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lunedì 24 aprile 2017

Immortale Valentino Rossi Secondo a Austin, a 38 anni è leader del Mondiale MotoGp

MotoGp, Valentino Rossi secondo a Austin balza in testa al mondiale



Valentino Rossi in testa al mondiale della MotoGp. Davanti a tutti, persino a quel Maverick Vinales che dopo le prime due gare del mondiale sembrava insuperabile. A Austin, nel Gran Premio degli Stati Uniti, il pilota numero 46 della Yamaha taglia il traguardo al secondo posto, dietro soltanto a "Capitan America" Marc Marquez, giunto con la Honda al suo decimo successo oltreoceano. Sul gradino più basso del podio si è piazzato Daniel Pedrosa su Honda. Vinales, invece, è caduto nelle prime fasi della gara. nella classifica del mondiale MotoGp Valentino Rossi ha 56 punti e guida davanti a Vinales con 50 e a Marquez con 38.

domenica 23 aprile 2017

Perchè discutere del valore delle vaccinazioni? La parola al dott. Francesco Pellegrino

Perchè discutere del valore delle vaccinazioni?



di Francesco Pellegrino
per il Notiziario sul web



Dott. Francesco Pellegrino

Negli ultimi giorni si è scatenata una discussione furente sul valore delle vaccinazioni e sul senso socio sanitario di Comunità.

Già avevamo assistito e partecipato alla discussione del valore di guardia delle vaccinazioni riferito alla tutela di gregge, inteso quale senso civico Comunitario di partecipare attivamente, con senso di responsabilità al far corpo unico nella ricerca di eradicazione di patologie infettive che avevano flagellato la vita umana nella storia passata.


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Negli ultimi giorni si è aggiunto alla discussione di fondo dell’inequivocabile necessità di disporre di vaccini che ci facciano guardare ad un futuro libero da patologie, una seconda ondata discussiva generata dal servizio della trasmissione Report che si è levata minacciosa come uno tsunami, con la proposizione di discutere non tanto del valore teorico assoluto delle vaccinazioni quanto della tutela della safety correlata all’uso dei vaccini.

Questa proposizione centra in modo formidabile quanto da qualche tempo stiamo cercando di proporre nella discussione sulla proposta di salute futura ed ideale. 

Quando un servizio acquista un prodotto od un mezzo per garantire salute, certamente l’acquisto lo esegue per garantire una tutela od un miglioramento dello stato di salute contemporaneamente però qualora il politico od il gestore della cosa pubblica rispondesse alla diligenza del buon padre di famiglia (bonus pater familias del diritto romano) terrebbero ben da conto quanto proposto dalla trasmissione in oggetto ovvero un prodotto va valutato e monitorato continuamente per le evenienze secondarie correlate.

In uno scenario internazionale dove continuamente si propone una visione critica da parte di associazioni indipendenti che non accettano che i produttori siano gli unici attori di erogazioni di verità ed evidenze, che nonostante ci abbiano fatto fare straordinari passi in avanti nell’opportunità di salute, ci rendono passivamente succubi di possibili mezze verità (quanti dati scientifici negativi sono stati pubblicati negli ultimi decenni fino all’obbligo imposto della pubblicazione degli stessi) di speculazioni (senza voler risalire alla talidomide basterebbe ricordare la cerivastatina con la rabdomiolisi ) di sbilanciamento del rapporto finanza salute pubblica.

Basterebbe richiamare le aziende farmaceutiche alle loro Mission dichiarate (migliorare e salvaguardare le vite degli uomini, lavorare insieme per un mondo più sano, mettere al centro delle proprie attività le esigenze dei pazienti etc etc) creando un rapporto etico di finanza tenendo ben presente che uno stato di salute che migliora apre nuove sfide e nuove opportunità di benessere di salute e di finanza.

Questo ci porterebbe fuori dalle paludi delle malpractices, del generare devianze dai propri compiti ma soprattutto dal perdere di vista la sofferenza del paziente e la tutela della dignità dello stesso perdendo di vista l’arricchimento possibile di se stessi di nuova energia vitale e nuovo significato alla propria vita, come parte di un ingranaggio comunitario che ci ha reso nella storia una Comunità unica e felice.

Nello specifico per i vaccini viene chiesto, onde fugare scuole di pensiero di avversione preconcetta e deleteree soprattutto per la resposabilità sociale e sanitaria che grava su un offerta sanitaria articolata, autorevole e conquistata con sacrificio di uomini e vite, viene chiesto dicevo di considerare quanto proposto quale discussione di possibili evenienze secondarie, per cui basterebbe procedere con analisi di revisione da parte di associazioni scientifiche indipendenti capaci di revisionare in termini di utilità dell’offerta di salute. 

Andrebbe tenuto in buon conto, richiamando la diligenza del buon padre di famiglia che qualora ci fosse stato danno con la consapevolezza di produttori, fornitori, professionisti sponsorizzanti o altri, che questi siano puniti penalmente ed amministrativamente per danno biologico, onde segnare la strada a future professionalità sempre più etiche nei fatti più che nelle dichiarazioni.

Infatti le scarse segnalazioni di farmacovigilanza debbono fungere quale consuntivo di ridotta sensibilità tipicamente italiana del non segnalare ogni causa che possa tutelare pazienti futuri e permettere di revisionare il reale valore finanziario del prodotto acquistato.

Veritas filia temporis

Dott. Francesco Pellegrino
Via G.A. Acquaviva, 39, 81100 Caserta.
E_mail: frankpiglrim@gmail.com
Cell: 348.8910362

Milano. Al grande ospedale Niguarda il cinema è terapia con ‘MediCinema’

Milano. Al grande ospedale Niguarda il cinema è terapia con ‘MediCinema’


di Martina Bossi


Milano. Al grande ospedale Niguardail cinema è terapia con ‘MediCinema’

Parte dal Grande Ospedale Metropolitano Niguarda il progetto della prima sala cinema sensoriale firmata MediCinema. La sala, la prima di Milano, è stata presentata a un anno dall’inaugurazione presso il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, dove è sorto il primo vero cinema integrato in una struttura ospedaliera in Italia. E anche Topolino ‘in carne ed ossa’ è intervenuto per un saluto ai presenti e per portare un sorriso al Grande Ospedale Metropolitano Niguarda. La sala MediCinema verrà realizzata nel Blocco Nord dell’Ospedale, grazie al contributo di privati e alla generosità di aziende come The Walt Disney Company Italia, da subito in prima fila tra i sostenitori del progetto. Anche Milano avrà quindi la sua prima sala cinema sensoriale integrata nell’Ospedale Niguarda, sede di tutte le specialità cliniche e chirurgiche per l’adulto e il bambino, ma con un’identità che lo contraddistingue e lo rende un riferimento nazionale per la capacità di integrare tutte le competenze e le tecnologie per la cura dalla diagnosi alla riabilitazione.

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Il direttore generale del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda Marco Trivelli ha sottolineato che "l’ambizione dell’Ospedale è prendersi cura della persona nella sua globalità e individualità e per questo, convinti degli effetti positivi della cinematerapia sui pazienti, attraverso questo progetto vogliamo realizzare uno strumento in più per donare sollievo, momenti di normalità, di distrazione dalla malattia per chi è ricoverato in ospedale. Il Niguarda, da tempo, ha già in atto una positiva esperienza in questo ambito con la sala cinematografica nell'area ‘Spazio Vita’ dell’Unità Spinale e più recentemente in pediatria. Questa innovativa sala sensoriale verrà realizzata al Blocco Nord grazie alla progettualità e l'impegno di MediCinema onlus e il prezioso sostegno di Walt Disney Company Italia”. Il progetto prevede l’allestimento di uno spazio di circa 300 metri quadri tecnicamente all’avanguardia e  raggiungibile da ogni parte della vasta struttura ospedaliera attraverso corridoi sotterranei, illuminati e riscaldati. Lo spazio sarà adibito alla terapia di sollievo per i pazienti, adulti e bambini in degenza ospedaliera ed accessibile anche ai familiari dei degenti. L’attività di terapia con il cinema sarà, a Milano, completata dall’utilizzo di vibro-acustica con basse frequenze quale innovazione di intervento terapeutico. La sala, come a Roma, è progettata per accogliere anche pazienti allettati e in carrozzina.

L’annuncio arriva contestualmente alla presentazione dei risultati della prima fase dello studio sulla terapia di sollievo attraverso il cinema avviato un anno fa nella sala del Policlinico universitario dell’ospedale romano. Uscire dalla propria stanza e assistere a un film è un’esperienza terapeutica che aiuta a ridurre la percezione del dolore, portando sollievo ai pazienti e alle loro famiglie. Lo sanno bene al Policlinico Gemelli di Roma dove, da settembre 2016, è in corso lo studio osservazionale, condotto insieme ai ricercatori della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, coordinato dal professor Celestino Pio Lombardi, direttore Chirurgia Endocrina Università Cattolica-Policlinico A. Gemelli di Roma e responsabile scientifico di MediCinema Italia Onlus, il quale conferma il grande potenziale terapeutico del cinema durante la cura in ospedale. Lo studio è condotto grazie ad una programmazione bisettimanale che include l’intera collezione dei film Disney Pixar, in parallelo ai nuovi lanci cinematografici. Enrico Zampedri, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli, ha dichiarato: “il progetto MediCinema al Gemelli, oltre ad aver reso più umano e accogliente l’ospedale sta confermando, con i primi dati della ricerca, che la cinema-terapia funziona; anche per questo siamo davvero lieti che questa esperienza, che si avvale del contributo di partner come Disney Italia, si stia estendendo anche ad altre importanti realtà ospedaliere italiane come l’Ospedale Niguarda. La terapia del sollievo con il cinema porta davvero beneficio ai pazienti e con l’ampliamento della ricerca a livello multicentrico avremo più rapidamente risultati significativi e utili nell’interesse dei pazienti”.

La prima parte dello ‘Studio clinico osservazionale sugli effetti della terapia di sollievo con il cinema durante la degenza ospedaliera e nell’approccio alla malattia’, condotto in collaborazione con il Centro Clinico Nemo e Spazio Vita-AUS Niguarda che si sono occupati di nuclei specifici di osservazione, ha interessato 240 pazienti del Gemelli e 20 pazienti del Niguarda. Le evidenze mostrano nei 240 pazienti del Gemelli che hanno partecipato alla ‘terapia con cinema’, di cui 120 bambini, un miglioramento tra il 20 e il 30 per cento nella percezione del dolore. È emerso che, a differenza dei pazienti rimasti in corsia, la maggior parte (ben l’80 per cento) di quelli che hanno assistito ai film presentavano una riduzione significativa della percezione di trovarsi e sentirsi in ospedale, accompagnata dalla percezione di vivere in un clima emotivo che si avvicina a quello sperimentato a casa propria e, comunque, al di fuori del contesto ospedaliero. La visione del film riesce anche ad alleviare gli stati di tensione, insofferenza e rabbia, non rari tra i bambini ospedalizzati. Ma, aspetto forse ancora più rilevante, è emersa nei bambini che hanno assistito alla proiezione del film una considerevole riduzione dei sintomi d’ansia, di depressione e dei disturbi di tipo psicosomatico (ad esempio il mal di pancia) presenti spesso tra i bambini ospedalizzati.

Lo studio ha inoltre osservato come la partecipazione al programma MediCinema crei tra i partecipanti, rispetto ai pazienti che rimangono in corsia, uno stato di benessere psico-fisico più accentuato e una riduzione della tensione emotiva. Tra i bambini, oltremodo, la ricerca evidenzia un netto miglioramento delle relazioni coi famigliari e l’accettazione partecipata delle cure mediche. Risultati analoghi, seppur preliminari, sono stati rilevati anche nelle esperienze del Niguarda, in cui emerge soprattutto un rafforzamento positivo del tono dell'umore. Per i gruppi osservati al Niguarda, coordinati da Gabriella Rossi, responsabile Psicologia Clinica Centro Clinico Nemo del Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, appare rilevante dai questionari somministrati, non solo il grado di soddisfazione rispetto alla qualità del ‘tempo in ospedale’, ma anche la percezione di essere in una dimensione di ‘normalità di vita’. I reparti in cui è in atto l’esperienza del cinema sono: Nemo, dedicato alla riabilitazione di patologie neuromuscolari - progressive, invalidanti inguaribili e non per questo incurabili! - e l’Unità Spinale Unipolare - condizione di disabilità para e tetraplegia - ove, in entrambi i reparti, la ripresa di una dimensione di ‘normalità’ e di un ‘tempo di vita soddisfacente’ sono obiettivi prioritari della riabilitazione globale.

“Lo sforzo e l’impegno di MediCinema Italia Onlus - ha raccontato la presidente dell’Associazione Fulvia Salvi - è quello di portare il cinema negli ospedali, con vere Sale Cinema, dove possibile, ma soprattutto di offrire attraverso lo studio scientifico (il primo in assoluto a livello internazionale) soluzioni e strumenti innovativi per supportare le terapie riabilitative e il trattamento del disagio individuale e sociale. Il nostro obiettivo rimane sempre il paziente e il servizio alla persona. Per questo ci stiamo impegnando a lavorare sempre meglio sui contenuti e ad aggiungere tecnologia nelle nostre sale migliorando il valore della cura e a promuovere progetti e studi di ricerca per coinvolgere giovani ricercatori attraverso borse di studio. L’ambito della ricerca e i risultati tangibili che potremo raccogliere sono l’obiettivo principale per la crescita di MediCinema Italia. A sostegno della realizzazione della sala, a metà maggio partirà una campagna di fundraising che sosterrà parte dei lavori al Niguarda: un appello ai tanti amanti del cinema e ai milanesi tutti, per dare una mano concreta a questo splendido progetto”.

Daniel Frigo, amministratore delegato di The Walt Disney Company Italia, ha commentato: “Siamo davvero orgogliosi che il nostro supporto nella realizzazione della prima sala MediCinema in Italia abbia portato ad un impatto sociale così positivo sui pazienti del Gemelli e siamo pronti a dare il nostro continuo sostegno a questo innovativo progetto anche al Grande Ospedale Metropolitano Niguarda della città di Milano, sede storica del quartier generale della Disney fin dal 1938, anno del suo arrivo nel nostro Paese. Ed è anche per questo che i Disney VoluntEARS, i volontari della famiglia Disney, sono pronti a mobilitarsi per dare un contributo concreto questo progetto”.

I giovani bevono troppo alcol: “Vizio da troncare sul nascere”

I giovani bevono troppo alcol “Vizio da troncare sul nascere”


di Matilde Scuderi



Malgrado il divieto vendita e somministrazione di bevande alcoliche al di sotto dei 18 anni - rafforzato dall'ultima normativa di febbraio 2017 - i giovanissimi italiani bevono alcolici, e ne bevono troppi. A dirlo sono i dati del report elaborato dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità (Iss) presentato in occasione dello scorso 'Alcohol prevention day' che dimostrano che il divieto è ampiamente disapplicato e che occorre una riflessione sull’esigenza di iniziative a supporto del rispetto della legalità. Aumentano i consumi pro-capite di alcolici - coerentemente con le tendenze mostrate dai dati Istat - di oltre 35 milioni di consumatori di più di 11 anni, con prevalenza maggiore tra gli uomini rispetto alle donne con una evidente crescita dei consumi al di fuori dei pasti, che nel 2013 erano il 25,8 per cento, nel 2014 erano il 26,9 per cento, nel 2015 risultano il 27,9 per cento. Anche i consumatori occasionali sono in crescita e passano dal 38,6 per cento del 2014 al 42,3 per cento del 2015. Sono soprattutto le donne e naturalmente i giovani, adolescenti e minori a bere fuori pasto.

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"I nuovi modelli del bere proposti dal marketing e dalle mode sostenute negli anni da strategie di mercato sono una realtà ben evidenziata in tutta Europa. L’Italia è oggi sotto l’effetto dell’onda lunga di abitudini di consumo avviate in realtà nord-europee - commenta Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss - tuttavia, grazie a importante campagne di sensibilizzazione, si è già incominciata a verificare tra i giovani la sostituzione di queste abitudini con alternative culturali più salutari e socializzanti ad esempio legate al fitness o al cibo". In Italia il fenomeno del binge drinking - che consiste in una sorta di abbuffata alcolica finalizzata esclusivamente al raggiungimento dell'ubriachezza - ha coinvolto all’incirca l’11 per cento dei consumatori e poco più del 3 per cento delle consumatrici con oltre 3.700.000 binge drinkers di età superiore a 11 anni e valori massimi registrati nell’adolescenza e tra i 18-24enni, fascia in cui 1 maschio su 5 e 1 femmina su 10 bevono sino all’intossicazione episodica ricorrente. Sono i maschi a superare significativamente le femmine in ogni classe di età, ad eccezione degli adolescenti, dei minori per i quali la forbice si restringe accomunando i pari in termini di rischio. Le stime dei consumatori a rischio, elaborate dall’Iss, fanno emergere una vasta platea d’intervento orientato all’identificazione precoce per quasi 8.500.000 individui che sono considerati consumatori rischiosi secondo anche secondo i limiti stabiliti dalle linee guida correnti di recente condivise dalla joint action europea 'Reducing alcohol related harm' (Rarha). Circa il 23 per cento degli uomini e il 9 per cento delle donne di età superiore a 11 anni potrebbero essere ricondotti ad un consumo moderato anche con l’intervento dei medici che possono suggerire nuovi stili di vita. "Dei circa 6.000.000 di consumatori rischiosi di bevande alcoliche e dei 2.500.000 di consumatrici a maggior rischio che nel 2015 non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica riguardo alle quantità da non superare nel consumo di bevande alcoliche, circa 710mila seguono modalità di consumo che hanno già procurato un danno all’organismo o un’alcoldipendenza - conclude Scafato - si tratta di pazienti che si trovano in necessità di un trattamento che oggi è fornito a poco più di 72mila alcolisti nei 499 servizi alcologici del Servizio sanitario nazionale. La sfida è intercettare il rischio prima che possa evolvere in danno e alcoldipendenza e quindi far salire la quota dei pazienti in carico ai servizi che oggi intercettano poco più del 10 per cento di quanti avrebbero necessità di cure specifiche". 

BOOM I segreti dell'ex finiano Così massacra Gianfranco "Ecco cosa faceva in Rai..."

Guido Paglia: "Rai, Tulliani e Montecarlo, tutta la verità su Fini"



Ne sa tante suo malgrado dei Tullianos, l'ex finiano Guido Paglia, giornalista e direttore de L'Ultima ribattuta. Da ex direttore delle Relazioni esterne Rai ha avuto la "sventura" di aver ricevuto, per conto di Fini, Giancarlo Tulliani: "Da quel momento sono stato messo all'indice: perché non ho eseguito le disposizioni dell'allora presidente della Camera in favore di suo cognato", racconta in una intervista al Tempo. La vicenda della casa di Montecarlo, spiega, non può esaurirsi "sto soffrendo, sono stato un coglione".

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Paglia sta ancora pagando "non solo l'invadenza di Tulliani. Ma l'invadenza di Fini per consentire al cognato di ottenere determinati risultati. La mia rottura con lui nasce proprio qui. Fini, che ha continuato a sostenere di essere stato raggirato, in verità non è stato raggirato per nulla. Lui spingeva affinché il cognato potesse ottenere determinati vantaggi: voleva che il cognato avesse dei minimi garantiti per la vendita dei film, per le fiction e l'intrattenimento in Rai. Spiegai a Fini che non era possibile perché non aveva nemmeno una società, c'era una procedura complicatissima. Su quello ci fu uno scontro, stavamo venendo alle mani con Tulliani e l'ho definito un ragazzotto arrogante a Fini per queste sue maniere  spicce. Questo, balbettando, cercava di spiegarmi invece che cosa dovevo fare per facilitare il cognato...". 

"Anche sull'appartamento di Montecarlo deve raccontare la verità: ricordo che fece fare delle stime dove si parlava di un milione e centomila euro di valore. Era perfettamente a conoscenza di quale fosse il valore dell'immobile - attacca Paglia -. Non è stato un coglione, è un mascalzone".

Il governo salva le star della Rai Via il tetto sugli stipendi: ecco chi ci guadagna (e molto...)

Il governo salva le star Rai: no al tetto sugli stipendi


di Enrico Paoli



E ora la partita sul tetto agli stipendi degli artisti di viale Mazzini è tutta nelle mani del consiglio di amministrazione della Rai. Che dovrà scegliere quale soluzione adottare per continuare a pagare le star secondo le logiche di mercato, e non solo 240 mila all'anno come prevede la legge sull'editoria, madre di tutte le polemiche sui compensi.

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Il governo, attraverso il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, non solo ha battuto un colpo, sostenendo che il «parere reso dell'avvocatura dello Stato conferma la piena legittimità della tesi che non include, nel perimetro di applicazione del limite, i contratti caratterizzati da prestazioni di natura artistica», ma ha messo la tv pubblica con le spalle al muro. «La Rai ha il dovere di individuare, in un organico piano», sostiene Giacomelli, «criteri e parametri per la corretta e chiara individuazione dei contratti con prestazioni di natura artistica». Insomma, fate la vostra parte e, soprattutto, fatela in fretta.

Il momento della verità dovrebbe esserci ai primi di maggio quando il consiglio di amministrazione tornerà a riunirsi. «Questa lettera aiuta a fare chiarezza sul perimetro di applicazione dei tetti ai compensi per gli artisti, ma non ci sono forzieri da aprire per pagare milioni, semmai obblighi parametrati ai valori del servizio pubblico, delle prestazioni professionali e della sostenibilità aziendale anche in relazione al sistema dei conti pubblici», spiega il consigliere Franco Siddi, sottolineando che, grazie a questa lettera, «la Rai può con maggiore certezza progettare i suoi programmi e i suoi palinsesti, sapendo però che deve adempiere a degli obblighi precisi.

Varare un piano di autoregolamentazione, stabilire dei parametri di base con flessibilità sostenibili, trasparenti e adeguatamente motivate». Dunque niente tetto, che resta per manager e dirigenti sia della Rai che delle altre aziende pubbliche, semmai una reale calmierizzazione dei contratti, che appare necessaria a tutti. Nello specifico andranno valutate le posizioni di coloro operano a cavallo tra l' attività artistica e autorale e quella giornalistica. I giornalisti, a differenza degli artisti, dovrebbero rientrare nel tetto. Bruno Vespa, conduttore di Porta a Porta, però, fa sapere che i suoi contratti con la Rai, fin dal 2011, sono concepiti come «prestazioni artistiche», con contributi Enpals. E quindi resta fuori dal perimetro di applicazione del limite. Al netto di questi dettagli, che saranno il tema centrale del cda del prossimo 4 maggio, è ormai chiaro a tutti che la grande fuga delle star dalla tv pubblica non ci sarà.

Artisti come Carlo Conti, Flavio Insinna, Antonella Clerici, lo stesso Fabio Fazio dato in partenza e già in trattativa con altre emittenti, Massimo Giletti e altri ancora potranno tornare a trattare con il settimo piano di viale Mazzini. Magari su basi meno onerose per la tv pubblica. Sullo sfondo resta aperta la partita legata al futuro del direttore generale, Antonio Campo Dall' Orto, che molti danno in uscita: «Resto finché ci sono le condizioni», ha chiosato a margine della presentazione del Giro d' Italia.

«Io sono abituato a lavorare per costruire e credo che la Rai di oggi non è più quella di un anno e mezzo fa: abbiamo fatto diversi cambiamenti che sono stati accompagnati da una crescita degli ascolti. Finché potrò continuare a lavorare così io rimarrò». Nell' attivismo del Cda contro il dg in molti hanno visto la mano dell' ex premier, Matteo Renzi, accusato di essere il «mandante». «Non ci metto bocca su queste cose: mai messo bocca e continuerò a non mettercela», dice l' ex presidente del Consiglio. Nel frattempo il «tetto che scotta» è saltato e questo potrebbe far scendere la temperatura a viale Mazzini. La mossa di Giacomelli alla vigilia delle primarie, forse, non è affatto casuale. 

Maria Teresa Ruta violentata: "Sono stati due immigrati", come l'hanno ridotta

Il dramma: "Mi hanno picchiata, violentata", come l'hanno ridotta



"Noi donne, vittime degli immigrati. Maria Teresa Ruta: anche io violentata", si legge sul sottopancia di Dalla vostra parte, su Rete 4. La bionda conduttrice ha raccontato un episodio successo anni fa di violenza e abuso. "E' un ricordo che ancora adesso fa male. Era il giorno di Ferragosto, erano le due del pomeriggio ed ero in Piazza Santa Maria in Trastevere a Roma. Io avevo la mia borsetta con i soldi per poter prendere il treno e tornare dai miei genitori che mi aspettavano. Ero andata a Roma per tentare la fortuna per il mio lavoro, avevo fatto un po' di provini".

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"Dietro di me ho sentito dei passi, erano due ragazzi", ricorda con amarezza la conduttrice, ex moglie di Amedeo Goria, "non ho badato più di tanto ma ho allungato il passo ed il cuore ha iniziato a battere. Quando sono arrivata sotto il mio appartamento, ho aperto il portone e in un attimo me li sono trovati dietro. Mi hanno spinta, mi sono ritrovata per terra. Lì per lì non riuscivano a togliermi la borsa perché la tenevo bene. Mi hanno strappato gli orecchini, la collana e poi hanno visto che nessuno stava ascoltando le mie urla. Così hanno deciso di divertirsi un po', strappandomi gli indumenti. Io ho cominciato a scalciare e loro mi hanno riempita di botte. Stavo per perdere i sensi, poi sono svenuta".

"Io non ho avuto il coraggio di denunciare", ricorda la Ruta, perché non volevo dare un dolore ai miei genitori. Non volevo farli spaventare. Ho fatto male, vorrei consigliare a tutte le donne di denunciare e non abbassare mai la testa".