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sabato 18 aprile 2015

Prodi incastrato da un documento: la menzogna che ha ucciso l'Italia

"Così Romano Prodi ci ha fregato col Patto di Stabilità": il libro di Angelo Polimeno smaschera il Professore





Tra i padri dell'euro in Italia c'è lui, l'ineffabile Romano Prodi. Una verità storica, che tutti conoscono. Ma il Mortadella - e questo è un fatto che molti ignorano - è padre anche di quel Patto di Stabilità che oggi soffoca i Paesi di eurolandia in difficoltà, Italia in primis. Una responsabilità, quella dell'ex premier, che viene ricostruita per filo e per segno dal giornalista Rai Angelo Polimeno, che in un libro dal titolo Non chiamatelo euro (Mondadori, 154 pagine, 12 euro) ci spiega come Prodi, ai tempi, ci fregò due volte. Sull'euro e sui trattati di Maastricht in cui, appunto, venne messo nero su bianco il Patto di Stabilità.

La clausola - Era il 1992, erano gli anni del passaggio dalla prima alla seconda repubblica, quando nei patti di Maastricht fece capolino la prima bozza del patto di Stabilità. Polimeno spiega: "A fine anni Ottanta-inizio Novanta il governo Andreotti riuscì a ottenere che i parametri del trattato di Maastricht su deficit e debito venissero verificati con il criterio della tendenzialità". Inoltre la prima versione del patto prevedeva (con lungimirante anticipo rispetto alla grande crisi di questi giorni) di sospendere i vincoli di bilancio in periodi particolarmente duri per le economie di un Paese. Il giornalista spiega che gran parte del merito per il successo dell'operazione fu di Guido Carli, allora ministro, che "godeva di grande credito in Germania" e che "spiegò al cancelliere Kohl che serviva gradualità nella riduzione del debito". La Francia era d'accordo e, aggiunge Polimeno, "aveva posto come condizione per l'adesione all'euro che anche l'Italia ne facesse parte. Parigi temeva la svalutazione della lira".

La menzogna di Prodi - Dunque, emendato e meno rigido, pur tra mille difficoltà il primo accordo entrò in vigore il 7 febbraio 1992. Principi giusti, ma tempi sbagliati: il mese successivo, infatti, sarebbe scoppiata Tangentopoli. La politica italiana e i suoi volti, ed è storia, sarebbero cambiati radicalmente. "Andreotti e Carli - riprende il racconto il giornalista - escono di scena. Le pressioni della Bundesbank riprendono fortissime. A questo punto Kohl lavora per convincere Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi per cambiare il criterio della tendenzialità e la sospensione". E ci riesce. Con un aggravante: il cambiamento non avviene attraverso un nuovo trattato internazionale. Infatti "si ricorre a uno stratagemma, approvare un regolamento che non ha bisogno di passare né dal Parlamento né dal voto referendario. Il numero 1466 del '97, più conosciuto come Patto di stupidità". Già, "patto di Stupidità", come lo chiama oggi Prodi. Peccato, conclude Polimeno, che "prodi non ricorda mai di averlo firmato lui", quel patto scellerato.

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