Visualizzazioni totali

domenica 23 aprile 2017

I giovani bevono troppo alcol: “Vizio da troncare sul nascere”

I giovani bevono troppo alcol “Vizio da troncare sul nascere”


di Matilde Scuderi



Malgrado il divieto vendita e somministrazione di bevande alcoliche al di sotto dei 18 anni - rafforzato dall'ultima normativa di febbraio 2017 - i giovanissimi italiani bevono alcolici, e ne bevono troppi. A dirlo sono i dati del report elaborato dall’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto superiore di sanità (Iss) presentato in occasione dello scorso 'Alcohol prevention day' che dimostrano che il divieto è ampiamente disapplicato e che occorre una riflessione sull’esigenza di iniziative a supporto del rispetto della legalità. Aumentano i consumi pro-capite di alcolici - coerentemente con le tendenze mostrate dai dati Istat - di oltre 35 milioni di consumatori di più di 11 anni, con prevalenza maggiore tra gli uomini rispetto alle donne con una evidente crescita dei consumi al di fuori dei pasti, che nel 2013 erano il 25,8 per cento, nel 2014 erano il 26,9 per cento, nel 2015 risultano il 27,9 per cento. Anche i consumatori occasionali sono in crescita e passano dal 38,6 per cento del 2014 al 42,3 per cento del 2015. Sono soprattutto le donne e naturalmente i giovani, adolescenti e minori a bere fuori pasto.

Super sconti di primavera sulla casa e il giardino

Dai barbecue ai condizionatori, approfitta delle super offerte eBay fino al 28 marzo. Per te tanti sconti fino... 



"I nuovi modelli del bere proposti dal marketing e dalle mode sostenute negli anni da strategie di mercato sono una realtà ben evidenziata in tutta Europa. L’Italia è oggi sotto l’effetto dell’onda lunga di abitudini di consumo avviate in realtà nord-europee - commenta Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss - tuttavia, grazie a importante campagne di sensibilizzazione, si è già incominciata a verificare tra i giovani la sostituzione di queste abitudini con alternative culturali più salutari e socializzanti ad esempio legate al fitness o al cibo". In Italia il fenomeno del binge drinking - che consiste in una sorta di abbuffata alcolica finalizzata esclusivamente al raggiungimento dell'ubriachezza - ha coinvolto all’incirca l’11 per cento dei consumatori e poco più del 3 per cento delle consumatrici con oltre 3.700.000 binge drinkers di età superiore a 11 anni e valori massimi registrati nell’adolescenza e tra i 18-24enni, fascia in cui 1 maschio su 5 e 1 femmina su 10 bevono sino all’intossicazione episodica ricorrente. Sono i maschi a superare significativamente le femmine in ogni classe di età, ad eccezione degli adolescenti, dei minori per i quali la forbice si restringe accomunando i pari in termini di rischio. Le stime dei consumatori a rischio, elaborate dall’Iss, fanno emergere una vasta platea d’intervento orientato all’identificazione precoce per quasi 8.500.000 individui che sono considerati consumatori rischiosi secondo anche secondo i limiti stabiliti dalle linee guida correnti di recente condivise dalla joint action europea 'Reducing alcohol related harm' (Rarha). Circa il 23 per cento degli uomini e il 9 per cento delle donne di età superiore a 11 anni potrebbero essere ricondotti ad un consumo moderato anche con l’intervento dei medici che possono suggerire nuovi stili di vita. "Dei circa 6.000.000 di consumatori rischiosi di bevande alcoliche e dei 2.500.000 di consumatrici a maggior rischio che nel 2015 non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica riguardo alle quantità da non superare nel consumo di bevande alcoliche, circa 710mila seguono modalità di consumo che hanno già procurato un danno all’organismo o un’alcoldipendenza - conclude Scafato - si tratta di pazienti che si trovano in necessità di un trattamento che oggi è fornito a poco più di 72mila alcolisti nei 499 servizi alcologici del Servizio sanitario nazionale. La sfida è intercettare il rischio prima che possa evolvere in danno e alcoldipendenza e quindi far salire la quota dei pazienti in carico ai servizi che oggi intercettano poco più del 10 per cento di quanti avrebbero necessità di cure specifiche". 

Nessun commento:

Posta un commento