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martedì 17 marzo 2015

"Un vestito su misura per Lupi, un Rolex e lavoro per il figlio"

Inchiesta Expo e Tav, nei guai il ministro Maurizio Lupi. Dagli imprenditori arrestati abito pagato e lavoro e Rolex al figlio





L'inchiesta fiorentina su Grandi opere, appalti per Tav ed Expo e corruzione arriva fin dentro il governo. Non solo perché trai 4 arresti c'è anche un "boiardo di Stato" come Ercole Incalza, dirigente del Ministero delle Infrastrutture considerato dagli inquirenti "centro" del sistema. Ma soprattutto perché dalle carte del gip di Firenze spunta il nome di Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti dal 2013, sia con Enrico Letta sia con Matteo Renzi. Secondo i pm, "Stefano Perotti (tra gli imprenditori arrestati) "ha procurato degli incarichi di lavoro a Luca Lupi", figlio del ministro. E nell'inchiesta figurano anche i regali che gli arrestati avrebbero fatto al ministro e ai suoi familiari, tra cui un vestito sartoriale per Lupi (da parte di Franco Cavallo, anche lui tra gli arrestati) e un Rolex da 10mila euro per la laurea del figlio da parte dei coniugi Perotti ("fatto pervenire tramite Cavallo").

Abito a Lupi, Rolex e lavoro al figlio - Sarebbe stato uno degli indagati, Giulio Burchi, a raccontare il 21 ottobre 2014 al dirigente Anas Massimo Averardi "che Stefano Perotti ha assunto il figlio del ministro Maurizio Lupi". "Ho visto Perotti l'altro giorno, tu sai che Perotti e il ministro sono non intimi, di più - è la trascrizione di una intercettazione -. Perché lui ha assunto anche il figlio, per star sicuro che non mancasse qualche incarico di direzione lavori, siccome ne ha soli 17, glieli hanno contati, ha assunto anche il figlio di Lupi, no?". L'1 luglio 2014 Burchi dice ad Averardi: "Il nostro Perottubus ha vinto anche la gara, che ha fatto un ribasso pazzesco, ha vinto anche il nuovo palazzo dell'Eni a San Donato e c'ha quattro giovani ingegneri e sai uno come si chiama? Sai di cognome come si chiama? Un giovane ingegnere neolaureato, Lupi, ma guarda i casi della vita". Perotti stipulerà un contratto con Giorgio Mor, nominandolo coordinatore della commessa Eni, mentre Lupi junior diventerà "persona fissa in cantiere" a 2mila euro al mese.

Lupi difende Incalza - Sempre nel 2014, il 16 dicembre, il ministro Lupi parla a Ercole Incalza e avverte: "Su questa roba ci sarò io e ti garantisco che se viene abolita la Struttura Tecnica di Missione non c'è più il governo!". In quei giorni era in ballo la proposta di soppressione della Struttura guidata dallo stesso Incalza o il suo "passaggio della stessa sotto la direzione della presidenza del Consiglio". "... vado io guarda... siccome su questa cosa... te lo dico già... però io non voglio... cioè vorrei che tu dicessi a chi lavora con te che sennò vanno a cagare... cazzo!... ho capito!... ma non possono dire altre robe!... su questa roba ci sarò io li e ti garantisco che se viene abolita la Struttura Tecnica di Missione non c’è più il governo!... L'hai capito non l'hanno capito?!", è la trascrizione della telefonata tra Lupi e Incalza. E intanto Alessandro Di Battista del Movimento 5 Stelle ha pubblicato il video dello stesso ministro che nel luglio 2014 difendeva il supermanager di Stato: "E' stato effettivamente indagato in diversi procedimenti, ma sempre prosciolto o archiviato".

La difesa del ministro - "Non ho mai chiesto all'ingegner Perotti né a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato", è la difesa di Lupi affidata a una nota ufficiale in cui si precisa che il figlio Luca ora lavora a New York.

lunedì 16 marzo 2015

L'agguato delle Iene a Gino Paoli: "Cosa ci dici delle tasse?". Lui sbrocca: "Ma vaffa...". Poi sale sul palco e i fan...

Gino Paoli torna sul palco tra applausi e delusione dei fan. E alle Iene rifila un vaffa...





Dopo la bufera che lo ha travolto Gino Paoli è tornato sul palco a Massa. Lo ha fatto senza accennare all'accusa di aver trasferito due milioni di euro in Svizzera per non pagarne 800mila di tasse. Ma il pubblico è combattuto. Tra la delusione e l'amore per le sue canzoni. "Mi è crollato un mito", dice la signora Tea a Repubblica, "ed è pure uno di sinistra...". "Io sono di sinistra", sottolinea Pierino, "ma se permetti io le tasse le pago tutte porca miseria. Mica porto i soldi in Svizzera. A parole sono tutti bravi e buoni ma gli uomini si giudicano dalle azioni". E al concerto Pierino ci va giusto perché il biglietto "ormai l'avevo comprato, in fondo la musica è musica, pazienza". Poi il concerto inizia, e quando Paoli appare sul palco i fan lo accolgono con un applauso. 

Ma non hanno reagito nella stessa maniere i fan che lo aspettavano sotto casa - la sua tenuta a Campiglia Marittima (vicino a Livorno) - quando un inviato delle Iene gli ha chiesto: "Padoa Schioppa diceva che pagare le tasse è bellissimo, che ne pensa Paoli?". Il cantautore prima è stato zitto, poi ha girato i tacchi e l'ha mandato a quel paese con un bel "Ma vaffa...". A quel punto il gruppetto di fan ha solidarizzato con la Iena: "E bravo Paoli, facile non rispondere, vediamo come va a finire...".

"Licenziati gli statali inadeguati": cosa cambia con la riforma Madia

Marianna Madia: "Riforma degli statali, niente Jobs Act ma licenziamento per i dirigenti inadeguati"





"Il Jobs act non varrà per gli Statali, il reintegro resterà nei casi di licenziamento ingiustificato ma un dirigente inadeguato potrà essere licenziato". Il ministro Marianna Madia delinea in un'intervista a Repubblica la riforma della Pubblica amministrazione, che a giorni sarà votata in Senato e che entro l'estate dovrebbe diventare legge, con i decreti attuativi approvati. La rivoluzione vera, secondo la Madia, arriverà sulle teste dei dirigenti pubblici: "Dovranno superare un concorso per l'abilitazione ed entrerà così nel ruolo unico dei dirigenti", ossia dirigenti della Repubblica e non della singola amministrazione, per rendere possibile il passaggio di un dirigente dal centro alla periferia e viceversa. A distribuire i ruoli sarà "una commissione super partes composta da tecnici, che deciderà quali sono i dirigenti adatti per un determinato incarico anche sulla base del lavoro svolto in precedenza". 

Come cambia il dirigente pubblico - La carriera di un dirigente sarà dunque soggetta a queste valutazioni, l'incarico sarà affidato per tre anni, sarà rinnovabile per una sola volta e poi si ricomincerà. Chi non verrà confermato, resterà fermo in attesa di nuova collocazione e nel frattempo potrà lavorare nel settore privato. "Ma se dopo un congruo periodo che escluda qualsiasi ipotesi di fumus perscecutionis - avverte la Madia - continuerà ad essere senza incarico perderà l'abilitazione fino a perdere il lavoro". Sui dipendenti pubblici, come detto, non graveranno le condizioni del nuovo Jobs Act: "Già oggi c'è la messa in mobilità che può portare al licenziamento. Renderemo più semplici i procedimenti disciplinari, quelli per scarso rendimento. Ci saranno procedure specifiche per contrastare i casi di assenze di massa, come quelle dei vigili di Roma lo scorso Capodanno, o di assenze sospette (tutti i venerdì o i lunedì)". L'obiettivo immediato, però, è quello della mobilità dei circa 20mila lavoratori delle Province non più necessari dopo la riduzione delle competenze provinciali. "Sarà il grande banco di prova della Pubblica amministrazione - conclude la Madia -, i lavoratori andranno dove c'è bisogno e non dove prevede una statica pianta organica". 

Caivano (Na): Domanda "trasparenza" ai candidati Sindaco, risponde il dott. Giuseppe Papaccioli, segue il candidato dott. Simone Monopoli, chiude il dott. Luigi Sirico

Caivano (Na): Domanda "trasparenza" ai candidati Sindaco, risponde per primo il dott. Giuseppe Papaccioli (area centro destra), segue il candidato dott. Simone Monopoli (area centro destra), chiude il dott. Luigi Sirico (area centro sinistra)


di Gaetano Daniele 

Dott. Gisueppe Papaccioli 

Dott. Papaccioli, ancora trasparenza: è disposto a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi? ed in più garantisce che lo facciano anche i suoi eletti? 

Non ci sono problemi anzi, mi sembra una iniziativa di trasparenza, ma d'altra parte l'Azienda Sanitaria già in passato ha reso pubblici gli stipendi dei Dirigenti. Io vado oltre, faccio una proposta ufficiale: tutti gli eletti devolvano i propri emolumenti netti per borse di studio agli studenti di Caivano che si diplomino col massimo dei voti alla maturità. Rendiamo pubblici i verbali dei lavori delle commissioni consiliari così si valuta anche il contributo dei singoli consiglieri alla gestione del bene comune. Pubblici siano anche gli stipendi dei dirigenti comunali. Si introduca un sistema di premialità per cui chi fa una maggiore raccolta differenziata paghi meno di tassa sulla spazzatura. Nelle mense scolastiche chi ha reddito più alto paghi di più e chi non ha reddito o reddito basso non paghi il ticket. Incentiviamo l'uso delle biciclette all'interno del perimetro urbano. Istituiamo un registro anonimo dei dati tumorali che sia pubblico studiando un regolamento ed una collaborazione  con l'azienda sanitaria.

Dott. Papaccioli,  la Provincia non paga le bollette elettriche da anni (circa 250 mila euro), il Comune chiude per 4 giorni il Liceo scientifico Braucci, e fa staccare i contatori ad esso intestati. Come spiega tutto questo? 

Per me i Giovani ed i bambini sono il motivo principale dell'azione amministrativa e sono un investimento per il futuro! La loro formazione e il dare loro gli strumenti per affrontare la vita sono elementi fondamentali per costruire un degno futuro! La Provincia ed i suoi rappresentanti che non rispondono ai loro doveri istituzionali ha FALLITO, il fallimento di questi enti e di questi uomini non lo possono pagare i giovani caivanesi che meritano ogni migliore opportunità. Fino ad oggi si pagava la bolletta agli zingari ed alle scuole dei caivanesi no, una sola parola: vergogna!



Dott. Luigi Sirico

Dott. Sirico, ancora trasparenza: è disposto a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi? ed in più garantisce che lo facciano anche i suoi eletti? 

Si. Credo sia un obbligo di legge. Nel momento in cui si è eletti è obbligatorio farlo, soprattutto per rispetto di chi ha riposto in noi la sua fiducia.

Dott. Sirico,  la Provincia non paga le bollette elettriche da anni (circa 250 mila euro), il Comune chiude per 4 giorni il Liceo scientifico Braucci, e fa staccare i contatori ad esso intestati. Come spiega tutto questo? 

Le rispondo con un po di ritardo e me ne scuso. Ma non è stato per cattiva volontà. Come è mio costume, prima di dire la mia, ho voluto costatare di persona la situazione e leggere un pò di carte. Non mi piace parlare per slogan o per sentito dire. La verità delle argomentazioni deve essere il principio fondante di chi si candida a governare un Paese. Per questo stamane mi sono recato al Liceo Braucci dove ho incontrato il preside Prof. Giovanni La Montagna, al quale ho espresso tutta la mia solidarietà. La prima impressione è stata di desolazione. Vedere una scuola deserta, senza alunni, il sabato mattina, è una sconfitta per un Paese Civile. In un territorio difficile come il nostro le scuole sono un presidio di cultura e legalità, che non possiamo permetterci di chiudere, neanche per un giorno. Invece è proprio quello che è successo. per insipienza, per cattiva amministrazione, per la sciatteria dell'Ente Provinciale, che tra le poche cose di sua competenza, ha la gestione degli istituti superiori. Ma veniamo al merito, Esiste tra il Comune di Caivano e la Provincia di Napoli (ora Città Metropolitana), una convenzione di comodato d'uso, in base alla quale la spesa per le utenze è a carico della Provincia (art. 9 della Convenzione). Durante questi anni il Comune, intestatario dei due contatori della scuola, ha pagato le bollette per la fornitura elettrica, ma la Provincia, nonostante i vari solleciti, non ha mai provveduto a rimborsare il Comune. A questo punto, il Comune di Caivano ha chiesto il distacco del contatore che alimenta l'illuminazione esterna e gli impianti, e tra questi le pompe antincendio, senza le quali, per ragioni di sicurezza, la scuola non può essere utilizzata. Il distacco del secondo contatore, che alimenta l'impianto interno è previsto per giugno. Nel frattempo la Provincia aveva risposto al Comune, con una nota del 17.032015, dove annunciava il prossimo pagamento del consumo elettrico per l'anno 2014 pari a 17.618,18 euro e la prossima voltura dei contatori in carico direttamente alla Città Metropolitana (ex Provincia). Per ragioni di sicurezza il Commissario Prefettizio è stato però costretto ad ordinare la chiusura della scuola, fino a mercoledì prossimo. Io credo, che al netto del disastro combinato dalla Provincia, il Comune avrebbe potuto soprassedere ancora un pò prima di arrivare a questa soluzione drastica. Ma ora, al di là del solito rimballo di responsabilità, la prima cosa da fare e subito: è riaprire la scuola. Magari chiedendo alla Città Metropolitana di allacciare anche gli impianti sul contatore ancora in uso, se è tecnicamente possibile. Poi regolarizzare la situazione con i pagamenti che la Città Metropolitana deve al Comune e con la voltura dei contatori. La scuola deve riprendere a funzionare regolarmente subito e di questo intendo occuparmi. Questi i fatti. Ma poi viene spontanea qualche riflessione. La amministrazione provinciale guidata ahimè dall'on. Luigi Cesaro è stato un disastro e la vicenda della Braucci di Caivano è solo uno delle tante vicende di una gestione fallimentare. Ma nel Consiglio provinciale sedevano in maggioranza due consiglieri di Caivano, grandi sostenitori di Cesaro: un sindaco e un mancato sindaco. Possibile che in 5 anni non abbiano trovato il tempo e il modo di occuparsi di questa vicenda? Evidentemente, avevano cose più importanti da fare, forse: sostenere a tutti i costi l'on. Cesaro, tanto da dimenticarsi anche degli studenti del proprio amato e decantato Paese, Caivano. E pensare che c'è ancora qualcuno che nutre qualche dubbio sulla bontà della riforma di Renzi, che finalmente ha cancellato le Province. Almeno con quei soldi potremmo pagare qualche bolletta della luce.





Dott. Simone Monopoli

Dott. Monopoli, ancora trasparenza: è disposto a rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi? ed in più garantisce che lo facciano anche i suoi eletti? 

La pubblicazione della dichiarazione dei redditi è già prevista dalla legge sulla trasparenza. Quindi la mia situazione contributiva è già pubblica da cinque anni sia sul sito dell'ente Provincia che su quello dell'ente Comune

Dott. Monopoli,  la Provincia non paga le bollette elettriche da anni (circa 250 mila euro), il Comune chiude per 4 giorni il Liceo scientifico Braucci, e fa staccare i contatori ad esso intestati. Come spiega tutto questo? 


In attesa di risposta 


Elton John contro Dolce e Gabbana: "Vi boicotto in nome dei miei figli"

Elton John contro Dolce e Gabbana: i miei figli non sono sintentici, boicottateli





È scontro aperto fra gli stilisti Dolce e Gabbana e Elton John. Pomo della discordia, un’intervista rilasciata dai due stilisti a Panorama, nell’edizione in edicola giovedì 12 marzo. La copertina del settimanale riporta una loro foto insieme e il titolo: "Viva la famiglia (tradizionale)". Nell’intervista i due, che da tempo hanno fatto coming out sulla loro omosessualità e che in passato sono stati fidanzati fra loro, spiegano che per loro l’unica famiglia è quella "tradizionale" ed esternano il loro disaccordo sulla nascita di figli grazie alla chimica e alla fecondazione in vitro o agli uteri in affitto.

"La vita - spiegano - ha un percorso naturale, ci sono cose che non vanno modificate". Sdegno da parte di Elton John, che con il compagno storico David Furnish ha avuto due figli da una madre surrogata grazie alla fecondazione artificiale. "Il vostro pensiero arcaico - afferma il cantante - è superato, come i vostri vestiti. Non indossate Dolce&Gabbana". "Come vi permettete di chiamare sintetici i miei figli?», ha aggiunto Elton John su Instagram. Il cantante spiega di considerare una "vergogna" la critica che i due stilisti rivolgono alla fecondazione in vitro, una tecnica considerata da John "un miracolo che ha permesso a una moltitudine di persone che si amano, sia omosessuali sia eterosessuali, di poter realizzare il loro sogno di diventare genitori". Elton John è sposato con David Furnish da dicembre, grazie all’approvazione della nuova legge nel Regno Unito sui matrimoni gay del marzo 2014. I due sono genitori di Zachary, di quattro anni, e di Elijah, di due anni.

730 precompilato, occhio alle fregature: ecco quanto si perde se si accetta

Nuovo modello 730, così il governo fa la cresta

di Antonio Castro 



Semplifica, gratta via qualcosa e fai la cresta: di certo qualcosa resterà in cassa. Il 730 precompilato potrebbe trasformarsi in uno scippo (di mancati rimborsi fiscali) per gli italiani. Quest’anno oltre 20 milioni di contribuenti, dipendenti e pensionati (entro il 15 aprile) riceveranno per via telematica dall’Agenzia delle Entrate la prima dichiarazione dei redditi “quasi”" precompilata. Ma è proprio nei dettagli che si nasconde la potenziale fregatura. O meglio: una “cresta”, con relativa “piallatura” dei potenziali rimborsi, che solitamente i lavoratori dipendenti ricevono a luglio e i pensionati ad agosto/settembre. Ogni anno gli italiani spendono (in spese deducibili/detraibili) oltre 52 miliardi. Circa dieci dovrebbero tornare come rimborso l’anno successivo. Il condizionale è d’obbligo. Perchè su questi si nasconde la potenziale fregatura.

LA SEMI PRECOMPILATA - In sostanza l’Agenzia delle Entrate compilerà circa il 90% della nostra dichiarazione. Bene, benissimo, se non fosse per un modesto dettaglio. Quest’anno la precompilata sarà una “semi-precompilata”. Ad esempio non compariranno - tra le voci deducibili e detraibili - gli scontrini della farmacia. Certo il contribuente ha, e mantiene, la facoltà di integrare la dichiarazione precompilata, ma modificandola verrà a decadere lo “scudo” garantito dalla Entrate in caso di errore. Oggi i contribuenti hanno la facoltà, quando acquistano i farmaci, di dare al farmacista il proprio codice fiscale. E con lo scontrino “parlante” si può (l’anno successivo) portare in detrazione il 19% delle spese sostenute. Se si spendono in un anno 1.000 euro in aspirine, antibiotici e pillole per la pressione, l’anno successivo si ottengono dal “sostituto d’imposta”, 190 euro di rimborso fiscale.

QUATTRINI FRESCHI - Già il governo Monti nel 2012 - nell’affannosa ricerca di quattrini freschi - aveva alzato la franchigia per i rimborsi. Quest’anno 129 euro è la franchigia fissata per legge. Insomma, solo superata questa soglia minima si ha diritto al rimborso. Però, se prima era automatico presentare al Centro di assistenza fiscale (Caf) o al commercialista la bustina con tutti gli scontrini nella speranza di recuperare qualcosa delle tasse pagate in più, quest’anno l’operazione diventa un po’ meno conveniente. Perché? Perché se per recuperare 100 euro di tasse già pagate, si deve mantenere un archivio di tutte le spese sostenute, pagare la quota annuale al Caf (in media 50/70 euro a pratica), o la parcella del commercialista (circa 100 euro), scompare evidentemente la convenienza del trambusto.

Di più: l’Agenzia delle Entrate assegna ai contribuenti che accettano la dichiarazione dei redditi precompilata ma senza modifiche, una sorta di immunità in caso di eventuali errori od omesse comunicazioni. Certo la convenienza di pretendere il rimborso fiscale della maggiore tassazione già sostenuta, aumenta proporzionalmente alle spese. E se è vero che l’Agenzia comprende nella precompilata molte di quelle maggiori, tante altre ne restano fuori quest’anno. Quali? Si tratta di spese spesso ricorrenti: le spese per l’istruzione, gli asili nido, i contributi previdenziali per colf e badanti, le donazioni (erogazioni liberali) alle società ed associazioni sportive dilettantistiche e di promozione sociale, quelle a favore delle Onlus, le donazioni per attività culturali, artistiche e dello spettacolo, le spese veterinarie, quelle sanitarie, i canoni di locazione per gli studenti fuori sede e i compensi per le agenzie immobiliari.

Pochi spiccioli? Considerando che ci sono 41 milioni di contribuenti, se già solo 20 milioni (quelli interessati quest’anno dalla precompilata sperimentale), non porteranno in detrazione/deduzione una media di 200/300 euro a testa, si può intuire la massa di miliardi che lo Stato potrebbe non rifondere al contribuenti. Insomma, risparmiare. Vieri Ceriani, ex uomo dei numeri fiscali di Bankitalia, nel novembre 2011 aveva approfondito (prima ancora dell’arrivo di Carlo Cottarelli dal Fondo monetario al ruolo di commissario alla spending review), il cosiddetto tema della tax expenditures.

TAX EXPENDITURES - Ovvero del mancato incasso per le casse statali a causa del drenaggio fiscale delle oltre 600 agevolazioni, detrazioni, deduzioni in vigore. Ne era saltato fuori che ogni anno oltre 260 miliardi di euro non entravano in cassa. L’idea di Cottarelli era di passare il decespugliatore su queste 600 voci. Scorrendo i numeri aggregati, infatti, si capisce l’appetibilità di aggredire questa importante voce di uscita/rimborso. E quindi rendere meno conveniente per i contribuenti chiedere all’erario la restituzione ex post della maggiorazione fiscale pagata. 
Nell’anno d’imposta 2012 (dichiarazioni 2013, dati Dipartimento delle Finanze/Mef ), ben 19.889.811 italiani hanno chiesto detrazioni per spese corrispondenti a ben 29 miliardi e 107 milioni. Nello stesso anno le spese deducibili ammontavano complessivamente a 23 miliardi 794 milioni (10.343.853 i contribuenti che hanno fatto richiesta). Circa il 20% della somma totale (poco meno di 10 miliardi), torna come rimborso. Non sarà lo stesso quest’anno.

A CHI CONVIENE - Certo, chi ha acquistato nel 2014 la prima casa con un mutuo, anche quest’anno ha tutta la convenienza a portare in detrazione le spese per interessi, che soprattutto nei primi anni di pagamento del debito sono consistenti. Migliaia di euro di rimborsi fiscali. Insomma, resta la convenienza di chiedere il rimborso, ma solo se il gioco vale la candela (tanta spesa, maggior rimborso. Se invece l’eventuale rimborso è di 200/300 euro non conviene correggere la precompilata.

A CHI NON CONVIENE - Tra spese di Caf/commercialista e franchigia, il potenziale rimborso si riduce e poi c’è da ricordare che si finisce nel calderone dei possibili controlli. Ultimo dettaglio. Scomparendo la convenienza nel presentare scontrini e fatture per spese sostenute si incentiverà il sommerso. «Il rischio», avverte Giuseppe Buscema, esperto fiscale dalla Fondazione Studi dei consulenti del lavoro, «è di disincentivare i contribuenti a richiedere i giustificativi di spesa e così si rischia di incentivare, in qualche caso il sommerso». Bel paradosso, se si vuole combattere l’evasione...

Landini sfida Renzi e spacca il sindacato Camusso lo gela: "Io non ti appoggio"

Coalizione sociale, Maurizio Landini: "Restiamo insieme alla Camusso". La Cgil lo gela: "Nessun appoggio al progetto, non ci ha avvisati"





"Il sindacato non deve essere un partito e io non voglio fare un partito e uscire dal sindacato. Ma il sindacato deve essere un soggetto politico". Maurizio Landini gioca con le parole, ma anche nell'intervista a Lucia Annunziat a In mezz'ora su Raitre il segretario della Fiom non nasconde la finalità ultima della sua "Coalizione sociale": partito o movimento che sia, entrerà a gamba tesa sul governo di Matteo Renzi. Ma occhio, perché prima dovrà risolvere qualche problema in casa sua. "Faccio il sindacalista e la coalizione sociale parte dal sindacato, io voglio che si riformi il sindacato", dice, assicurando che con la collega della Cgil Susanna Camusso "finora stiamo stati assieme e abbiamo intenzione di proseguire assieme". Peccato che il portavoce della Camusso qualche ora dopo l'intervista di Landini precisi con gelo che né il segretario né la segreteria della Cgil sono stati informati dell'iniziativa organizzata sabato dalla Fiom, né tantomeno hanno espresso appoggio al progetto "Coalizione sociale". Se Landini vuole "saldare" la sinistra anti-Renzi, l'inizio lascia a desiderare.

L'indiscrezione del fedelissimo fa tremare il Vaticano: "Il Papa ci sta pensando davvero. La morte? No..."

Papa Francesco e il "pontificato breve", un collaboratore: "Potrebbe lasciare come ha fatto Ratzinger"





Se l'espressione "pontificato breve" usata da Papa Francesco ha un significato concreto e non semplicemente scaramantico, questo significato va ricercato nell'esempio del predecessore del Pontefice, Benedetto XVI. In altre parole: il 78enne Bergoglio potrebbe comportarsi come Joseph Ratzinger, dimettendosi tra qualche anno sotto il peso dell'età e dello sforzo della sua missione. A sostenerlo è uno strettissimo collaboratore del Papa, intervistato dal vaticanista di TgCom Fabio Marchese Ragona sul Giornale. Il collaboratore, che chiede di restare anonimo, spiega: "Il Papa non pensa affatto che dovrà morire presto, ma è una persona molto realista: sa bene che la terza età non finisce più a 75 o magari 80 anni, ma che si è allungata molto, diciamo fino a 90, 95 anni. E credo che lui sia convinto che non si possa governare la Chiesa se il Papa ha un'età troppo avanzata, se non è più in forze". D'altronde è stato lo stesso Francesco a ricordare qualche giorno fa, intervistato da un'emittente messicana, che "la scelta fatta da Papa Benedetto XVI non dev'essere considerata un'eccezione, ma una possibilità". 

Nel mirino dell'Isis - Certo, ci sono poi le incognite da mettere in conto. La morte naturale, certo, e il rischio di finire nel mirino dei terroristi islamici dell'Isis, che hanno nel Vaticano uno dei loro obiettivi "mediatici" e strategici più clamorosi. In volo dallo Sri Lanka alle Filippine, Papa Francesco aveva scherzato a modo suo sulla questione di un eventuale attentato: "A me preoccupano i fedeli, ho paura per loro, ma io ho un difetto, una bella dose di incoscienza. Ma se mi accade questo? Soltanto chiedo la grazia al Signore che non mi facciano male, perché non sono coraggioso di fronte al dolore".

Belpietro bastona Lega e Forza Italia: ecco cosa succederà al centrodestra

Maurizio Belpietro su Forza Italia e Lega Nord: "Così il centrodestra si suicida"

di Maurizio Belpietro 



Fino a qualche giorno fa pensavo che Raffaele Fitto e Flavio Tosi fossero due kamikaze destinati presto a schiantarsi. Ebbene, mi sbagliavo, perché Fitto e Tosi non sono i soli due aspiranti suicidi: con loro punta ad ammazzarsi l’intero centrodestra, che si sta dando un gran da fare per regalare a Renzi ciò che manca alla sua collezione di poltrone, ovvero la presidenza del Veneto. Mi spiego. La guerra dell’ex governatore della Puglia contro Silvio Berlusconi è nota e non c’è bisogno di aggiungere altro, anche perché lo stesso Fitto ne ha scritto in una lettera a Libero. Diversa è la storia del sindaco di Verona, che con la sua uscita dalla Lega rischia di far perdere il centrodestra anche in uno degli ultimi bastioni rimasti. Una sconfitta che, bisogna riconoscere, non sarebbe solo colpa di Tosi, ma anche di Matteo Salvini e, a quanto pare, perfino di Silvio Berlusconi.

Della bega tra il leader della Lega e il primo cittadino si sa: essa origina dalle aspirazioni del secondo, al quale, essendo rimasto a bocca asciutta dopo la nomina del nuovo segretario del partito, era stata promessa una poltroncina più importante di quella attualmente occupata, vale a dire la candidatura a governatore del Veneto. Così, giunta l’ora delle elezioni, Tosi ha rivendicato il posto di Zaia e, quando si è visto sbattere la porta in faccia, ha cominciato a protestare, minacciando di candidarsi comunque con una sua lista. Risultato: prima Salvini gli ha intimato di piantarla, poi lo ha sbattuto fuori senza troppi complimenti. Fin qui ciò che è accaduto. Tuttavia adesso la faccenda si fa più rischiosa, perché la resa dei conti leghista non si esaurisce con una lite da pollaio a ridosso del voto, ma c’è pericolo che lo scontro degeneri e produca davvero un patatrac. Altro che ostentare sicurezza dicendo che, nonostante la rissa con Tosi, Zaia è avanti nei sondaggi. I dieci o otto punto di vantaggio su Alessandra Moretti oggi sembrano tanta roba, ma il 31 maggio, quando si apriranno i seggi, potrebbero rivelarsi niente. Soprattutto se ciò che gira in queste ore divenisse realtà. A cosa alludo? A una voce secondo cui Berlusconi sarebbe fortemente irritato dal protagonismo di Salvini. Certe battute sulla leadership del centrodestra non gli sarebbero piaciute e ancor meno lo divertirebbero i sondaggi che danno la Lega sopra Forza Italia. Insomma, l’ex Cavaliere starebbe considerando l’idea di non allearsi in Veneto con la Lega di Salvini, ma di appoggiare Flavio Tosi e la sua corsa in solitaria contro la Moretti e Zaia, ma soprattutto contro il Matteo leghista. 

Così il fronte moderato si spezzerebbe in due: da una parte il Carroccio e il governatore uscente, dall’altra il sindaco di Verona sostenuto da Forza Italia e Ncd. Nel qual caso, da sicura che era, la rielezione di Zaia potrebbe rivelarsi più incerta di quanto si immagina, perché senza i voti di Tosi, senza quelli di Berlusconi e dell’Ncd i margini di vantaggio sulla Moretti potrebbero assottigliarsi. Non solo. È quasi certo che Zaia non dovrà vedersela con la candidata del Pd, ma con il suo segretario, ovvero con Matteo Renzi. Il quale se si impegnerà in campagna elettorale non lo farà di certo in Toscana o in Liguria, dove il risultato è assicurato, e nemmeno in Campania, dove non ha nessuna voglia di appoggiare il candidato uscito dalle primarie, l’ex sindaco di Salerno Vincenzo De Luca. No, il presidente del Consiglio punterà sul Veneto, un po’ perché strappare una regione da sempre amministrata dal centrodestra sarebbe un bel colpo, e un po’ perché vincere in terra leghista vorrebbe dire che gli imprenditori, le partite Iva, e anche una quota di moderati possono essere strappati all’opposizione. Per Renzi sarebbe la conferma che è sulla buona strada e che può occupare un’area centrista anche dove il centro non ha mai votato a sinistra. Per Salvini, Berlusconi, Tosi e tutti gli altri sarebbe invece la prova che, anche se in vantaggio, ci si può suicidare. Soprattutto vorrebbe dire che, se non si mettono da parte gli interessi di bottega dei capi, il centrodestra è destinato a morire, cedendo il passo su tutto. Altro che suicidio assistito. Se vanno avanti così, i leader (o aspiranti tali) del centrodestra non hanno bisogno di aiuto: quando c’è da farsi del male, fanno tutto da soli.

domenica 15 marzo 2015

"COLPO DI STATO IN RUSSIA" Putin scomparso, voci inquietanti

Russia, Vladimir Putin scomparso. Da Israele: "In atto un colpo di Stato"





Cosa sta succedendo a Vladimir Putin? Il mistero sulle condizioni del presidente russo è sempre più fitto e dall'Israele l'ex ambasciatore di Tel Aviv a Mosca Zvi Magen, citato dal quotidiano Haaretz, lancia un inquietante previsione: "Ci sono molti segnali di un colpo di Stato". "Il movimento dei militari attorno al Cremlino indica che c'è un cambio di governo, o che un tentativo di cambiare il governo è in corso", spiega il diplomatico secondo cui il potenziale golpe sarebbe portato avanti da "fazioni dell'esercito in lotta tra loro, o da ricchi e influenti imprenditori". 

La malattia, la Svizzera - Di sicuro, c'è che dal 5 marzo scorso Putin non dà notizie di sé. Prima le voci di una presunta malattia, quindi l'indiscrezione secondo cui "lo Zar" si sarebbe recato in gran segreto in Svizzera per il parto della compagna Alina Kabaeva, 31enne ex deputata e ginnasta. Rumors smentiti dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, che ha anche rassicurato sulla salute del presidente: "Potrebbe stritolarvi la mano". Eppure, molto non torna. 

La Crimea, l'Ucraina, Nemtsov, la Cecenia - Secondo quanto riferisce l'agenzia Interfax, il responsabile per la stampa del Cremlino si è rifiutato di commentare con i giornalisti dove si trovi Putin, che da mesi è al centro di contese con riflessi internazionali: la guerra in Crimea prima e in Ucraina poi e, nelle ultime settimane, le polemiche interne e dall'estero per l'omicidio del suo oppositore politico Boris, Nemtsov, assassinato a pochi metri dal Cremlino. Le indagini hanno portato all'arresto di cinque sospettati, tutti ceceni. La pista "ufficiale" conduceva alla Cecenia e all'estremismo islamico, presto smentita. Secondo la Novaja gazeta l'omicidio sarebbe legato a una "guerra" tra gli apparati di forza federali e il leader ceceno Kadyrov, uomo di Putin nella instabile regione caucasica. 

Furbata degli onorevoli sui vitalizi: calcoli truccati, altro che taglio

Taglio ai vitalizi, la furbata degli onorevoli: calcoli truccati, ecco quanto guadagneranno dopo 5 anni

di Franco Bechis 



È una delle più straordinarie beffe che il mondo politico e istituzionale abbia messo in scena in questi anni: l’abolizione dei vitalizi. È stato fatto quasi all’unisono nel 2012 prima dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica, poi in quasi tutti i consigli regionali italiani: via i vitalizi- dissero- d’ora in avanti la Casta sarà uguale a tutti gli altri italiani, e vivrà come loro anche in età della pensione, con il sistema contributivo che Elsa Fornero e il governo di Mario Monti hanno esteso a tutti. Uguali agli altri italiani. È falso. Ed è falso anche che per deputati, senatori e consiglieri regionali sia entrato in vigore il sistema contributivo che vale per tutti gli altri comuni cittadini. Solo da qualche settimana, grazie alla Regione Puglia che ha messo on line l’intero testo e le tabelle per il calcolo dei coefficienti con cui otterranno la loro pensione, si è alzato il velo sulla grande bugia. Espressamente la Regione Puglia ha premesso che il testo del regolamento adottato e soprattutto le tabelle di calcolo è preso pari pari da quello varato da Camera e Senato. Grazie all’aiuto tecnico della Fondazione studi dei consulenti del lavoro abbiamo così potuto calcolare la nuova pensione degli appartenenti alla cosiddetta casta politica.

Due gli esempi esplicativi fatti, che peraltro rappresentano abbastanza bene la situazione della maggioranza dei nuovi eletti in questo Parlamento, visto che il nuovo regime previdenziale che ha sostituito i vitalizi è entrato in vigore dal primo gennaio 2013 e riguarda quindi chiunque sia stato eletto la prima volta in questa legislatura. E varrà anche per i consiglieri regionali che verranno eletti alle prossime elezioni. Ipotesi numero uno: prima elezione, versamenti solo per la legislatura corrente, perchè poi si cambierà mestiere o banalmente non si verrà più candidati o eletti. Età di partenza: 35 anni. Nel caso dei deputati e senatori si parte dal 2013, in quello dei consiglieri regionali si parte in questo 2015 con i versamenti contributivi. A fine legislatura si saranno versati in tutto 216.4158,14 euro, rivalutati secondo il coefficiente di capitalizzazione previsto. Con quei soli 5 anni di lavoro da politico, sarà garantita una pensione al compimento del 65° anno di età. Per tutti gli altri italiani l’età minima è già oggi 66 anni. Per chi oggi ha 35 anni l’età minima sarà intorno ai 70 anni. E già qui c’è un vantaggio di un lustro almeno per la casta. Arrivata l’età della pensione (2043 per l’ipotetico onorevole, 2045 per l’ipotetico consigliere regionale) si riceverà un assegno di 1.985,07. Certo, è inferiore all’ultimo importo previsto per un vitalizio percepito con una sola legislatura alle spalle (circa 3 mila euro lordi), ma è vitalizio pure questo anche se la chiamano pensione contributiva.

Secondo caso previsto: stessa età, 35 anni. Stesse caratteristiche: eletto per la prima volta in Parlamento nel 2013 o in consiglio regionale nel 2015. Unica differenza: due legislature di lavoro in politica, in tutto 10 anni, poi si cambia mestiere. Grazie a questo raddoppio l’ipotetico deputato/consigliere andrà in pensione 5 anni prima del collega di cui abbiamo appena finito di parlare. Dieci anni prima dei loro coetanei italiani che non hanno avuto la fortuna di fare parte della casta politica: a 60 anni. E con due legislature la pensione è praticamente identica a quella che si percepiva prima con il vitalizio: 2.926,42 euro al mese. Perchè così alta? Perchè il trucco con cui le pensioni contributive dei politici restano di fatto dei vitalizi camuffati è tutto nei coefficienti di capitalizzazione che sono altissimi, quasi il doppio di quelli che valgono per tutti gli altri italiani.


Sono vitalizi non solo per l’importo della pensione, ma anche per le caratteristiche della pensionabilità. Con soli 5 anni di versamenti contributivi nessun lavoratore dipendente italiano potrebbe oggi andare in pensione. Prima che sia loro concesso debbono lavorare sette volte tanto. Per i lavoratori autonomi sarebbe comunque impossibile andare in pensione sia con 5 che con 10 anni di contributi all’età concessa ai deputati. Bisognerebbe essere iscritti all’Inps2, che per concedere la pensione con 5 anni di contributi chiede comunque almeno 20 anni aggiuntivi versati a Inps 1. Oggi solo dopo i 70 anni di età è concesso loro di andare in pensione con soli 5 anni di versamenti. E se avessero davvero riversato la stessa cifra (alta) di parlamentari e consiglieri regionali in quel lustro, si godrebbero una pensione lorda di poco superiore ai 750 euro mensili. Meno della metà dei politici, che quindi conservano sotto ogni aspetto il vecchio vitalizio a cui hanno solo cambiato nome e un po’ ridotto l’importo. 

Arriva l'eclissi del secolo in Italia Come, dove e quanto saremo al buio

Eclissi del secolo, l'Italia sarà senza luce





Sarà l'eclissi del secolo, una eclissi totale in cui per alcuni minuti la Luna oscurerà completamente il Sole. Succederà venerdì 20 marzo. L'eclissi sarà totale nel nord Europa ma sarà visibile come eclissi parziale (al settanta per cento circa in Italia) su tutto il Continente, in parte del nord Africa e in parte dell’Asia. Un evento simile si ripeterà soltanto nel 2026.

Le regioni che potranno assistere meglio al fenomeno sono quelle del nord e soprattutto del nord/ovest, riporta meteoweb.eu, mentre al Sud e soprattutto in Sicilia l'eclissi sarà meno significativa. Ma vediamo le percentuali di oscuramento del sole da parte della luna. 

Tra le città italiane la più fortunata sarà Aosta (67,3%). A Torino l'oscuramento sarà del 65,6%, a Milano del 64,9%, a Genova del 63%, a Bologna del 60,6%, a Trieste del 60,5%. La percentuale diminuisce scendendo verso Sud: 59,2% a Firenze, 56,5% a Perugia, 53,8% a Roma, 49,8% a Napoli, 47% a Bari, 44,4% a Palermo, 43,6% a Lecce e Cosenza, 41,6% a Messina e Reggio Calabria, 39,7% a Siracusa. In Sardegna, invece, 51,6% a Cagliari e 53,8% a Nuoro.

L'eclissi comincerà intorno alle 9,20 e si concluderà intorno alle 11,45. Il momento massimo dell'eclissi, in cui si raggiungeranno le percentuali di oscuramento più elevate sarà intorno alle 10,30.

Per vedere l'eclissi però bisogna prendere degli accorgimenti: il Sole infatti non va osservato senza filtri adeguati perché può provocare gravi danni alla vista. Esistono speciali occhialini che utilizzano particolari materiali (mylar o astrosolar) in grado di proteggere al meglio i nostri occhi che possono essere reperiti online o nei negozi specializzati. Altrimenti si può proiettare l'eclissi e vederla così in sicurezza facendo un piccolo foro su un cartone e orientandolo verso il Sole: in questo modo l'immagine dell'eclissi sarà proiettata per terra o su una qualsiasi superficie.

"In Rai una Gruber musulmana" Islam all'assalto di viale Mazzini

Rai, l'Ucoii: "Vogliamo più conduttori islamici nella tv pubblica, sogniamo una Lilli Gruber musulmana"





"Sarebbe bello avere una Lilli Gruber musulmana in Rai". La proposta viene da Izzeddin Elzir, presidente dell'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche d'Italia. Intervistato da Klaus Davi a KlausCondicio sul canale Youtube del giornalista, Elzir ha spiegato: "Paghiamo il canone ma non siamo rappresentati. Avere conduttori e giornalisti di fede islamica sarebbe un grande passo avanti verso l'integrazione, permetterebbe anche al servizio pubblico di dialogare con una comunità di oltre 1 milione e 600mila persone e aprire il Paese a una cultura diversa". L'obiettivo, dunque, è arrivare a un "programma che parla tramite noi della nostra fede". E il governo di Matteo Renzi, impegnato nella riforma di viale Mazzini, potrebbe ascoltare con interesse. Francesco Verducci, vicepresidente della commissione di Vigilanza Rai, ha accusato la tv pubblica di "ignorare il contributo degli immigrati. La Rai, sostiene il democratico Verducci, dovrebbe "raccontare tutte le sue voci molto più di quello che riesce a fare oggi". Certo, da qui un palinsesto filo-musulmano il passo sembra lunghissimo. Però... "La mission del servizio pubblico è rafforzare il multiculturalismo, il dialogo e lo scambio reciproco, la convivenza che sta alla base del nostro essere comunità - conclude Verducci -. Nella tv bisogna potersi riconoscere, questo è un pezzo fondamentale della rivoluzione Rai". 

Alcol in polvere da sniffare: cosa fanno i ragazzi il sabato sera

Arriva l'alcol in polvere: si può sniffare





E' bianco, leggerissimo e può avere il sapore di vodka, rum, o cocktail come Cosmopolitan, Margarita o lemon drop: si tratta dell'alcol in polvere, prodotto che ha appena ricevuto il via libera negli Stati Uniti da un'agenzia federale, l'Ufficio per le tasse e il commercio su alcol e tabacco (Ttb), suscitando aspre polemiche, tanto che diversi Stati, tra cui Sud Carolina, Louisiana e Vermont lo hanno già messo al bando, mentre altri si apprestano a farlo.

Questo nuovo prodotto può essere mescolato alle bevande, ma anche sniffato e sparso sul cibo. Le principali preoccupazioni riguardano il possibile abuso da parte dei giovani, che possono sniffarlo, nonchè la sua maneggevolezza (una bustina pesa 28 grammi), che consente di introdurlo con facilità in eventi pubblici o aggiungerlo alle bevande. Usarlo e consumarlo è molto semplice: una bustina equivale ad un bicchierino, come spiega sul suo sito l'azienda produttrice, e diventa liquido mescolandolo con 100 grammi di acqua.

Dovrebbe essere disponibile nei negozi a partire dalla prossima estate, ma i suoi impieghi possono essere molteplici. Oltre ad essere consumato ad esempio da campeggiatori ed escursionisti, può essere molto comodo per aerei e hotel, che possono conservarlo risparmiando molto spazio, o anche in ambito medico, industriale ed energetico.

sabato 14 marzo 2015

Terni: Mi chiamo David Raggi e sono morto perchè.....

Terni: Mi chiamo David Raggi e sono morto perchè.....


di Luciana Esposito 





Mi chiamo David Raggi, sono stato condannato a rimanere un eterno ragazzo di 27 anni, sono nato e cresciuto a Terni, ho un lavoro, vanto raro per i giovani di questa generazione, sono un informatore farmaceutico e in passato ho aiutato tante persone, in quanto, spesso ho vestito la tuta arancione e l’altruismo di chi lavora nel 118. Ieri sera, però, non ho potuto fare nulla per aiutare me stesso.

L’altra sera, quando sono uscito di casa, avevo solo voglia di divertirmi e trascorrere la solita serata tra amici, non sapevo che sarei finito sui giornali e che non avrei più rivisto i miei genitori e mio fratello.

Non sapevo che sarei morto.

Sono morto perché sono stato colpito casualmente davanti ad un bar da un marocchino che ha dato di matto per una birra. Il personale, insieme ai due agenti in borghese presenti, hanno cercato di calamaro, ne è nato un parapiglia nel corso del quale sono stati rotti bicchieri e bottiglie. Quello straniero è entrato e uscito dal locale varie volte, me lo sono trovato davanti, per caso e mi ha colpito al collo con una bottiglia rotta. «Che mi guardi? Che cosa vuoi?» mi ha sbraitato contro prima di colpirmi.

Sono morto, semplicemente, perché il mio corpo ha impattato con la delirante e barcollante esagitazione di un uomo poco lucido e fuori controllo. Una mina vagante che ha lasciato esplodere la sua follia contro di me. Poteva esserci chiunque al posto mio. Invece c’ero io e quell’infausta morte ha squarciato la mia vita.

Ho chiesto al mio amico medico che per primo mi ha prestato soccorso di chiamare un’ambulanza, ma sapevo che non ci sarei arrivato all’ospedale e gliel’ho anche detto. Ho capito che quelli erano i miei ultimi, concitati respiri e che dovevo spenderli bene. E, allora, ho parlato con il cuore, ho lasciato parlare il cuore e ho avuto solo il tempo e la forza necessari per chiedere ai miei amici di dire alla mia famiglia che gli voglio bene.


David Raggi


La polizia ha arrestato Amine Aassoul, un marocchino di 29 anni, lo hanno rintracciato in via Roma, poco distante dal luogo dove giaceva il mio corpo esanime. Era a dorso nudo e in stato di agitazione.

È stato lui ad uccidermi. Dopo hanno scoperto che Assoul, quel marocchino, il mio assassino, era arrivato a Terni nel 2007 dove aveva raggiunto la madre sposata con un uomo del posto. Dopo alcuni furti compiuti tra Porto Recanati, Fermo e Civitanova Marche gli era stato revocato il permesso di soggiorno e rimpatriato. Era poi tornato in Italia nel maggio dell’anno scorso, sbarcando a Lampedusa. La sua richiesta di asilo politico era stata respinta a ottobre e la squadra volante di Terni gli aveva notificato la decisione. Il marocchino aveva però fatto ricorso nei 30 giorni previsti ed era in attesa di una decisione in merito.

La mia morte è diventata, così, un affare di Stato, una di quelle vicende che mette tanta carne a cuocere e che consente a quella fazione politica di scagliarsi contro l’opposizione e a quest’ultimi, a loro volta, di inveire contro i primi.

Intanto io sono morto.

Il Viminale, Angelino Alfano, tanti “pezzi grossi” hanno espresso indignazione e cordoglio. Ma i miei genitori? Loro vedranno sfilare sagome e belle parole accanto al vuoto e al dolore, quello vero, quello che solo i genitori che piangono la morte di un figlio possono essere in grado di comprendere. Quando il trambusto sarà passato, accanto a loro, ai mio genitori, rimarranno ancora, sempre e solo vuoto e dolore.

Tutti, adesso, tesseranno le mie lodi, per quell’ipocrita, convenzionale e beffardo principio secondo il quale, quando si muore, diventiamo tutti belli e buoni.

Eppure, nel mio caso, è proprio vero.


David Raggi



Ero «un ragazzo d’oro»: aiutare gli altri era la filosofia che ha condito ed animato il senso della mia breve vita. Donavo il sangue, aiutavo gli altri, aiutavo “quelli come Assoul”, più abituati a difendersi da sguardi sprezzanti che a vedersi tendere una mano, dispensavo sorrisi ed altruismo, facevo ragionare le teste calde che inveivano contro “quelli come Assoul”, predicavo tolleranza ed integrazione.

“Un altro angelo nel cielo.. a vegliare su di noi..non meritavi questo.. eri un angelo sceso in terra.. un portatore sano di allegria e spensieratezza.. era impossibile non volerti bene e l’unica cosa che rimpiango è di non aver passato più tempo con te.. aver goduto di tutta la gioia e la voglia di vivere che avevi e regalavi a tutti” scrive il mio amico Fabio su facebook.



David Raggi 


Eri un angelo in terra ora vola in cielo in mezzo agli altri angeli del paradiso”, scrive, invece, Federica.

Ma non è per questo che mi sento preso in giro dal mio stesso destino, non solo perché ero “un giusto”. Nessuno meriterebbe di morire così. Nessuno dovrebbe morire così. Non si può morire così. Nessuno dovrà più morire così.

Chi dispone del potere necessario per intervenire, per non rendere vano il messaggio che ho cercato di inculcare nelle vite che si sono intrecciate con la mia, conferisca un senso alla mia insensata morte.

Renzi: "Intervenire in Libia, l'Isis avanza" Sostegno all'Egitto: "Deciderà l'Onu"

Libia, Matteo Renzi dall'Egitto: "Intervenire prima che l'Isis occupi tutto il Paese"





Aveva frenato l'irruenza dei suoi ministri, da Paolo Gentiloni ad Angelino Alfano, che invocavano un intervento immediato dell'Italia in Libia per contrastare l'avanza dell'Isis. Ora Matteo Renzi mette l'elmetto e dal palco del Forum di Shalm El Sheikh in Egitto annuncia: "Bisogna intervenire in Libia prima che le milizie dell'Isis occupino in modo sistematico non solo piccoli e sporadici luoghi, ma una parte del Paese".

Reazione - A margine del Forum, Renzi ha poi aggiunto: "Ci sono sensibilità diverse nella comunità internazionale, ma non c’è nessun dubbio che occorra lottare con decisione e determinazione contro il terrorismo. La minaccia è evidente in ciò che è accaduto nelle ultime settimane", ricordando le 21 vittime cristiane copte egiziane uccise dai jihadisti.

Intervento militare - Da più parti c'è chi invoca un intervento guidato dalle truppe egiziane: "Ci sono sensibilità diverse - ha aggiunto il premier - ma mi pare di poter dire che c'è condivisione ampia sulla necessità di un intervento rilevante in Libia, da realizzare a partire da sforzi diplomatici dell'Onu". Renzi ha incontrato nei giorni scorsi Vladimir Putin in Russia, c'è stato un giro di consultazioni con Francia e Inghilterra e nei prossimi giorni: "avremo un approfondimento con gli Usa, che sono il key player in questa partita".

Parte l'attacco totale a Renzi Ecco chi sono i suoi veri nemici

Il vero nemico di Renzi: il corpo intermedio





I gufi, li chiama Matteo Renzi. Quelli che remano contro, in altre parole. "Corpi intermedi" li definisce il direttore del Foglio Claudio Cerasa. Che ipotizza, in un lungo intervento sul quotidiano che fu di Giuliano Ferrara, anche un Pdci, che non è il (defunto?) Partito dei comunisti italiani ma il Partito dei corpi intermedi. Che sono tutte quelle strutture, fisicamente esistenti o meno, che secondo cerasa, mediano, intermediano, fanno da cuscinetto tra il potere (incarnato in questa fase storica della politica più che mai dal premier Matteo Renzi) e la cosiddetta società. Renzi, spiega il direttore del Foglio, è il politico che più di ogni altro è sceso in campo per sabotare (rottamare, diceva lui) i corpi intermedi. E il loro "partito" che oggi si oppone strenuamente al Partito della Nazione di renziana costituzione.

Di questo Pdci fanno parte, secondo Cerasa (ma il dubbio che a monte ci sia un "sufferitore" viene), innanzitutto Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, "che - scrive - dopo aver passato tanti anni della loro vita a sostenere la necessaria e inevitabile disintermediazione del mondo (potere al web), sono passati in poco tempo a scrivere appelli accorati per la difesa del corpo intermedio". E che, essi stessi, come Movimento 5 Stelle, si sono consegnati all'intermediazione nel momento in cui è nato il celebre direttorio del partito.

ne fanno parte due giornali per tanti aspetti molto diversi: il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano, che di fronte alla riforma costituzionale "hanno entrambi aperto i propri sfogli con due appelli molto accorati sul tema: la necessaria salvaguardia dei corpi intermedi.

Ne fa parte una compagine importante di Forza Italia, "quella guidata da Renato Brunetta. Ne fanno parte i magistrati con la loro battaglia contro la responsabilità civile, i sindacati con la difesa strenua del loro ruolo di cinghia di trasmissione. Ne fa parte la minoranza dem che, al di là delle battaglie con renzi su singole questioni, è il simbolo di quella politica che si batte per il persistere delle correnti, la stessa che si batte per le primarie e per l'inserimento delle preferenze nella legge elettorale.

Ne fanno parte, ancora, leader e semileader che vedono messa in pericolo la loro leadership dalla rottamazione dei copri intermedi, come Laura Boldrini, pippo Civati, maurizio Landini, Gustavo Zagrebelski, Stefano Rodotà. Ossia, scrive Cerasa, quel "gruppetto di intellettuali e politici che non avendo una leadership da seguire si nascondono dietro la zona grigia del corpo intermedio".

L'Islanda sospende l'ingresso nell'Ue "Troppi limiti alla pesca, meglio soli"

L'Islanda sospende la candidatura per entrare nell'Unione Europea, il governo: "Troppi limiti alla pesca"





L’Islanda non avvierà i negoziati per entrare nell’Unione europea. Lo ha annunciato in un comunicato il ministero degli Esteri islandese, affermando che: "Il governo considera che l’Islanda non è più un Paese candidato e richiede che l’Unione europea agisca di conseguenza da ora in poi". Il comunicato aggiunge inoltre che il governo di Reykjavik ha parlato con la Lettonia, che è presidente di turno dell’Ue. L’Islanda avviò i primi colloqui per unirsi all’Unione europea nel 2009, dopo la crisi economica che portò il Paese alla bancarotta ma il sostegno popolare all’adesione si è ridotto da quando, due anni fa, è salito al governo un partito con posizioni euroscettiche. La candidatura per il momento è sospesa, non ritirata. Tra i motivi principali del freno del governo conservatore ci sono i limiti al pescato che le politiche europee imporrebbero a uno dei pilastri dell'economia islandese. Un tema che nel corso delle trattative tra il giugno 2011 e il gennaio 2013 è stato neanche sfiorato. 

La tetra profezia di Papa Francesco: "Sento che il mio pontificato sarà breve"

Quella profezia di Papa Francesco: il mio sarà un pontificato breve





Papa Francesco ha la sensazione che il suo sarà un pontificato breve. In una intervista alla tv messicana Televisa, Bergoglio - che festeggia il secondo anno da Pontefice - ha ammesso, secondo quanto riportato da Radio Vaticana, che sente la mancanza di poter girare liberamente, magari per poter andare in pizzeria senza essere riconosciuto. E su quella misteriosa profezia che non durerà molto, ha aggiunto: "Però potrei sbagliarmi". 

All'intervistatrice che ha accennato all'eventualità di un ritiro per limiti di età, il Papa ha risposto di non condividere un'evenienza del genere per la figura del Pontefice (ha definito il papato una "grazia speciale") ma ha anche detto di apprezzare la strada aperta da Benedetto XVI sulla figura del Papa emerito. Una "scelta coraggiosa" come "coraggiosa" fu la decisione di avere reso pubblica la gravità degli abusi commessi da esponenti della Chiesa ai danni dei bambini.

Dal Papa, come riferisce sempre Radio Vaticana, critiche all’incapacità del clero di coinvolgere i laici a causa di un eccessivo clericalismo. Nella conversazione, Bergoglio ha affrontato anche il tema della riforma della Curia, non tanto la forma di quella che definisce "l'ultima corte" d’Europa, ma la sostanza.

venerdì 13 marzo 2015

Compagno di cella tradisce Bossetti: "Quando veniva qui mia sorella 19enne..."

Omicidio Yara, parla il compagno di cella di Bossetti: "Gli piacciono i programmi televisivi con le ragazzine. E a mia sorella 19enne..."





"Mi dispiace per Bossetti e io non voglio giudicarlo, ma ho notato che gli piacciono programmi televisivi con le ragazzine". A raccontarlo al pubblico ministero Maria Letizia Ruggeri è stato R. L., il compagno di cella di Massimo Bossetti, l'operaio di Mapello in carcere dal 16 giugno 2014 con l'accusa di aver ucciso la 13enne Yara Gambirasio. Alla richiesta di maggiori chiarimenti l'uomo avrebbe aggiunto: "Ci sono delle immagini con ragazzine che avranno 15, 16, 17 anni con i fuseaux, lui gira e poi torna indietro. Oppure si sofferma su un'immagine. Magari mentre sta scrivendo. Lui scrive molto, ma se sente la pubblicità di Amici si interrompe per guardarla. Ovviamente magari questo non vuol dire nulla”. "Però ho notato che si sofferma sulle ragazzine, sia in televisione che sulle riviste. Non sono uno stupido", ha ribadito l'uomo. E non è tutto, il compagno di cella di Bossetti dichiara di aver notato la cosa "anche nel corso dei colloqui, quando due volte è venuta mia sorella a trovarmi. Lei ha 19 anni, ma è la classica ragazza che ne dimostra meno. Bossetti dopo averla vista mi ha detto che era bella, ma proprio bella. Mi dispiace raccontare queste cose, ma credo sia giusto farlo". Si attende intanto la decisione del Tribunale del Riesame di Brescia sull'istanza di scarcerazione per Bossetti, presentata dal suo legale Cladio Salvagni.

"Che guardi?": uccide 27enne a bottigliate E' marocchino il "Kabobo" di Terni

Terni, marocchino clandestino uccide un 27enne a bottigliate in strada senza motivo





Ieri nella notte un giovane 27enne ternano, David Raggi, è stato ucciso da un 29enne marocchino ubriaco che senza motivo lo ha colpito a morte con una bottiglia di vetro dopo avergli detto "Che guardi?". Il fatto è accaduto nella piazza principale della città di Terni, dopo l'accaduto la polizia è riuscita a bloccare l'aggressore che è stato subito arrestato. Secondo gli investigatori l'aggressore, che si trovava in uno stato psicofisico alterato, ha colpito a caso, senza un motivo specifico, il primo passante che si è ritrovato vicino a lui. Prima di colpire mortalmente David Raggi, l’omicida gli ha detto "Che guardi?". Poi, Aassoul Amine, questo il nome dell’assassino, ha raccolto un pezzo di vetro da terra e lo ha colpito al collo, uccidendolo sul colpo per la recisione della giugulare. L’omicida era stato in Italia fino al 2007 perché aveva raggiunto la madre che si era sposata con un italiano, (e che attualmente dovrebbe vivere a Terni) poi nelle Mache, regione in cui risiedeva, ha commesso diversi reati, ed è a quel punto che viene espulso e riportato in Marocco. Ma lui rientra in Italia nel 2014 da Lampedusa e chiede asilo politico che gli viene negato. Da quel momento è illegale in Italia. Intanto Angelino Alfano commenta: "Che il killer non esca più di galera".

Tremenda vendetta del marito "cornuto" sul Corriere: "Cara Lucia, ti facevi tutti. Ho visto nel tuo pc e ora..."

Compra una pagina sul Corriere contro l'ex moglie: "Tutta Italia saprà del tuo spregevole tradimento"






"Amore mio, per te farei di tutto lo sai. E tu invece ti faresti tutti". Comincia così la lettera di Enzo alla ex moglie Lucia. Enzo si è comprato una pagina sul Corriere della Sera per far sapere a tutti che lei l'ha tradito e che ora ha aperto una pagina Facebook per "sputtanarla". "Dopo sette anni di matrimonio", si legge nell'annuncio, "voglio raccontare a tutta Italia il tuo spregevole tradimento". 

Le corna - Tutto è cominciato quando "ti ho vista con lui che ti baciavi davanti a quella diavolo di pasticceria, la nostra preferita (...) mia moglie e un altro uomo avvinghiati dentro una macchina, come amanti in incognito". Da lì Enzo ha cominciato a indagare e ha scoperto che "c'era dell'altro ancora, e soprattutto degli altri". Le cene con le amiche erano "un teatrino di amanti". Poi quella vacanza a Roma, perché "eri stressata per il lavoro", "come ho fatto a non capire?". E ancora: "Non sapevo che ti piacessero i ricchi, e infatti mi sa che ti piacciono tutti, dalle foto che c'erano nel tuo computer". Ed è nel pc che Enzo scopre del "personal trainer", di " real_macho con cui chattavi", e della "becera storia che ti stai facendo ora, con tu sai chi. Vedo che ti sei trovata con i miei colleghi, se vuoi te ne presento altri".

La vendetta - Conclusione: "Ti lascio", ma non finisce qui. "Non mi vergogno a raccontare a tutta Italia la vita segreta della mia mogliettina perfetta. Anzi, ho persino aperto una pagina facebook.com/tuoexmarito. Ci vediamo in Tribunale". L'annuncio si conclude così. Resta solo un dubbio: ma questa è una vera storia di corna o una esilarante operazione di marketing?

Piano: stop alle addizionali Irpef ecco cosa vuole fare il governo

Addizionali regionali Irpef, l'ipotesi del governo: stop in cambio dei soldi dell'Iva ai governatori





Il governo vorrebbe stoppare le addizionali regionali Irpef, per razionalizzare un sistema composto da 21 regimi e aliquote differenti. E' l'ipotesi allo studio di Palazzo Chigi e Ministero del Tesoro, svelata come sottolinea il Messaggero da un documento pubblicato dal deputato Pd Marco Causi, capogruppo in Commissione bilancio alla Camera. L'idea, tutta da valutare, è quella di ricompensare i governatori privati dell'entrata dell'addizionale (11 miliardi di euro) con una fetta degli incassi derivati dall'Iva. Già, ma con quale formula? Due sono le strade: una quota statica, che però vedrebbe penalizzate le regioni in caso di surplus di entrate dall'Imposta sul valore aggiunto (surplus che andrebbe allo Stato e non alle regioni), oppure una quota dinamica tutta da stabilire nelle proporzioni. 

Quella proposta ai sindaci - Il guaio è che le Regioni non hanno per ora alcuna intenzione di rinunciare all'imposta sui redditi delle persone fisiche, perché ogni anno questa voce registra entrate in aumento. E' la stessa dinamica con cui si è scontrato lo scorso dicembre il governo, quando ha fatto la stessa proposta ai Comuni. Anche in quel caso, il no dei sindaci è stato secco. Il progetto del governo era scambiare l'addizionale Irpef comunale con il pacchetto di entrate dalle tasse sulla casa nell'ambito della ridefinizione della local tax. Il Tesoro si sarebbe preso i soldi delle addizionali (introducendo una aliquota unica nazionale dello 0,67%) lasciando in cambio gli introiti dall'erede di Imu e Tasi. Il problema, però, è che come detto se l'Irpef tende a crescere di anno in anno, gli immobili garantiscono di fatto un'entrata più o meno fissa. E i sindaci (così come i governatori), già alle prese con i tagli, per ora non ci stanno.