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lunedì 15 maggio 2017

È ripartito l'attacco hacker Se colpisce il tuo computer? La guida: ecco cosa devi fare

In Cina riparte l'attacco hacker. La Polizia postale: "Ecco come difendersi"



Come annunciato, è ripartito l'attacco hacker più grande di tutti i tempi: il virus WannaCry - che venerdì ha infettato pc e organizzazioni di 150 Paesi in tutto il mondo, Italia inclusa - sta colpendo i Cina. Secondo i primi dati circa 24mila sedi di istituzioni e agenzie governative sono state colpite: il virus rende inaccessibili i dati del computer e chiede di pagare un riscatto in Bitcoin, la moneta virtuale.

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Secondo le ultime stime, l'attacco informatico ha infettato in totale 200mila computer. Eppure attualmente l'ammontare dei soldi raccolti dai pirati informatici si aggira intorno ai 42mila dollari. Una cifra non altissima considerato che il malware in questione ha come obiettivo proprio il pagamento di un riscatto. Ma tant'è, l'allerta rimane altissima anche perché online c'è già una seconda variante di WannaCry, più pericolosamente della precedente.

In questo contesto, dove l'Italia può essere nuovamente colpita, la Polizia postale ha rilasciato sul proprio sito un vademecum per cercare di difendersi dal virus dai mille nomi (WCry, WannaCry e WanaCrypt0r). Si trattano di istruzioni vere e proprie, destinate a cittadini ed aziende.

                     

AREE TERREMOTATE Amgen e Fondazione Francesca Rava insieme donano una scuola a Norcia

Amgen e Fondazione Francesca Rava insieme donano una scuola a Norcia


di Matilde Scuderi



Prosegue l'opera di ricostruzione di Norcia comune che, dopo gli eventi sismici del 30 ottobre 2016, rialza la testa e guarda al futuro puntando sui giovani, anzi, sui giovanissimi: 125 bambini potranno infatti frequentare la nuova scuola materna, resa possibile grazie all'operato della Fondazione Francesca Rava onlus - rappresentante italiana dell'organizzazione umanitaria internazionale Nuestros Pequenos Hermanos (Nph) - che vede tra i sostenitori anche la Fondazione Amgen, il braccio filantropico dell’omonima azienda biotecnologica. La scuola avrà una superficie di oltre 560 m2 e comprenderà quattro classi e una sezione primavera per i più piccoli. L'inaugurazione ha visto la presenza di più di 80 bambini e di molti rappresentanti delle istituzioni: il sindaco di Norcia Nicola Alemanno, l’assessore Antonio Bartolino della regione Umbria, la direttrice scolastica Rosella Tonti, l’architetto Laura Galimberti, coordinatrice della struttura di missione della presidenza del consiglio dei ministri per la riqualificazione dell’edilizia scolastica, il dirigente dell’ufficio l’avvocato Filippo Bonaccorsi e Alfiero Moretti della protezione civile umbra.

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“La scuola non è solo un edificio fisico dove studiare e istruirsi, ma è anche e soprattutto un luogo dove ci formiamo come persone - afferma Francesco Di Marco, amministratore delegato di Amgen Italia - Siamo felici di poter essere partner di questo progetto di ricostruzione perché ripartire dai bambini vuol dire investire sul nucleo fondante della nostra società. Poter offrire loro una struttura sicura nella quale diventare gli adulti di domani è un messaggio di speranza per il futuro, nostro e del territorio.” “Il nostro impegno per i bambini del centro Italia prosegue quindi con ancora più forza, con la costruzione delle scuole a Norcia cui seguiranno poi due scuole a Cascia - ha dichiarato Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava - C’è molto da fare, abbiamo bisogno di sostegno e rilanciamo quindi il nostro appello di aiuto”.   Il progetto per la costruzione della scuola ha avuto tra i main sponsor Costa Crociere Foundation, Gucci, e Kpmg. Altri sostenitori sono stati il Gruppo Danone e Mapei. Numerosi anche i donatori e volontari provenienti da tutta Italia.

Kim Jong firma il suicidio Altro razzo, "pericolosissimo" E sfiora Putin: verso la guerra

Corea del Nord, altro test missilistico: "Razzo più pericoloso degli altri". E...



Pace e trattative? Ma quando mai. Pochi minuti dopo l'apertura della Corea del Nord al dialogo con gli Stati Uniti, il dittatore pazzo ha sganciato un altro missile. Ecco l'ultima provocazione di Kim Jong-un, a detta degli esperti ben peggiore delle precedenti. In primis perché si trattava di un'arma molto più pericolosa. E ancora, perché il razzo ha sfiorato la Russia. "Non credo che il presidente Putin possa essere contento", ha commentato Donald Trump, sempre più prossimo all'azione militare contro Pyongyang. Insomma, chi sperava che il processo di pace si potesse avviare nel corso del super-meeting che si apre a Pechino ("Sulla via della Seta") e a cui parteciperanno i rappresentanti di più di 100 stati, Corea del Nord compresa, si sbagliava.

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"La Corea del Nord ha lanciato un missile balistico non meglio identificato intorno alle 5.27 di oggi da un'area nelle vicinanze di Kusong, nella provincia di Pyongan", ha affermato lo stato maggiore sudcoreano. Il missile avrebbe volato per settecento chilometri e 30 minuti circa prima di finire nel Mar del Giappone, tra le proteste di Tokyo. Gli esperti di tutto il mondo sono già al lavoro per identificare con precisione il tipo d'arma utilizzata, e il comando Usa nel Pacifico fa sapere, dalle Hawai, che il volo non aveva le caratteristiche di un missile intercontinentale e che dunque "il lancio non ha rappresentato nessun tipo di minaccia per l'America del Nord".

Ma, si diceva, l'arma era peggiore delle altre. Il punto è che secondo i calcoli dell’esperto David Wright, se un missile vola per 30 minuti vuol dire che potrebbe fare 4500 chilometri se lanciato nella giusta traiettoria: si tratterebbe dunque di un razzo a raggio intermedio e molto più pericoloso dei precedenti sganciati dal regime comunista. Più potente di questo ci sarebbe solo il missile intercontinentale che Kim ha minacciato di realizzare nel suo ormai famoso discorso di Capodanno.

Kim Jong-un, insomma, continua a scherzare col fuoco. Trump ha ripetuto più volte di essere pronto a rispondere "con ogni mezzi, non escluso militare" a una nuova provocazione. E questa provocazione è peggio delle altre. Ci si metta poi che questo lancio ha "lambito" anche lo zar Putin. Un lancio che potrebbe aver siglato la condanna al suicidio del dittatore pazzo e comunista.

Torna la leva obbligatoria? Parla il ministro Pinotti: Italia, l'ombra della guerra

Leva obbligatoria, il ministro della Difesa Pinotti apre: "Non si può escludere"



"Non è un dibattito obsoleto" quello sull'ipotesi di un ritorno a qualche forma di leva obbligatoria. Così il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, la quale aggiunge che è "un tema che si è riaperto in Europa ma non solo in Svezia, ma anche in Francia, dove, alle ultime presidenziali, l'argomento è stato toccato da molti candidati, compreso Macron". Il ministro, dunque, non esclude il ritorno al militare obbligatorio, anche se non è chiaro in che modo. Una posizione simile a quella espressa più volte dal leader della Lega Nord, Matteo Salvini. Una posizione dettata anche dal difficile contesto internazionale, con la minaccia terroristica che continua ad incombere sul nostro Paese.

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La Pinotti ha parlato a margine della manifestazione degli Alpini a Treviso. Nella sua ipotesi, la leva "non è più solo nelle forze armate ma con un servizio civile che divenga allargato a tutti". "Da un lato - ha aggiunto - per le missioni internazionali abbiamo bisogno di militari professionalmente preparati e qui la leva obbligatoria non sarebbe lo strumento più idoneo. Ma l’idea di riproporre a tutti i giovani e alle giovani di questo paese un momento unificante, non più solo nelle forze armate ma con un servizio civile che divenga allargato a tutti ed in cui i giovani possono scegliere dove meglio esercitarlo è un filone di ragionamento che dobbiamo cominciare ad avere".

"Appena entrato in bagno..." Schettino, il suo dramma dopo due giorni di carcere

Schettino: "Appena entrato in carcere, in bagno ho capito che devo ripartire..."



Francesco Schettino è in carcere: 16 anni per il naufragio della Costa Concordia. E non si torna indietro: la parola fine l'ha messa la Cassazione. Il capitano è a Rebibbia, dove la sua paura principale è la claustrofobia. Abituato al sole, al mare, ora si trova in una cella minuscola con altri tre detenuti. Delle sue paure ne dà conto Aldo Di Biagio, senatore indipendente all'interno del gruppo di Area Popolare, che lo ha incontrato e ha raccontato l'incontro al quotidiano Il Mattino.

Al senatore, Schettino ha confidato: "È come se fossi ritornato mozzo. Del resto ho cominciato dal basso e sono diventato comandante. Ma già la notte di gennaio in cui mi hanno messo in cella di sicurezza a Orbetello, dopo il naufragio, mi è sembrato di ritrovarmi proprio nella vecchia stanzetta da giovane marinaio. Così, non appena sono entrato qui a Rebibbia, ho pulito il bagno che era sporco, e ho pensato: ok, bisogna reagire. Ricomincio da mozzo".

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Parole dove si mescolano speranza e disperazione, quelle del capitano. Dunque, spiega le ragioni per le quali si è presentato al penitenziario romano. "Prima avevo deciso di costituirmi a Bollate, a Milano. Ma poi, visto che ero venuto nella Capitale per stare lontano dal mio Paese, ho preferito Rebibbia. C'è una ragione per tutto questo, ed è che non volevo che mia figlia dovesse fare la fila per venirmi a trovare a Poggioreale. Napoli è la sua città, magaari qualcuno avrebbe potuta riconoscerla. E volevo evitarle quest'altro dolore", conclude Schettino.

Al Colle "strana" mossa di Mattarella, Boschi in un mare di guai: cosa può accadere

Boschi, si muove Mattarella: i timori per il governo Gentiloni e per le prossime...



Il caso-Boschi innescato da Ferruccio De Bortoli arriva fino al Quirinale. Già, perché Sergio Mattarella "vuole vederci chiaro". Il Capo dello Stato avrebbe chiesto di "accendere un faro" su una vicenda che non gli piace affatto e che lo ha spinto a muoversi, certo non in pubblico. E il fatto che un presidente "poco interventista" come Mattarella sia turbato da ciò che sta accadendo la dice lunga sul mare di guai in cui si trova Maria Elena Boschi.

Dei movimenti dell'inquilino del Colle ne dà conto un retroscena de Il Giornale: Mattarella segue "con attenzione" e con una certa preoccupazione gli sviluppi della vicenda Unicredit-Etruria. Il punto è che quella di De Bortoli è soltanto l'ultima bomba che rischia di minare il futuro di Paolo Gentiloni. Non tanto perché verrà accolta la mozione di sfiducia nei confronti della Boschi - quasi impossibile -, e neppure per una possibile crisi di governo (possibile, ma meno probabile). Il punto, secondo Mattarella, è che l'esecutivo si trova alle prese con una lunga serie di problemi che ne ostacolano l'azione, minando ulteriormente la credibilità dei partiti tradizionali.

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Si pensi, per esempio, alle tensioni con l'Europa sul deficit, le polemiche su Ong e vaccini, le dichiarazioni di Debora Serracchiani. Ogni giorno, insomma, c'è un incidente. E quello "Boschi-Etruria" è soltanto l'ultimo di una lunga serie di incidenti "Boschi-Etruria". Certo nessuno cerca la crisi, ma in un contesto come questo anche una piccola grana può avere conseguenze serie. E Banca Etruria non è certo un caso di poco conto. Un caso che, dalla Boschi, a cascata può travolgere anche Renzi. E il timore di Mattarella è che alle prossime elezioni si trovi a dover conferire l'incarico di formare il governo a chi proprio non avrebbe mai voluto darlo.

Nanny Italy. Italia uno stato sempre più paternalista in materia di salute (di Francesco Pellegrino)

Nanny Italy. Italia uno stato sempre più paternalista in materia di salute


di Francesco Pellegrino


Dott. Francesco Pellegrino

La recente ricerca dell’Institute of Economic Affairs in collaborazione con Epicenter esamina, oramai, da anni l’interventismo di stato sugli stili di vita del cittadino e del prendersi cura di sé, rendendoci una situazione italiana promiscua di mezza classifica dove mediamo la situazione del liberismo estremo di stati quali la repubblica Ceca, la Germania e l’Olanda, contrapposte all’estremo paternalismo di stati quali la Finlandia, la GranBretagna e la Francia.

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In pratica la ricerca valuta una serie di beni di consumo quali il tabacco, le bibite gassate, il cibo, gli alcolici e le sigarette elettroniche, analizzandone i comportamenti regolatori e fiscali correlati. La ricerca intende valutare l’interventismo contrapposto al presunto libero arbitrio del cittadino in mercati in cui il correlato diretto è il costo della salute indotto da stili di vita.

La questione valutata è estremamente intrigante culturalmente ed allo stesso tempo valuta quanto il cittadino condizioni più o meno indipendentemente con le sue scelte i costi comunitari della salute.

Questo genere di questione condiziona e condizionerà sempre più nel futuro la sostenibilità della Comunità e del welfare, infatti è di questi giorni la discussione animata sulle vaccinazioni e la scelta comunitaria di vaccinazione di massa affinchè abbia un valore di salute reale e di prospettiva di salute di massa.

La scelta odierna di partecipare ad uno stato che scelga per l’alto spirito di Comunità, animato da interessi comuni viene continuamente minata dal susseguirsi di eventi, inchieste, condanne e soprattutto dal vivere continuamente una Sanità che si mostra poco avvezza all’ascolto del cittadino, che continua a mostrare pratiche di clientele verificate nelle liste di attesa, nella Sanità privata che continua a speculare invece di assumere il ruolo dignitoso e dinamico di compartecipante alle sfide di un futuro sanitario, di professionalità che spesso mancano visibilmente di caratura ed adeguatezza professionale prima ancora di ignoti aspetti etico deontologici.

L’ideale ruolo dello Stato dovrebbe probabilmente proporre un paternalismo a progetto, rendendo il divieto degli happy hour finlandesi una opportunità accompagnata a processi di educazione sulla tutela della propria salute dall’uso della bevanda che crea maggiore dipendenza al mondo, l’alcol, generado danni organici che vanno dai presunti banali postumi della sbronza o dell’obnubilamento mentale alla certa dipendenza da alcolici. Questi processi andrebbero accompagnati ad interventi finanziari su aziende commercializzanti i suddetti prodotti in quanto fornitori di sostanze che nuociono gravemente alla salute.

La questione posta dai peroratori dei sedicenti stati liberali è che in tal modo violeremmo il libero arbitrio del cittadino. 

Corretto l’impianto critico se gli attori concorrenti fossero unicamente lo Stato/Comunità ed il cittadino, quando invece consideriamo l’attore agressivo del soggetto commercializzante l’alimento o la bevenda in questione lo stato dovrebbe porre la scelta al cittadino che pretendesse di esercitare un libero arbitrio assoluto la conseguenza di privarsi al contempo delle tutele comunitarie di salute non gravando più nel presente o nel futuro di conseguenze salutistiche, assumendo in proprio il costo delle conseguenze, oppure in alternativa gravare il prodotto scelto liberamente di costi aggiuntivi che possano garantire e tutelare la Comunità da conseguenze salutistiche, indipendenti da scelte comuni ma generate da condizionamenti pubblicitari o liberi arbitri.

L’esempio più immediato ed attuale è la tassa sulle bevande ad alto contenuto zuccherino che certamente stanno concorrendo da tempo a generare e continuamente alimentare la pandemia mondiale del diabete, della sindrome metabolica e dell’incidenza di problematiche cardio, nefro e cerebrovascolari.

Quale responsabilità grava sugli stakeholders istituzionali? 

Scelgono sotto la spinta di lobbies economiche mancando al mandato politico di tutelare gli interessi dei cittadini generando di conseguenza problematiche che genereranno costi insostenibili da qualsiasi sistema sociosanitario moderno.

Quis custodiet ipsos custodes?

Dott. Francesco Pellegrino
Via G.A. Acquaviva, 39, 81100 Caserta.
E_mail: frankpiglrim@gmail.com
Cell: 348.8910362