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giovedì 16 aprile 2015

Caivano (Na): L'avv. Mario De Giorgio scende in campo al fianco di Luigi Sirico

Caivano (Na): L'avv. Mario De Giorgio scende in campo al fianco dell'Arch. Luigi Sirico 




Avv. Mario De Giorgio 

Care amiche e cari amici, care cittadine e cari cittadini, dopo una breve pausa di riflessione, ho deciso di sciogliere il nodo che so interessa tutti voi. Gli amici che mi hanno chiesto di scendere in campo sono tantissimi. Sì, rispondo con un convinto sì alla vostra richiesta relativa alla carica di consigliere comunale. Dopo anni di inefficienza politica, credo sia arrivato il momento di voltare pagina. La mia candidatura sia sprono per tutte le intelligenze del Paese. A breve rilascerò un'intervista Video al medesimo blog, il Notiziario, affinchè elencare i miei punti programmatici. A presto. Mario De Giorgio.

La legge islamica pure sui gommoni: "Gettano in mare i profughi cristiani"

Migranti arrestati a Palermo: 9 profughi cristiani gettati in mare





Quindici migrati sono stati arrestati dalla Squadra mobile di Palermo e accusati di aver gettato in mare nove profughi cristiani dopo una rissa. Gli uomini fermati sono tutti musulmani e tra di loro c'è anche un minorenne. Secondo quanto ricostruito dalle testimonianze degli altri profughi presenti sul barcone tra i musulmani e i cristiani sarebbe iniziata un'accesa discussione che ha poi portato i primi a gettare fuori dalla barca questi ultimi. Un rapporto è stato consegnato stamattina al procuratore aggiunto Maurizio Scalia. La Procura ha adesso 48 ore di tempo per chiedere la convalida dell’arresto. 

Salvini ha sorpassato Renzi I numeri che lo fanno godere

Salvini ha sorpassato Renzi I numeri che lo fanno godere




Matteo Salvini: Le bugie di Renzi hanno le gambe corte: stiamo arrivando...

"Le bugie di #Renzi hanno le gambe corte: stiamo arrivando!". Matteo Salvini festeggia su Facebook il "sorpasso" di "Mi piace" della sua pagina Facebook su quella del presidente del Consiglio Matteo Renzi (789.550 contro 789.221). Il leader della Lega Nord ha postato anche una foto con il commento: "Oggi su Facebook, domani al governo". 

E se è vero che il Pd resta il primo partito secondo gli ultimi sondaggi, quello di Emg Acqua per il TgLa7 di Enrico Mentana, per esempio, dimostra che il Partito democratico è in calo (35,3%, addirittura -1,5 rispetto a una settimana fa) mentre la Lega Nord è cresciuta e ora è 15,5 per cento (+0,3). E anche in vista delle Regionali, la Lega registra un aumento dei consensi. Per esempio, in Veneto, dove Salvini appoggia la candidatura del governatore uscente Luca Zaia, trainando la coalizione, la Lega ha oscurato Forza Italia che si attesta al dieci per cento.

Caivano (Na): Sondaggio amministrative 2015

Caivano (Na): Sondaggio amministrative 2015 



di Gaetano Daniele 


Castello Medioevale di Caivano 

Nel sondaggio sulle elezioni amministrative 2015 arriva il colpo di scena, secondo una nostra previsione, su scala da 1 a 10, Forza Italia, quindi il candidato a Sindaco dott. Simone Monopoli, rischia di non farcela per la seconda volta. Già bocciato e sconfitto alle precedenti elezioni amministrative contro il candidato a sindaco centrista Tonino Falco, oggi Monopoli si gioca il tutto per tutto. 

Dopo l'ufficialità di Del Gaudio e Ciccarelli, Caivano rischia il default. Troppi candidati a Sindaco. Ad un mese dal voto, siamo a 6 candidati sindaco che hanno ufficializzato la loro candidatura: Giuseppe Ppaccioli (detto Pippo), con "NOI CON PAPACCIOLI", Luigi Sirico PD, Giuseppe Ziello Movimento 5 Stelle, Carlo Ciccarelli Lista civica, Raffaele Del Gaudio Socialisti, e in ultimo Simone Monopoli Forza Italia. 

Come che sia, il sondaggio, anche se su scala minima, la dice lunga, un risultato quello di Forza Italia e del dott. Monopoli che non stupisce, forse dovuto anche all'incapacità politica dei rappresentati a livello provinciale come l'ultimo a guida Luigi Cesaro detto (giggin a purpett) che, autorizzò proprio mentre il candidato a Sindaco Monopoli era consigliere provinciale di maggioranza, 4.800 tonnellate di spazzatura dirette nell'ex CDR, cioè sotto al naso dei caivanesi, insomma, nel Paese si respira un'aria diversa, l'aria del cambiamento, anche se ad essere favoriti sono due candidati: Pippo Papaccioli di "NOI CON PAPACCIOLI" e Luigi Sirico del Pd. Le altre, sono state definite dai nostri cittadini intervistati, candidature di bandiera, candidature protese esclusivamente al raggiungimento della soglia che consente alle stesse di entrare in consiglio comunale, quindi candidature a Sindaco che puntano il tutto  per tutto affinchè vengano eletti consiglieri comunali, una strategia che la dice lunga. 

Insomma, per farla breve, a Caivano già si respira appunto aria di ballottaggio. Chi vincerà tra Papaccioli e Sirico? Vota anche tu il sondaggio inviando una email a: ilnotiziario2011@libero.it 

A Malpensa il primo cargo di insetti: finiranno sulle tavole di Expo

Expo, a Malpensa il primo cargo di insetti commestibili





Certo, la notizia è che a Expo sarà possibile assaggiare anche il "porceddu", il famoso maialino sardo. Ma nei padiglioni dell'Esposizione universale, che scatterà esattamente tra due settimane, si mangerà cibo proveniente da tutto il mondo. Che per buona parte arriverà per via aerea attraverso l'aeroporto di Malpensa. Li arriveranno verdure esotiche di ogni tipo. Ma ci sono paesi, come quelli dell'Estremo oriente, in cui parte integrante della dieta sono gli insetti. Che non mancheranno sulle tavole di Expo in padiglioni come quelli della Thailandia, del Vietnam, della Birmania. E ieri, come riporta il quotidiano Il Giorno, a Malpensa è arrivato dalla Tailandia il primo volo cargo carico di insetti commestibili. Buon appetito!

Strasburgo mette sotto inchiesta Google "Rischia una multa da 6 miliardi di euro"

Strasburgo mette sotto inchiesta Google: abuso di posizione dominante





La Commissione europea ha accusato Google di abuso di posizione dominante allo scopo di favorire i suoi prodotti nelle ricerche su internet e ha annunciato l’apertura di un’indagine antitrust su Android, il sistema operativo per dispositivi mobili realizzato dalla compagnia. In un comunicato, la Commissione ha reso noto di avere informato Google delle accuse con una lettera di obiezioni, inviata cinque anni dopo l’inizio delle indagini sul colosso di Mountain View. Si tratta di un’accusa molto simile a quella rivolta dall’Ue a Microsoft qualche anno fa per gli abusi di posizione dominante attraverso il sistema operativo Windows, che domina il mercato dei computer.

Le accuse - La Commissione ritiene che Google "abbia abusato della sua posizione dominante nei mercati dei servizi generali di ricerca su internet nello spazio economico europeo, favorendo sistematicamente la comparsa dei suoi servizi per acquisti online nei risultati delle ricerche generali". "L’opinione preliminare della Commissione è che tale condotta violi le norme antitrust dell’Unione europea, poiché reprime la concorrenza e pregiudica la scelta dei consumatori», ha riferito la Commissione europea, precisando che la notifica a Google «non rappresenta un giudizio anticipato sulla questione". La Commissione iniziò nel 2010 a indagare per capire se il modello di business di Google potesse equivalere ad abuso di posizione dominante riguardo al settore delle ricerche e delle pubblicità online. Il Wall Street Journal ha azzardato che la multa sarà di 6 miliardi.

La difesa del colosso - Google si è detta in "forte disaccordo" con la decisione della Commissione europea. Sul proprio blog, la compagnia di Mountain View ha pubblicato un post intitolato ’La ricerca del dannò, in cui si legge che il colosso "dissente con rispetto ma energicamente" con la notifica delle accuse da parte dell’Ue. Nel blog europeo della compagnia, il vice presidente di Google Search Amit Singhal afferma che l’azienda intende spiegarsi e difendersi di fronte alla Commissione nelle prossime settimane. La compagnia ha inoltre affermato nel blog che sebbene Google «possa essere il motore di ricerca più utilizzato, le persone possono accedere alle informazioni in molti modi diversi e le accuse di danni ai consumatori e concorrenti hanno dimostrato di essere lontane» dalla verità. "Gli utenti hanno più scelta che mai", vista l’esistenza di "numerosi altri motori di ricerca come Bing, Yahoo, Quora, DuckDuckGo e gli assistenti alle ricerche come Siri di Apple e Cortana di Microsoft", si legge ancora nel blog. "Inoltre, ci sono tonnellate di servizi specializzati quali Amazon, Idealo, Le Guide, Expedia o eBay. Per esempio, in Germania i tre servizi di shopping più popolari sono Amazon, eBay e Idealo (che è di Axel Springer)".

I social - In più "le persone usano sempre di più social quali Facebook e Twitter per cercare suggerimenti su dove mangiare, quali film guardare o come decorare la propria casa". E ancora "quando si tratta di notizie, spesso gli utenti vanno direttamente sui loro siti preferiti. Per esempio, Bild e The Guardian ricevono più dell’85% del loro traffico direttamente; meno del 10% arriva da Google". "Naturalmente, anche il mobile sta cambiando le cose", rileva Google precisando che oggi, 7 minuti su 8 spesi su mobile sono spesi all’interno delle app. Per Google "la concorrenza online prospera". E infatti "se guardate allo shopping - un’area sulla quale ci sono state molte denunce e su cui la stampa ha ampiamente suggerito che la Commissione Europea si sarebbe focalizzata nel suo Statement of Objection - è chiaro che 1) c’è molta concorrenza (anche da parte di Amazon e eBay, due dei più grandi siti di shopping del mondo) e 2) il servizio Google Shopping non ha danneggiato la concorrenza". "Qualunque economista vi direbbe che non si vede molta innovazione, né nuovi attori o investimenti in settori nei quali la concorrenza è stagnante - o in settori che sono dominati da un unico attore. E invece questo è esattamente quello che sta succedendo nel nostro mondo. Zalando, il sito tedesco di shopping, si è quotato nel 2014, con una delle IPO di aziende tech più grandi che ci siano mai state in Europa. Aziende come Facebook, Pinterest e Amazon hanno investito su propri servizi di ricerca e motori di ricerca come Quixey, DuckDuckGo e Qwant hanno attratto nuovi finanziamenti. Assistiamo all’innovazione nella ricerca vocale e alla crescita degli assistenti di ricerca - e altro arriverà", conclude il vice president.

Forza Italia, sondaggio horror: i numeri regione per regione

Berlusconi, sondaggio horror per le regionali: Forza Italia sotto il 10%





Un sondaggio terrificante: Forza Italia alle regionali scenderà sotto il 10 per cento. Come scrive Salvatore Dama su Libero di giovedì 16 aprile, le rilevazioni in  mano a Silvio Berlusconi sono molto, molto preoccupanti e testimoniano il caos di cui è preda il partito. 

La mappa del voto - L'unica nota positiva sarebbe la Campania, dove il governatore uscente e ricandidato Stefano Caldoro farebbe arrivare gli azzurri sopra quota 20%, almeno 5 punti in più della media nazionale assegnata in modo unanime da tutti i sondaggisti. Malissimo invece nelle altre regioni, dove pesano anche le alleanze. In Veneto, dove la Lega Nord esprime il governatore Luca Zaia ed è il traino della coalizione, Forza Italia finisce nel cono d'ombra di Matteo Salvini e dovrebbe attestarsi intorno al 10%, in Puglia si scende all'8% (pesa, e molto, la frattura con Raffaele Fitto, uomo-partito per 20 anni), in Liguria addirittura al 6% e in Toscana al 5,5 per cento. 

L'incontro con Verdini - Ai suoi Berlusconi ribadisce che quando si andrà al voto, con assetti più definiti, le cose cambieranno in meglio. Nel frattempo, il Cav deve risolvere le grane interne: è previsto un vertice con Denis Verdini per scegliere il candidato azzurro in Toscana e, magari, appianare le divergenze con il ras fiorentino che qualche fonte di stampa dà in uscita dal partito, al pari di Fitto.

Profughi hostess al Giubileo La furbata di Ignazio Marino

Roma, l'assessore Francesca Danese userà i profughi per accogliere i pellegrini del Giubileo





Quanti pellegrini arriveranno a Roma per il prossimo Giubileo è ancora difficile prevederlo. Ma al comune di Roma hanno le idee chiarissime su come organizzare l'accoglienza: sfruttare i clandestini richiedenti asilo. L'assessore alle politiche sociali di Ignazio Marino, Francesca Danese, già la scorsa settimana aveva avuto l'ideona di usare i rom degli accampamenti romani per migliorare il servizio di raccolta differenziata. Dopo aver visitato un accampamento, la Danese aveva detto: "Sto facendo un lavoro che riguarda le loro competenze e abilità: loro sono molto bravi nel recuperare nei quartieri i rifiuti e i materiali in disuso, sarebbe importante - aveva poi aggiunto - e questa cosa era già passata in commissione politiche sociali, riuscire a dare la possibilità di fare un lavoro per la comunità per la comunità e per la città di Roma, prendendo questi rifiuti e selezionandoli".

Hostess - Ora ha intenzione di dare un posto da hostess ai profughi e ai clandestini richiedenti asilo: "Visto che parlano tante lingue e quindi possiamo rendere partecipi anche loro del Giubileo, un evento straordinario". In carnet l'assessora ha un gran pullulare di proposte per il prossimo maxievento a Roma: "Per il Giubileo - ha aggiunto - stiamo facendo un sistema di accoglienza nuovo. Stiamo sperimentando anche 'Adotta un pellegrino' e vi assicuro che sono state molte le famiglie romane, anche grazie alla rete delle associazioni cattoliche, disposte a ospitare altre famiglie che per problemi economici non possono spostarsi".

Trovata la causa dell'Alzheimer Ecco come lo sconfiggeranno

Trovata la causa principale dell'alzheimer: è l'arginina





Dagli Stati Uniti giunge la notizia della scoperta della possibile causa principale dell’Alzheimer, dando nuove speranze ai tanti malati nel mondo. In test - condotti finora solo su cavie da laboratorio - si è visto che un tipo di cellule del sistema immunitario del cervello, le microglia, quando iniziano a consumare dosi abnormi di un nutriente, l’arginina (un aminoacido), iniziano a dividersi e cambiare contemporaneamente all’apparire dell’Alzheimer.  I ricercatori statunitensi della Duke University hanno scoperto che bloccando questo processo con la somministrazione nei topi di un noto ’inibitore enzimaticò (molecola in grado di diminuire l’attività di un enzima), la ’difluorometilornitinà (Dfmo), si riduce il consumo di arginina, da parte delle microglia e si riduce sia il numero di queste cellule che delle cosiddette ’placche amiloidì. Sono queste ultime (insieme al malfunzionamento delle proteine Tau) che, depositandosi tra i neuroni (le cellule del cervello), ne alterano, rallentandolo, il funzionamento causando la demenza tipica dell’Alzheimer.

mercoledì 15 aprile 2015

Crisi di nervi tra i Democrat L'Italicum fa fuori Speranza

Italicum, il capogruppo Pd Roberto Speranza si dimette davanti all'assenza delle minoranze





L'assemblea del Partito democratico vede la prima vittima cadere. Il capogruppo alla Camera Roberto Speranza si è dimesso dopo che la minoranza del partito, come annunciato, ha deciso di non far partecipare una settantina di parlamentari su 310. Matteo Renzi parla all'assemblea e non si tira indietro nel braccio di ferro, anche se il partito è sempre più diviso e lo strappo con i dissidenti sembra ormai inevitabile. "Il governo - ha detto Renzi - è legato a questa legge elettorale, nel bene e nel male: si è fatto promotore di un documento firmato dalla maggioranza convinta. In quel documento c'era lo scambio tra l'abbassamento delle soglie in cambio del premio alla lista, anziché alla coalizione". Parla poi alla minoranza, secondo Renzi incapace di mediare: "La legge elettorale perfetta non esiste da nessuna parte. Chi voterà la proposta della segreteria parte dalla consapevolezza che non esiste la legge perfetta. Chi deciderà di votare contro dovrebbe comunque riconoscere un lavoro di mediazione e di cambiamento lungo 14 mesi".

Le dimissioni - Con il partito in balia delle minoranze, il capogruppo Speranza non se la sente di continuare e molla tutto: "Non cambiare la legge elettorale - ha spiegato - è un errore molto grave che renderà molto debole la sfida riformista che il Pd ha lanciato al Paese. C’è una contraddizione evidente tra le mie idee e la funzione che sovlgo e che sarei a svolgere nelle prossime ore"

Caivano (Na): 5 minuti in compagnia del dott. Giuseppe Papaccioli Ascolta le proposte

Caivano (Na): 5 minuti in compagnia del dott. Giuseppe Papaccioli Ascolta le proposte 


di Gaetano Daniele 




Ancora 5 minuti con il candidato a Sindaco del Comune di Caivano dott Giuseppe Papaccioli. Con Papaccioli si parla di Caivano, di sicurezza, di rilancio e tanto altro ancora, e, in merito allo stallo politico attuale, Papaccioli nota: Caivano vive una condizione di estremo caos non solo politico, ciò è dipeso dalle assenze di una classe politica sul territorio. Bisogna rivolgerci ai giovani, agli anziani, a tutti coloro i quali abbiano voglia di rilanciare il Paese. 


"La legislatura è finita" Le ore in cui si decide tutto

Italicum, Pd spaccato: i dissidenti dialoganti, i falchi, il voto segreto. E la minaccia a Renzi: "Con la fiducia legislatura finita"





"Spero non mettano la fiducia, perché dopo un tale strappo la legislatura è finita". Parola di Gianni Cuperlo, il più diretto nella minoranza Pd e forse il più irriducibile insieme a Pier Luigi Bersani nel suo no all'Italicum e alla linea del premier Matteo Renzi. Alla vigilia della resa dei conti dentro al Pd stasera all'assemblea del gruppo della Camera, al Nazareno e a Palazzo Chigi si usa il pallottoliere per capire quanto rischia il governo. La legge elettorale, così com'è, non piace per nulla alla minoranza che fa leva sulla rottura tra Renzi e Berlusconi per far risentire il proprio peso. Sono 90 i parlamentari che hanno firmato il documento di Area riformista che chiede di poter discutere nuovamente alla Camera e apportare modifiche al testo approvato già una volta sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama. Il premier, dal canto suo, si vuole mostrare irriducibile: "Non è il Monopoli, non si può ricominciare e tornare a vicolo Corto, ora si decide". E se sarà necessario (come pare, al momento), il governo metterà la fiducia su tutti e tre gli articoli del testo.

I dissidenti dialoganti - E' su questo punto, più che sulla sostanza e gli emendamenti, che il Pd rischia di esplodere trascinando nella polvere il governo e la legislatura. La minoranza è a sua volta spaccata: ci sono i "dialoganti" (con il capogruppo Roberto Speranza e Davide Zoggia in prima fila) e ci sono i "falchi", da Bersani a Cuperlo fino al solito Pippo Civati. I primi voteranno no stasera alla riunione con Renzi, dopodiché se il governo metterà la fiducia, difficilmente reggeranno la sfida e potrebbero votare sì seguendo la linea del partito oppure uscire dall'aula. "Rotto il patto con Forza Italia, - ripete da giorni Speranza a Renzi - la maggioranza si è ristretta e in Aula, senza un pezzo di Pd, potremmo avere problemi di numeri. Stiamo rischiando una grave spaccatura". Gli altri (il "pezzo di Pd") sono disposti ad andare fino in fondo. E se alla Camera l'allarme visti i numeri potrebbe rientrare, al Senato no, lì si rischia davvero. 

L'obiettivo del premier - Renzi conta sul fatto che l'interesse generale sia quello di non far finire la legislatura e non tornare alle urne anche se, in fondo, è quello che vuole lui per primo una volta approvata la legge elettorale: tornare alle urne prima che la Consulta si esprima sull'Italicum. Come riferisce un retroscena del Corriere della Sera, Renzi confida che "se la legge non passa salirò al Quirinale". Alla fine, però, potrebbe valere la sensazione di isolamento che serpeggia tra i "dissidenti": "Nessuno vuole la scissione, dove mai potremmo andare?", è una delle frasi ricorrenti in Transatlantico. E' pur vero, in questo dedalo di paure indicibili, minacce e controminacce, che difficilmente gente come Cesare Damiano, Guglielmo Epifani o Nico Stumpo (tanto per fare qualche nome) potrebbe accettare di convivere con un premier-segretario che ha messo il bavaglio in Parlamento e dentro al partito su un tema istituzionale come la legge elettorale. Tutto cambierebbe, al solito, se passasse la richiesta delle opposizioni di voto segreto. Nella più classica tradizione italiana, a quel punto potrebbe succedere di tutto.

martedì 14 aprile 2015

Caivano (Na): Esclusiva - Intervista Video al dott. Giuseppe Papaccioli, candidato a Sindaco "NOI CON PAPACCIOLI"

Caivano (Na): Esclusiva - Intervista Video al dott. Giuseppe Papaccioli, candidato a Sindaco "NOI CON PAPACCIOLI"


di Gaetano Daniele 






Intervento del dott. Giuseppe Papaccioli, candidato a Sindaco con la lista Civica "NOI CON PAPACCIOLI e Nuova Officina delle Idee". Papaccioli: Si avvii un nuovo progetto di città, in rispetto dei singoli luoghi, dalle frazioni di Pascarola e Casolla fino al Parco Verde. E sulla sicurezza nota: La sicurezza è un concetto di legalità diffusa che deve essere trasversale a tutte le organizzazioni politiche, a tutte le organizzazioni di categoria, a tutte le organizzazioni commerciali, ma soprattutto a tutti i cittadini. Infine, si parta dai bambini, dal futuro del nostro Paese, dal futuro della nostra società.



Caivano (Na): Esclusiva - Intervista Video al candidato Sindaco, Arch. Luigi Sirico e al Segretario Giovani Democratici, Giusy Palmiero

Caivano (Na): Esclusiva - Intervista Video al candidato Sindaco, Arch. Luigi Sirico e al Segretario Giovani Democratici, Giusy Palmiero



di Gaetano Daniele 





Nella foto a sx, Giusy Palmiero, Segretario Giovani Democratici,
a dx, Architetto Luigi Sirico, candidato Sindaco Pd


Sirico: Abbiamo sancito un'alleanza politica allargata che va dal Pd a Sel a Ncd. La posta in gioco è troppo alta, oggi la democrazia del nostro Paese è a rischio, non possiamo più permetterci di fallire. E su chi deserta gli incontri, nota: Sono dispiaciuto di non aver avuto un confronto con gli altri candidati a sindaco, mi dispiace che qualcuno si sia sottratto ad un confronto democratico, perchè credo che sia bello anche per i cittadini vedere delle persone che si candidano a governare il Paese per i prossimi 5 anni e poter dire le cose che hanno intenzione di fare. 

Palmiero: Riuscire ad avere a Caivano il wi fi libero e, aderire al consorzio Free wi fi Italia, quindi creare un unica rete anche con altre zone più ampie come Roma e Venezia. Inoltre, abbiamo proposto al nostro candidato Sindaco, Sirico, come utilizzare i beni confiscati alla camorra, cercando di sfruttarli al meglio, coinvolgendo giovani e associazioni. 


lunedì 13 aprile 2015

Terremoto Anas, si dimette il presidente C'entra Delrio (e i viadotti crollati...)

Anas, il presidente Pietro Ciucci si dimette: "Rispetto per il nuovo ministro Delrio"





Terremoto all'Anas: il presidente Pietro Ciucci rimetterà l'incarico (è anche consigliere) subito dopo l'approvazione del bilancio 2014. Lo si legge in una nota sul sito dell'Anas. Ciucci ha incontrato questa mattina, presso la sede del Ministero a Porta Pia, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, comunicandogli la sua intenzione di rimettere l'incarico di consigliere e di presidente di Anas a partire dall'Assemblea degli Azionisti per l'approvazione del bilancio 2014, che verrà convocata, nei termini di legge e di statuto, a metà maggio. La decisione, si legge nella nota dell'Anas, è stata presa "in segno di rispetto per il nuovo ministro al fine di favorire le più opportune decisioni in materia di governance di Anas".

I viadotti crollati - Ciucci negli ultimi giorni è finito al centro di numerose polemiche dopo che il viadotto Himera dell'A19 è sprofondato, portando all'interruzione dell'autostrada siciliana. Ad inizio anno poi l'Anas era finita in un'altra bufera dopo la chiusura di uno svincolo appena inaugurato, a Capodanno, quando fu chiuso preventivamente il viadotto Scorciavacche 2 sulla Statale 121 Palermo-Agrigento. 

La carriera - Nato a Roma il 24 ottobre 1950, Ciucci è presidente dell'Anas dal 2006, ed è stato riconfermato due volte, l'ultima ad agosto 2013. L'11 agosto 2011 è stato nominato Amministratore Unico di Anas Spa, con decreto interministeriale del Ministro dell’Economia e delle Finanze e del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Dal 1987 al 2000 ha lavorato all'Iri, prima di entrare fino al 2002, nel collegio dei liquidatori dell'Iri stessa. Dal settembre 1969 al 1987 aveva lavorato alla Società Autostrade. Dal 4 giugno 2002 al 14 maggio 2013 è stato anche Amministratore Delegato della Società Stretto di Messina.

Crolla il soffitto di una scuola elementare Ristrutturata da poco, feriti 2 bambini

Brindisi, due bambini feriti sotto il crollo del soffitto in una scuola elementare





Due bambini di 7 anni e la loro maestra sono rimasti feriti dopo il crollo del soffitto nell'aula della loro scuola elementare "Pessina" di Ostuni, in provincia di Brindisi. I bambini e l'insegnate erano in aula quando si è staccata la parte centrale dell’intonaco del solaio, un pezzo di circa sei metri quadrati e spesso almeno tre centimetri, ed è caduta sui banchi. I due bambini e la donna sono stati ricoverati in ospedale con lievi ferite. 

Il sostituto procuratore di Brindisi, Pierpaolo Montinaro, ha disposto il sequestro dell'intero immobile della scuola elementare 'Enrico Pessina'. Frequentata da oltre 500 alunni, è stata completamente evacuata. La scuola sarebbe stata ristrutturata recentemente.

Nina Moric tenta il suicidio, horror e tragedia: "Correte, s'è tagliata le vene"

Nina Moric, la telefonata della madre all'ospedale: "Correte, ha tentato il suicidio. Si è tagliata le vene"





"Venite, arrivate il prima possibile: mia figlia si è appena tagliata le vene". E' circa la mezzanotte di sabato sera quando il 118 riceve la telefonata della madre di Nina Moric: la showgirl avrebbe tentato il suicidio. La Moric è stata ricoverata al Policlinico, un semplice "codice verde", nulla di grave insomma, ma il presunto gesto resta: ha tentato di tagliarsi le vene? Non sarebbe il primo tentato suicidio per la modella croata, anche se lei da par suo ha sempre negato di aver provato a togliersi la vita. Il precedente risale al 2009, poco dopo la fine della storia con Fabrizio Corona che iniziava a farsi vedere al fianco di Belen Rodriguez. Anche in quel caso arrivò una telefonata d'emergenza di un amico: "Nina ha preso troppe pastiglie per dormire e ora sta male, correte". Anche in quel caso un ricovero, ma la Moric spiegò in televisione: "Macché suicidio, ho solo esagerato con i sonniferi".

Il sondaggio-siluro affonda Renzi Leggi le cifre che lo demoliscono

Sondaggio Ipsos: quattro italiani su cinque pensano che le tasse siano aumentate





E' un siluro contro Matteo Renzi il sondaggio realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera sulla percezione che hanno gli italiani delle tasse. Infatti, a fronte di una sostanziale stabilità della pressione fiscale registrata nel 2014 dall'Istat (43,5%, ovvero 0,1% in più rispetto al 2013), quattro italiani su cinque sono convinti che le tasse siano aumentate e soltanto il 18% crede al fatto che siano rimaste sostanzialmente invariate. Solo l'1 per cento, poi, ritiene che siano diminuite.

La sensazione che le tasse siano aumentate è più forte tra gli elettori dell'opposizione, in particolare della Lega ed è elevata nelle persone meno istruite e fra le casalinghe. Ma per quale ragione gli italiani sentono maggiormente la pressione fiscale? Forse perché gli italiani si aspettavano che il governo Renzi facesse di più. Che operasse una sensibile riduzione delle tasse: tre italiani su quattro (73%) infatti pensava a interventi più consistenti rispetto a quelli adottati mentre uno su cinque (21%) crede che non fosse possibile fare di più tenuto conto della situazione dei nostri conti pubblici.

Gli italiani quindi preferirebbero che al di là della riduzione dei costi della politica il governo operasse dei tagli nel pubblico impiego (51%), nelle spese per la difesa (31%), per la sanità (16%), pensioni (15%), infrastrutture e trasporti (11%) e, poi, arte e cultura (8%), scuola (6%), ambiente (5%) e ricerca scientifica (4%).

L'intervista a Flavio Viani - "Quella gita pagata dalla Coop rossa per comprare i vini di D'Alema"

Il consigliere comunale: "La gita della Coop rossa per comprare i vini di D'Alema"

Intervista a cura di Giacomo Amadori 



L'umbro Flavio Viani, 62 anni, giornalista pubblicista e centralinista nel locale ospedale, a Concordia sul Secchia, paesone della Bassa modenese di 9 mila abitanti scarsi, è una mosca bianca. Non tanto per i natali (è originario di Città di Castello), quanto per le idee politiche: è infatti l' unico consigliere di centro-destra del Comune dove nel 1899 è nata la Cooperativa di produzione lavoro (Cpl) sotto inchiesta a Napoli.

Viani non sembra stupito per quello che sta accadendo.

«Non immaginavo che girassero mazzette, ma i rapporti con la politica qui da noi sono sotto gli occhi di tutti». 

Conosce personalmente qualcuno degli indagati? 

«Beh, Maurizio Rinaldi, l' amministratore delegato della Cpl distribuzione. Tra gli arrestati è lui è il concordiese doc. Alle ultime elezioni l' ho pure incrociato ai seggi. Io ero il rappresentate di lista del Pdl e lui del Partito democratico. Quello del rappresentate di lista è un ruolo umile, da ultima ruota del carro, ma Rinaldi, anche se era diventato un top manager dentro al partito accettava di fare la manovalanza. Mi risulta anche che collaborasse alle feste dell' Unità». 

Rinaldi è un renziano? 

«Qui i renziani non esistono o per lo meno non si dichiarano. Sono tutti dalemiani o bersaniani. Uno degli ultimi sindaci era stato in Urss e aveva studiato alle Frattocchie, la storica scuola quadri del Partito comunista italiano». 

La Cpl fa politica a Concordia? 

«Da quando sono consigliere comunale, dal 1999, molti candidati del Pd, già Ds, sono espressione della coop. Persino il vicepresidente è stato consigliere comunale della sinistra. E sono di Cpl l'attuale assessore al commercio e alla promozione territoriale e due consiglieri comunali, tra cui il capogruppo del Pd. Prima delle elezioni la coop organizza un incontro pubblico di tutti i candidati con i soci-dipendenti. In quell' occasione l' amata azienda fa sapere che cosa si aspetti da loro. Però io non ho mai accettato l' invito. Lunedì presenterò un' interrogazione in consiglio per sapere se sia vero che anche il Pd locale abbia ricevuto finanziamenti dalla cooperativa…». 

L' ex presidente Roberto Casari si interessava della politica locale? 

«Sicuramente sì. In concomitanza con la stesura del piano regolatore è stato avvistato in auto insieme con sindaco e assessori mentre faceva il giro del paese. Probabilmente per dare qualche buon consiglio. Quel che è certo è che l' albergo costruito da Cpl per i suoi ospiti in prossimità dello stabilimento sarà servito da un casello autostradale ad hoc inserito nell' attuale progetto della Cispadana. È una variante che abbiamo votato in consiglio comunale». 

Quanto conta la Cpl a Concordia? 

«Tantissimo. È come una mamma. Tutte le famiglie hanno almeno un dipendente della coop. E quando Casari se ne è andato in pensione ha fatto due feste. L' ultima due giorni prima di essere arrestato». 

Ai dipendenti i cesti con il vino di Massimo D' Alema li hanno regalati davvero?  

«Un mio amico ha il figlio che lavora in Cpl: le bottiglie a Natale gliele hanno donate sul serio. Ma le dirò qualcosa di più. L' anno scorso la coop ha mandato un gruppo di dipendenti in gita al Vinitaly con i biglietti gratuiti. 

Sa in quale stand li hanno spinti a comprare il vino? Mi lasci indovinare: in quello di D'Alema? 

«Esattamente. Hanno fatto anche una bella foto di gruppo con l' ex premier e l' hanno messa su Facebook. Vicino a D' Alema e alla moglie Linda Giuva si distinguono sorridenti un assessore e un ex assessore del Pd, entrambi dipendenti Cpl». 

In Comune in questi giorni si è discusso dell' inchiesta di Napoli? 

«Per niente. Ma, le posso dire, che il 2 aprile, subito dopo gli arresti, la giunta ha trovato il tempo di far approvare una delibera riguardante l' apertura di un' apposita area per i defunti musulmani dentro al nostro piccolo cimitero. A Concordia ci mancava solo questo». 

Il don Camillo di Concordia che cosa ne pensa? 

«Si chiama don Franco e non mi risulta abbia protestato». 

Che rapporti ha con la coop? 

«Ottimi. La parrocchia ha scelto per l' approvvigionamento del gas proprio la Cpl e don Franco viene invitato tutti gli anni per il rito della benedizione pasquale nello stabilimento, ricevendo legittimi contributi dalla Cpl per le attività parrocchiali, tutti registrati nel bilancio pubblicato sul giornalino della chiesa. Don Camillo e Peppone a Concordia vanno a braccetto. Del resto Casari ai pm ha dichiarato che il libro di D' Alema e quelli degli altri politici lui li mette sul comodino dell' albergo "come la Bibbia"». 

Canone Rai pagato con la bolletta? Ecco quanto ci costerà in più

Canone Rai, Renzi vuole abolirlo. Opzione due: pagarlo con la bolletta della luce: ci costerebbe fino al 15% in più





Potrebbe non esserci solo il "bonus contro la povertà" tra le sorprese che sta preparando Matteo Renzi alla vigilia delle elezioni regionali. Per ripetere il botto delle Europee 2014 (anche se non soprattutto sulla scia del bonus da 80 euro), il premier ha preparato il terreno con il Def e il tesoretto da 1,6 miliardi, ma sussurrano molti dei fedelissimi di Palazzo Chigi che potrebbe arrivare il colpo dell'abolizione del canone Rai.

Quanto vale il canone - Mossa azzardata soprattutto dal punto di vista della sostenibilità perché l'abbonamento alla tv pubblica porta nelle casse dello Stato qualcosa come 1,8 miliardi di euro. Una opzione (allo studio da anni) sarebbe l'inglobamento del canone nella bolletta elettrica. A questo proposito, un convegno dell'Associazione italiana Grossisti di Energia e Trader (Aiget) ha realizzato uno studio per analizzare l'eventuale ripercussione sulle tasche degli italiani. 

L'impatto in bolletta - Come riporta il sito Quifinanza.it, al momento l'impatto delle imposte pesa sulla bolletta per il 50,6%, ossia paghiamo più in tasse e incentivi vari che in effettivo consumo. Secondo le simulazioni presentate nel convegno, l'introduzione del canone Rai in bolletta potrebbe comportare costi aggiuntivi compresi tra il 13% e il 15% per il consumatore medio, e addirittura fino al 26% per famiglie con consumi bassi (1.500 kWh annui). Oltretutto, avvisano i trader di energia, il mercato liberalizzato si contenderebbe appena il 39,6% e il 40,5% dell'intera bolletta annuale (a seconda dei criteri di versamento del canone) nel caso di una famiglia con consumi da 2.700 kWh/anno (tra il 30,4 e il 33,1% per consumi più elevati  da 4.500 kWh annui).

Tutte le tasse del governo Renzi per i prossimi tre anni / Tabella

Tutte le tasse di Renzi dei prossimi tre anni

di Sandro Iacometti 



«Non ci sono tasse nuove, anzi è finito il tempo delle tasse da aumentare». Questa la solenne promessa di Matteo Renzi durante la conferenza stampa di venerdì sul Documento di economia e finanza. In effetti, di nuove tasse nel Def non si parla. Ci sono, però, quelle vecchie. E il conto è salatissimo. Euro più euro meno si tratta di 76,7 miliardi di ulteriori balzelli che pioveranno sulla testa degli italiani da qui al 2018. Si tratta di imposte ancora da incassare, ma già contabilizzate nel bilancio dello Stato attraverso il meccanismo infernale delle clausole di salvaguardia. Nel documento varato dal governo c' è scritto nero su bianco che l' obiettivo è quello di disinnescare tutte le tagliole previste per il 2016. E che si cercherà di fare lo stesso successivamente. Ma accanto alle buone intenzioni, ci sono anche i numeri delle tabelle programmatiche a legislazione vigente. Gli unici a cui, in attesa della prossima legge di stabilità, le autorità contabili nazionali e internazionali possono fare riferimento. Il saldo delle entrate è cristallino. Nel 2016 la variazione netta prevede un incremento di 6,6 miliardi, che sale a 13,2 nel 2017, a 17 nel 2018 e a 19,2 nel 2019.

Il ritocchino - Il totale, secondo quanto riportato nel Def, fa la bellezza di 56,1 miliardi come differenza tra maggiori e minori entrate. Il dato sembrerebbe in contraddizione con le percentuali sulla pressione fiscale inserite all' ultimo momento da Renzi nel documento, secondo cui il peso delle tasse scenderebbe già quest' anno al 42,9%, per poi ridursi al 42,6% nel 2016 e sotto il 42% nel 2008. Ma questi sono solo i risultati del ritocchino fatto, in barba ai principi contabili, dal premier, che oltre alle clausole ha tolto dal conteggio anche il bonus di 80 euro. In realtà, a legislazione vigente fino al 2019 la pressione fiscale rimane sempre superiore al 43,5% del pil (con picchi del 44,1%) registrato lo scorso anno. A far esplodere il prelievo sono proprio le clausole «sbianchettate» dal premier. Una stangata consistente è quella lasciata in eredità dal governo Letta per coprire in anticipo il fallimento della spending review. Una parte delle maggiori entrate da recuperare tra aumenti delle accise e tagli alle detrazioni (che stando al Def arriveranno comunque per 2,4 miliardi) è stato sterilizzato da Renzi (3 miliardi sul 2015 e altri 3,7 l' anno a partire dal 2016). Ma il grosso è ancora sul tavolo: 3,2 miliardi per il prossimo anno e 6,3 sia per il 2017 sia per il 2018. In tutto 15,8 miliardi.

Il fardello di Renzi - Il fardello più robusto è quello piazzato dallo stesso premier per convincere l' Europa della capacità dell' Italia di raggiungere gli obiettivi previsti dal patto di stabilità: una serie di aumenti a raffica dell' Iva e delle accise che scatteranno automaticamente nei prossimi anni per far quadrare i conti ad ogni costo. Si tratta di 12,8 miliardi per il 2016, 19,2 per il 2017 e 22 per il 2018. Il totale fa 54 miliardi. Ma non è tutto. Ben nascosta nell' ultima legge di stabilità, infatti, l' esecutivo ha inserito un' altra clausola di salvaguardia a scoppio ravvicinato. La trappola scatterà il prossimo 30 giugno. Praticamente domani. Per quella data il governo dovrà avere la certezza di poter incassare 1,716 miliardi di gettito aggiuntivo nel 2015, altrimenti ci sarà un aumento delle accise sui carburanti in per un valore corrispondente da quest' anno in poi. A garantire l' incremento fiscale dovrebbero essere le imprese attraverso il giochino dell' anticipo dell' Iva messo in campo dal governo con la scusa di combattere l' evasione. Dall' allargamento del reverse charge alla grande distribuzione dovrebbero arrivare 728 milioni l' anno, dallo split payment 988 milioni. Il problema è che le modifiche al regime dell' Iva devono passare al vaglio dall' Europa. E la deroga potrebbe anche non essere concessa. Di qui la decisione del governo di fare a modo suo. Il prelievo aggiuntivo è stato introdotto da subito, provocando anche l' irritazione della Ue che dovrebbe autorizzare preventivamente, se poi la norma sarà bocciata, scatterà la clausola. Resta da capire cosa succederà se, come è prevedibile, il verdetto di Bruxelles non arriverà prima del 30 giugno.

Tagliole a sorpresa - Non contenti dei 76,7 miliardi di tasse già ipotecate, l' ennesima salvaguardia è spuntata pure nel decreto legislativo del jobs act. La sorpresa, che secondo il Sole24Ore è degna di uno sketch di Crozza, è contenuta nel testo finalmente arrivato in Parlamento per i pareri dopo un lungo braccio di ferro con la Ragioneria legato proprio alla copertura. Alla fine la situazione si è sbloccata prevedendo che in caso di risorse insufficienti per la decontribuzione triennale dei nuovi contratti a tutele crescenti saranno gli imprenditori a pagare, con un bel contributo di solidarietà. Un' enormità che il governo si è subito rimangiato. «Nel testo definitivo», ha assicurato il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, «la clausola non ci sarà».

Allarme bomba, paura per 126 passeggeri: evacuato volo Germanwings per Milano

Germanwings, allarme bomba: evacuato volo diretto a Milano Malpensa





Un Airbus 320 della compagnia Germanwings, in partenza dall'aeroporto di Colonia/Bonn verso Milano è stato evacuato per un allarme bomba. Lo ha riferito l'agenzia tedesca Dpa, secondo cui ad avere notizia della minaccia è stata ricevuta dalla polizia tedesca. Il velivolo era già in movimento sulla pista, pronto a partire, quanto al pilota è stato chiesto di rientrare. I 126 passeggeri e l'equipaggio sono stati fatti scendere per permettere le perquisizioni e i controlli delle autorità. Il volo 4U826 sarebbe dovuto decollare alle 18.20 verso Milano Malpensa, ma è stato riprogrammato alle 20.30. La compagnia, fanno sapere fonti dell'aeroporto lombardo, ha comunicato un ritardo per un cambio di aeromobile. 

Il Papa ricorda il "genocidio armeno" E la Turchia dichiara guerra al Vaticano

Papa Francesco: "Quello degli Armeni primo genocidio del Novecento". Turchia "irritata", richiama l'ambasciatore in Vaticano





La denuncia di Papa Francesco del "genocidio armeno" scatena un caso diplomatico tra Vaticano e Turchia. Il governo di Ankara si è detto "molto irritato" per le parole del Santo Padre e sta valutando l'ipotesi di richiamare il proprio ambasciatore. Una protesta clamorosa che rischia di complicare non poco anche il già faticoso percorso di avvicinamento tra la Turchia musulmana e l'Unione europea. Già nel giugno 2013, da poco salito al Soglio pontificio, Francesco aveva stigmatizzato il dramma degli armeni.

L'accusa di Papa Francesco - "La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo» che "ha colpito il vostro popolo armeno - prima nazione cristiana -, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi". Così il Papa aveva salutato in mattinata i fedeli armeni prima della messa celebrata nella Basilica di San Pietro, per il centenario del "martirio" armeno con il rito di proclamazione a dottore della Chiesa di San Gregorio di Narek. Una denuncia che ha offerto la possibilità al Pontefice di allargare lo sguardo agli altri stermini di massa in nome della religione, "come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l'umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente". Il riferimento è a un avvenimento storico spesso rimosso o sminuito dalla storiografia ufficiale turca: deportazioni, torture ed esecuzioni avvenute tra il 1915 e il 1916 ad opera dell'Impero Ottomano ai danni della minoranza armena che secondo l'Armenia provocarono 1,5 milioni di vittime, "solo" 300mila per Ankara.

La Turchia richiama l'ambasciatore - La reazione del governo turco è durissima. Ankara ha convocato il nunzio vaticano Antonio Lucibello comunicandogli che le autorità turche sono "profondamente dispiaciute e irritate" dalle parole del Papa. La Turchia ha poi deciso di richiamare il proprio ambasciatore presso la Santa Sede Kenan Gursoy. Il vice ministro degli Esteri Levent Murat Burhan ha lamentato le dichiarazioni "di parte e tutt'altro che accurate" di papa Francesco, spiegando che la Turchia non capisce perché il Pontefice faccia una "gerarchia" tra le sofferenze dei musulmani e quelle dei cristiani. E ancora, al nunzio è stato fatto presente come le parole di Francesco "creino una perdita di fiducia nei rapporti bilaterali" cui "la Turchia certamente risponderà". Secondo il ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu, le dichiarazioni del Papa "sono lontane dalla realtà storica e legale, non possono essere accettate". Secondo il ministro le autorità religiose non dovrebbero "incitare al risentimento e all'odio con affermazioni infondate".

Caivano (Na): Il Movimento 5 Stelle declina l'invito confronto, leggi le motivazioni

Caivano (Na): Il Movimento 5 Stelle declina l'invito confronto, leggi le motivazioni 





Egregio Direttore, 
Il Movimento 5 Stelle, viste le battaglie intraprese a botta di fuochi di artificio (per fortuna!) tra i candidati a sindaco degli altri schieramenti politici, con i proclami beffa e le reciproche accuse, decide di non partecipare al tavolo confronto di lunedì 13 Aprile, lasciando a quelli che hanno deturpato il Paese il dibattimento su cosa intendono fare. Il Movimento 5 Stelle, preferisce, a questo punto, confrontarsi con i cittadini che hanno ben altri bisogni che assistere a guerre come tra tifosi scalmanati di squadre di calcio dilettantistico dove i coltelli affilati colpiscono sempre i malcapitati!. 

domenica 12 aprile 2015

Caivano (Na): Quanto ci costa la politica? ma soprattutto chi sono?

Caivano (Na): Quanto ci costa la politica? 





I costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a circa 23,2 miliardi di euro, tra funzionamento di organi istituzionali, società pubbliche, consulenze e costi (per mancati risparmi) derivanti dalla “sovrabbondanza” del sistema istituzionale. Nel dettaglio, per il funzionamento degli Organi Istituzionali (Stato Centrale e Autonomie Territoriali), nel 2013 si stanno spendendo oltre 6,1 miliardi di euro, in diminuzione del 4,6% rispetto all’anno precedente (293,3 milioni di euro in meno); per le consulenze 2,2 miliardi di euro e per il funzionamento degli organi delle società partecipate, 2,6 miliardi di euro; per altre spese (auto blu, personale di “fiducia politico”, Direzione ASL, ecc.) 5,2 miliardi di euro; per il sovrabbondante sistema istituzionale 7,1 miliardi di euro. Una somma pari a 757 euro medi annui per contribuente, che pesa l’1,5% sul PIL. Sono oltre 1,1 milione le persone che vivono direttamente, o indirettamente, di politica, il 5% del totale degli occupati nel nostro Paese.

Un esercito al cui vertice ci sono oltre 144 mila tra Parlamentari, Ministri, Amministratori Locali di cui 1.041 Parlamentari nazionali ed europei, Ministri e Sottosegretari; 1.270 Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali; 3.446 Presidenti, Assessori e Consiglieri provinciali; 138.834 Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali. A questi si aggiungono gli oltre 24 mila consiglieri di amministrazione delle società pubbliche; oltre 45 mila persone negli organi di controllo; 39 mila persone di supporto degli uffici politici (gabinetti degli organi esecutivi nazionali e locali, segreterie di Ministri, Sindaci, Presidenti di Regioni e Province, Assessorati ecc.). Inoltre, sono 324 mila le persone di apparato politico (“portaborse”, collaboratori gruppi parlamentari e consiliari, segreterie partiti, collegi elettorali ecc.) e 545 mila coloro che hanno contratti di consulenze e incarichi.

Alla luce di questi dati, nonostante i timidi segnali fatti registrare negli ultimi tempi (non ultimo il decreto sul superamento del finanziamento ai partiti) riteniamo che, una parte preponderante della spesa improduttiva del nostro Paese sia rappresentata, ancora, dai cosiddetti “costi della politica”, che non sono riconducibili solo agli stipendi degli eletti, quanto all’abnorme numero di strutture e centri di costo spesso inefficienti ed inefficaci. Inefficienti ed inefficaci sono anche coloro che, eletti democraticamente dal Popolo e, ricevendo per legge il proprio compenso, non riescono ad esprimere al meglio la propria gestione. Ad esempio come nel caso di Caivano. I cittadini, dopo aver eletto democraticamente il consigliere provinciale, dott. Simone Monopoli, dopo circa 5 anni di mandato, al di là dei circa 60/70 mila euro di retribuzione spesa, sono avvenuti, proprio dal 2009 al 2014, i più classici esempi di inefficienza politica. 4.800 tonnellate di spazzatura, ordinanza provinciali, disastri e roghi tossici. Inefficienza anche nella gestione di plessi (rapporto provincia plessi scolastici), come nell'ultimo caso riguardante il liceo scientifico Braucci che, all'improvviso, a causa di bollette elettriche non pagate dall'ente provincia, i giovani, si sono visti chiudere la loro casa scolastica per 4 giorni. Dov'erano i responsabili provinciali rappresentanti del popolo? cosa hanno detto in merito a questo scempio? Nulla, anzi, qualcuno ha anche tenuto a dire di non sapere nulla, puntando il dito contro un altro rappresentante provinciale come il dott. Tonino Falco. Insomma, a scarica barile. E' pur vero che le spettanze le decide la legge, ma l'efficienza deriva da ogni singolo esponente politico, quindi nel caso del dott. Simone Monopoli, i cittadini hanno notato una quasi assenza dal territorio. Poi i vari Decreti approvati nell’ultimo anno (spending review, enti locali ecc.), insieme a quelli in discussione (appunto, superamento delle Province e assetto dei Comuni, finanziamento pubblico ai partiti etc etc), stando ai fatti, danno soltanto delle parziali e insufficienti risposte al tema dell’eccesso di costi di funzionamento degli Enti Istituzionali e della sovrapposizione di ruoli e funzioni. Ci vorrebbe più coraggio da parte della politica italiana per ridare forza e credibilità al proprio ruolo, con delle vere riforme atte a riordinare e semplificare non solo l'efficienza nel produrre risultati vero la propria popolazione ma appunto, riordinare l’assetto istituzionale del Paese. Da questo punto di vista, non è più rinviabile la revisione del Titolo V della Costituzione, a partire dalla revisione del numero dei livelli istituzionali e dalla ripartizione delle competenze tra Stato e Autonomie Territoriali. Così come non sono più rinviabili la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto e l’approvazione di un disegno organico dell’ordinamento degli enti Territoriali basato su “chi fa cosa” tra Stato ed Autonomie. In parte fatto e approvato l'8 agosto 2014, in altri casi no. In quest’ultimo caso auspichiamo che, oltre al superamento dell’attuale assetto delle Province, si proceda con l’accorpamento dei Comuni sotto ai 15 mila abitanti e la soppressione o il riordino di tutti gli enti intermedi di area vasta (ATO, Consorzi, Distretti ecc.), con il “dimagrimento” del numero dei componenti degli organi elettivi ed esecutivi a tutti i livelli di governo. Bisogna ridurre all’essenziale gli incarichi e le consulenze di nomina politica, valorizzando le risorse umane già operanti, a tutti i livelli, nelle pubbliche amministrazioni.

È Ufficiale: qua ci tagliano la pensione Ecco le date e le previsioni / La tabella

Ecco da quando ci tagliano la pensione


di Antonio Castro 


Appuntamento a settembre per capire che "tagliando" proporrà anche il primo governo Renzi (13 riforme e riformine negli ultimi 20 anni) per le nostre pensioni. I sindacati fremono, il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, un giorno sì, e l' altro pure, ammette che bisognerà metterci mano, che si sta studiando la pratica, che l' Inps proporrà delle soluzioni tecniche («entro l' estate», ha garantito il vulcanico Tito Boeri), e gli italiani restano appesi nel limbo del continuo cambiamento.

A scorrere, però, le 130 pagine del Def presentato ieri notte, c' è da farsi venire un colpo, prima ancora di agguantare l' assegno o di maturare gli inarrivabili requisiti della legge Fornero. Ebbene andando a curiosare si scopre che le riforme fin ora approvate, dal 2019 in poi porteranno in picchiata la spesa pensionistica. E se è vero che nei prossimi anni la spesa pensionistica sarà ancora sostenuta (andranno in maturazione le pensioni dei baby boom), è pur vero che 20 anni di riforme si mangeranno complessivamente «60 punti percentuali di Pil». Il Def cita punti di Pil - probabilmente attualizzati, se oggi dovessimo conteggiare - a valori costanti - 60 punti di Pil verrebbe fuori un salasso di ben 960 miliardi. Miliardi che eroderanno indirettamente le pensioni future - che pagheranno in parte anche il debito attuale - con il paradosso che i giovani precari di oggi continueranno a pagare in pensione anche i generosi trattamenti dei nonni e dei padri.

Riporta il Def in merito proprio alla previdenza: «Grazie al complessivo processo di riforma attuato a partire dal 2004, l' età media al pensionamento, aumenta da 60-61 durante il periodo 2006-2010 a circa 64 anni nel 2020, a 67 nel 2040 e poi a circa 68 nel 2050. Cumulativamente, la minore incidenza della spesa in rapporto al Pil derivante dal complessivo processo di riforma avviato nel 2004 ammonta a circa 60 punti percentuali del Pil al 2050. Tale effetto è da ascrivere per circa 1/3 alla riforma introdotta con la L, n, 214/2011 (riforma Fornero, ndr) e per circa 2/3 a precedenti interventi (Dini, Maroni, Prodi, ecc, ndr)».

Ma non basta. Perché se i tagliandi alle pensioni porteranno risparmi, l' invecchiamento progressivo della popolazione - e la necessità di garantire cure appropriate a fasce sempre maggiori, che sopravvivono sempre più a lungo - comporterà nello stesso periodo un esborso sempre maggiore che stride, non poco con i tagli attuati alla sanità ed alla spesa sanitaria in genere. La spesa per l' assistenza - stima il Def - «aumenta e continuerà ad aumentare», per i prossimi 50 anni. È quanto emerge dalla bozza del Documento di economia e finanza, che stasera sarà varato dal Consiglio dei ministri. E se è vero che la spesa pubblica per pensioni, la spesa sanitaria, quella per l' assistenza di anziani e disabili a lungo termine, la spesa per l' istruzione e quella per ammortizzatori sociali, aumenteranno tutte, quelle per l' assistenza per persone anziane e disabili è l' unica per la quale viene prospettata una costante crescita, fino al 2060. Si passa gradualmente dall' 1,1% del Pil del 2015 all' 1,6% del 2060. Tale spesa, precisa il Def, «è composta per circa 4/5 dalle indennità di accompagnamento e per circa 1/5 dalle prestazioni socio-assistenziali erogate a livello locale». Ma non c' è bisogno di proiettarsi al 2060 per scoprire che siamo un Paese vecchio che invecchia: Proprio ieri l' Inps - che ha divulgato le tabelle degli osservatori statistici con dati riferiti al primo gennaio - ha cristallizzato la situazione attuale.

Negli ultimi 11 anni le pensioni agli invalidi civili sono aumentate di oltre un milione: tra il 2003 e il 2014, le pensioni alle persone con riduzioni delle capacità di lavoro o di svolgimento delle normali attività quotidiane sono passate da 1.834.208 a 2.838.698. E nonostante la stretta sulle attribuzioni (con l' accentramento dei controlli da parte dell' Inps), e la campagna a tappeto per verificare l' effettivo diritto ad ottenere ad avere l' indennità. Basti pensare che solo l' anno scorso gli assegni sono aumentati di 57mila unità. Resta ora da vedere come Poletti e Renzi intendano mettere mano ai due capitoli più spinosi per qualsiasi governo: sanità e pensioni.

Cosa c'è dietro il Jobs Act? La fregatura Ci possono abbassare gli stipendi

Jobs Act, oltre al demansionamento rischio di stipendi tagliati: ecco cosa cambia





Mansioni peggiori e stipendi più bassi. Potrebbero essere i risvolti, decisamente negativi, del Jobs Act renziano. Il decreto attuativo della riforma del Lavoro è ora al vaglio delle commissioni Lavoro e Bilancio di Camera e Senato ed entro un mese dovrà arrivare il via libera definitivo: già a maggio, dunque, potranno scattare i demansionamenti previsti dalla nuova legge senza preavviso per il lavoratore. 

Tutte le fregature del Jobs Act - Il dipendente potrà essere assegnato a qualunque mansione del suo livello di inquadramento, senza più l'obbligo di "mansioni equivalenti". Da oggi, nel caso in cui ci sia un "mutamento degli assetti organizzativi dell'impresa", la situazione potrebbe peggiorare anche economicamente. Sì, perché per salvaguardare il funzionamento della sua azienda, l'imprenditore deve sì garantire la medesima retribuzione, ma insieme al demansionamento può tagliare, come sottolinea il testo della legge, gli elementi retributivi "collegati a particolari modalità di svolgimento della precedente prestazione". Tradotto: le voci in busta paga legate ai compiti svolti prima del demansionamento (a cominciare da eventuali bonus e indennità) potranno essere eliminati. C'è poi l'ipotesi di un accordo tra dipendente e datore di lavoro, che possono incontrarsi per decidere insieme le modalità del "peggioramento" dell'inquadramento, dalla riduzione dell'orario a quella dei carichi di lavoro, "in sede protetta" (sindacati e direzioni territoriali del lavoro). Il timore degli esperti, però, è che questa opzione possa non evitare, o forse incentivare, le pressioni psicologiche del datore di lavoro sui dipendenti più deboli. Tra l'altro, ai contratti aziendali viene concessa la possibilità di fissare eccezioni al Jobs Act. Cioè, queste regole potranno essere anche peggiorate.

Si vota e Renzi promette altri soldi: a chi può dare il tesoretto da 1,6 miliardi

Def, dove andranno a finire quei 1,6 miliardi in più: bonus anche agli incapienti o ammortizzatori sociali





Tesoretto o bonus, chiamatelo come preferite. Ma quei 1,6 miliardi in più ci sono e il governo deve ancora decidere cosa farne. Secondo le prime indiscrezioni filtrate prima del CdM di venerdì sera, l'idea che stuzzicava Matteo Renzi era quello di utilizzarli per estendere il Bonus da 80 euro che tanta fortuna gli ho procurato alla vigilia delle Europee 2014. 

Incapienti o ammortizzatori? - Le coincidenze politiche sono notevoli: a maggio si voterà alle Regionali e sembra un test sul governo e sul premier, e dare una mancia elettorale non è mai mossa sconsigliata. Ebbene, quei soldi potrebbero finire nelle tasche degli incapienti (esclusi come i pensionati dal bonus Irpef prima versione). Dal Consiglio dei Ministri però sembra essere emerso un altro indirizzo: utilizzare quei 1,6 miliardi per allargare il fondo per gli ammortizzatori sociali che a giugno dovranno essere riconfermati in concomitanza con l'attivazione del Jobs Act. 

Come nasce il "tesoretto" - Quel miliardo e mezzo abbondante è spuntato non tanto per politiche virtuose del governo quanto per una delle tante scorciatoie contabili prese da Palazzo Chigi: di fatto, si tratta di un margine sull'indebitamento. Con la crescita del Pil stimata per il 2015 allo 0,7% contro lo 0,6% del settembre scorso, il deficit in rapporto al Pil sale dal 2,5% al 2,6%: ecco quei 1,6 miliardi. Il guaio è che in attesa di tagli non ancora concreti (e senza nuove entrate, cioè nuove tasse, come promesso da Renzi), quei miliardi sono frutto per ora di solo indebitamento. Il colpo grosso potrebbe arrivare tra qualche settimana, quando Palazzo Chigi proverà a trattare con l'Unione europea per far scattare la clausola di flessibilità sulle riforme: il taglio del deficit strutturale per il 2016 si potrebbe limitare allo 0,1 contro lo 0,5 nel caso venissero meno le "circostanze eccezionali" riconosciute nel 2014 per la recessione economica: 0,4% che si tradurrebbe in 6,4 miliardi. Quello sì un bel tesoretto.