I redditi dei parlamentari, prima e dopo l'elezione: quanto hanno guadagnato Kyenge, Boldrini, Fedeli & co.
di Tommaso Montesano
La politica rende. Eccome se rende. Prendiamo quattro deputati alla prima legislatura: due grillini (Luigi Di Maio e Roberto Fico) e due democratici (Anna Ascani e Khalid Chaouki). Prima del 2013, anno del loro ingresso a Montecitorio, denunciavano reddito zero. Adesso sono passati a 98mila euro annui.
È andata bene anche a Laura Boldrini, passata dal suo incarico all'Unhcr, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, alla terza carica dello Stato. Un balzo che ha prodotto i suoi effetti pure a livello economico. Perché un conto è una busta paga da 94mila euro; altro è uno stipendio da 146mila. Una salita che Boldrini condivide con il suo omologo a Palazzo Madama, Pietro Grasso. La seconda carica dello Stato ha quasi raddoppiato i suoi emolumenti, passando dai 174mila euro da magistrato, agli attuali 340mila come presidente del Senato. A fargli compagnia, il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli: la differenza tra essere parlamentare - e vicepresidente del Senato (prima) e ministro (adesso) - vale 140mila euro.
L'analisi su chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso tra alcuni dei volti politici più noti compare nel numero di Oggi in edicola questa settimana. Mauro Suttora ha analizzato le dichiarazioni dei redditi di deputati e senatori al debutto nel Palazzo prima e dopo l'ingresso in Parlamento. La performance migliore è dell'ex Scelta civica Alberto Bombassei, il patron di Brembo, società attiva nella progettazione e produzione di sistemi frenanti. Bombassei, che adesso alla Camera fa parte del gruppo Civici e Innovatori, con l'ingresso in politica ha incrementato il proprio reddito di 580mila euro. Da 846mila euro, infatti, l'ex presidente di Scelta civica è passato a più di 1,4 milioni annui.
Non è andata male neanche a Francesco Bonifazi, il tesoriere del Pd al quale Matteo Renzi, prima di dimettersi, ha affidato il simbolo dei democratici. Bonifazi, di professione avvocato, è passato da 67mila a 280mila euro. Deve molto all'ingresso in politica anche la dem Cecile Kyenge. Tra lo stupore di tutti, Enrico Letta affidò a lei la poltrona di ministro per l'Integrazione nel governo di larghe intese nato dopo le Politiche del 2013. Alla sua prima legislatura, Kyenge si è poi dimessa dopo essere stata eletta al Parlamento europeo. Fatto sta che l'ex ministro è passata dai 38mila euro percepiti nel 2012 ai 102mila dichiarati nel 2016.
Ma non a tutti è andata bene. Yoram Gutgeld, deputato del Pd, commissario alla revisione della spesa, dirigente d'azienda, con l'ingresso a Montecitorio ha visto drasticamente ridursi la busta paga, crollata da 1,7 milioni di euro a poco più di 100mila euro. Lo stesso percorso hanno fatto il giornalista Augusto Minzolini, senatore di Forza Italia, e la campionessa di scherma Valentina Vezzali. L'ex direttore del Tg1 nel 2012 vantava una busta paga da 524mila euro, mentre lo scorso anno ha denunciato 113mila euro. Quanto alla deputata centrista, adesso con Ala-Scelta civica, cinque anni fa dichiarava 689mila euro, adesso è ferma a 145mila.
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