Vittorio Feltri: "Perché Gentiloni ha calato le braghe"
di Vittorio Feltri
Finalmente abbiamo un governo decisionista, talmente deciso che davanti al ricatto della Cgil non ha esitato un istante a calare le brache, cancellando i cosiddetti voucher, una parolaccia che significa pagamento precostituito per prestazioni saltuarie. Trattasi di un documento, una specie di carta di credito, che viene consegnata a chi fornisce un lavoro senza godere di una assunzione definitiva. Serviva, per esempio, a me per retribuire l’uomo che mi tagliava l’erba del giardino. Lui falciava e io in cambio gli davo il benedetto voucher che lui riscuoteva al netto delle ritenute di legge. Un sistema efficace, questo, per ridurre al minimo il nero.
Ai sindacati però, che pure lo hanno utilizzato alla grande, il voucher non è mai ufficialmente piaciuto e ne hanno preteso la eliminazione. Il governo ha tentato timidamente di difenderlo. Quando la Cgil, il cui equilibrio mentale è da accertare, ha organizzato un referendum allo scopo di abrogarlo, l’intrepido Gentiloni si è inginocchiato davanti a sua maestà Camusso e onde evitare il plebiscito, ha preso il descritto “buono”, che era buono davvero, e lo ha gettato nella discarica.
Che bravo il nostro premier. È riuscito in cinque minuti ad aprire la strada, in discesa, della evasione fiscale. Io non so come farò a remunerare il mio tagliatore d’erba. Temo che sarò costretto a dargli sottobanco dei soldi oppure dovrò rassegnarmi a sostituirmi a lui per sistemare il prato, cosa che non sono capace di fare. Bel risultato. Come me agiranno tutti coloro che abbisognano periodicamente della collaborazione di un operaio provvisorio. Invece di andare avanti, il presidente del Consiglio va indietro per soddisfare i capricci del sindacato di estrazione socialcomunista. L’Italia ha una irresistibile vocazione al suicidio fiscale e non c’è verso di modificarne l’indole. Succede spesso in ogni famiglia di chiedere l’intervento chessò dell’idraulico, il quale su richiesta accorre prontamente e aggiusta il guasto all’impianto. La domanda che gli viene rivolta al termine è questa: quanto le devo? Risposta: 100 euro più IVA del 20 per cento, totale 120 euro, se vuole la fattura. Altrimenti, ne bastano 80.
Chi è quel cretino che non desidera risparmiare 40 euro? Tanto più che della fattura il cittadino ignora che farsene. Questa si chiama evasione difensiva. Come combatterla? Abbassando le tasse rendendole umane, accessibili e soprattutto utilizzando i proventi fiscali allo scopo di offrire alla comunità servizi decenti, il che non avviene. Tutti noi infatti ci interroghiamo: lo Stato dove lo mette il fiume di denaro che gli versiamo? Ecco il mistero che incentiva i furti all’Erario. Al quale ora si aggiunge il motivo strano per cui Gentiloni a cuor leggero ha scartato il voucher. Una operazione imbecille e inspiegabile.
Ai sindacati però, che pure lo hanno utilizzato alla grande, il voucher non è mai ufficialmente piaciuto e ne hanno preteso la eliminazione. Il governo ha tentato timidamente di difenderlo. Quando la Cgil, il cui equilibrio mentale è da accertare, ha organizzato un referendum allo scopo di abrogarlo, l’intrepido Gentiloni si è inginocchiato davanti a sua maestà Camusso e onde evitare il plebiscito, ha preso il descritto “buono”, che era buono davvero, e lo ha gettato nella discarica.
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