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martedì 21 aprile 2015

Lo scafista sfotte e sfida l'Italia "Vi portiamo i profughi per..."

Lo scafista ci prende in giro: "Non ci faranno nulla sono solo chiacchiere. Perché lo facciamo? Per vendetta"





Oltre il danno, la beffa. Gli scafisti non temono minimamente le azioni che l'Europa potrà mettere in campo per contrastarli. Sono solo parole, per loro, le minacce che arrivano in queste ore che seguono la più grande tragedia del Mediterraneo. Non solo. Non intendono fermarsi nonostante tutti quei morti perché la loro è una vendetta nei confronti dell'Ue che ha contribuito a rovesciare il regime del colonnello Gheddafi. Lo dice chiaramente Hajj un nome di fantasia dietro al quale si cela uno dei principali trafficanti di esseri umani di Zuara, la città sulla costa della Libia nord occidentale che è uno dei più importanti punti di imbarco per i migranti che attraversano il Mediterraneo diretti in Italia.

"Bugiardi" - In un’intervista esclusiva al Guardian Hajj si prende gioco di noi: "Stanno solo mentendo, sono dei bugiardi. E non è la prima volta. L’anno scorso successe la stessa cosa quando ci furono altre tragedie. La gente dei diritti umani si mise a fare discorsi e i politici si riunirono e dissero che avrebbero fatto qualcosa. Ma non successe nulla. Sarà lo stesso". "Che faranno", chiede ironicamente Hajj in un’intervista esclusiva al Guardian, rilasciata nelle ore successive alla riunione in Lussemburgo nella quale i ministri degli Esteri e degli Interni della Ue hanno dichiarato guerra ai trafficati, "metteranno qui due fregate? Due navi da guerra? In acque libiche? È un’invasione". ,

Vendetta nei confronti dell'Ue - Hajj, che non rivela il suo vero nome, ha 33 anni, è laureato in legge e appartiene alla minoranza Amazigh, la tribù berbera i cui membri gestiscono il traffico dei migranti a Zuara sostiene di avere fatto arrivare mille persone in Italia la scorsa settimana, e afferma di agire per una sorta di ’vendetta' nei confronti dell’Unione europea. La Ue, dice ha avuto il merito di avere contribuito nel 2011 a rovesciare il regime del colonnello Gheddafi, che aveva a lungo oppresso la minoranza Amazigh. I traffici di migranti, afferma Hajj, durante il regime erano l’unica fonte di reddito per i berberi di Zuara. Dopo la caduta di Gheddafi, "volevamo restituire il favore alla Ue perché si schierò con noi contro il tiranno e mostrare che (il traffico, ndr) poteva smettere", spiega Hajj. Ma i successivi stravolgimenti in Libia, con l’indifferenza del governo e della Ue per la sorte dei berberi, hanno spinto i trafficanti di Zuara a riprendere le loro attività criminali. "Era tutta apparenza", dice. "Il governo libico non sta dalla nostra parte e nemmeno la Ue ci aiuta. Se tu non mi proteggi, io non ti proteggo. Ti metterò pressione".

Gigi, milioni di guai rischia il mega crac (non c'entra la Juve e neanche l'amore)

L'azienda Zucchi di Gigi Buffon rischia il fallimento: debiti con le banche per 100 milioni di euro





Non basta il talento di Gigi Buffon per parare i colpi delle banche diretta alla storica azienda tessile Zucchi. Il portiere della Nazionale e della Juventus possiede il 56,2% della società finita ora in concordato di riserva. L'ultima assemblea non ha portato a un accordo tra i soci e le banche creditrici per la ristrutturazione del debito. La strada per il tribunale sembra spianata, anche le stesse Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bpm, Ubi, Banco popolare e Bnl che sono anche soci dicono di lavorare da mesi perché si salvi un gruppo così "importante che rappresenta un pezzo della storia industriale e culturale del Made in Italy". La situazione non è comunque semplice: la Zucchi di Buffon deve 100 milioni alle banche, e una parte di questi debiti sono scaduti. Senza dimenticare che in tutto il balletto rischiano il posto un migliaio di dipendenti e relative famiglie e per loro la speranza rimarrà viva solo se le banche aumenteranno la propria quota societaria o con l'arrivo di un nuovo socio. Buffon potrebbe alleggerire il suo pacchetto di azioni, inizialmente costato 25 milioni di euro e che oggi vale la metà. A giugno ci sarà una nuova assemblea dei soci, potrebbero essere necessari altri 26 milioni di ricapitalizzazione. Il rigore più difficile da parare per Buffon.

Berlusconi vuol tornare con Renzi "Mi occupo io degli immigrati"

Forza Italia, Silvio Berlusconi "commissario straordinario per l'immigrazione"




Cosi Benny inquadra Silvio Berlusconi 

Silvio Berlusconi è pronto a tornare in campo. Sa di poter ancora portare la sua esperienza al Paese. Per questo, se solo Matteo Renzi lo chiamasse, lui potrebbe occuparsi di gestire la grana dei migranti. Come scrive Salvatore Dama su Libero in edicola oggi, 21 aprile, domenica Berlusconi ha proposto un tavolo formato da lui, Enrico Letta, Mario Monti, Romano Prodi. Renzi è ancora giovane "per contare sul serio nel consesso internazionale. Michela Biancofiore lo propone, a nome di Forza Italia, "commissario straordinario per l'immigrazione". E ancora: "Sono certa che con una tale decisione che farebbe grande e sorprendentemente unita l’Italia innanzi al mondo - il dramma innanzitutto umanitario che tutta la politica dovrebbe portare nella coscienza, troverebbe in pochi mesi - come in passato, soluzione. L’unico capo di governo che è riuscito in un recente passato a debellare la piaga umana, sociale, politica delle ondate immigratorie - specie dalla Libia, è stato Berlusconi grazie all’esperienza, alle capacità di mediazione, alla conoscenza dei dossier e alla facilità di relazioni internazionali basate sulla credibilità personale. Questo patrimonio di know how italiano non può essere sprecato tanto più in un momento di emergenza nazionale come quello che stiamo tristemente vivendo. Renzi dimostri superiorità intellettiva e colga al volo la disponibilità  all’unita’ offertogli dal Presidente Berlusconi che – lo dico con orgoglio, dimostra sempre di avere a cuore prima l’ italia e i suoi interessi della becera speculazione politica palesando oltremodo una superiorità umana, politica e morale da grande statista e uomo delle istituzioni".

Pericolo toghe - Secondo l'ex premier la soluzione più idonea è il blocco navale fatto per scopi umanitari. Renzi pare abbia apprezzato soprattutto la distanza che il Cav ha preso dalle posizioni di Matteo Salvini. Siamo alla vigilia di un Nazareno bis? Anche stavolta, però, Silvio deve fare i conti con le toghe perché il Procuratore generale, che ha chiesto ai pm dell'inchiesta Ruby ter atti dell'indagine (l'ex premier è indagato per corruzione in atti giudiziari) per poter valutare un eventuale ricorso contro il Tribunale di Sorveglianza che ha dichiarato estinta la pena per il processo Mediaset.

Il piano anti-Cav delle toghe: un ricorso può ribaltare tutto

Processo Ruby Ter, il Pd chiederà gli atti per ricorrere contro l'estinzione della pena di Silvio Berlusconi





Un ricorso contro l'estinzione della pena di Silvio Berlusconi. Sarebbe questa secondo le indiscrezioni filtrate dal Tribunale di Milano la prossima mossa del Procuratore generale, che ha chiesto ai pm dell'inchiesta Ruby ter atti dell'indagine (l'ex premier è indagato per corruzione in atti giudiziari) per poter valutare un eventuale ricorso contro il Tribunale di Sorveglianza che ha dichiarato estinta la pena per il processo Mediaset. Il dubbio della Procura generale è che Berlusconi abbia commesso reati nel periodo di affidamento in prova ai servizi sociali, prestato per 10 mesi (fino all'8 marzo scorso) ai malati della Sacra Famiglia a Cesano Boscone. Secondo la Procura, il Cav avrebbe corrotto testi fino al 17 febbraio, retribuendo anche in contanti le Olgettine ospiti ad Arcore. Il sostituto pg avrà 15 giorni di tempo per decidere se opporsi.

La strage fa volare un partito Sondaggio Mentana, è record

Sondaggio Emg per il TgLa7 di Enrico Mentana, Matteo Salvini e Lega Nord in volo: record al 16%





La strage nel Canale di Sicilia, l'emergenza immigrazione, il pugno duro della Lega Nord (a differenza dei tentennamenti del governo italiano) e la presenza costante in tv: sono questi secondo Fabrizio Masia dell'istituto di sondaggi Emg il segreto del successo di Matteo Salvini. Il segretario del Carroccio è ancora una volta il grande protagonista nella rilevazione per il TgLa7 di Enrico Mentana, che vede la Lega avanzare di 0,5 punti, toccando il record del 16%, contro un Pd al 35,2% (-0,1) e il Movimento 5 Stelle al 21,1% (-0,2). Il centrodestra tutto si avvicina ancora al centrosinistra: 35,7% (+0,2) contro 40,5 per cento. Tra i leader, stabili tutti (il presidente Sergio Mattarella al 51%, il premier Matteo Renzi al 30%, Giorgia Meloni al 16% e Beppe Grillo al 15%) a parte lo stesso Salvini (ora al 23%, +1) e Silvio Berlusconi (+1, al 15%). 

"Divina" Campania, elezioni bollenti: si candida Stefania La Greca

Regionali Campania, con Caldoro c'è la sexy candidata Stefania "Divina" La Greca





Piacere, La Greca. Il governatore campano e candidato del centrodestra Stefano Caldoro cala l'asso sexy: Stefania Divina La Greca, modella di San Giorgio a Cremano, è in lizza per un posto in consiglio regionale con La Lega Sud Ausonia per Caldoro presidente. Ruolo istituzionale a cui la procace e mediterranea Stefania pare essersi già adeguata, ripulendo il proprio profilo Facebook dalle foto un po' più piccanti. Peccato che qualcuno, Dagospia in testa, abbia provveduto per tempo a salvare gli scatti più succulenti. In ogni caso, come sottolinea anche Retenews, i primi passi in politica di La Greca sembrano incoraggianti: 300 like e 18 condivisioni per il post di "discesa in campo".

Renzi fa fuori 10 big del Pd La colpa: non obbediscono

Italicum, Renzi fa saltare dieci ribelli in commissione





Con 135 emendamenti all'Italicum presentati a Montecitorio in commissione Affari costituzionali, di cui 11 firmati da parlamentari Pd, la riforma della legge elettorale ha iniziato oggi il suo iter conclusivo prima di approdare nell'aula della Camera. Le votazioni in commissione partiranno domani alle 14.30, ma ad esse non parteciperanno una decina di membri del Pd. L'ufficio di presidenza della commissione, fissato per stasera alle 20.30, sostituirà infatti gli esponenti della minoranza dem che hanno dichiarato di non voler votare né gli articoli né il mandato al relatore della riforma elettorale.

"Verremo sostituiti d'imperio - ha osservato il Pd Andrea Giorgis - perché nessuno ha chiesto di essere sostituito. Siamo nove sicuri: io, Alfredo D'Attorre, Marilena Fabbri, Roberta Agostini, Enzo Lattuca, Gianni Cuperlo, Pier Luigi Bersani, Barbara Pollastrini, Rosy Bindi. E forse Giuseppe Lauricella. Ci sono già state le telefonate". Nel merito è intervenuto Stefano Fassina che giudica "un fatto grave" la decisione del gruppo di sostituire i componenti della minoranza Pd in commissione. Un fatto "conseguenza dell'indisponibilità da parte del presidente del Consiglio a riconoscere le correzioni necessarie affinché il pacchetto" Italicum-riforma del Senato "non porti ad un presidenzialismo di fatto senza contrappesi" che condurrebbe ad una "regressione" della qualità della democrazia.

lunedì 20 aprile 2015

Caivano (Na): Colpo di scena nei sondaggi: sono una ferita per Forza Italia e il centro destra

Caivano (Na): Colpo di scena nei sondaggi: sono una ferita per Forza Italia e il centro destra 





Clamoroso a Caivano. Svolta politica in arrivo? Pare proprio di sì. Il fronte di centro sinistra guidato dall'Architetto Luigi Sirico, è infatti in testa nei sondaggi de il Notiziario, a scapito di Giuseppe Papaccioli, Simone Monopoli, Giuseppe Ziello, Raffaele Del Gaudio e Carlo Ciccarelli. Bisogna anche sottolineare che, ad inizio campagna elettorale, il candidato forzista Simone Monopoli (Forza Italia) aveva superato Luigi Sirico (Partito Democratico) e Pippo Papaccioli (NOI CON PAPACCIOLI), almeno fino all'ufficialità di Pippo Papaccioli. Viceversa, oggi, stando alle ultime proiezioni, agli ultimi rumors, pare proprio il contrario. Secondo appunto, le ultime indicazioni su scala 1 a 30, il candidato del Pd, Luigi Sirico, è saldamente in testa seguito verosimilmente da Pippo Papaccioli di NOI CON PAPACCIOLI, anche se quest'ultimo, Papaccioli, sia solo di pochissimo avanti rispetto al contendente Monopoli. La statistica è fatta su scala da 1 a 30, intervistando persone a caso, senza calcolare le liste. 

Colf, parrucco, idraulici e doposcuola La mappa delle nostre evasioni

Tasse, l'evasione su doposcuola, colf e case vale 8 miliardi di euro





L'indignazione pubblica schizza alle stelle - a buon ragione - quando le Fiamme Gialle smascherano le maxievasioni delle grandi e medie aziende. La coerenza dell'italiano medio però crolla quando gli si presenta la possibilità di sfuggire al Fisco per risparmiare qualche euro dal parrucchiere, con la donna di servizio che pulisce casa o accudisce i figli per poche ore a settimana oppure quando si mandano i pargoli al doposcuola per recuperare i votacci presi a scuola. I maxievasori a quel punto diventiamo tutti noi, nascondendo al Fisco quasi 8 miliardi di euro tra lezioni private in nero, estetiste abusive, idraulici allergici alla fattura e ambulanti.

Lezioni - Secondo il Adoc, riporta Il Giornale, quasi la metà (45%) degli studenti italiani fa ricorso alle lezioni private. In media per tre volte a settimana a 30 euro all'ora, allo studente universitario o al professore che arrotonda da casa arrivano in tasca 300 euro al mese, in nero. Per il Codacons è un giro d'affari di 850 milioni di euro totalmente esentasse. Un po' per pigrizia, un po' per opportunità, in pochi usano i buoni lavoro, i voucher, utilizzabili per spese fino a 5.050 euro all'anno e già comprensivi dei contributi Inps e Inail. I sindacati degli insegnanti hanno anche più volte proposto di tenere aperte le scuole nel pomeriggio e permettere ai professori di lavorare in una sorta di intramoenia, come i medici, ma chi fa parte della categoria fatica a vestire i panni del libero professionista, quando si tocca il portafogli.

Colf - La situazione non migliora guardando al mondo delle badanti, colf e baby sitter. Stando ai dati dei Caf, almeno sei collaboratrici domestiche su dieci non dichiara tutte le ore che effettivamente spende a lavoro. Capita che non venga fatto un contratto, anche se per poche ore a settimana, magari perché la colf dice di avere già un contratto con un'altra famiglia. Questa presunta buona fede, secondo i dati dell'Inps, colpisce circa 2 dei 3 milioni di famiglie che si avvalgono dei servizi di una collaboratrice in casa alla quale passiamo al mese, in nero, 800-900 euro.

Casa - Si arriva a trascurare anche le minime misure di igiene e sicurezza per risparmiare due spiccioli. Per esempio quando si riceve l'estetista in casa o la parrucchiera, professioni che fatte senza i costi fissi di tasse, negozio e personale può arrivare a fruttare anche 500 euro al giorno belli puliti. La storia non cambia quando si rompe qualcosa in casa, come il classico lavandino. Arriva l'idraulico e si è ben contenti di pagare un po' in meno, per esempio il costo della "chiamata", pur di evitargli la tortura della fattura. Magari con tutto quello che si è risparmiato dall'evasione quotidiana, rimane un gruzzoletto per andare in vacanza. La scelta per l'alloggio potrebbe facilmente cadere su un appartamento privato, offerto su un sito di annunci o tramite amici, da pagare in contanti e senza "fastidi" sia per chi vuol godersi le ferie che per il proprietario di casa. Quest'ultimo quando può sfugge serenamente all'Agenzia delle Entrate che, secondo la società Halldis, arriva a pagare anche 7 mila su 10 mila euro in tasse, se dovesse dichiare quei redditi.

Bollette salate della luce e del gas Ecco quando si può non pagare

Super bollette sulla luce e il gas: ecco quando si può non pagare





Capita. Arriva una bolletta ed è una botta pazzesca. Centinaia e centinaia di euro (quando non migliaia) per la luce o il gas. Si chiama "conguaglio". Ovvero una fattura con la quale le compagnie energetiche si "mettono in pari" (dal loro punto di vista, ovviamente) per arretrati che ritengono dovuti. Da queste "bollette pazze" ci si puù difendere, in determinate circostanze. Come, lo spiega l'Aduc (Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori) a Italia Oggi. I casi più frequenti di inadempimento del fornitore del servizio sono due: o perchè omette di effettuare le periodiche letture del contatore o perchè non emette le bollette a scadenze periodiche.

L'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ha stabilito le cadenze periodiche alle quali i fornitori del servizio sono obbligati a effettuare rilevazioni effettive dei consumi degli utenti: per il gas la lettura deve essere effettuata una volta l'anno con consumi annui inferiori a 500 smc e due volte l'anno per consumi tra i 500 e i 5000 smc/annui per i contratti in maggior tutela; per la fornitura in libero mercato, deve essere il contratto a regolamentare la periodicità delle forniture. Per l'energia elettrica, la lettura deve essere effettuata almeno una volta al mese in caso di contatore elettronico con rilevamento della lettura a distanza e una volta all'anno in caso di contatore tradizionale.

Ebbeene, in caso di letture dei consumi non effettuate nelle scdenze previste, il credito vantato dal fornitore del servizio si prescrive nel termine di cinque anni, che decorre dal momento in cui il fornitore piò (e deve) operare la lettura dei contatori per mezzo dei propri operatori. Si ritiene comunque che il fornitore del servizio sia legittimato a dimostrare di non aver potuto effettuare la lettura periodica per causa ad esso non imputabile, ad esempio perchè il contatore non sia risultato accessibile.

Il consumatore ha poi il diritto di ricevere  a cadenza costante le bollette dei consumi. Per l'energia elettrica, l'utente in maggior tutela ha diritto a fatture con cadenza bimestrale, mentre quello del mercato libero dovrà fare riferimento al contratto. Per il gas, l'utente ha diritto  se in  maggior tutela a fatture quadrimestrali per consumi fino a 500 smc e a fatture trimestrali per consumi tra 500 e 5.000 smc. In ogni caso, ha poi diritto a ottenere la rateizzazione di quanto dovuto a conguaglio per l'intero periodo di mancato recapito delle fatture relative ai consumi effettuati, purchè ne faccia richiesta prima della scadenza di pagamento della bolletta di conguaglio.

Caivano (Na): Propaganda elettorale: Affissioni e normativa

Caivano (Na): Propaganda elettorale: Affissioni e normativa 

di Gaetano Daniele 



Uno dei settori in cui è particolarmente avvertita e, di conseguenza diviene pressante, l'esigenza di rendere visibili alla generalità dei consociati i contenuti delle affissioni, è quello politico. Tale necessità ovviamente si fa maggiormente impellente nei periodi subito precedenti lo svolgimento delle consultazioni elettorali, quando, cioè, è necessario che i partiti politici si mettono in moto al fine di predisporre la relativa, e necessaria, campagna elettorale. Il problema è che in simili occasioni si verifica un fenomeno di cosiddetto abusivismo delle affissioni elettorali. 

La campagna elettorale e le relative forme di propaganda in luoghi pubblici ed aperti al pubblico sono disciplinati da una normativa organica, che risulta contenuta in alcune leggi. Si tratta della legge n.212 del 4 aprile 1956 recante "Norme per la disciplina della propaganda elettorale", e successive modificazioni, della n.130 del 24 aprile 1975 recante "Modifiche alla disciplina della propaganda elettorale ed alle norme per la presentazione delle candidature e delle liste dei candidati nonchè dei contrassegni nelle elezioni politiche, regionali, provinciali e comunali", e della legge 10 dicembre 1993 n.515 relativa alla "Disciplina delle campagne elettorali per le elezioni alla camera dei deputati e al senato della Repubblica", cosi come modificata dalla legge 27 gennaio 2006 n. 22 e la n. 28 del 22 febbraio 2000 recante "Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica", e successive modificazioni. 

Preliminarmente è opportuno delimitare il concetto di affissione di propaganda elettorale. Vengono racchiusi all'interno di tale locuzione tutti quei manifesti, avvisi, fotografie e quant'altro possa ritenersi indirizzato, in maniera diretta o indiretta, ad incidere, condizionandole, sulle decisioni degli elettori chiamati alle urne in occasioni di elezioni politiche, regionali, amministrative etc.

Scendendo nel dettaglio, è bene menzionare innanzitutto l'art. 1 della legge n. 212 del 4 aprile 1956, così come modificato dalla legge n. 130 del 24 aprile 1975. 

All'interno del suddetto articolo, al comma 1, viene stabilito che "l'affissione di stampati, giornali murali od altri e di manifesti di propaganda, da parte di partiti o gruppi politici che partecipano alla competizione elettorale con liste di candidati o, nel caso di elezioni a sistema uninominale, da parte dei singoli candidati o dei partiti etc etc... a cui essi appartengono è effettuata esclusivamente negli appositi spazi a ciò destinati in ogni comune. Il comma 5, inoltre, stabilisce che "sono proibite le iscrizioni murali e quelle su fondi stradali, rupi, argini, palizzate e recinzioni". 

Tale prescrizione risulta abbastanza chiara, ma non per tutti, come nel caso del Comune di Caivano, in provincia di Napoli, dove appunto, candidati di centro destra affiggono manifesti ad ogni angolo di via, addirittura alle serrande di negozi abbandonati, fregandosene altamente delle leggi vigenti, sopra citate. Al momento ci riserviamo di pubblicare i manifesti di questi signori, con la speranza che da qui al termine della campagna elettorale, tale scempio possa finire di esistere in rispetto non solo dei cittadini, ma anche delle parti politiche avverse che, con rispetto e consapevolezza conducono una campagna elettorale sana e appunto, nel rispetto delle leggi, combattendo anche in queste piccole forme ogni tipo di abusivismo. 

Rossi c'è e trionfa davanti Dovizioso Marquez avvelenato: scontro con Vale

Moto Gp, Valentino Rossi scontro con Marquez e trionfo in Argentina





Valentino Rossi ha vinto il Gran Premio di Argentina, terzo appuntamento del Mondiale classe MotoGp. Sul circuito di Termas de Rio Hondo il pilota della Yamaha, al secondo trionfo stagionale, ha preceduto la Ducati di Andrea Dovizioso e la Honda del britannico Cal Crutchlow, che ha sorpassato la Ducati di Andrea Iannone a pochi metri dal traguardo. Marc Marquez (Honda) è uscito di pista a due giri dal termine dopo un contatto con Rossi. "La gara è stata ottima ha detto felicissimo Valentino - avevo un grande passo, sapevo che dovevo spingere tanto e l’ho fatto al cento per cento. La moto è stata fantastica, ho già due vittorie. Penso che possiamo lottare fino alla fine". E sulla caduta di Marquez, Rossi chiarisce: "Sono veramente spiacente per Marc, ma mi ha toccato dentro la curva, poi ci siamo toccati di nuovo. Spero stia bene".

Caserta: trova 2 miliardi di lire in un cassetto vuole incassarli ma spunta la fregatura

Caserta, un anziano scopre un Bot del 1950: vale più di 1 milione di euro





Un anziano di 96 anni di Caserta, Giuseppe Ferri, ha ereditato un Bot di 500 mila lire datato 1950. L'uomo ha rischiato il malore quando però ha scoperto che quel pezzo di carta del fratellastro morto vale oggi più di un milione di euro. L'uomo ha scoperto per caso di possedere quel Bot. Alcune settimane fa, mentre riordinava alcune fotografie e vecchie carte, la figlia che lo ospita con suo marito ha trovato in un cassetto l'obbligazione fatta da 100 buoni da 5 mila lire l'uno che sono cresciuti del 5% all'anno. Secondo uno studio legale di Roma consultato dalla famiglia casertana il valore esatto di quel mucchio di carte è oggi di 1.024.000,00 euro. Ora però comincerà una battaglia legale contro la Banca d'Italia, contro la quale gli avvocati dell'anziano hanno già spedito una diffida.

La rivolta delle donne contro Renzi Minaccia rosa: "Matteo, ora basta"

Nel Partito democratico di Matteo Renzi parte la rivolta in rosa con Alessandra Moretti e Maria Elena Boschi





Nel Partito democratico sta montando un'altra fronda contro il segretario e premier Matteo Renzi. Niente a che fare con la frammentata minoranza Dem dei Gianni Cuperlo e Pierluigi Bersani, stavolta le spine nel fianco di Renzi sono le figurine rosa sulle quali aveva tanto puntato. Alessandra Moretti dal Veneto e Maria Elana Boschi a Roma sembrano ormai le teste d'ariete di una rivolta che vede assemblati i più renziani tra i renziani, contrapposti proprio a quell'uomo solo al comando che rischia di rimanere davvero senza compagnia.

Ladylike - L'emergenza immigrazione sta mettendo a dura prova la pazienza dei sindaci, soprattutto in Veneto dove i primi cittadini, per buona parte Pd, non hanno nessuna intenzione di subire passivamente le imposizioni dei prefetti che cercano sistemazioni alla bella e meglio per tutti i profughi sbarcati dalla Libia. Dal sindaco di Treviso, passando per quello di Vicenza, fino al primo cittadino Dem di Belluno, sono sul piede di guerra in vista del vertice in prefettura a Venezia previsto lunedì 20 aprile. Nessuno di loro vuole partecipare e con la campagna elettorale per la Regione in corso, la candidata Alessandra Moretti ha dovuto virare la sua posizione per evitare che l'ammutinamento piddino portasse tutta l'acqua al mulino della Lega e di Luca Zaia. Così Ladylike si è ritrovata nell'imbarazzo di dare addosso anche al capo: "I profughi? - ha detto l'europarlamentare - Pronta ad accoglierli se da Roma garantiscono adeguate risorse: altrimenti direi no anche a Renzi".

Quoque tu- Tra i rivoltosi è spuntata anche la fedelissima Maria Elena Boschi, che da ministro per le Riforme ha stoppato l'accenno di apertura da parte di Renzi alla sinistra del partito sulle riforme costituzionali. Con la minaccia della fiducia da imporre sul provvedimento, i più riottosi del Pd avevano detto senza mezzi termini al segretario Pd che la rottura interna sarebbe stata inevitabile. Renzi aveva quindi concesso la possibilità di discutere su un Senato elettivo e non più formato da rappresentanti delle Regioni. Ma alla sola prospettiva, la Boschi ha tuonato: "Sia chiaro che indietro non si torna" e non si ridiscute: "un punto chiave della riforma". Maria Elena non vuole neanche sentir parlare di ripensamenti: "Non si può mica ricominciare da capo e rimettere in discussione i capisaldi della riforma". Mano fermissima quindi, più del capo evidentemente.

Forza Italia si spacca in due Chi lascia e va con Verdini

Denis Verdini e il pressing per un nuovo gruppo parlamentare





Forza Italia si spacca in due. Pare che Denis Verdini, dopo l'incontro-addio della settimana scorsa con Berlusconi, stia contattando diversi parlamentari per sondare il terreno e valutare la possibilità di creare gruppi parlamentari nuovi fatti dai fuoriusciti azzurri. Di questo restroscena dà conto il Corriere della Sera che spiega come "le carte del divorzio" siano ormai pronte che riferisce anche della rottura con Daniela Santanché la quale ha detto che non avrebbe lasciato Berlusconi. "Io sono un paracarro e non lascerò mai Berlusconi",  avrebbe risposto la Pitonessa al "pressing" di Verdini.  E ancora: "Io con Renzi e Alfano non andrò mai e poi mai". 

I papabili - Verdini può contare su una decina di deputati, soprattutto quelli che hanno alle spalle più di tre mandati e che potrebbero essere "falciati" dalla rottamazione di Berlusconi targata Maria Rosaria Rossi che vuole ringiovanire le liste. La situazione al Senato è più o meno simile: il toscano può contare su una quindicina di parlamentari che sarebbero pronti a lasciare Berlusconi. Anche in questo caso di tratta di parlamentari "anziani" che potrebbero essere allettati dall'idea di far parte di un gruppo nuovo che, salvo sorprese elettorali, potrebbe reggere fino al 2018. 

RENZI STA CON SALVINI "Fermare i barconi in Libia"

Strage Canale di Sicilia, Matteo Renzi chiede un Consiglio europeo straordinario: "Fermare i barconi dalla Libia"





Davanti alla strage nel Canale di Sicilia dove sono morte almeno 800 persone cadute in mare da un peschereccio vicino le coste libiche, Matteo Renzi ne fa una questione lessicale. Nella sostanza però dice le stesse cose di chi lo accusa di avere sulla coscienza quelle morti, per non essere intervenuto in ambito internazionale con la giusta determinazione. Il presidente del consiglio dice che per impedire che si ripetano stragi come quella di questa notte, è indispensabile fermare le partenze direttamente dalle coste della Libia. Il premier ha chiesto che sia convocato con urgenza un Consiglio europeo straordinario e ha intenzione di mettere in discussione l'operazione Triton, che dopo Mare nostrum si è rivelata del tutto inefficace. Renzi poi veste i panni dell'indignato quando richiama il fatto che le vittime sono esseri umani e non "numeretti", poi però richiama i suoi numeri che stavolta sono buoni e vanta 976 scafisti finora arrestati, a fronte di almeno altrettanti sfuggiti camuffandosi tra i profughi.

Metodi diversi - Depurate dalla retorica, le idee di Renzi ora non sembrano poi così diverse da quelle del segretario della Lega Matteo Salvini o dalla parlamentare di Forza Italia Daniela Santanché. Possono anche cambiare i toni, ma nella sostanza le differenze si fanno minime. Anche il premier vuole fermare i barconi direttamente in Libia. Certo cambiano i metodi tra il leghista, la pitonessa e il premier. Il primo chiede un blocco navale, che sia un deterrente per le partenze e uno strumento di repressione contro gli scafisti. Ma per il premier: "Rischia di diventare un taxi per gli scafisti". La Santanché ricorda come si è fermata l'ondata migratoria dall'Albania, cioè rendendo inutilizzabili i barconi direttamente nei porti di Tirana e Durazzo. Per ora Renzi ha solo preso le distanze da queste soluzioni, ma non ha mai detto la sua, trincerandosi dietro il classico: "Non entriamo nei tecnicismi".

domenica 19 aprile 2015

Caivano (Na): I socialisti di Giamante dettano la linea a Monopoli e a Forza Italia? Altro che discontinuità...

Ciavano (Na): Giamante fa scacco al Re, e fa uscire matto il candidato a sindaco del centro destra Simone Monopoli? 



di Gaetano Daniele 

Se fosse vero..
Alla faccia della coerenza

Ormai siamo alla solita politica: "Fai quello che dico io... ma non fare ciò che faccio io", in sintesi la cosiddetta politica di facciata, pur di vincere a tutti i costi le elezioni amministrative. Difatti, stando alle ultime indiscrezioni, il candidato a Sindaco di Forza Italia, dott. Simone Monopoli, doveva, come garantito ai cittadini tramite manifesti e appunto slogan, rappresentare la discontinuità nel Paese, ma si smentisce subito?! Aveva costruito la lista facendo candidare, i cosiddetti presentabili, persone normali e perbene, nulla a togliere (secondo noi de il Notiziario) ai socialisti di Giamante che, come Monopoli, fanno politica attiva sul territorio da anni. Ma a dirlo non eravamo noi de il Notiziario, ma appunto, il dott. Simone Monopoli. Il punto però, è un altro. Cambiare parere può essere lecito ma in questo caso rappresenta una concreta incoerenza. Con i manifesti che ha attaccato sino ad ora alle mura della città, dove appunto decantava di non allearsi con la vecchia gestione, ora, cosa faranno gli alleati? e le persone come l'avvocato Domenico Acerra e l'architetto Angelo Marzano, ritireranno le proprie candidature, come promesso? Dicevano che preferivano perdere piuttosto che allearsi con questa gente, ed ora cosa dicono? C'è puzza di bruciato!. Insomma, per dirla breve: Burattini o Burattinai?


Arch. Angelo Marzano 
In data 20/04/2015, l'architetto Angelo Marzano, rappresentante della coalizione Monopoli Sindaco, precisa quanto segue: Ti posso garantire che il PSI nelle sua attuale rappresentanza non può purtroppo far parte della nostra coalizione e questa cosa la sanno un po tutti gli addetti ai lavori di ogni ordine e grado. A me dispiace ma per fortuna le nostre sono sempre decisioni collegiali.

Tfr in busta paga, tutti i calcoli: quando conviene e quando no

Tfr in busta paga, tutti i calcoli: quando conviene, quando no





Il tfr in busta paga: dal 3 aprile possono chiederlo tutti i lavoratori. Una misura fortemente voluta da Matteo Renzi insieme a quella degli ottanta euro in busta paga. Ma conviene davvero? Conviene chiedere all'azienda di mettere in busta paga il trattamento di fine rapporto? Milano Finanza cita il rapporto realizzato da Progetica che aiuta il lavoratore, attraverso delle simulazioni, a capire quale ipotesi (tfr in busta paga, in azienda o nel fondo pensione) sia più conveniente. Le stime sono state fatte su 38 mesi (dall' 1 maggio 2015 al 30 giugno 2018 data di conclusione della sperimentazione dell' operazione Tfr in busta paga), visto che i primi due mesi della finestra, marzo e aprile, sono di fatto già passati.

In azienda o in busta paga? - Secondo quanto spiega un esperto di Progetica, sul piano finanziario converrebbe tenere il Tfr in azienda grazie alla tassazione separata più favorevole rispetto all' aliquota marginale Irpef, e al rendimento del Tfr nel tempo. "Le tabelle quantificano il costo per il lavoratore dello spostamento, oggi, del Tfr in busta paga, pari in media a un 30% circa di ricchezza in meno. Per esempio, un trentenne che guadagna 1.000 euro netti, se decide di monetizzare il Tfr otterrebbe in tutto 2.660 euro. Se invece lo lasciasse in azienda, si ritroverebbe 4.288 euro all' epoca della pensione", spiega Andrea Carbone di Progetica al quotidiano economico.

Fondo pensione -  Per quanto riguarda il confronto tra il Tfr in busta paga con quello versato al fondo pensione, ecco cosa consiglia l'esperto a di Progetica a Milano Finanza.  "Per un quarantenne è  meglio 113 euro netti al mese in busta paga oggi, per 3 anni e 2 mesi, o 38 euro netti in più di previdenza integrativa", spiega Carbone a Milano Finanza. Per rispondere  a questo quesito Carbone fa riferimento all'aspettativa di vita Istat. "La pensione di un trentenne di oggi che si ritirerà dal lavoro a 67 anni durerà almeno 22 anni, quella di un quarantenne 21, quella di un cinquantenne 20. Il quesito del quarantenne diventerebbe: meglio 4.294 euro nei prossimi 38 mesi, o 9.576 euro quando sarò in pensione? Il tutto sapendo che ogni anno in più vissuto rispetto alla media porterebbe un ulteriore beneficio".

La conclusione - In pratica dalle simulazioni fatte da Progetica emerge che conviene mettere o mantenere il trattamento di fine rapporto in un fondo pensione: gli aumenti di ricchezza sarebbero compresi tra le 2 (+94%) e le 3 volte (+207%). E questo soprattutto perché in prospettiva la pensioni pubbliche saranno sempre più magre. E qui le incognite non mancano. 

Banche italiane, mappa del terrore: se falliscono ti prosciugano il conto

Crac bancari, il "bail in": anche in Italia se un istituto fallisce potrebbero pagare i correntisti





Tutto iniziò in Austria. Anzi, tutto inizierà: a luglio entrerà in vigore il regime del cosiddetto bail in. Il principio è tanto semplice quanto preoccupante: una banca fallisce? Non paga più lo Stato, ma le perdite se le dovranno accollare i creditori, alias i correntisti. Una decisione che nei fatti, sempre in Austria, era stata anticipata quando si scoprì il maxi-buco nell'istituto Hypo Alpe Adria, una bad bank immediatamente soprannominata la "Lehman d'Europa". In quella circostanza il ministro delle Finanze austriaco ricordò che, in base alla nuova normativa, i creditori e i correntisti possono essere chiamati a contribuire alle perdite, pur di evitare al contribuente di accollarsi il peso del crac. Un principio, come detto, preoccupante: un ignaro correntista che ha depositato i suoi risparmi nell'istituto bancario, come ricorda in un'analisi wallstreetitalia.com, potrebbe veder evaporare il suo "tesoretto" in un batter di ciglio. Lo Stato, infatti, non garantisce più.

La svolta della Ue - L'Austria, dunque, non garantirà più i depositi bancari, una decisione presa dopo il via libera dell'Unione europea. Fu infatti la stessa Ue, due anni fa, ad approvare la nuova legislazione sul bail in. La prima a far sua la nuova legislazione è stata l'Austria, ma il rischio che il principio si espanda in tutti i Paesi di eurolandia, Italia compresa, è più concreto che mai. Il sito Goldcore, infatti, ha presentato un grafico (nella foto) nel quale vengono elencati i Paesi che rischiano di vedere introdotto il regime del bail in in caso di crac bancari. Una classifica sinistra: al primo posto c'è la disastrata Grecia, quindi Portogallo e Spagna. Ma già al quarto posto ecco l'Italia, seguita da Francia, Irlanda, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. Nella tabella vengono elencate anche le zone più sicure: prima la Svizzera, poi Germania, Singapore, Canada, Australia, Norveglia, Olanda e quindi Hong Kong.

L'esempio austriaco - Ma per capire come potrebbe funzionare il bail in si deve ancora tornare all'Austria. Le banche, per far fronte ad eventuali buchi di bilancio, dovranno creare un fondo speciale di assicurazione per i depositi bancari, che sarà poi rimpinguato gradualmente nel corso dei successivi di dieci anni (per arrivare a 1,5 miliardi di euro). Una cifra, 1,5 miliardi, assolutamente irrisoria: rappresenta lo 0,8% dei depositi totali in Austria, e dunque non potrebbe garantire in alcun modo i risparmi dei correntisti. I nostri soldi, dunque, rischiano di non essere al sicuro neppure in banca. Ed in questo contesto tornano alla mente le parole del ministro delle Finanze irlandese, Michael Noonan, che il 27 giugno 2013 affermò: "Il bail in è ora la regola". Noonan, inoltre, definì "rivoluzionaria" la decisione di non considerare più sacrosanti i depositi. D'ora in avanti i correntisti, anche italiani, dovranno fare molta attenzione alla scelta dell'istituto in cui depositeranno i loro risparmi.

Figuraccia spaziale di Renzi da Obama: che cosa è riuscito a combinare sul libro degli ospiti

Vertice Italia-Usa, Matteo Renzi firma con un errore il libro degli ospiti della Casa Bianca





In ogni sua uscita internazionale, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ricorda al mondo intero che non sa parlare inglese. Ha provato anche a scherzarci su, ha promesso - tra le tante altre cose - di studiare e migliorare con lezioni private, ma gli effetti di tutto questo impegno si fatica a vederli. Le figuracce collezionate finora sono innumerevoli, con le delegazioni straniere spesso disorientate dalla pronuncia tutta personale dell'ex sindaco di Firenze. Renzi è stato a Washington appena 36 ore. Quanto basta per inanellare un'altra figuraccia mondiale. Sul guestbook della Casa Bianca, il libro degli ospiti del Presidente degli Stati Uniti, il premier è riuscito a scrivere "goverment" anziché "government". La faccenda poteva rimanere là, tra lo staff di Renzi e quello di Obama. E inveve il libro è stato fotografato e pubblicato sull'account Twitter di Palazzo Chigi, in una sorta di autolesionismo latente.

Quel consiglio di Luttwak all'Italia: Contro gli sbarchi, servono bombe

Edward Luttwak: "Bombardate gli scafisti, l'Italia deve reagire"





Usa parole forti, senza metafore e senza giri di parole Edward Luttwak sulla questione degli sbarchi in Italia. Il politologo americano in un'intervista a Il Giorno dice che l'Italia deve reagire non può accettare più passivamente l'invasione "dei disperati e fare affidamento sulle peraltro inefficaci organizzazioni internazionali". Dà anche un suggerimento molto chiaro: "Per arginare questa spaventosa invasione non basta cambiare il nome all' operazione condotta dalla marina italiana. Non basta ribattezzare Mare Sicuro la vecchia Mare Nostru. La prima cosa da fare è spedire i droni sulle coste libiche e distruggere i barconi che servono ai trafficanti di essere umani".

P - Luttwak, poi mette in guardia dal buonismo: "Avete il Papa in casa. E anche i buonisti incalliti soprattutto a sinistra. Ma con la carità cristiana e il buonismo non si risolve la situazione". Il politologo sottolinea come Malta già pratica il blocco delle coste e che questa è una prerogativa di tutti gli Stati che vogliano proteggere le loro coste. "Mma in Italia il condizionamento del Vaticano è troppo forte. Quella italiana è una sovranità dimezzata. E poi, come dicevo prima, un blocco navale rallenterebbe ma non impedirebbe la navigazione. Meglio, molto meglio distruggere i barconi quando sono ancora in Libia".

sabato 18 aprile 2015

Caivano (Na): Esclusiva il Notiziario - Intervista Video all'ex Segretario PD, Iuri Bervicato




Caivano (Na): Esclusiva il Notiziario - Intervista Video all'ex Segretario PD, Iuri Bervicato 



di Gaetano Daniele 


Ing. Iuri Bervicato
ex Segretario PD 

Intervento dell'ex. Segretario del Partito Democratico nonchè candidato al consiglio comunale appunto, con il Pd, Iuri Bervicato. Si parla di problemi legati al territorio. Bervicato: "Fate attenzione a questa campagna elettorale, anche perchè può determinare le sorti di ognuno di noi, ad ogni singolo cittadino, in termini di vivibilità. Vedi Video


Caivano (Na): Esclusiva il Notiziario Intervento Video del dott. Giuseppe Papaccioli

Caivano (Na): Esclusiva il Notiziario Intervento Video del dott. Giuseppe Papaccioli 


di Gaetano Daniele 



Dott. Giuseppe Papaccioli
Dirigente Asl Regione Campania 

In compagnia dell'ex. Sindaco di Caivano, dott. Giuseppe Papaccioli, si parla dei costi della politica. Si parla di giovani. Papaccioli: "Al sud abbiamo la forza e le intelligenze per fare bene il nostro lavoro, anche se bisogna dire che, governare un Paese come Caivano non è facile. Bisogna - conclude Papaccioli - confrontarsi anche con parte politica che interpreta la gestione della cosa pubblica in maniera differente e particolare, parte di questa classe politica, oggi è candidata. Auspico come allora, in un forte senso di responsabilità da parte dei cittadini di Caivano. 



Caivano (Na): Esclusiva il Notiziario Intervista Video all'Avv. Domenico Acerra

Caivano (Na): Esclusiva il Notiziario Intervista Video all'Avv. Domenico Acerra 


di Gaetano Daniele 


Avv. Domenico Acerra
Candidato al Consiglio comunale
con la Lista Civica "Noi con Monopoli"


Il blog, il Notiziario, incontra l'avv. Domenico Acerra. Si parla di rilancio. L'avv. Acerra: "Dobbiamo avere fiducia nel futuro e trovare in noi stessi la forza per poter cambiare questo stato di cose che allo stato attuale è veramente pietoso". Non mancano le stoccate alla parte politica avversa che, secondo l'avv. Acerra, in questi ultimi 15 anni hanno rovinato il Paese. 



L'intervista a Gian Mario Spacca - "Lascio il Pd, me ne vado in Forza Italia: la scelta controcorrente del governatore

Gian Mario Spacca: "Lascio il Pd per Forza Italia, la sinistra snobba le imprese"

Intervista a cura di Giovanni Miele 



Gian Mario Spacca, governatore uscente della Regione Marche, si prepara a concorrere per la terza volta per la conquista della Presidenza regionale. Questa volta non con il centrosinistra, ma contro il candidato del Partito democratico da cui Spacca proviene.

Presidente Spacca, ormai il dado è tratto. Vive con imbarazzo questa situazione?

«La mia esperienza politica è molto lunga: sono stato eletto in consiglio regionale per la prima volta con la Dc. L’ultima volta, come candidato presidente, non sono stato eletto direttamente dal Pd, ma dalla lista del presidente, in una coalizione in cui portavo soprattutto il mio rapporto con i ceti produttivi».

Ma come è maturata la rottura con il Pd?

«L’esito delle elezioni europee ha fatto pensare al Pd di poter essere autosufficiente nei confronti della comunità regionale. Una scelta di chiusura, particolarmente verso l’imprenditorialità. Così ho preferito fare una scelta coerente con la mia storia e l’esperienza maturata nel movimento Marche 2020».

Però il Pd contesta l'anomalia di un terzo mandato presidenziale. Lei cosa risponde? 

«Non c’è mai stata una questione personale e non esisteva il problema del terzo mandato. L’esigenza era di recuperare l’esperienza di Marche 2020 e la rappresentanza dei corpi intermedi e delle forze sociali sul territorio».

Quali erano i punti sui quali non è riuscito a trovare un'intesa con il Pd dopo tanti anni di governo insieme?

«Dal Pd ho ricevuto una totale chiusura non tanto verso di me quanto verso il lavoro svolto negli ultimi anni e il programma elaborato con gli elettori».

Ora però lo stesso Renzi cerca di ostacolare la sua candidatura tentando di invalidare la legge elettorale delle Marche. 

«In effetti sembra che il governo abbia posto la questione di un eventuale ricorso alla Consult. In realtà le Regioni hanno la facoltà di decidere sul terzo mandato: alcune lo consentono; altre, come la nostra, hanno deciso all’unanimità di adottare la regola dei due mandati ma a partire dalla prossima legislatura. Per esempio a Errani e Formigoni è stato consentito il terzo mandato e diverse sentenze delle Corti di Appello vanno in questa direzione».

A questo punto lei si presenta agli elettori in una coalizione con Forza Italia, insieme ad amministratori locali come l'ex Presidente della Provincia di Ascoli Piceno Piero Celani. Come motiva questa scelta? 

«Forza Italia ha da sempre una cultura vocata all’impresa e in questo momento abbiamo bisogno di questa sensibilità che si potrà esprimere all’interno della formula di governo. In un momento come questo, di timida ripresa, vanno rilanciati la crescita e lo sviluppo, perché sono il solo modo per creare lavoro e occupazione. Quindi sono necessarie forze politiche coerenti con questo obiettivo. Il programma di governo della coalizione avrà al centro il recupero dell’imprenditorialità in tutte le sue forme, dall’agricoltura, al turismo, al terziario».

A proposito di imprese resta aperta la questione del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione. Sarete in grado di dare risposte concrete? 

«La questione è particolarmente sentita nel nostro territorio e stiamo facendo pressione nei confronti dello Stato perché si arrivi agli stessi risultati che abbiamo conseguito a livello regionale. Risultati particolarmente apprezzati anche dall’on. Tajani che come commissario europeo si è particolarmente impegnato in questa battaglia. Noi, dopo la Lombardia, siamo la regione con il minor tempo di attesa per i pagamenti della pubblica amministrazione».

Prodi incastrato da un documento: la menzogna che ha ucciso l'Italia

"Così Romano Prodi ci ha fregato col Patto di Stabilità": il libro di Angelo Polimeno smaschera il Professore





Tra i padri dell'euro in Italia c'è lui, l'ineffabile Romano Prodi. Una verità storica, che tutti conoscono. Ma il Mortadella - e questo è un fatto che molti ignorano - è padre anche di quel Patto di Stabilità che oggi soffoca i Paesi di eurolandia in difficoltà, Italia in primis. Una responsabilità, quella dell'ex premier, che viene ricostruita per filo e per segno dal giornalista Rai Angelo Polimeno, che in un libro dal titolo Non chiamatelo euro (Mondadori, 154 pagine, 12 euro) ci spiega come Prodi, ai tempi, ci fregò due volte. Sull'euro e sui trattati di Maastricht in cui, appunto, venne messo nero su bianco il Patto di Stabilità.

La clausola - Era il 1992, erano gli anni del passaggio dalla prima alla seconda repubblica, quando nei patti di Maastricht fece capolino la prima bozza del patto di Stabilità. Polimeno spiega: "A fine anni Ottanta-inizio Novanta il governo Andreotti riuscì a ottenere che i parametri del trattato di Maastricht su deficit e debito venissero verificati con il criterio della tendenzialità". Inoltre la prima versione del patto prevedeva (con lungimirante anticipo rispetto alla grande crisi di questi giorni) di sospendere i vincoli di bilancio in periodi particolarmente duri per le economie di un Paese. Il giornalista spiega che gran parte del merito per il successo dell'operazione fu di Guido Carli, allora ministro, che "godeva di grande credito in Germania" e che "spiegò al cancelliere Kohl che serviva gradualità nella riduzione del debito". La Francia era d'accordo e, aggiunge Polimeno, "aveva posto come condizione per l'adesione all'euro che anche l'Italia ne facesse parte. Parigi temeva la svalutazione della lira".

La menzogna di Prodi - Dunque, emendato e meno rigido, pur tra mille difficoltà il primo accordo entrò in vigore il 7 febbraio 1992. Principi giusti, ma tempi sbagliati: il mese successivo, infatti, sarebbe scoppiata Tangentopoli. La politica italiana e i suoi volti, ed è storia, sarebbero cambiati radicalmente. "Andreotti e Carli - riprende il racconto il giornalista - escono di scena. Le pressioni della Bundesbank riprendono fortissime. A questo punto Kohl lavora per convincere Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi per cambiare il criterio della tendenzialità e la sospensione". E ci riesce. Con un aggravante: il cambiamento non avviene attraverso un nuovo trattato internazionale. Infatti "si ricorre a uno stratagemma, approvare un regolamento che non ha bisogno di passare né dal Parlamento né dal voto referendario. Il numero 1466 del '97, più conosciuto come Patto di stupidità". Già, "patto di Stupidità", come lo chiama oggi Prodi. Peccato, conclude Polimeno, che "prodi non ricorda mai di averlo firmato lui", quel patto scellerato.

venerdì 17 aprile 2015

IMMIGRAZIONE, COMI: "Accoglienza non vuol dire accettare anche orrore"

IMMIGRAZIONE, COMI: "Accoglienza non vuol dire accettare anche orrore"


di Gaetano Daniele 



Lara Comi Europarlamentare Forza Italia
Vicepresidente Gruppo Ppe

"L'episodio dei cristiani gettati in mare per motivi religiosi da migranti musulmani parla da solo. E' del tutto inutile usare parole politically correct. Qui non è questione di disperazione. Qui c'è mezzo gommone che butta a mare l'altra metà, cioè quella costituita da cristiani. Così l'europarlamentare di Forza Italia, Lara Comi ai nostri microfoni. E sull'accoglienza nota: Si tratta di un fatto, se verificato, di gravità inaudita e di uno scenario illuminante. Accoglienza non può voler dire accettare tutto, anche l'orrore. Basta chiudere gli occhi di fronte alle atrocità commesse ai danni dei cristiani."

La Mecca, zero alcol, cibi halal In Italia gli hotel per soli musulmani

A Venezia il primo hotel per musulmani





La notizia l'ha data il quotidiano Il Gazzettino: l'Associazione veneziana degli albergatori ha annunciato di aver stretto un accordo con Hahal Italia per la creazione di una rete di alberghi certificati per l'accoglienza dei turisti in modo conforme ai dettami della religione islamica. Il che significa camere attrezzate con tappetini per la preghiera, cartelli per indicare la direzione della Mecca dove posizionarsi per pregare, nessuna bevanda alcolica nel frigobar e menù con cibi halal. Il primo di questi alberghi sorgerà a Venezia, la principale meta turistica italiana dopo la capitale Roma. "Venezia è sempre stata un ponte con l’Oriente e l’islam, i musulmani che la visitano riconoscono immediatamente una vicinanza con la sua arte e architettura" spiega l'imam Yahya Pallavicini.

Quanto costa la macchina in un anno Bollo e Rc auto: dove si spende meno

Quanto ci costa la macchina ogni anno. Bollo, rc auto: ecco dove si spende di meno





Quanto ci costa ogni anno la nostra macchina? Fra benzina, spese di manutenzione, bollo e assicurazione circa 3.200 euro annui. A fare i calcoli sulle spese dell'automobile è il portale di comparazione per le polizze Rc auto Facile.it. Sono stati presi in esame tre profili tipo caratterizzati da classi di merito e da età diverse, elementi che implicano stili di vita e spese differenti. Nel paniere di tutte le voci considerate per determinare la spesa totale rientrano: RC auto, bollo, carburante, costi di usura e manutenzione (compresi quelli per la revisione obbligatoria dei mezzi).

Capitoli di spesa - La prima voce è il prezzo del carburante. Se in un anno si percorrono circa 10.000 chilometri, si arrivano a spendere circa 1.000 euro. Nel caso del terzo profilo, ossia quello di un giovane studente neopatentato che percorre fino a 7.000 chilometri all'anno, bastano poco più di 450 euro. Pesano di più - anche in base ad età del veicolo, chilometri percorsi e utilizzo del mezzo - le spese di manutenzione ed usura, che oscillano tra gli 800 e i 2.000 euro a seconda del profilo considerato. Per quanto riguarda l'assicurazione, a marzo il prezzo medio pagato in Italia è stato di 575,81 euro, con notevoli differenze a seconda della classe di merito e della regione di residenza.

Città per città - La ricerca ha poi focalizzato l'attenzione su tre delle principali città italiane, Milano, Roma e Napoli. Se per l'assicurazione sono note le differenze di prezzo tra le aree del Paese, forse è un po' meno noto che anche per il bollo sui cittadini italiani gravano costi diversi. Prendendo in esame il primo profilo, quello di un uomo di 40 anni in prima classe di merito, a Milano sono richiesti 206 euro, mentre a Napoli, per la stessa auto (Ford Focus 1.6 Diesel), sono necessari quasi 60 euro in più (265); a Roma si spendono 227 euro. In compenso, al Nord va tenuta in considerazione nel calcolo totale la spesa necessaria al cambio stagionale degli pneumatici (100 euro) che, nelle città del Sud, di norma, non è necessario. Confrontando le spese totali per il mantenimento di un'auto nelle tre città campione, Napoli rimane quella in cui tutti i profili esaminati spendono di più: le cifre arrivano anche a superare di quasi il 30% la media nazionale. E' il caso del terzo profilo del giovane studente: la spesa annuale in Italia è di 2.997 euro, mentre nel capoluogo campano ne sono necessari 3.796 (+29%). Le differenze tra le tre macro aree italiane sono molto evidenti anche se guardiamo al secondo profilo preso in esame, ossia quello di una donna in quarta classe di merito: a Milano chi rientra in questo profilo spende mediamente 3.057 euro all'anno, a Roma 3.139, mentre Napoli richiede alle sue cittadine lo sforzo maggiore con una spesa media di 3.353 euro.

Medicine, mutui, detrazioni La falsa partenza del 730

La falsa partenza del 730 online





Quello di mercoledì scorso è stato il "730 day", nel corso del quale la numero uno del Fisco Rossella orlandi ha illistrato il nuovo modulo precompilato. E oggi sono state oltre duecentomila le richieste di accesso al modulo registrate dal sito dell'Agenzia delle entrate. Secondo ammissione della stessa orlandi, però, solamente il 15% dei modelli 730 precompilati verrà accettato senza modifiche dai destinatari. La restante parte, ovvero l'85% necessiterà invece di interventi (possibili dal 1 maggio) che saranno poi integrate nelle dichiarazioni automatiche degli anni a venire. L'eventualità di un controllo da parte del Fisco, in caso di modifica o integrazione dei dati inviati, potrebbe però disincentivare il contribuente dall'apportare modifiche, portandolo a rinunciare quindi a d inserire poste irrisorie ma comunque rientranti nella fattispecie delle possibili detrazioni.

L'incontro ravvicinato col modello precompilato permette di confermare che in diversi casi, come scrive Italia Oggi, i modelli 730 predisposti dal Fisco contengono dati non corretti per quanto riguarda le spese dei mutui, i redditi dei fabbricati, il mancato abbinamento di più redditi posseduti nel 2014. Segnalate anche la mancata indicazione del codice fiscale del sostituto d'imposta e il mancato inserimento dei giorni di lavoro utili ai fini del calcolo delle detrazioni per lavoro dipendente. Il 730 è poi risultato carente in alcuni oneri e detrazioni d'imposta per i quali il fisco non ha accesso. Si tratta, per fare qualche esempio, delle spese mediche sia per l'acquisto di medicinali che per le prestazioni specialistiche , delle erogazioni in favore di onlus e fondazioni, delle spese funebri e di quelle per la frequenza ai cosri universitari dei familiari a carico e così via. Per altri contribuenti ancora, l'accesso al precompilato si è risolto in un nulla di fatto: chi infatti ha presentato più dichiarazioni nel 2014, integrative o correttive, si è trovato di fronte a un messaggio nel quale si avvisava l'utente che nessun precompilat