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domenica 26 marzo 2017

Europa, l'invasione è cominciata Il partito islamico entra in Parlamento

Denk, è in Olanda il primo partito islamico eletto in Europa



Denk è il primo partito islamico d'Europa a entrare in un parlamento di un Paese membro dell'Unione europea: l'Olanda. Col 2,1% dei consensi nelle elezioni di dieci giorni fa, Denk (che in olandese significa "Pensiero") ha piazzato all'assemblea dei deputati  tre eletti. Alla consultazione elettorale si era presentato come partito antirazzista".

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Si susseguono le voci che accusano Denk di essere una succursale del governo turco Erdogan, una base attraverso cui portare a termine la penetrazione culturale e religiosa che vorrebbe attuare la Turchia. Se statisticamente prima gli immigrati trovavano un punto di riferimento nei partiti di sinistra, potrebbero presto trovarsi rappresentati da un movimento proprio in ogni Paese europeo.

"Ecco chi vuole Grillo come premier" La voce: Di Maio furioso, non è lui 

M5s, il ribaltone di Grillo: "Vuole la Appendino premier, Di Maio arrabbiato"



Beppe Grillo ha scelto il candidato premier. E, sorpresa, non è Luigi Di Maio. Secondo il Giornale il vicepresidente della Camera ci sarebbe rimasto malissimo, perché dopo mesi (anzi, anni) di dichiarazioni, tour per l'Italia, ospitate in tv e anche a costo di rimetterci la faccia, non sarebbe più lui il preferito del leader del Movimento 5 Stelle per Palazzo Chigi. Per superare la quota del 40% che, stando a questa legge elettorale, è l'unica condizione per andare a governare, Grillo vorrebbe puntare tutto su Chiara Appendino: la sindaca di Torino, a differenza degli altri grillini, è già alla prova di governo dopo aver fatto opposizione e la sta superando brillantemente, promossa anche dal centrosinistra che le riconosce pragmatismo e realismo. E proprio per questo, se i grillini non raggiungeranno la soglia che farà scattare il decisivo premio di maggioranza, proporsi con una candidata premier meno divisiva potrebbe rivelarsi la mossa vincente per eventuali alleanze (a sinistra).

Non è un caso che dentro al M5s da tempo si stia discutendo di porre una deroga al limite di due mandati, un problema che avrebbe fermato la candidatura della Appendino (non quella di Di Maio, che in politica ha la sola esperienza da deputato, in questa legislatura). "Non si può saltare da una poltrona all'altra", ha protestato Di Maio, facendo leva sull'incarico che impegna la Appendino con i torinesi. Lei stessa dice di pensare solo al compito di sindaca: il modo migliore per rafforzare la sua candidatura.


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sabato 25 marzo 2017

Attenzione a tablet e smartphone bambini a rischio di ‘occhio secco’

Attenzione a tablet e smartphone bambini a rischio di ‘occhio secco’


di Laura Fusillo



Un bambino su cinque in Italia prende contatto con cellulari e tablet nel primo anno di vita. Fra 3 e 5 anni di età, l’80 per cento è in grado di usare il telefonino di mamma e papà. Questi i dati in sintesi di un grande studio realizzato dal Centro per la Salute del Bambino di Trieste in collaborazione con l’Associazione culturale Pediatri, presentati nel corso di una conferenza stampa a Milano da Lucio Buratto, direttore scientifico del Centro Ambrosiano Oftalmico, Giuseppe di Meglio del Centro Italiano Occhio Secco (Cios), Vincenzo Orfeo, direttore della Clinica oculistica Mediterranea di Napoli e Alessandra Balestrazzi, responsabile patologie corneali Oftalmico di Roma. Un’altra grande indagine realizzata fra gli adolescenti dal Net Children Go Mobile dell’Università Cattolica di Milano, ha dimostrato che oltre il 50 per cento tiene il cellulare acceso giorno e notte; e già a 9-10 anni il 26 per cento ha un proprio computer portatile, l’11 per cento uno smartphone e il 4 per cento un tablet personale. Sono dati preoccupanti dal punto di vista medico: e infatti l’American Academy of Pediatrics ha lanciato subito un allarme: l’uso prolungato  e indifferenziato di smartphone o tablet può causare l’insorgenza della sindrome dell’occhio secco nei bambini.

La sindrome dell’occhio secco (www.centroitalianoocchiosecco.it) è un disturbo oculare piuttosto frequente, che può comportare arrossamento, prurito, bruciore o sensazione di corpo estraneo nell’occhio di chi ne è affetto. La secchezza oculare è dovuta ad una insufficiente produzione di liquido lacrimale o ad una eccessiva evaporazione di esso, e può avere origini congenite, involutive (cioè legate all’invecchiamento) oppure acquisite. Oltre che negli adulti le nuove tecnologie digitali quando vengono utilizzate con frequenza e quotidianità stanno assumendo un ruolo sempre più importante tra i fattori scatenanti della sindrome dell’occhio secco. L’ultimo studio in merito è stato effettuato dal College of Medicine del Chung Ang University Hospital di Seul e pubblicato su BmcOphtalmology. Fra i bambini presi in esame, il 10 per cento quelli che vivono in città ed utilizzano assiduamente strumenti come lo smartphone hanno presentato i sintomi della sindrome dell’occhio secco. Gli stessi sintomi sono stati riscontrati solo nel 2,8 per cento dei bambini che vivono in zone più rurali. I bambini che non hanno manifestato alcun tipo di disturbo sono stati quelli che passavano molto più tempo impegnati in attività all’aria aperta anziché davanti al cellulare.


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L’utilizzo prolungato di smartphone, tablet, computer o TV può causare l’insorgenza della sindrome dell’occhio secco in quanto durante queste attività i nostri occhi, e quelli dei più piccoli, tendono a sbattere le palpebre molto meno frequentemente del normale, generando un’eccessiva evaporazione ed una ridotta produzione del liquido lacrimale. Secondo studi adeguati si è dimostrato che l’occhio normalmente sbatte le palpebre quindici volte al minuto, ma se sottoposto a una visione prolungata con le nuove tecnologie digitali l’occhio sbatte la metà delle volte necessarie. L’occhio, inoltre, tende a stancarsi a causa del continuo sforzo accomodativo a cui viene sottoposto, dovuto alla distanza troppo ravvicinata a cui vengono tenuti questi device. La soluzione per i più piccoli c’è ed è molto semplice: limitare l’uso di questi strumenti ad un massimo di mezz’ora al giorno e preferire ad essi attività ricreative alternative e più stimolanti, possibilmente all’aperto. Insegnate ai bambini di fare comunque pause regolari nell’uso di questi dispositivi. Vale la regola suggerita dalla Società di Oftalmologia americana del “20-20-20”: cioè ogni 20 minuti di uso di PC o Tablet fare una pausa di 20 secondi e focalizzare lo sguardo su un punto a 20 piedi (circa sei metri) di distanza.

Campagna nazionale prevenzione della ‘sindrome dell’occhio secco’

In collaborazione con la Clinica Oculistica dell’Università dell’Insubria di Varese e con il patrocinio del Comune di Milano, dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale Sette Laghi della Regione Lombardia, della Società Oftalmologica Italiana (Soi), il Centro Italiano Occhio Secco (Cios) promuove la 'Campagna nazionale di Prevenzione e delle Cura della Sindrome dell’occhio Secco'. All’iniziativa hanno aderito Centri ospedalieri di eccellenza di Catania, Napoli, Roma, Milano e Varese. La campagna promuove visite gratuite realizzate da medici specialisti, mirate a individuare e curare questa patologia nei soggetti interessati. Le visite si rivolgono a tutti coloro che sospettano una secchezza oculare o che già ne soffrono e desiderano una visita di approfondimento. Ecco i dettagli della Campagna

Quando

Dal lunedì 3 aprile a venerdì 7.

Dove

Le visite si potranno effettuare presso le seguenti strutture:
Centro Italiano Occhio Secco - piazza della Repubblica 21 - 20124 - Milano Tel: 02 63611970 Email: info@centroitalianoocchiosecco.it

Ambulatorio per le patologie corneali dell'ospedale Oftalmico Roma Via Cipro 3 - 00136 - Roma - Tel: 06 68351Email dip.oculistica@aslroma1.it

La Clinica oculistica dell’Università dell’Insubria - Ospedale di Circolo, Fondazione Macchi - Viale Borri 57 - 21100 - Varese - Tel: 0332 260270 Email claudio.azzolini@uninsubria.it

Unità Operativa di Oculistica Clinica Mediterranea di Napoli
Via Orazio, 2 -  80122 - Napoli - Tel: 081 7611251 - 081 7259206   Emailstudio.orfeo@alice.it
ARNAS Garibaldi Nesima - UOC di Oculistica - Via Palermo 636 - 95122 - Catania -
Tel: 095 7595660 Email e.gallo@ao-garibaldi.ct.it

Come

Le visite gratuite si effettuano solo su appuntamento. Contatta il centro oculistico più vicino a casa tua dal sito: www.centroitalianoocchiosecco.it

Prima della visita:

Se si usano lenti a contatto, toglierle almeno 24 ore prima. Non truccarsi il giorno della visita Portare con sé eventuali esami di laboratorio recenti, l’elenco dei farmaci attualmente in uso e delle terapie già praticate sia oculari che generali. A seconda del caso specifico, saranno svolti tutti gli esami ritenuti necessari da parte del medico al fine di valutare la gravità della patologia e indicare la terapia più efficace.

RICERCA FARMACEUTICA Studio Re-Circuit: il centro Italia ha il maggior numero di pazienti

Studio Re-Circuit: il centro Italia  ha il maggior numero di pazienti


di Eugenia Sermonti



E’ l’ospedale regionale ‘Miulli’ di Acquaviva delle Fonti (BA) il Centro con il maggior numero di pazienti arruolati al mondo per lo studio Re-Circuit, che ha messo in luce nuovi importanti risultati, circa il profilo di sicurezza di dabigatran etexilato rispetto a warfarin, in pazienti con fibrillazione atriale (Fa), sottoposti ad ablazione transcatetere. I pazienti sottoposti ad ablazione transcatetere senza l’interruzione di dabigatran, infatti, hanno avuto meno emorragie maggiori e minori eventi avversi gravi rispetto a quelli trattati con warfarin non interrotto. “Abbiamo accettato con grande entusiasmo di partecipare allo Studio Re-Circuit - ha dichiarato Massimo Grimaldi, responsabile U.O.S.D. di aritmologia presso l’Ospedale ‘F. Miulli’ di Acquaviva delle Fonti (BA) - Era molto importante, infatti, valutare con un rigoroso studio randomizzato la validità di un approccio non interrotto con dabigatran in pazienti con fibrillazione atriale che dovevano essere sottoposti ad ablazione transcatetere. L’arruolamento dei pazienti - continua Grimaldi - è stato semplice in quanto quasi tutti i nostri pazienti erano in terapia con warfarin e hanno visto con grande interesse la possibilità di passare a un Noac”.

Nello studio Re-Circuit, i cui risultati sono stati presentati in una sessione late-breaking al 66° Congresso dell’American College of Cardiology (Acc) a Washington e contemporaneamente pubblicati su The New England Journal of Medicine, la terapia non interrotta con dabigatran ha ridotto significativamente il rischio di emorragia maggiore, rispetto alla terapia non interrotta con warfarin. Lo studio ha mostrato una riduzione del 5,3 per cento del rischio assoluto per l’endpoint primario, con emorragia maggiore verificatasi in 5 pazienti su 317 trattati con dabigatran, contro 22 pazienti su 318 trattati con warfarin (riduzione del rischio relativo del 77,2 per cento). Simile l’incidenza di complicanze di emorragia minore nei due bracci di trattamento (dabigatran 59 pazienti su 317, contro warfarin 54 pazienti su 318). Nei pazienti in terapia con warfarin si è verificato un evento tromboembolico, nessun evento tromboembolico nei pazienti trattati con dabigatran. Lo studio Re-Circuit ha coinvolto 635 pazienti con fibrillazione atriale parossistica o persistente sottoposti ad ablazione transcatetere. La popolazione arruolata nello studio rispecchia le tipologie di pazienti sottoposti a questo tipo d’intervento nella pratica clinica quotidiana e i risultati forniscono nuove e importanti informazioni  per la classe medica.

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“Questi dati sono stati per noi molto rassicuranti proprio in virtù del duplice ed opposto rischio che l’intervento di ablazione comporta. - aggiunge Grimaldi - In altri termini ci si sente come un giocoliere sul filo, potendo cadere da un lato nella complicanza emorragico, e dall'altro in quella tromboembolica". “I risultati del trial rappresentano  un’importante notizia per la comunità scientifica - ha dichiarato il chairman dello Steering Committee dello studio Re-Circuit Hugh Calkins, professore di cardiologia e direttore del laboratorio di elettrofisiologia e del servizio di aritmologia del Johns Hopkins Hospital di Baltimora - La procedura di ablazione è a rischio  di complicanze maggiori tra cui ictus ed emorragie, pertanto, la gestione dell’anticoagulazione al momento dell’ ablazione è di importanza cruciale. Nello studio Re-Circuit abbiamo riscontrato che la terapia anticoagulante non interrotta con dabigatran ha comportato meno emorragie maggiori rispetto a warfarin, in pazienti con fibrillazione atriale sottoposti ad ablazione”.

Ogni anno nel mondo vengono eseguite più di 200 mila procedure di ablazione in pazienti con fibrillazione atriale, la più frequente fra le aritmie cardiache. L’ablazione è una procedura comune per trattare l’irregolarità del ritmo cardiaco nei pazienti con fibrillazione atriale. La procedura comporta l’inserimento di uno o più cateteri nelle camere cardiache attraverso la vena femorale. Possono anche essere utilizzate le vene succlavia o giugulare. L’atrio sinistro, principale sede delle aree aritmogene che generano la fibrillazione atriale, è raggiunto attraverso il forame ovale. Quest’ultimo, sporadicamente pervio, viene attraversato grazie all’esecuzione della puntura transettale. L’ablazione transcatetere, che può essere eseguita sia utilizzando la radiofrequenza, sia la crioterapia, comporta un rischio sia di tromboembolismo, sia di emorragia. L’anticoagulazione prima, durante e dopo la procedura, va gestita con attenzione per ridurre al minimo tali rischi. Re-Circuit fornisce dati specifici su questa situazione clinica per dabigatran (Noac), l’anticoagulante orale inibitore diretto della trombina.

“Ancora una volta dabigatran dimostra di essere più sicuro rispetto a warfarin - ha dichiarato Jörg Kreuzer, vice presidente medicina dell’area terapeutica cardiovascolare di Boehringer Ingelheim – Dabigatran è l’unico anticoagulante orale non-antagonista della vitamina K (Noac), per il quale esista un farmaco che ne inattivi immediatamente l’effetto anticoagulante, in modo specifico, qualora ciò si renda necessario, in caso di complicanze durante la procedura. Gli sperimentatori si sentono rassicurati dall’avere a disposizione un farmaco in grado di inattivare l’attività anticoagulante. Durante lo studio, grazie alla bassissima incidenza di eventi emorragici con dabigatran, non vi è stata necessità di ricorrere all’antidoto”. Re-Circuit continua il percorso di innovazione di Boehringer Ingelheim nel panorama dell’anticoagulazione. Boehringer Ingelheim ha lanciato dabigatran per la riduzione del rischio di ictus in pazienti con fibrillazione atriale e nel 2015 ha ottenuto l’approvazione per idarucizumab, il primo e unico farmaco che inattiva in maniera specifica l’effetto di un Noac, approvato per l’utilizzo in situazioni di emergenza, in cui sia necessario inattivare immediatamente l’effetto anticoagulante di dabigatran. Idarucizumab è ampiamente disponibile e fornito da oltre 7.500 ospedali nei vari Paesi del mondo, compresi Stati Uniti, Unione Europea e Giappone.

Educare i bambini alla prevenzione li può salvare dal tumore alla pelle

Educare i bambini alla prevenzione può salvarli dal tumore alla pelle


di Matilde Scuderi



Il sole può diventare un nemico pericolosissimo per la nostra pelle se non si prendono le dovute precauzioni ed è importante che si venga a conoscenza di questo il più presto possibile, addirittura alle scuole elementari, se si vuole contrastare il trend attuale che vede purtroppo una espansione considerevole del melanoma nei giovani adulti tra i 20 e i 30 anni. Fanno tuttavia ben sperare i risultati de 'Il sole per amico', la più grande campagna di prevenzione primaria sul melanoma mai realizzata in Italia, promossa a partire dal 2015 dall'Intergruppo melanoma italiano (Imi), con la collaborazione del ministero dell’istruzione, il patrocinio del ministero della salute e dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), resa possibile grazie a un’erogazione di Merck & co., per il tramite della sua consociata italiana Msd. Fulcro della campagna, insieme ad attività di sensibilizzazione sulla popolazione generale che hanno avuto come testimonial Licia Colò e hanno raggiunto i cittadini attraverso il web, nelle stazioni ferroviarie, sulle spiagge, è stato un progetto educazionale sulla corretta esposizione al sole per gli alunni delle scuole primarie e le loro famiglie, che nell’arco di due anni scolastici ha coinvolto 300 scuole di 11 Regioni, circa 50mila alunni e oltre 4 mila docenti. Nell’ambito del progetto, Imi e il Gruppo italiano studi epidemiologici in dermatologia (Gised) hanno condotto uno studio epidemiologico su oltre 12mila bambini e le rispettive famiglie e sono stati inoltre i due concorsi che hanno coinvolto migliaia di bambini nella realizzazione di disegni, temi, recite ispirati ai contenuti della campagna. 

"L’idea di realizzare questa iniziativa nasce dalla consapevolezza dell’importanza di far crescere l’attenzione dell’opinione pubblica sul melanoma e sui rischi legati ad una non corretta esposizione, coinvolgendo in particolare i bambini in età scolare e le loro famiglie - dichiara Paola Queirolo, ideatrice della campagna e presidente uscente Imi, oncologa medica all’Istituto San Martino di Genova - questa campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione primaria, tra le più importanti mai realizzate in Italia, ha insegnato a bambine e bambini delle scuole elementari le regole fondamentali per l’esposizione al sole in modo da ridurre il rischio che sviluppino melanoma in età adulta. Gli strumenti educazionali predisposti per il progetto sono stati adottati da tutte le regioni per lo svolgimento di attività di prevenzione primaria del melanoma, e questo significa che 'Il Sole per amico' lascerà una traccia duratura". Il melanoma è il più aggressivo e temuto tumore della pelle, con un’incidenza più che raddoppiata negli ultimi 30 anni: in Italia sono oltre 100 mila le persone colpite e circa 13 mila i nuovi casi ogni anno. L’esposizione ai raggi uv del sole e delle fonti artificiali è il principale fattore di rischio. I bambini sono stati i destinatari principali dell’iniziativa di sensibilizzazione promossa da Imi in quanto fascia di popolazione più a rischio per il melanoma: le scottature prese nell’infanzia sono un fattore di rischio perché la pelle 'memorizza' il danno ricevuto e può innescare il processo patologico anche a diversi anni di distanza. Le scuole primarie sono state il canale naturale per raggiungere il target dei bambini e coinvolgere attraverso di loro anche le famiglie nella diffusione della cultura della prevenzione: "La grande risposta delle scuole a questa iniziativa è un’ulteriore prova della vitalità del mondo scolastico, della sua efficienza organizzativa, della sua apertura a temi che arricchiscono l’offerta formativa, di cui è parte integrante anche la conoscenza dei corretti comportamenti che favoriscono la prevenzione di importanti malattie - afferma Vito De Filippo, sottosegretario di stato del ministero dell’istruzione - tra le misure di prevenzione collegate alla frequenza scolastica non possiamo non considerare anche le vaccinazioni, uno dei maggiori strumenti che abbiamo a tutela della salute dei ragazzi, soprattutto quelli più deboli». L’iniziativa dell’Imi, che ha recepito una delle indicazioni del piano nazionale della prevenzione 2014-18, relativa alla realizzazione di campagne di comunicazione sui rischi dell’eccessiva esposizione ultravioletta solare e artificiale, ha visto anche il coinvolgimento del mondo politico attraverso il promotore istituzionale della campagna Federico Gelli, membro della XII commissione 'affari sociali' alla camera dei deputati: "Ho accettato di presentare la campagna ai miei colleghi parlamentari perché sono pienamente consapevole dell’impatto del melanoma, un tumore della pelle troppo spesso sottovalutato che rappresenta una crescente emergenza socio-sanitaria. Bisogna riservare altrettanto impegno ad altre forme di prevenzione delle patologie oncologiche, come le vaccinazioni, nonché al momento della cura di queste patologie, sostenendo scelte di politica sanitaria che aiutino i medici e i pazienti garantendo loro un accesso equo alle terapie innovative". "Siamo orgogliosi di aver sostenuto questo progetto, il più grande mai realizzato nel suo genere, grazie al quale è stata scritta una pagina importante nell’educazione e nella prevenzione del melanoma, con l’auspicio che i bambini di oggi, ben informati, possano essere gli adulti di domani liberi dalla patologia - afferma Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di Msd Italia - anche in questa iniziativa abbiamo portato la visione avanzata e olistica di Msd nell’approccio ai tumori, basata su due pilastri: la grande innovazione dell’immunoterapia oncologica e la prevenzione attraverso la vaccinazione, un’opportunità un tempo impensabile che riguarda in particolare le nuove generazioni. Sensibilizzazione ed educazione da un lato, vaccinazione dall’altro sono quindi i due aspetti, complementari e integrati, della prevenzione che Msd è impegnata a offrire a tutti i nostri ragazzi".

Le attività educazionali si sono articolate in incontri in aula magna, con lezioni frontali tenute da insegnanti e specialisti, a cui hanno fatto seguito attività in classe gestite dagli insegnanti, che si sono avvalsi di supporti cartacei e multimediali, compreso un sito web, realizzati con un linguaggio semplice e creativo, con la partecipazione di tre 'testimonial' di fantasia, i due ragazzi Geo e Gea, e l’alieno Rey. "Alla luce dell’adesione delle scuole, della partecipazione dei ragazzi, dell’impianto solido del progetto educazionale e della qualità didattica delle risorse utilizzate, il ministero dell’istruzione intende continuare la collaborazione avviata con i promotori in vista di una prosecuzione del progetto nei prossimi anni, coinvolgendo le regioni non ancora raggiunte" dichiara Maria Costanza Cipullo, della direzione generale per lo studente, l’integrazione e la partecipazione del ministero dell’istruzione. Le future iniziative di sensibilizzazione potranno far leva sui risultati dello studio epidemiologico condotto da Imi e Gised sulla consapevolezza del melanoma e della corretta esposizione al sole nella popolazione, dal quale emerge che il 25,5 per cento dei bambini ha riportato almeno una scottatura solare nel corso della vita, con una incidenza pari al 28,2 per cento e quindi maggiore  tra gli alunni del sud e le isole e il 9,4 per cento dei bambini almeno una scottatura nei dodici mesi prima della rilevazione. Circa l’85 per cento del campione utilizza qualche volta o sempre creme solari, il 73,5 per cento il cappellino, il 73,6 per cento la maglietta, il 54,2 per cento gli occhiali da sole. Permane quindi uno 'zoccolo duro' di popolazione - pari a  circa il 15 per cento - che manifesta livelli non adeguati di consapevolezza e comportamenti non idonei riguardo all’uso di lettini abbronzanti, protezione solare e storia di conseguenti ustioni. "I risultati ottenuti ci suggeriscono come pianificare interventi futuri, orientati soprattutto sui gruppi di popolazione refrattari: persone di livello socioeconomico medio-basso, poco informate sulla salute, che fanno uso frequente di lettini e lampade abbronzanti. Uno dei dati interessanti della ricerca è proprio la correlazione tra uso di lettini solari per l'abbronzatura da parte dei genitori ed eccessiva esposizione solare nei loro figli», sostiene Luigi Naldi, presidente del centro studi Gised e dermatologo presso l’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il confronto con uno studio analogo condotti dal gruppo Gised nel biennio 2000-2002 mostra che il comportamento degli italiani rispetto all’esposizione solare è migliorato negli ultimi 15 anni, con una diminuzione del numero di scottature riportate nei 12 mesi precedenti passate dal 13,8 per cento al 9,4 per cento mentre l'uso di schermi solari è aumentato dal 71 per cento nel 2002 all’85 per cento nel 2016. Dati che confermano la necessità di promuovere campagne educative non sporadiche in un arco di tempo prolungato per ottenere cambiamenti significativi in termini di comportamenti corretti nell’esposizione solare.

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Oltre 100 gli specialisti - dermatologi, oncologi, chirurghi - afferenti al Gruppo italiano polidisciplinare sul melanoma (Gipme) che insieme a quelli dell’Imi e del Gised hanno gestito la formazione, prima per i docenti e poi per i bambini: "A colpirci maggiormente è stato l’autentico entusiasmo con il quale i bambini ci hanno accolto e l’interesse con cui hanno seguito le spiegazioni dei medici. Entusiasmo che i bambini hanno poi confermato attraverso i lavori che sono stati chiamati a realizzare per i concorsi, mostrando nei loro elaborati di aver bene compreso e decodificato i temi del progetto" afferma Marco Simonacci, coordinatore nazionale del Gipme.

Verso i Mondiali L'Italia col botto, De Rossi e Immobile firmano il 2-0 contro l'Albania

L'Italia col botto, De Rossi e Immobile firmano il 2-0 contro l'Albania



Italia-Albania 2-0 in una gara valida per le Qualificazioni ai Mondiali 2018. I gol di Daniele De Rossi su rigore al 12' e Ciro Immobile al 71'. Questa la classifica del Girone G di qualificazione ai Mondiali 2018: Spagna e Italia 13 punti, Israele 9, Albania 6, Macedonia 3, Liechtenstein 0.

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Tredicenne stuprato per quattro anni Napoli, l'orrore del "branco" di minori

Tredicenne stuprato per quattro anni. Napoli, l'orrore del "branco" di minori




Otto minorenni sono stati individuati dai Carabinieri di Giugliano in Campania (Napoli) come gli autori di diversi episodi di violenza sessuale ai danni di un ragazzo di 13 anni e sono stati portati in comunità. Mentre sarebbero stati individuati altri due non imputabili in quanto minori di 14 anni.

"L'episodio è terribile. Non ci sono parole per commentare. L'idea che a compiere le violenze sia stato un branco di minori, di cui due con meno di 14 anni, e che siano andate avanti per ben quattro anni lascia sgomenti", dichiara il sindaco di Giugliano Antonio Poziello. "Purtroppo le cronache ci restituiscono spesso episodi similari che richiedono una maggiore e crescente attenzione delle famiglie, della scuola, dei servizi sociali", commenta a sua volta l'assessore alle Politiche sociali, Vincenzo Mauriello, sottolineando che "i nostri servizi sociali sono recentemente intervenuti su diversi episodi di bullismo, evidenziandoci la necessità d rafforzare la rete di prevenzione". 

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