Addizionali regionali Irpef, l'ipotesi del governo: stop in cambio dei soldi dell'Iva ai governatori
Il governo vorrebbe stoppare le addizionali regionali Irpef, per razionalizzare un sistema composto da 21 regimi e aliquote differenti. E' l'ipotesi allo studio di Palazzo Chigi e Ministero del Tesoro, svelata come sottolinea il Messaggero da un documento pubblicato dal deputato Pd Marco Causi, capogruppo in Commissione bilancio alla Camera. L'idea, tutta da valutare, è quella di ricompensare i governatori privati dell'entrata dell'addizionale (11 miliardi di euro) con una fetta degli incassi derivati dall'Iva. Già, ma con quale formula? Due sono le strade: una quota statica, che però vedrebbe penalizzate le regioni in caso di surplus di entrate dall'Imposta sul valore aggiunto (surplus che andrebbe allo Stato e non alle regioni), oppure una quota dinamica tutta da stabilire nelle proporzioni.
Quella proposta ai sindaci - Il guaio è che le Regioni non hanno per ora alcuna intenzione di rinunciare all'imposta sui redditi delle persone fisiche, perché ogni anno questa voce registra entrate in aumento. E' la stessa dinamica con cui si è scontrato lo scorso dicembre il governo, quando ha fatto la stessa proposta ai Comuni. Anche in quel caso, il no dei sindaci è stato secco. Il progetto del governo era scambiare l'addizionale Irpef comunale con il pacchetto di entrate dalle tasse sulla casa nell'ambito della ridefinizione della local tax. Il Tesoro si sarebbe preso i soldi delle addizionali (introducendo una aliquota unica nazionale dello 0,67%) lasciando in cambio gli introiti dall'erede di Imu e Tasi. Il problema, però, è che come detto se l'Irpef tende a crescere di anno in anno, gli immobili garantiscono di fatto un'entrata più o meno fissa. E i sindaci (così come i governatori), già alle prese con i tagli, per ora non ci stanno.
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