

Gramellini: È sempre più difficile. Per Montanelli e Bocca fare il giornalista era come essere una star. Per noi è un mestiere, il rischio in futuro è di diventare degli impiegati. Io dico: sì fare i giornalisti, ma non dentro a un giornale, bisogna trovare uno spazio esterno, dove poter avere sempre la propria voce. Non bisogna fare quello che fanno gli altri meglio degli altri. Non basta. Devi fare meglio che puoi qualcosa che non ha ancora fatto nessuno. 

Calabresi: Io sono più ottimista, e mi spaventa per i ragazzi l’idea di stare fuori dai giornali, perché corrisponde alla difficoltà di sopravvivere. Gli spazi ci sono e ci saranno ancora nelle organizzazioni giornalistiche, ma penso che i ragazzi debbano imparare a essere figli del loro tempo. Quando io andavo in vacanza a diciotto anni e speravo di fare il giornalista, avevo le cartoline e le telefonate. Oggi un ragazzo comunica le emozioni con foto, video, testi, su Facebook e Whatsapp. Deve diventare un professionista del modo di comunicare di oggi. 

Salvini bastona Gianni Morandi: "Sai cosa devi farci coi migranti?"

Matteo Salvini contro Gianni Morandi: "Gli immigrati accoglili e mantienili tu"






Alle migliaia di accuse piovute sulla testa di Gianni Morandi, alcune anche molto volgari, si aggiunge quella politicamente ingombrante di Matteo Salvini. Un paio di giorni fa il popolare cantante emiliano si era lanciato in un paragone tra gli immigrati morti nel Mediterraneo in questi ultimi mesi e gli emigranti italiani negli Usa nel Novecento. Confronto che non era piaciuto a tanti e, a giudicare da quanto scritto sul proprio profilo Twitter, neppure al segretario della Lega Nord.

Morandi e le critiche - Salvini si unisce dunque al coro di chi chiedeva a Morandi di "predicare bene e razzolare meglio", cercando di contribuire in qualche modo a risolvere il problema senza limitarsi a condannare chi chiede di bloccare gli ingressi in Italia. "Sono sorpreso dalla quantità di messaggi al mio post - aveva scritto Morandi sempre su Facebook -. Sto continuando a leggere ma penso sia impossibile arrivare in fondo... 14mila messaggi! Ho anche risposto ieri sera per un paio d'ore. Forse non mi aspettavo che più della metà di questi messaggi facesse emergere il nostro egoismo, la nostra paura del diverso e anche il nostro razzismo". Alla proposta "Accoglili a casa tua" avanzata da qualche suo follower, fondamentalmente identica al tweet di Salvini, Morandi aveva tra l'altro risposto così: "Ho una sola casa, tutti forse no ma qualcuno di loro potrei accoglierlo".

Gli arrestano il suo pusher di cocaina sotto casa. Morgan dà fuori di testa: urla e insulti contro gli agenti. Finisce nel peggiore dei modi (per lui...)

Morgan, insulti ai poliziotti che arrestarono il suo pusher: condannato per oltraggio a pubblico ufficiale





"Avete rotto i c..., state sempre sotto casa mia, andate ad arrestare i trafficanti, che qui trovate poca roba". Parole e musica di Marco Castoldi, in arte Morgan, che ha apostrofato due agenti del commissariato di polizia di Monza al termine di un blitz. Dopo la (volgare) accusa, pure l'insulto: "Andate a fanc...". E per questo momento di follia - scattato nel momento in cui è stato arrestato il suo pusher - a distanza di anni Morgan paga un caro prezzo: 3 mesi di condanna per oltraggio a pubblico ufficiale. I fatti risalgono a quattro anni fa, e si verificarono sotto la casa dell'ex frontman dei Bluvertigo.

I fatti - Due poliziotti in borghese intervenirono per bloccare un cittadino uruguaiano di 35 anni, che era andato da Morgan con tre grammi di cocaina in tasca: l'uomo è stato arrestato con l'accusa di traffico di stupefacenti (dalla quale verrà in seguito assolto). Nel momento dell'arresto, dall'altra parte del cancello, c'era proprio Morgan, sceso per andare incontro all'uomo (al suo terzo arresto nel giro di poche settimane, sempre per il possesso di modiche quantità di polvere bianca).

La testimonianza - Uno degli agenti, nel corso del processo contro Morgan, ha spiegato in aula: "All'inizio, quando siamo intervenuti, si era ritratto, poi quando ha compreso che eravamo poliziotti, si è messo davanti alla nostra auto di servizio, e ha cominciato ad inveire contro di noi". Così il tribunale ha stabilito un risarcimento di 2mila euro per ciascuno dei due agenti, assistiti dall'avvocato Monica Gnesi. Ora il cantautore, finito al centro di roventi polemiche in passato per le sue ammissioni sull'uso di droga, ha 15 giorni per presentare appello contro la sentenza.

Un clic per scoprire ogni tuo segreto La super-cronologia, terrore sul web

Google, arriva la super cronologia: con un clic scopri le ricerche degli ultimi 4 anni





Sarà una specie di memoria storica, una cronologia all'ennesima potenza, ma anche una super "minaccia" alla riservatezza. Google infatti offre un nuovo servizio ai suoi clienti: a richiesta recupera tutte le ricerche eseguite sul suo motore negli ultimi quattro anni. Basta avere un account con Google, o, più banalmente un indirizzo gmail. Insomma, con un clic si possono scaricare tutte le domande fatte a Google e in pochi secondi si ritroveranno tutte quante, dal 2011 a oggi. Anche se si è cancellata la cronologia.

Questa nuova funzione, Google Takeout, è gratuita e sicuramente sarà apprezzata da molti utenti distratti o smemorati ma qualche domanda sulla privacy sorge subito. Tanto che il Commissario europeo per la concorrenza, Margrethe Vestager, riporta il Corriere della Sera, vuole accertare che Google abbia una condotta non pervasiva. Del resto Takeout registra, cataloga e archivia tutto quello che noi abbiamo cercato, il ché significa le nostre curiosità ma anche i nostri vizi. In sostanza tutte le nostre informazioni vengono schedate in più di 40 data center in tutto il mondo, dallo Iowa alla Finlandia. I profili vengono poi raggruppati e venduti agli inserzionisti pubblicitari. Una prassi che esiste da tempo e che si affina sempre di più.

Ma oltre al fatto che queste ricerche vengano inserite in super cervelloni informatici c'è il più banale timore che possano essere viste dalla moglie curiosa o dal marito geloso. Che con un clic, a questo punto, può scoprire molto, anche cose che dovevano restare segrete. E questo sì per molti è un attentato alla propria riservatezza. 

Il divorzio breve è ufficialmente legge Tempi e soldi: ecco che cosa cambia

Divorzio breve, ora è legge: ecco cosa cambia





Il divorzio breve ora è legge. La Camera infatti ha approvato definitivamente la riforma delle norme sul divorzio, a 41 anni dal referendum del 1974. A favore della nuova legge hanno votato Pd, Sel, M5s, Scelta civica, Psi e Alternativa libera. Forza italia, Area popolare e Lega Nord hanno dichiarato libertà di coscienza. Dopo dieci anni di discussioni in Parlamento è stato raggiunto quindi un importate traguardo. Se l'addio è giustiziale il tempo di attesa tra separazione e divorzio scende a un anno (invece di tre), ma se il divorzio tra i coniugi è consensuale il tempo scende a 6 mesi. E non importa se la coppia ha figli minorenni. A cambiare sono anche le norme sul fronte patrimoniale: la comunione dei beni potrà essere sciolta nello stesso momento in cui si sottoscrive la separazione. La riforma potrà incidere sulle cause di separazione in corso, concedendo tempi più brevi a chi aspetta il divorzio.

"Lavori con noi per 1.300 euro al mese?" L'80% rifiuta per "salvarsi" il week-end

Expo, l'80% dei candidati ha rifiutato il posto di lavoro: orari troppo "scomodi"





Trovare chi è pronto a lavorare per Expo non è così semplice. Ai giovani sotto i 29 anni è stata offerta la possibilità di lavorare per 6 mesi - estate e weekend compresi, poiché la manifestazione non si ferma mai - per una retribuzione di 1300 euro netti al mese.  Peccato che il 46 per cento dei primi selezionati (645 profili su 27 mila domande arrivate alla società Manpower, cui era stato affidato il compito della raccolta dei curricula e della prima selezione) è sparito prima di firmare il contratto. Come riporta il Corriere.it per molti giovani, gli orari e il periodo estivo sarebbero troppo scomodi, e così la maggior parte di loro ha rifiutato.  Ora gli 84 posti vacanti sono stati coperti, ma su tutti i candidati è stato stimato che circa l'80% abbia rifiutato il lavoro. Giuseppe Sala, il commissario unico di Expo, ha affermato: "Il dato ha stupito anche me. Ma forse molti di questi giovani hanno avuto nel frattempo altre offerte e comunque mi rendo conto che il lavoro temporaneo non dia le garanzie che invece vengono cercate". A compensare questo dato ci sono però i volontari: "La presenza di questi volontari, esattamente come li abbiamo visti alle Olimpiadi e alle altre grandi manifestazioni, è stata definita e inquadrata d’accordo con i sindacati. Avranno un impegno di non più di 5 ore al giorno e per non più di due settimane e non avranno ruoli operativi".

Che sofferenza, ma la Juve ora gode: lo 0-0 col Monaco vale la semifinale

Champions League, la Juventus soffre ma si qualifica: 0-0 a Monaco, qualificata alla semifinale





Una Juve all'italiana: vince con la difesa. Una Juve in paradiso: precisione, ordine, attenzione, e l'undici di Massimiliano Allegri tocca il cielo con un dito. E' semifinale di Champions League: i bianconeri capitalizzano l'1-0 dell'andata, pareggiano il ritorno a Monaco per 0-0 e ora possono davvero puntare in alto. In altissimo. La Juve scende in campo tesa, forse un po' impaurita, e il Monaco per 60 minuti macina gioco: non moltissime emozioni, ma una sofferenza che per i ragazzi di Allegri sembrava interminabile. La prima frazione di gioco, molto tattica, ha visto un Monaco più costante nel cercare il vantaggio: i bianconeri invece poco presenti in avanti, solo due conclusioni per Tevez e compagni. Ma è nella ripresa che la Juve soffre di più: grandi occasione per i francesi al 50esimo, quindi al 54esimo con Berbatov e poi con Bernardo (il Monaco, inoltre, recrimina per un rigore non assegnato). Ma il gol, per i francesi, non arriva. Quindi il triplice fischio, liberatorio: ai bianconeri basta il gol su rigore dell'andata di Vidal. Dopo 12 anni la Juve torna in semifinale di Champions. Nell'altra semifinale del mercoledì sera, il Real Madrid di Ancelotti batte l'Atletico al Bernabeu: 1-0, gol di Hernandez, e Carletto conquista un'altra semifinale.

Inizia il processo all'ultimo nazista: la storia del "contabile" di Auschwitz

Oskar Groening, al via il processo al "contabile" di Auschwitz: "Sono complice di quegli orrori"





Si tratta di uno degli ultimi processi ai responsabili dell'olocausto, che si è aperto a Lueneburg ieri, mercoledì 22 aprile, in Germania: l'imputato è un ex membro delle SS, Oskar Groening, che oggi ha 93 anni, accusato di aver collaborato all'uccisione di almeno 300 mila persone nel lager nazista che assurge a simbolo della Shoah. L'uomo, in sedia a rotelle, è comparso nell'aula giudiziaria affiancato e protetto dai suoi avvocati. A denunciarlo sono stati alcuni sopravvissuti di Auschwitz.

Chi è - Ha ammesso di essere venuto subito a conoscenza, fin dal suo arrivo nel lager di Auschwitz nel 1942, del fatto che nel campo gli ebrei venissero gasati. E poi Oskar Groening, davanti al giudice, ha aggiunto: "Per me non vi è dubbio che io mi sia reso corresponsabile moralmente". Confessioni inattese nell'aula giudiziaria di Lueneburg, dove stamani l'ex "contabile" del campo nazista risponde dell'accusa di aver collaborato allo sterminio di 300 mila persone. Lueneburg è considerato il "contabile" di Auschwitz, poiché si occupava di consegnare alle SS soldi e oggetti di valore in possesso dei prigionieri.

Valanga su Renzi: il 74%... Un sondaggio lo demolisce

Italicum, sondaggio Lorien Consultin: il 74% degli italiani non ha capito la riforma





Il dibattito politico è monopolizzato dall'Italicum, la riforma elettorale firmata da Matteo Renzi portata avanti a colpi di maggioranza e contro la quale si batte anche una grossa fetta del "suo" Pd. Ma gli italiani cosa ne pensano del cosiddetto Italicum? Una risposta, piuttosto esplicita, arriva da un sondaggio di Lorien Consulting riportato da Italia Oggi: il 74% del campione intervistato indica esplicitamente di non aver capito la riforma. Non il massimo, per il premier che ha fatto della comunicazione e della semplificazione le sue assolute priorità. E, solitamente, una riforma che non viene compresa non è una buona riforma (e il fatto che non sia una buona riforma lo dimostra anche la levata di scudi di ogni colore politico contro la nuova legge).

Quali priorità? - Sempre secondo il medesimo sondaggio, c'è soltanto un 26% che afferma di aver capito almeno a grandi linee la legge e che dice di poterne dare un giudizio complessivo. Il dato principale, comunque, è che agli italiani questa riforma non interessa, per nulla. Le priorità sono altre: la disoccupazione, la crisi, l'immigrazione, l'oppressione del Fisco. Eppure a Palazzo Chigi si pensa soltanto all'Italicum. La rilevazione Lorien Consultin, inoltre, mette in evidenza come per il 32% della popolazione la riforma è semplicemente "inutile" o comunque "non modificherà la situazione". Solo il 25% considera l'Italicum una necessità importante. Infine una nota sull'opposizione della minoranza del Pd: soltanto il 24% del campione afferma di aver capito le ragioni dei dissidenti (e anche loro, con tutta probabilità, dovrebbero farsi qualche domanda...).

mercoledì 22 aprile 2015

"Parli troppo, strunz, tu sei il prossimo". Lettera di minacce per Nitto Palma

Messaggio minatorio per Nitto Palma: "Parli troppo, sei il prossimo"





Messaggio minatorio, con tanto di crocifisso, per il presidente della commissione Giustizia del Senato, Francesco Nitto Palma di Forza Italia. La busta è arrivata, secondo quanto riferisce Dagospia, a Palazzo Madama stamattina: "Parli troppo, strunz! Sei il prossimo!" è la minaccia scritta con inchiostro rosso, preceduta da una croce. La busta avrebbe mittente con nome e cognome.

Scontrini, controlli, elusione: Fisco, quali sono le nuove regole

Fisco, le nuove regole su scontrini, controlli ed elusione fiscale





Addio allo scontrino a fini fiscali ma resta comunque l'obbligo della fattura su richiesta del cliente, necessaria ad esempio per la garanzia o comunque per dimostrare un acquisto. E' quanto prevede uno dei decreti legislativi in materia fiscale approvato dal Consiglio dei Ministri.

Scontrini, meno controlli - Il decreto prevede che "per tutti i soggetti che effettuano cessioni di beni e prestazioni di servizi (essenzialmente il settore del commercio) è prevista la facoltà di trasmettere telematicamente all'Agenzia delle Entrate i dati dei corrispettivi, in sostituzione degli obblighi di registrazione. L'opzione ha effetto per cinque anni e si estende di quinquennio in quinquennio. In sostanza si tratta del superamento dello scontrino a fini fiscali. Resta comunque fermo come detto l'obbligo di emissione della fattura su richiesta del cliente. "Per i gestori dei distributori automatici la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati è obbligatoria. Per i soggetti che scelgono di avvalersi della fatturazione elettronica vengono meno gli obblighi di comunicazione relativi al cosiddetto spesometro e alle black list. Inoltre, beneficiano di rimborsi Iva più veloci". 

L'elusione fiscale - C'è poi il capitolo controlli. Le nuove norme contro l'elusione fiscale fissano dei paletti sull'abuso di diritto tributario. Secondo il decreto, l'abuso si realizza quando le operazioni per sottrarsi ai tributi (imposte sui redditi e indirette) non perseguono obiettivi come lo sviluppo dell'attività o la creazione di posti di lavoro, ma solo ed esclusivamente vantaggi fiscali. Quando l'Agenzia delle Entrate accerta queste pratiche elusive, esse diventano inefficaci ai fini tributari. Nel contenzioso l'onere della prova della condotta abusiva è a carico dell'amministrazione, mentre il contribuente è tenuto a dimostrare la sussistenza delle "valide ragioni extra-fiscali".

Perché Renzi tira dritto sull'Italicum: "Tranquilli, tanto dopo maggio..."

Italicum, Renzi scommette sul ritorno del Cav


di Elisa Calessi 


Ora l’importante è approvare l’Italicum, da soli o in compagnia fa lo stesso. «Dopo, a giugno, ci sarà tutto un altro film». Al Nazareno non si dà alcun peso alle proteste delle opposizioni e della minoranza Pd per la sostituzione dei dieci ribelli in commissione. Si guarda già oltre. La scommessa è che, una volta fatte le elezioni regionali, Silvio Berlusconi tornerà a più miti consigli e il patto del Nazareno risorgerà. E allora la minoranza avrà ancora meno spazio di manovra. E il cammino della legislatura scorrerà tranquilo fino al 2018. 

Da qui ad allora, però, bisogna navigare nella tempesta. Usando tutti i metodi a disposizione. Compresi quelli assaggiati ieri dai dieci della minoranza: «Loro non conoscono Matteo. Pensano che non faccia sul serio, ma si sbagliano», scuote la testa un fedelissimo del premier, commentando quanto successo in commissione Affari costituzionali. Alle 14.30, quando si è riunita, i dieci “ribelli” non c’erano più. Al loro posto, come annunciato, dieci renziani di provata fede: Paola Bragantini, Stefania Covello, Edo Patriarca, Stella Bianchi, Maria Chiara Gadda, Giampaolo Galli, David Ermini, Alessia Morani, Ileana Piazzoni e Franco Vazio. Per protesta Sel, Forza Italia e M5S abbandonano i lavori. Rimangono, però, Scelta civica (il segretario Enrico Zanetti in mattinata aveva incontrato Renzi e pare abbia ottenuto la promessa di un posto da viceministro) e Ncd. La commissione prosegue i lavori. L’Aventino delle opposizioni? «Una cagnara», la liquida Lorenzo Guerini. «Le opposizioni hanno poca dimestichezza con le regole della democrazia, non li capisco», è il commento asettico del ministro Maria Elena Boschi. 

La linea è chiara: «Avanti tutta», come scrive Matteo Renzi su Facebook:. «Chi grida oggi allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti, dovrebbe ricordare che questo è non solo normale ma addirittura necessario (...) si chiama democrazia, quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non quella in cui vincono i blocchi delle minoranze. Fermarsi oggi significherebbe consegnare l’intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a quelli che in questi anni si sono fermati. Ma no, noi non siamo così». Il premier è convinto di aver la gente dalla sua. «Mi arrivano decine di sms che mi dicono: bravi, andate avanti, mettete la fiducia», spiega uno dei suoi. Da oggi partirà una campagna di comunicazione per spiegare cosa è l’Italicum e smontare gli argomenti della minoranza. Si parte con un seminario a Montecitorio, poi iniziative in giro per l’Italia. I sostituiti protestano? «Gli abbiamo fatto un favore. Se no, non sapevano come uscirne», si dice. 

Il clima nel Pd, però, è molto pesante. Andrea Giorgis, uno dei rimossi, si dice «amareggiato». Pier Luigi Bersani compare di mattina in Transatlantico poi sparisce. Gianni Cuperlo non si vede e nemmeno Rosy Bindi. «Che fai, li cacci?», ironizza Pippo Civati sul suo blog, parafransando la famosa scena tra Berlusconi e Fini. In serata si tiene una riunione ristretta dei bersaniani, in preparazione a quella di Area riformista che si terrà oggi. La verità è che, al netto di rapporti ormai logorati, la minoranza non ha una strategia. 

La resa dei conti sarà in Aula, dove quasi certamente il governo metterà la fiducia sul testo uscito dalla commissione. Anzi i voti di fiducia: quattro, uno per ciascun articolo. In questo modo decadranno gli emendamenti che la minoranza potrebbe presentare per farli approvare a scrutinio segreto. Resta, a questo punto, l’incognita del voto finale, su cui non si può mettere la fiducia e che sarà segreto (bastano 30 a chiederlo). Nella minoranza, c’è chi sarebbe pronto alle estreme conseguenze: «Se cade il governo, intanto bisogna vedere se Mattarella scioglie le Camere», ragiona un bersaniano. «E comunque se si va a votare con il Consultellum, Renzi sarà costretto a fare un governo di coalizione». 

Non la pensa così, però, chi lo conosce bene: «Se non passa l’Italicum, si va a votare. E con il Consultellum: preferenze e circoscrizioni grandi come regioni. Voglio vedere chi di loro ce la fa. E soprattutto chi li mette in lista...». A quel punto l’unica alternativa percorribile per la minoranza sarebbe la scissione. C’è chi valuta questa ipotesi: almeno alla Camera dei Deputati, dove lo sbarramento è al 4% (al Senato è all’8%), una lista di sinistra potrebbe entrare. Massimo D’Alema sponsorizza da tempo questo scenario. Ma chi sarebbe disposto a seguirlo? Allo stesso modo, chi in Aula sarà pronto a votare “no”? «Un conto è farlo su un emendamento, altro sul voto finale». L’altra ipotesi di cui si ragiona nella minoranza è uscire dall’Aula insieme a tutte le opposizioni e provare a far mancare il numero legale. Ma dovrebbero farlo tutti. E anche questo pare difficile.

Caivano (Na): Politica, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare!

Caivano (Na): Politica, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare!





A Caivano qualche "politico candidato" si è sentito offeso "dalla verità"!, perchè? perchè noi del blog, il Notiziario, ci eravamo "sognati" di riportare i suoi guadagni, tra l'altro dichiarati e pubblici: circa 20 mila euro l'anno, uno della lista, uno in particolare, ci ha tenuto a precisare su giornalini di proprietà privata o a pagamento (facendo strane allusioni) che, non sono circa 20 mila euro l'anno ma, solo mille euro al mese. Rispondiamo, che, se fosse così, per 13 mensilità, aggiungendo anche le spese benzina: due mila euro l'anno, si arriva alla fatidica cifra di 15 mila euro l'anno, per un totale di 75 mila euro a quinquennio, quindi, ci chiediamo e vi chiediamo dove sono le falsità e le anomalie riportate da parte nostra?, da parte di chi fa vera e sana informazione plurale?, non solo non sono mai arrivate falsità, ma il delirio da parte di taluni sono il frutto di chi di politica nonostante l'esperienza acquisita sul territorio, continua a non capirne nulla, inoltre, teniamo a precisare a chi si sente sempre al di sopra delle parti, a chi decanta tanto di fare pulizia all'interno delle liste, se fino al 18 Aprile scorso ha pagato la tassa sulle affisioni?. No, perchè tra il predicare e il fare c'è di mezzo il mare.

Ognuno di noi, in democrazia è libero di esprimere il proprio pensiero, noto però, a malincuore che, quando viene fatta a certa politica (miope) questi, cercano di entrare nel personale, scavano, addirittura con pseudo minacce, del tipo (ricorreremo in tribunale) etc. etc. quasi ad intimorire chi riporta "la verità", difatti, noi de il Notiziario sul web, che operiamo 24 ore su 24 senza scopo di lucro, facendo una informazione sana e plurale, raccogliendo ad oggi un milione e 600 mila visualizzazioni tra il blog e Google+, stiamo ancora aspettando le o la querela. Non temiamo il bavaglio da parte di nessun politico. Tanto meno da certa informazione politicizzata che, in alcuni comuni spinge a destra, in altri a sinistra per non parlare del centro, con un unico fine......?? Premessa a parte, il nostro intento non era conoscere il guadagno in se, pubblico, ma cosa hanno fatto nei loro mandati.

In una recente intervista video, alla domanda: secondo lei, cosa ha fatto per Caivano il suo candidato a sindaco? l'intervistato, nonostante lo decantava fino a pochi secondi prima, non sapendo cosa rispondere, ci invitava addirittura a formulare tale domanda alla persone citata. Precisiamo che, non avevamo chiesto all'intervistato quante volte va in bagno quel candidato, ma il frutto di un quinquennio politico, evidentemente non lo sapeva neanche lui. Ma, appunto, il senso della nostra domanda, non solo riferito al suo caso, ma anche ad altri candidati, era quello di capire da chi guadagna 80 mila euro a quinquennio a chi ne guadagna 100 mila, cosa fanno poi per il territorio? Per il Paese? Continuiamo a dire nulla o quasi nulla, anche perchè se facciamo l'esempio di Caivano, fino a 10 giorni fa, abbiamo assistito alla chiusura del Liceo Scientifico Braucci, perchè la Provincia di Napoli, guidata da Luigi Cesaro, da Simone Monopoli e da Antonio Falco, rappresentanti del territorio locale, nulla avevano fatto per impedire quanto, anzi, alla domanda: perchè possono ancora accadere queste cose? ci hanno risposto: "Io non so nulla"! Alla faccia della meritocrazia politica!. 

Cassazione: il matrimonio resta valido anche se il coniuge cambia sesso

Cassazione: lui ha cambiato sesso, ma il matrimonio resta valido





Chi cambia sesso conserva "diritti e doveri" conseguenti al "vincolo matrimoniale legittimamente contratto". Così la prima sezione civile della Cassazione, applicando i principi dettati dalla Consulta, si è definitivamente pronunciata sul caso della coppia emiliana che, dopo il cambio di sesso effettuato dal marito nel 2009, si era opposta alla cessazione degli effetti civili del matrimonio annotata nel registro degli atti del Comune di Bologna. La Suprema Corte ha così accolto il ricorso presentato dalla coppia, sottolineando che "la conservazione dello statuto dei diritti e dei doveri propri del modello matrimoniale" è tale "fino a quando il legislatore non consenta" ai due "di mantenere in vita il rapporto di coppia giuridicamente regolato con altra forma di convivenza registrata che ne tuteli adeguatamente diritti ed obblighi".

Nessun divorzio imposto - La Cassazione è partita dalla decisione della Consulta dell’11 giugno 2014 che aveva stabilito che la norma che prevede l’annullamento del matrimonio (legge 164 del 1982 che contiene le norme in materia di cambio di sesso e che fa scattare il cosiddetto "divorzio imposto") nel caso in cui uno dei due coniugi cambi sesso è incostituzionale, perché non prevede per la coppia che voglia continuare una vita assieme un’altra forma di convivenza giuridicamente regolata, un’unione alternativa a cui deve prevedere il legislatore. Una porta spalancata a favore delle unioni civili sulla quale oggi è intervenuta nuovamente la Cassazione (è la seconda volta che si pronuncia sulla vicenda, la prima volta è accaduto nel 2012),  invitando il Parlamento a legiferare.

Diritto costituzionale - La Suprema Corte, nelle motivazioni redatte da Maria Acierno, ha ricordato che "un sistema legislativo che consenta soltanto alle coppie eterosessuali di unirsi in matrimonio può legittimamente  escludere che si possano mantenere unioni coniugali divenute a causa della rettificazione del sesso di uno dei componenti non più fondate sul predetto paradigma". Detto questo, la Suprema Corte ha messo nero su bianco che "ciò che non può essere costituzionalmente tollerato, in virtù della protezione costituzionale di cui godono le unioni tra persone dello stesso sesso, è che per effetto del sopravvenuto non mantenimento del modello matrimoniale tali unioni possano essere private del nucleo di diritti fondamentali e doveri solidali propri delle relazioni affettive sulle quali si fondano le principali scelte di vita e si forma la personalità sul piano soggettivo e relazionale".
Da qui la decisione di piazza Cavour di ritenere "autoapplicativa e non meramente dichiarativa" la pronuncia.

Nozze gay - La Cassazione ha chiarito a più riprese nella sentenza che non si tratta di estendere il modello di unione matrimoniale alle coppie gay, tuttavia è necessario garantire i diritti. "Tale opzione ermeneutica", si legge nelle motivazioni, "è costituzionalmente obbligata e non determina l’estensione del modello di unione matrimoniale alle unioni omoaffettive, svolgendo esclusivamente la funzione temporalmente definita e non eludibile di non creare quella condizione di massima indeterminatezza stigmatizzata dalla Corte Costituzionale in relazione ad un nucleo affettivo e familiare che, avendo goduto dello statuto matrimoniale, si trova invece in una condizione di assenza radicale di tutela".

"Gli olandesi sono civili, mica come..." Furia dei napoletani sulla Littizzetto

Luciana Littizzetto offende i napoletani: "I vandali olandesi civli, mica sono napoletani"





Luciana Littizzetto sta collezionando una gaffe dopo l'altra non appena tenta disperatamente di far ridere il pubblico. Dopo l'imbarazzante monologo sulle suore di clausura campane - che l'hanno sbugiardata via Facebook - ancora una volta vittima preferita della sempre più ex comica torinese è Napoli e chi ci vive: "I vandali di piazza di Spagna erano civilissimi olandesi - ha cercato di ironizzare a Che tempo che fa - mica napoletani". La Lucianina usa quindi la città di Napoli e chi la vive come un genere assoluto, un metro sul quale valutare quanto un atto vandalico possa essere incivile. In un solo pomeriggio la Littizzetto è stata bersaglio della rabbia degli stessi napoletani che ovviamente non hanno digerito l'improvvido paragone con i barbari olandesi che hanno urinato e danneggiato la Barcaccia del Bernini.

Col tesoretto niente bonus Addio alla mancia elettorale

Def, la Corte dei Conti fa tremare Renzi: "Gettito fiscale sovradimensionato. Il tesoretto? Da conservare". Addio bonus





Chissà, magari i gufi anti-renziani si annidano anche alla Corte dei Conti. Di sicuro le note arrivate ieri sul Def annunciato in pompa magna dal premier Matteo Renzi le scorse settimane non avranno fatto felice il premier. Sì, perché il "tesoretto" da 1,6 miliardi (un trucchetto contabile, ma guai a farlo notare) non potranno essere utilizzate come forma di bonus sociale a ridosso delle elezioni regionali, come auspicato dallo stesso Renzi, bensì "le risorse dovrebbero essere conservate per rafforzare il processo di riforma e incrementare il potenziale di crescita". Lo ha spiegato il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, nel corso dell'audizione di fronte alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. "Di questo è ben avvertito il governo - ha spiegato Squitieri - allorché, nell’impianto di finanza pubblica, prevede di utilizzare le risorse, ancorchè esigue, che dovessero derivare da un miglioramento dei saldi per rafforzare il processo di riforma. E per tale finalizzazione dovrebbero essere conservate". In questo senso, dunque, un bonus agli incapienti sarebbe molto difficilmente inquadrabile. 

"Sì ai risparmi sui servizi pubblici" - Per l'Italia, ha osservato il presidente della Corte dei Conti, "forse ancor più che per gli altri paesi, se è importante un abbassamento degli oneri per interessi per risollevare la redditività delle imprese, migliorare il merito di credito e garantire un adeguato sostegno finanziario al sistema produttivo, è indispensabile che, in un contesto in cui posso aprirsi spazi di intervento grazie soprattutto a una riduzione della spesa per interessi, l'azione pubblica sia indirizzata a dar maggior forza alle misure volte a incrementare il potenziale di crescita per il paese". Quasi scontato invece l'ok alla spending review annunciata dal governo, auspicando "una rapida definizione di riforme economiche e istituzionali volte a rendere più sostenibili e adeguate alle nuove condizioni economiche la gestione dei servizi pubblici". Esse potrebbero risultare "ancora più efficaci ove consentissero di recuperare condizioni di certezza di operatori e imprese nel rapporto con le amministrazioni pubbliche".

"Gettito fiscale sovradimensionato" - Ci potrebbe però essere un problema non da poco. "Le stime di gettito fiscale indicate nel Def potrebbero risultare sovradimensionate", ha spiegato ancora Squitieri, secondo cui diversi elementi inducono a evidenziare la possibilità di "un andamento delle entrate più debole di quanto atteso". Al netto delle riclassificazioni contabili, la magistratura contabile ricorda che il nuovo quadro tendenziale di finanza pubblica, dal lato delle entrate, stima un maggior gettito, attraverso imposte dirette e contributi, di 3,5 miliardi nel 2015 e di 7,6 miliardi nel 2017. "Queste revisioni, migliorative in termini di contenimento del deficit, si prestano a valutazioni di segno diverso", sottolinea la Corte dei conti. Nel caso delle imposte dirette e dei contributi, la nuova stima "incorpora un'ipotesi di maggiore elasticità rispetto alle dinamiche del Pil nominale, tanto che, rispetto alle precedenti valutazioni programmatiche, la quota sul prodotto di queste due voci risulta in aumento di tre decimi di punto nel 2015 e di mezzo punto nel 2017". Una simile previsione "potrebbe mancare di concretizzarsi, rivelando un andamento delle entrate più debole di quanto atteso".

Italicum, Aventino contro il Pd Un'altra mossa spaventa Renzi

Italicum, opposizioni in rivolta: lasciano la Commissione. Forza Italia: "Voto segreto in Aula". Matteo Renzi: "Avanti su tutto"





Renzi in Parlamento, tutti gli altri sull'Aventino. E' rivolta tra le opposizioni per la decisione del Pd di sostituire 10 suoi esponenti "dissidenti" in Commissione Affari costituzionali alla Camera per "blindare" l'Italicum. Una legge elettorale che, ora è praticamente ufficiale, verrà votata in Commissione con i soli voti della maggioranza, fatto molto grave dal punto di vista istituzionale.  "Dichiareremo l'inaccettabilità della posizione del Partito democratico - ha spiegato il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta -, che evidentemente vuole eliminare qualsiasi dibattito in qualsiasi senso. E quindi, di fronte a questo loro atteggiamento, lasceremo al Pd tutta la responsabilità di approvarsi in Commissione l'Italicum blindato, a disonore del Partito democratico stesso". Hanno infatti abbandonato la Commissione gli esponenti di Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Sel oltre naturalmente alla stessa Forza Italia. 

Forza Italia: "Voto segreto sull'Italicum" - Proprio gli azzurri, sempre per bocca di Brunetta, hanno annunciato la richiesta di voto segreto anche sulla votazione finale: "Renzi non ha più la maggioranza né alla Camera né al Senato e per questo ha paura e vuole mettere la fiducia sull'Italicum", ha spiegato il capogruppo forzista secondo cui "Renzi è debolissimo, perde consensi. Noi in aula riproporremo tutti i nostri emendamenti e chiederemo su ognuno di essi che si voti a scrutinio segreto. Se poi il governo metterà la fiducia chiederemo il voto segreto anche sulla votazione finale". Non è mancata la polemica diretta con il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, che ha pizzicato Brunetta: "Vuole il voto segreto perché c'è imbarazzo per chi ha votato quella stessa legge nel passaggio al Senato...".

Renzi: "Avanti su tutto!" - Il premier, però, tira dritto. Al posto dei 10 "non allineati" sono subentrati Paola Bragantini, Stefania Covello, Edo Patriarca, Stella Bianchi, Maria Chiara Gadda, Giampaolo Galli, David Ermini, Alessia Morani, Alfredo Bazoli e Ileana Piazzoni. "Chi grida oggi allo scandalo perché alcuni deputati sono sostituiti in Commissione dovrebbe ricordare che questo è non solo normale ma addirittura necessario se crediamo ai valori democratici del rispetto della maggioranza - scrive su Facebook Matteo Renzi -: si chiama democrazia quella in cui si approvano le leggi volute dalla maggioranza, non quella in cui vincono i blocchi imposto dalle minoranze. Avanti, su tutto! Oggi in Consiglio dei Ministri via libera a tre decreti della delega fiscale a partire da quello sulla fatturazione elettronica". E sull'Aventino delle opposizioni, il vicesegretario dem Lorenzo Guerini si dice sorpreso: "Non ne capisco la ratio. Mi pare che ci sia la volontà di strumentalizzare, di sottrarsi al confronto e di ricavare qualche beneficio politico in questo passaggio". 

Caivano (Na): Sinistra Ecologia e Libertà, lascia la coalizione di centro sinistra e candida a sindaco Mariella Donesi

Caivano (Na): Sinistra Ecologia e Libertà, lascia la coalizione di centro sinistra e candida a sindaco Mariella Donesi 


di Gaetano Daniele 


Mariella Donesi
Candidata alla carica di Sindaco SEL 

Cambio di rotta a Caivano. Sinistra Ecologia e Libertà, lascia la coalizione di centro sinistra a guida Sirico, e lancia Mariella Donesi alla carica di Sindaco. Intanto, un altro sindaco si appresta a confrontarsi con la città, questa volta si tratta dell'unica donna. Di seguito il Comunicato Stampa di Sel: 

Sinistra, Ecologia e Libertà, malgrado gli sforzi profusi per la costruzione del Centro-Sinistra organico, ha constatato che non esistono le condizioni per l’esistenza dello stesso. Ritiene, quindi, di dover presentare la lista con un suo candidato sindaco, Mariella Donesi, per non snaturare i suoi ideali e perchè davvero ci possa essere discontinuità con il recente passato”.

martedì 21 aprile 2015

Caivano (Na): Sirico e Angelino intervengono sul nostro blog, il Notiziario

Caivano (Na): Sirico e Angelino intervengono sul nostro blog, il Notiziario 


di Gaetano Daniele 




a sx l'Arch. Luigi Sirico con Antonio Angelino
candidato Lista Civica Noi per Caivano 

Continuano le nostre Video Interviste ai vari rappresentati politici locali. A distanza di una settimana, rincontriamo l'Arch. Luigi Sirico, candidato a Sindaco del Comune di Caivano e, Antonio Angelino, volto nuovo della politica locale, candidato nella lista civica NOI PER CAIVANO. 


Trasporto pubblico: l'abbonamento dei mezzi si potrà detrarre dalle tasse

Trasporto pubblico: l'abbonamento dei mezzi si potrà detrarre dalle tasse





Non cestinate le ricevute dell'abbonamento dei mezzi pubblici: potrebbero servire per il 730. La bozza del disegno di legge sul Trasporto pubblico locale (Tpl) prevede infatti che i costi per bus e metropolitane possa essere detratti dalle tasse fino alla concorrenza del loro ammontare nella misura del 19 per cento per un costo non superiore ai 200 euro per ogni componente familiare.

Lotta ai portoghesi - Con la detrazione degli abbonamenti, secondo gli obiettivi dei relatori, si abbatterebbe anche il numero dei portoghesi che salgono sui mezzi senza pagare il biglietto e che costano alla comunità qualcosa come 450 milioni di euro di mancati ricavi. Nel disegno di legge, arrivato sul tavolo del Consiglio dei Ministri, è prevista una serie di novità per "potenziare gli strumenti per la lotta all’evasione tariffaria attribuendo maggiori poteri ai verificatori". Verificatori che potranno essere anche guardie giurate o personale appartenente a istituti di vigilanza privata. Non solo: verranno usati dei sistemi di di videosorveglianza a bordo dei veicoli e sulle banchine, come mezzo di prova per identificare i trasgressori, nonché l’accesso ai gestori del servizio di trasporto pubblico alle banche dati della Agenzia delle entrate Siatel, che consente lo scambio di informazioni anagrafiche e tributarie fra amministrazione centrale e locale, e Sister, banca dati catastale e ipotecaria. I dati dei trasgressori e gli importi evasi saranno poi trasmessi all’Agenzia delle Entrate.