Ecco da quando ci tagliano la pensione
di Antonio Castro
Appuntamento a settembre per capire che "tagliando" proporrà anche il primo governo Renzi (13 riforme e riformine negli ultimi 20 anni) per le nostre pensioni. I sindacati fremono, il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, un giorno sì, e l' altro pure, ammette che bisognerà metterci mano, che si sta studiando la pratica, che l' Inps proporrà delle soluzioni tecniche («entro l' estate», ha garantito il vulcanico Tito Boeri), e gli italiani restano appesi nel limbo del continuo cambiamento.
A scorrere, però, le 130 pagine del Def presentato ieri notte, c' è da farsi venire un colpo, prima ancora di agguantare l' assegno o di maturare gli inarrivabili requisiti della legge Fornero. Ebbene andando a curiosare si scopre che le riforme fin ora approvate, dal 2019 in poi porteranno in picchiata la spesa pensionistica. E se è vero che nei prossimi anni la spesa pensionistica sarà ancora sostenuta (andranno in maturazione le pensioni dei baby boom), è pur vero che 20 anni di riforme si mangeranno complessivamente «60 punti percentuali di Pil». Il Def cita punti di Pil - probabilmente attualizzati, se oggi dovessimo conteggiare - a valori costanti - 60 punti di Pil verrebbe fuori un salasso di ben 960 miliardi. Miliardi che eroderanno indirettamente le pensioni future - che pagheranno in parte anche il debito attuale - con il paradosso che i giovani precari di oggi continueranno a pagare in pensione anche i generosi trattamenti dei nonni e dei padri.
Riporta il Def in merito proprio alla previdenza: «Grazie al complessivo processo di riforma attuato a partire dal 2004, l' età media al pensionamento, aumenta da 60-61 durante il periodo 2006-2010 a circa 64 anni nel 2020, a 67 nel 2040 e poi a circa 68 nel 2050. Cumulativamente, la minore incidenza della spesa in rapporto al Pil derivante dal complessivo processo di riforma avviato nel 2004 ammonta a circa 60 punti percentuali del Pil al 2050. Tale effetto è da ascrivere per circa 1/3 alla riforma introdotta con la L, n, 214/2011 (riforma Fornero, ndr) e per circa 2/3 a precedenti interventi (Dini, Maroni, Prodi, ecc, ndr)».
Ma non basta. Perché se i tagliandi alle pensioni porteranno risparmi, l' invecchiamento progressivo della popolazione - e la necessità di garantire cure appropriate a fasce sempre maggiori, che sopravvivono sempre più a lungo - comporterà nello stesso periodo un esborso sempre maggiore che stride, non poco con i tagli attuati alla sanità ed alla spesa sanitaria in genere. La spesa per l' assistenza - stima il Def - «aumenta e continuerà ad aumentare», per i prossimi 50 anni. È quanto emerge dalla bozza del Documento di economia e finanza, che stasera sarà varato dal Consiglio dei ministri. E se è vero che la spesa pubblica per pensioni, la spesa sanitaria, quella per l' assistenza di anziani e disabili a lungo termine, la spesa per l' istruzione e quella per ammortizzatori sociali, aumenteranno tutte, quelle per l' assistenza per persone anziane e disabili è l' unica per la quale viene prospettata una costante crescita, fino al 2060. Si passa gradualmente dall' 1,1% del Pil del 2015 all' 1,6% del 2060. Tale spesa, precisa il Def, «è composta per circa 4/5 dalle indennità di accompagnamento e per circa 1/5 dalle prestazioni socio-assistenziali erogate a livello locale». Ma non c' è bisogno di proiettarsi al 2060 per scoprire che siamo un Paese vecchio che invecchia: Proprio ieri l' Inps - che ha divulgato le tabelle degli osservatori statistici con dati riferiti al primo gennaio - ha cristallizzato la situazione attuale.
Negli ultimi 11 anni le pensioni agli invalidi civili sono aumentate di oltre un milione: tra il 2003 e il 2014, le pensioni alle persone con riduzioni delle capacità di lavoro o di svolgimento delle normali attività quotidiane sono passate da 1.834.208 a 2.838.698. E nonostante la stretta sulle attribuzioni (con l' accentramento dei controlli da parte dell' Inps), e la campagna a tappeto per verificare l' effettivo diritto ad ottenere ad avere l' indennità. Basti pensare che solo l' anno scorso gli assegni sono aumentati di 57mila unità. Resta ora da vedere come Poletti e Renzi intendano mettere mano ai due capitoli più spinosi per qualsiasi governo: sanità e pensioni.
Nessun commento:
Posta un commento