Un albanese beffa Equitalia, prescritta la multa milionaria
di Alessandro Gonzato
Ha beffato Equitalia, se l'è cavata grazie alla prescrizione ed è sparito nel nulla. Eduart Byku, 36 anni, imprenditore edile albanese, in sette anni di attività non ha mai dichiarato un centesimo al fisco. A Feltre, nel Bellunese, era titolare di due imprese, una individuale e l'altra a responsabilità limitata.
Doveva allo Stato oltre due milioni di euro, ma il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, che gli era stato contestato nel 2009, non è più perseguibile. Sono passati sette anni e mezzo, la giustizia è andata a rilento e l'altro giorno il giudice, di fronte all'avvocato di Equitalia che si era costituita parte civile nel vano tentativo di recuperare la somma, non ha potuto che dichiarare il non luogo a procedere.
Byku ha gabbato lo Stato ed è sparito con una montagna di soldi che gli doveva. Era arrivato in Italia nel 1996. Come molti sui connazionali aveva cercato fortuna in Puglia, la meta più vicina al di là dell'Adriatico. Lì, per qualche anno, aveva lavorato come agricoltore. Nel 2002 aveva deciso di trasferirsi a Feltre, dove aveva cominciato a fare il giardiniere nei campi da calcio e da golf.
Nel 2012 i giornali locali si erano interessati alla sua storia: da povero ragazzo scappato dalla miseria, che aveva imparato l'italiano guardando la nostra televisione, a giovane imprenditore a un passo dalla laurea in Studi internazionali all'università di Trento. Aveva una passione sfrenata per il calcio. Giocava nella Porcenese, una squadra dilettantistica composta da ragazzi di dieci nazionalità diverse. Ai cronisti aveva detto che c'era ancora «troppa diffidenza ad affidare un lavoro a un'impresa straniera».
Lui però quel muro di sospetto era riuscito ad abbatterlo, e neppure con tanta fatica: grazie ai prezzi al ribasso che chiedeva ai clienti per i suoi lavori spesso riusciva a sbaragliare la concorrenza degli italiani.
Non versando nulla allo Stato poteva permetterselo. Per non destare troppi sospetti Byku lavorava soltanto coi privati. Emetteva regolarmente le fatture e pagava bene i propri operai ai quali versava con puntualità anche i contributi previdenziali. Insomma, per i propri dipendenti era una datore di lavoro modello. Nessuno, tra i suoi lavoratori, aveva di che lamentarsi. Oltre che a Belluno lavorava anche a Padova, Vicenza e Treviso. Costruiva in mezzo Veneto. Il suo giro d' affari cresceva mese dopo mese. Era l'emblema dell' imprenditore che si fa da solo. «Mi faccio i progetti, acquisto i terreni e costruisco le case», aveva spiegato ai giornalisti incuriositi dalla sua storia. Abile, abilissimo.
Come lo è stato a beffare il fisco: nel 2012, finito sotto indagine da parte della Guardia di finanza, aveva capito che il suo impero poteva saltare in aria da un momento all' altro. Di fronte a un'evasione totale durata sette anni non aveva scampo. Quindi, non appena il fisco si era fatto avanti, Byku si era liberato in pochissimo tempo di tutti i suoi quindici immobili, rendendo così inefficace la procedura di riscossione coattiva.
Soltanto l'ultima cessione gli era fruttata mezzo milione di euro. Alcuni appartamenti gli aveva venduti a una srl creata ad hoc.
Ma c'è di più. L'imprenditore albanese era già finito una volta alla sbarra per il mancato pagamento dell' Iva, ma anche in quella circostanza era riuscito a cavarsela perché nel frattempo la legge era stata cambiata e la somma contestata risultava inferiore alla soglia di rilevanza penale.
Ora Byku ha fatto perdere le proprie tracce. È uccel di bosco. Equitalia, una volta tanto, si è fatta fregare dal contribuente.
Nessun commento:
Posta un commento