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mercoledì 28 ottobre 2015

Sondaggio: com'è il politico ideale? Va bene anche incapace, basta che sia...

Il politico dei sogni degli italiani? È un incapace. Ma è onestissimo


di Francesco Borgonovo




Non c' è da sorprendersi troppo di fronte ai risultati del sondaggio realizzato da Arnaldo Ferrari Nasi. Semmai si sente un brivido lungo la schiena quando si legge che il 68 per cento degli italiani intervistati ha come prima preoccupazione quella di avere una classe politica «onesta e trasparente» piuttosto che una «che abbia esperienza e sappia fare le cose, come proteggere gli Italiani dall' immigrazione e da certe leggi europee». Non ci si deve stupire, dicevo, perché da alcuni anni l' insofferenza popolare nei confronti della politica ha raggiunto i massimi storici: lo spirito del tempo è quello dell' ostilità nei confronti dei partiti e in particolare dei loro rappresentanti in Parlamento.

È indicativo che persino alcuni dei dipendenti del Comune di Sanremo saliti alla ribalta in questi giorni ce l' avessero con la Casta. Costoro approfittavano allegramente dei soldi pubblici evitando di presentarsi al lavoro ogni volta che potevano. Hanno ingannato gli italiani (che pagavano i loro stipendi) mostrando totale disprezzo per la cosa pubblica, tanto che in parecchi sono finiti dietro le sbarre.

Eppure, su Facebook o al bar (durante pause caffè a spese dei contribuenti) berciavano improperi all' indirizzo dei politici ladri e corrotti. Questo per dire quanto sia radicato l' astio verso la politica, tanto che persino il travet più negligente si sente in diritto di denigrarla.

Intendiamoci subito: gli italiani hanno innumerevoli e sacrosante ragioni per detestare chi dovrebbe rappresentarli al governo e in Parlamento.

In questi anni i politici hanno dato il peggio di se stessi. Anzi, il dramma è che forse hanno dato il meglio. La classe dirigente che affolla i palazzi è per lo più incompetente e inconsistente, dunque il suo comportamento rispecchia la sua essenza. Basti pensare a Ignaro Marino e allo spettacolo pietoso che ha offerto destreggiandosi fra scontrini di cene a spese nostre, sotterfugi e clamorose balle. Ma allora perché, davanti al sondaggio di Ferrari Nasi, bisogna avvertire un senso di disagio, una ventata di gelo? Perché l' odio diffuso verso i politici ha conseguenze nefaste. In quest' epoca scura bisogna avere il fegato di separare la politica da chi la esercita. E anche fra i politici bisogna sapere distinguere. Non tutti sono ladri e saprofiti. Tanti, specie a livello locale, sono validi e pronti a dare il sangue. Se non ci fossero, tutti noi saremmo più deboli ed esposti a poteri ben più marci e più spietati.

A soffiare sul fuoco dell' antipolitica non ha cominciato Beppe Grillo, bensì il Corriere della Sera, attraverso il bestseller di Stella e Rizzo intitolato appunto la Casta. Un fenomeno editoriale che ha avuto plurime imitazioni e alcuni seguiti. Nulla da dire sul contenuto, ovviamente. Ma da allora in poi, la considerazione della politica non ha fatto altro che peggiorare. E ne hanno guadagnato le forze, come i Cinquestelle, che gridavano «tutti a casa». Già, ma se tutti vanno a casa, che succede? Lo abbiamo visto, purtroppo. Arrivano i tecnici, i commissari, i funzionari. I volti incolori dell' Unione Europea e della Troika. E da questi, chi ci difende?

Il passo è breve: si parte dicendo che la politica va rinnovata nel profondo e si finisce a dire che la politica va eliminata. Siamo partiti con la Casta (Rizzoli) e siamo finiti con il libro di Stefano Feltri del Fatto intitolato La politica non serve a niente. Invece serve eccome. Perché altrimenti ci si trova al governo una disgrazia epocale come Mario Monti. O si finisce a non votare per ben tre volte.

Uno come Feltri, che lavora per il giornale più antipolitico che ci sia, alla fine fa il gioco dei poteri forti (quelli forti davvero) che vorrebbero affidare alle banche la gestione dei Paesi, e chi se ne frega se poi la gente si impicca. C' è persino un giornalista pluripremiato come David van Reybrouck il quale sostiene che le elezioni andrebbero abolite (nel saggio Contro le elezioni, edito da Feltrinelli). Visto che i politici selezionati tramite gli attuali sistemi elettorali sono scadenti - sostiene - meglio affidarsi al sorteggio.

Un po' come fanno i grillini che si affidano per ogni cosa a Internet. E infatti selezionano una marea di onestissimi incapaci. A parte il fatto che l' onestà va misurata nel momento in cui un uomo sfiora il potere, la politica non può essere trasparente. Come non può esserlo la vita delle persone. Gli arcana imperii, una volta svelati, rendono la politica impotente. Maggiore chiarezza, specie sulle spese, e maggiore condivisione delle decisioni sono auspicabili.

Ma la politica ha bisogno degli anfratti, del fango e dell' oscurità oltre che dei vetri e del sole. E noi abbiamo bisogno della politica soprattutto oggi. David Runciman, studioso molto moderato, lo spiega in un bel libro uscito da Bollati Boringhieri e intitolato semplicemente Politica. Mostra l' impatto che hanno sui Paesi le scelte politiche: fanno la differenza nella vita delle persone. Eliminata la politica, appunto, restano tecnici e banchieri. Qualcuno dice che in alcuni casi basta il mercato a fare le veci dei governi. Ma non è vero: il mercato non esiste in natura, è una creazione della politica. Robert Reich, economista liberal pentito, ha scritto un libro proprio per difendere questo assunto e per ribadire che, senza i politici, sono altre forze a dominare il mercato. Forze trasparentissime. Talmente tanto da essere invisibili. Forze che non sono disoneste, sono semplicemente disinteressate alla vostra vita.

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