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domenica 12 aprile 2015

Caivano (Na): Quanto ci costa la politica? ma soprattutto chi sono?

Caivano (Na): Quanto ci costa la politica? 





I costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a circa 23,2 miliardi di euro, tra funzionamento di organi istituzionali, società pubbliche, consulenze e costi (per mancati risparmi) derivanti dalla “sovrabbondanza” del sistema istituzionale. Nel dettaglio, per il funzionamento degli Organi Istituzionali (Stato Centrale e Autonomie Territoriali), nel 2013 si stanno spendendo oltre 6,1 miliardi di euro, in diminuzione del 4,6% rispetto all’anno precedente (293,3 milioni di euro in meno); per le consulenze 2,2 miliardi di euro e per il funzionamento degli organi delle società partecipate, 2,6 miliardi di euro; per altre spese (auto blu, personale di “fiducia politico”, Direzione ASL, ecc.) 5,2 miliardi di euro; per il sovrabbondante sistema istituzionale 7,1 miliardi di euro. Una somma pari a 757 euro medi annui per contribuente, che pesa l’1,5% sul PIL. Sono oltre 1,1 milione le persone che vivono direttamente, o indirettamente, di politica, il 5% del totale degli occupati nel nostro Paese.

Un esercito al cui vertice ci sono oltre 144 mila tra Parlamentari, Ministri, Amministratori Locali di cui 1.041 Parlamentari nazionali ed europei, Ministri e Sottosegretari; 1.270 Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali; 3.446 Presidenti, Assessori e Consiglieri provinciali; 138.834 Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali. A questi si aggiungono gli oltre 24 mila consiglieri di amministrazione delle società pubbliche; oltre 45 mila persone negli organi di controllo; 39 mila persone di supporto degli uffici politici (gabinetti degli organi esecutivi nazionali e locali, segreterie di Ministri, Sindaci, Presidenti di Regioni e Province, Assessorati ecc.). Inoltre, sono 324 mila le persone di apparato politico (“portaborse”, collaboratori gruppi parlamentari e consiliari, segreterie partiti, collegi elettorali ecc.) e 545 mila coloro che hanno contratti di consulenze e incarichi.

Alla luce di questi dati, nonostante i timidi segnali fatti registrare negli ultimi tempi (non ultimo il decreto sul superamento del finanziamento ai partiti) riteniamo che, una parte preponderante della spesa improduttiva del nostro Paese sia rappresentata, ancora, dai cosiddetti “costi della politica”, che non sono riconducibili solo agli stipendi degli eletti, quanto all’abnorme numero di strutture e centri di costo spesso inefficienti ed inefficaci. Inefficienti ed inefficaci sono anche coloro che, eletti democraticamente dal Popolo e, ricevendo per legge il proprio compenso, non riescono ad esprimere al meglio la propria gestione. Ad esempio come nel caso di Caivano. I cittadini, dopo aver eletto democraticamente il consigliere provinciale, dott. Simone Monopoli, dopo circa 5 anni di mandato, al di là dei circa 60/70 mila euro di retribuzione spesa, sono avvenuti, proprio dal 2009 al 2014, i più classici esempi di inefficienza politica. 4.800 tonnellate di spazzatura, ordinanza provinciali, disastri e roghi tossici. Inefficienza anche nella gestione di plessi (rapporto provincia plessi scolastici), come nell'ultimo caso riguardante il liceo scientifico Braucci che, all'improvviso, a causa di bollette elettriche non pagate dall'ente provincia, i giovani, si sono visti chiudere la loro casa scolastica per 4 giorni. Dov'erano i responsabili provinciali rappresentanti del popolo? cosa hanno detto in merito a questo scempio? Nulla, anzi, qualcuno ha anche tenuto a dire di non sapere nulla, puntando il dito contro un altro rappresentante provinciale come il dott. Tonino Falco. Insomma, a scarica barile. E' pur vero che le spettanze le decide la legge, ma l'efficienza deriva da ogni singolo esponente politico, quindi nel caso del dott. Simone Monopoli, i cittadini hanno notato una quasi assenza dal territorio. Poi i vari Decreti approvati nell’ultimo anno (spending review, enti locali ecc.), insieme a quelli in discussione (appunto, superamento delle Province e assetto dei Comuni, finanziamento pubblico ai partiti etc etc), stando ai fatti, danno soltanto delle parziali e insufficienti risposte al tema dell’eccesso di costi di funzionamento degli Enti Istituzionali e della sovrapposizione di ruoli e funzioni. Ci vorrebbe più coraggio da parte della politica italiana per ridare forza e credibilità al proprio ruolo, con delle vere riforme atte a riordinare e semplificare non solo l'efficienza nel produrre risultati vero la propria popolazione ma appunto, riordinare l’assetto istituzionale del Paese. Da questo punto di vista, non è più rinviabile la revisione del Titolo V della Costituzione, a partire dalla revisione del numero dei livelli istituzionali e dalla ripartizione delle competenze tra Stato e Autonomie Territoriali. Così come non sono più rinviabili la riduzione del numero dei parlamentari, il superamento del bicameralismo perfetto e l’approvazione di un disegno organico dell’ordinamento degli enti Territoriali basato su “chi fa cosa” tra Stato ed Autonomie. In parte fatto e approvato l'8 agosto 2014, in altri casi no. In quest’ultimo caso auspichiamo che, oltre al superamento dell’attuale assetto delle Province, si proceda con l’accorpamento dei Comuni sotto ai 15 mila abitanti e la soppressione o il riordino di tutti gli enti intermedi di area vasta (ATO, Consorzi, Distretti ecc.), con il “dimagrimento” del numero dei componenti degli organi elettivi ed esecutivi a tutti i livelli di governo. Bisogna ridurre all’essenziale gli incarichi e le consulenze di nomina politica, valorizzando le risorse umane già operanti, a tutti i livelli, nelle pubbliche amministrazioni.

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