Un nuovo strumento dà voce ai pazienti oncologici italiani
di Matilde Scuderi
Il questionario americano per la valutazione degli effetti collaterali 'Patient reported outcomes - common terminology criteria for adverse event' (Pro-Ctcae) da oggi è disponibile in lingua italiana.
Nato sotto il segno dell'empowerment del paziente, il questionario americano 'Patient reported outcomes - common terminology criteria for adverse event' (Pro-Ctcae) è uno strumento di valutazione che permette agli individui colpiti da neoplasie di segnalare gli effetti collaterali delle terapie in piena autonomia, svincolandosi dalla mediazione del medico e fornendo dati utili alle ricerche cliniche. Fino ad oggi il Pro-Ctcae era disponibile solo in lingua inglese ma adesso, dopo due anni di intenso lavoro, è stata resa disponibile sul sito web del National cancer institute anche la versione italiana. Per mantenere intatta la funzionalità dello strumento è stato necessario verificare la sua adattabilità al contesto culturale e di linguaggio, assicurandosi mediante interviste cognitive con i pazienti che i termini usati fossero compresi e significassero per tutti la stessa cosa; e tutto questo è stato fatto tenendo conto di molteplici fattori: genere, età, grado di cultura. Insomma, una cosa non facile ma che è stata resa possibile grazie a una alleanza tra pazienti e ricercatori; alleanza che ha portato alla costituzione, nel 2014, dell’Italian Pro-Ctcae study group formato da: Federazione delle associazioni di volontariato oncologico (Favo), Istituto nazionale dei tumori di Napoli, Fondazione Smith Kline, ricercatori dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, dell’Università statale di Milano, dell’ospedale policlinico San Martino di Genova e dell’università di Torino per l'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), dell’ospedale di Cremona per il Gruppo oncologico italiano di ricerca clinica (Goirc) e del San Matteo di Pavia. La definizione della metodologia di validazione e l’analisi statistica dei dati è stata effettuata da Caterina Caminiti, ricercatrice dell'azienda ospedaliero-universitaria di Parma. Il progetto è stato realizzato grazie alla collaborazione di oltre 200 pazienti in 15 centri oncologici italiani, che hanno partecipato alle fasi di verifica della comprensione e validazione dello strumento da oggi disponibile, che ha richiesto la realizzazione di oltre 100 interviste dei pazienti a cura di Silvia Riva, dell’Università statale di Milano. “Abbiamo reso un servizio all’oncologia medica Italiana, dal momento che i Pro-Ctcae sono e saranno sempre più spesso usati negli studi clinici nazionali ed internazionali sui nuovi farmaci e la mancanza di una traduzione validata avrebbe di fatto escluso i centri Italiani dal contesto della ricerca più avanzata nei prossimi anni - spiega Francesco Perrone dell’Istituto nazionale tumori di Napoli - inoltre speriamo di superare la tendenza alla sottostima da parte dei medici delle tossicità con maggiore componente soggettiva. Non per negligenza, ma per le dinamiche tipicamente insite nella relazione tra paziente e medico, che solo uno strumento apposito può superare”.
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Nei prossimi mesi, grazie alla collaborazione tra l’Italian Pro-Ctcae study group e la Federazione dei gruppi oncologici cooperativi italiani (Ficog) vedrà la luce un ampio studio che consentirà di validare ulteriormente lo strumento Italiano nelle diverse forme di tumore e con le diverse classi di farmaci antitumorali. “E soprattutto abbiamo uno strumento che migliora il rispetto per la persona malata poiché gli consente di essere al centro del processo valutativo dei nuovi farmaci, riportando in maniera diretta quanto gli effetti collaterali delle terapie oncologiche possono pesare sulla vita di tutti i giorni a livello relazionale, psico-fisico e in tutti i versanti dell’esistenza - afferma l’avvocato Elisabetta Iannelli, segretario generale Favo - grazie alla rilevazione effettuata mediante il Pro-Ctcae, la rilevanza e la tollerabilità degli effetti collaterali di chemioterapia ed altre terapie oncologiche non saranno segnalati indirettamente dal curante ma direttamente dalla persona che li vive sulla propria pelle. Potrebbe accadere, infatti, che effetti come nausea o difficoltà di concentrazione possano essere avvertiti dal singolo paziente come fortemente invalidanti e pregiudizievoli per la propria qualità di vita - conclude Iannelli - mentre per il curante gli stessi effetti potrebbero essere ritenuti meno rilevanti o gravi dal punto di vista strettamente clinico. È importante che ora il Pro-Ctcae venga utilizzato in tutte le sperimentazioni cliniche in ambito oncologico come strumento standard e ci auguriamo che le agenzie regolatorie e l'intera comunità scientifica ci aiutino a realizzare questo obiettivo”