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giovedì 16 marzo 2017

Altri guai per Alfredo Romeo: "Corruzione al tribunale di Napoli"

Alfredo Romeo, altre accuse: "Corruzione anche al tribunale di Napoli"



Altri guai per Alfredo Romeo, già agli arresti per l'inchiesta Consip: l'imprenditore napoletano è accusato di corruzione. Secondo l'accusa avrebbe usato tangenti per farsi assegnare anche il servizio di pulizie nel tribunale di Napoli. Nel corso della mattinata di ieri, infatti, sono scattate perquisizioni, disposte dal pm Henry Joh Woodcock. Tra gli indagati figura anche Emanuele Caldara, funzionario del ministero della Giustizia e direttore generale per la gestione del complesso giudiziario. Nel dettaglio, Caldare è accusato di aver favorito la Romeo Gestioni in cambio dell'assunzione della figlia e di altri favori: pare che il funzionario abbia fatto sbloccare il pagamento di alcune fatture a favore dell'azienda. Le fatture che erano state congelate dal funzionario che lo aveva preceduto nell'incarico. Nel decreto di perquisizione si parla di attività illecite che rientrano nel cosiddetto "sistema Romeo", "ispirato alla corruzione dei gestori della cosa pubblica.

Olanda, nessuna spallata all'Europa: Wilders non sfonda, vincono i liberali

Olanda, elezioni: vince il partito del premier uscente Rutte



Non ci sono sorprese nell'esito del voto in Olanda, il primo dei tre grandi test elettorali (ci sono in arrivo quelli in Francia e Germania) ai quali è attesa l'Europa (e la sua tenuta) nel 2017. Il partito liberal-democratico di centrodestra del premier uscente Mark Rutte, secondo gli exit poll diffusi dopo la chiusura delle urne alle ore 21, avrebbe infatti ottenuto 31 seggi sui 150 del parlamento (10 meno delle passate elezioni), mentre l'anti-europeista di estrema destra, Geert Wilders, si sarebbe fermato a 19 seggi. Il suo Pvv, che ha ottenuto quattro seggi in più delle ultime politiche, sarebbe comunque il secondo partito del Paese a pari merito con i cristiano-democratici di CDA e con i liberali di sinistra di D66, davanti ai verdi di sinistra che hanno guadagnato 16 seggi, quadruplicando quelli della legislatura appena terminata. Molto alta l'affluenza alle urne, intorno all'81%, a conferma dell'importanza che è stata attribuita a questa tornata elettorale, che pur s'è tenuta in un giorno feriale di mezza settimana.

"La pietra tombale, il Pd muore così" La bomba di Feltri: il segreto svelato

"Il Pd cola a picco nei sondaggi, e coi cortei pro-immigrati perderanno ancora"


di Vittorio Feltri



Una delle migliori sondaggiste italiane rivela che il Pd è sceso di vari punti e ora sarebbe al 25 per cento o addirittura al 23. E secondo noi calerà ulteriormente. Perché?

Elementare. I compagni da dicembre in poi si sono dati da fare per autodistruggersi e ci sono riusciti benissimo. Hanno mostrato ai cittadini il loro lato peggiore: l'inconcludenza. Si sono smarriti in discussioni infinite sul sesso degli angeli, hanno speso energie in liti senza senso, si sono lanciati in scissioni inutili, anzi dannose. L'immagine del partito è stata insozzata. E il bello, si fa per dire, è che la stragrande maggioranza della gente non ha compreso i motivi della maxi rissa.

L'unica certezza è che Matteo Renzi si è dimesso da premier come aveva promesso di fare in caso di sconfitta al referendum e che Gentiloni ne ha preso il posto a Palazzo Chigi. Poi è iniziata la lotta per la segreteria e qui i dem hanno dato il massimo della pistolaggine fornendo uno spettacolo western in cui è mancato solo che qualche ubriaco sparasse sul pianista. Chi volete abbia ancora fiducia di un partito impegnato in una guerra di potere e indifferente alle drammatiche emergenze del Paese?

Ricordiamo un particolare amaro o comico (dipende dai punti di vista). Prima che il governo nuovo si fosse insediato, il dibattito era monocorde: votiamo subito o lavoriamo alla legge elettorale? Le forze politiche si sono spaccate. Risultato, non si è andati alle urne né si è proceduto ad approvare norme adatte per rinfrescare il Parlamento. Nulla è cambiato e la situazione è di stallo. Non si è neppure cominciato a realizzare un progetto che consenta al popolo di scegliere i propri rappresentanti. Quanto sembrava urgente e vitale, all'improvviso è stato accantonato come si trattasse di fastidiosa incombenza burocratica. L'inettitudine della cosiddetta Casta è stata così clamorosamente confermata a tutto vantaggio dello sgangherato Movimento 5 Stelle, ormai diventato stabilmente il primo partito nostrano.

Nel frattempo, apprendiamo con sgomento che alcuni maggiorenti dem hanno avanzato l'idea, accolta con entusiasmo dai loro seguaci più fedeli, di organizzare presto una imponente manifestazione in favore degli extracomunitari allo scopo di rassicurarli circa la disponibilità degli italiani ad accoglierli quali fratelli.

Tra i principali promotori della generosa iniziativa, Orlando, quello che canta «prendi questa mano, zingara» e Veltroni, quello che annunciò di trasferirsi in Africa e che invece ha successivamente deciso di trasferire il Continente nero dalle nostre parti. Forse per risparmiare sul viaggio e caricare i costi sul nostro groppone. Ignoriamo la data e le modalità dell' evento, ma siamo sicuri che esso provocherà effetti disastrosi per il Pd, e questo ci rincuora. Si dà il caso difatti che i nostri connazionali non ne possano più di profughi (e similari) invadenti e malsopportino il fenomeno migranti perché incontrollato, foriero di caos sociale e intollerabile sul piano della sicurezza.

Sono esasperati sia i simpatizzanti della destra sia quelli di sinistra. Non tollerano di dover mantenere gli stranieri che giungono sulla Penisola quotidianamente. Siamo diventati poveri noi e dobbiamo provvedere al sostentamento di altri poveri senza avere le risorse per farlo. E non è piacevole venire a conoscenza che il Partito democratico, nonostante ciò, si adoperi con cortei e festeggiamenti al fine di incoraggiare neri e musulmani eccetera a occupare in massa la nostra terra.

Mi sembra un'eccellente operazione antipatia che contribuirà a diminuire ancora di più i consensi destinati ai progressisti. La kermesse in appoggio all'immigrazione selvaggia sarà la pietra tombale sui trascorsi successi del Pd, e aprirà per i compagni una stagione buia che si concluderà, ci auguriamo, con un elegante funerale del buonismo a spese del popolo. Cesseranno una buona volta la Leopolda, il Nazareno, il Lingotto, le assemblee e le primarie e forse si inizierà a parlare delle grane nazionali. Il prossimo congresso dem si svolga in una dismessa cabina del telefono.

Con Mani pulite ci eravamo predisposti ad archiviare i partiti storici, paradossalmente ci siamo regalati dei partiti preistorici. Ne paghiamo le conseguenze.

mercoledì 15 marzo 2017

"VERGOGNA, VI ASPETTO" Le parole di fuoco in Senato: ecco la difesa di Luca Lotti

Luca Lotti: "Mai avvisato Marroni. Vi aspetto in tribunale"



Nel giorno del voto sulla mozione di sfiducia presentata dal M5s che lo riguarda, Luca Lotti si difende in aula al Senato. Ribatte colpo su colpo, respingendo le accuse che lo lambiscono nell'ambito dell'inchiesta Consip. "Accetto la vergognosa strumentalizzazione di queste ore a testa alta e a viso aperto. A quelli che sputano sentenze voglio dire vi aspettiamo in tribunale - afferma il ministro dello Sport -. E chi ha pesantemente insultato il buon nome della mia famiglia e di chi lavora con me abbia il coraggio di rinunciare all'immunità parlamentare".

"Io prima di voi attendo la verità - ha continuato Lotti -. La verità prima o poi arriva. Quando la verità arriva porta con se le responsabilità, anche di chi ha mentito. Per paura o per altri motivi che non tocca a me indagare". Dunque, aggiunge che "né io né i miei collaboratori abbiamo fatto qualcosa di illegittimo. È in corso una vergognosa strumentalizzazione", ha ribadito. E ancora: "La mozione di sfiducia mette in discussione la mia moralità, prima ancora del mio ruolo politico". Dunque Lotti afferma che "mi rivolgo ai senatori per respingere questo tentativo. I fatti sono chiari. Io - afferma entrando nel merito di ciò che gli contestano - non ho mai passato informazioni riservate a Marroni. Sostenere il contrario significa incorrere in un reato di calunnia". Infine, Lotti ha ricordato che "i magistrati hanno avuto accesso tutta la documentazione del caso". Dunque, il ministro dello Sport, afferma che "vogliono colpire una stagione politica". Una frase con cui, di fatto, ha affermato che colpiscono lui per colpire Matteo Renzi, l'ex premier.

Campania: Ordine di arresto per l'ex assessore regionale Pasquale Sommese: Malore dopo la notifica

Ordine di arresto per l'ex assessore regionale Pasquale Sommese



Il Sindaco di Aversa è indagato nella qualità di ex presidente dell’Ordine degli Architetti di Caserta. Tra i destinatari delle misure cautelari figura anche l’imprenditore Alessandro Zagaria, ritenuto legato al clan del boss omonimo. Agli arresti inoltre Raffaele De Rosa, fratello dell’attuale sindaco di Casapesenna (Caserta), comune in cui è nato e vissuto, trascorrendo parte della sua latitanza, il boss Michele Zagaria. Nel mirino degli inquirenti sono finiti 18 appalti concessi tra il 2013 e l’inizio del 2016 da vari comuni del Casertano, come Alife, Francolise, Riardo, tra cui lavori per ristrutturazioni di importanti immobili storici; tra gli indagati soprattutto professionisti, come ingegneri e architetti componenti delle commissioni di gara nominate dai vari Comuni responsabili dell’affidamento dei lavori, che, secondo i magistrati della Dda di Napoli, finivano quasi sempre a poche ditte, alcune collegate al clan Zagaria. L’indagine ruota attorno alla figura dell’ingegnere Guglielmo La Regina, anche per questo è stata denominata “The Queen”; lo stesso Gip parla di “sistema La Regina”. L’inchiesta rappresenta una tranche di quella che nel 2016 portò in carcere l’ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere Biagio Di Muro per presunta corruzione in relazione ai lavori dello storico palazzo Teti Maffuccini; anche allora furono arrestati La Regina e l’imprenditore Alessandro Zagaria.

Una svolta importante alle indagini che hanno portato all’emissione di 70 misure cautelari per intrecci tra politica e il gruppo Zagaria del clan dei Casalesi è arrivata da una donna che ha deciso di parlare con i pm della Dda e con gli investigatori della guardia di finanza di Napoli, raccontando il ‘sottobosco’ che si nasconde dietro una parte dell’imprenditoria e politica campana. Si tratta di Loredana Di Giovanni, originaria di Mugnano di Napoli e considerata la faccendiera di molti colletti bianchi. Per gli inquirenti si sarebbe adoperata per portare voti a Pasquale Sommese, oggi destinatario dell’ordinanza, durante la passata campagna elettorale per le regionali, che vistosi notificare l'atto è stato colpito da un lieve malore. Il suo ruolo, così come emerge dalle indagini, sarebbe stato quello di consegnare tangenti ai politici per conto degli imprenditori. Dall’aprile? dello scorso anno, cioe’ da quando e’ finita ai domiciliari per l’inchiesta sulla mancata ristrutturazione di Palazzo Teti a Santa Maria Capua Vetere, sta collaborando con la Procura, che ha coordinato l’inchiesta.

Viene giù Grillo, rivolta senza precedenti Il leader 5 stelle bastonato in casa sua

Beppe Grillo, beffa totale: perde in casa, figuraccia a Genova



Alle votazioni online per decidere chi sarà candidato sindaco grillino a Genova, a sorpresa non vince il "preferito" di Beppe Grillo. La base sconfessa i vertici dei Cinque Stelle, dunque, proprio nella città del comico ligure. Come riporta La Repubblica, ha vinto l'insegnante Marika Casimattis - ambientalista della vecchia guardia - contro Luca Pirondini, dato per favorito e spinto dalla fedelissima di Grillo, la consigliera regionale Alice Salvatore. Hanno votato 700 persone, tra i due uno scarto di soli 24 voti.

Casimattis è un'esponente del M5S delle origini. Pirondini l'aveva accusata di affinità con i transfughi del movimento capitanati da Paolo Putti, una diaspora di quattro consiglieri comunali e uno regionale contro la "svolta verticistica" imposta da Grillo. Che incassa, dunque, una doppia beffa. 

Sondaggio: è sparito il partito Pd, mai visti numeri così / Cifre

Il sondaggio: Pd in caduta libera, è al 23%


di Brunella Bolloli



Pd in caduta libera, lo dicono i sondaggi. Quelli riservatissimi, che girano ai piani alti del Nazareno, raccontano di una situazione disastrosa, che non va oltre il 22%: altro che primo partito, i bei tempi del 40% alle Europee del 2014 sono un lontano ricordo. Ma anche le rilevazioni appena diffuse in tv a Porta a Porta mostrano una situazione desolante per Matteo Renzi e la sua truppa.

Secondo Euromedia Research, istituto di Alessandra Ghisleri, i democratici hanno perso in un mese il 3,1% e sono scesi al 25,5. Mentre per Michela Morizzo di Tecné i punti lasciati per strada sono addirittura 6, per cui oggi, Lingotto o no, il Pd non va oltre il 23%. Anzi, per essere precisi, il Pd prima della scissione era al 28,7% mentre ora, senza la minoranza dem, è crollato al 22,8 per cento dei consensi.

In entrambi i casi il dato per i governativi è allarmante perché significa che il Movimento Cinquestelle balza in testa e, se si andasse a votare adesso, a Palazzo Chigi ci finirebbe, con molta probabilità, Luigino Di Maio o qualcuno dei suoi colleghi. La creatura di Grillo, nonostante i tanti errori a livello locale, resta in vetta ma con quotazioni differenti: 26,4% per Euromedia (mezzo punto in meno rispetto al mese scorso) e 29% per Tecné (un punto in meno).

In particolare, quest'ultimo istituto distingue tra M5S prima della scissione (30,3%) e M5S dopo (27,6), segno che la formazione del nuovo soggetto rosso di Bersani e transfughi dem (dato da Euromedia al 3% mentre da Tecné a più del doppio, 6,5%) rosicchia qualcosa anche ai grillini, senza calcolare l' altra new entry a sinistra di Pisapia e compagni che otterrebbe tra il 2,3 (Ghisleri) e il 4 per cento (Morizzo).

Unico sondaggista che dà un po' di ottimismo ai renziani è Nicola Piepoli, secondo il quale i pentastellati sono ancora sotto al Pd, seppure di un punto soltanto (29 a 28) e, insomma, la scissione ha pesato indubbiamente, ma ormai la crisi è archiviata e al Lingotto si è visto un gruppo molto compatto. Ma la convention torinese fortemente voluta da Renzi ha rialzato il gradimento piddino oppure no? Risposta di Piepoli: «Non l'ha spostato di un millimetro. Le nostre rilevazioni danno il Pd al 29 sia prima che dopo il Lingotto. La merce non è cambiata».

Forza Italia cresce arrivando al 14% secondo la Ghisleri, mentre per Tecné si assesta al 13,5% e per Piepoli all' 11. Quanto alla Lega, per vari sondaggisti è stabile al 13% e i Fratelli d' Italia di Giorgia Meloni sono accreditati tra il 4,5 e il 4,9. Il Nuovo Centrodestra (che sta essere sciolto per volere dello stesso Angelino Alfano) si ferma tra 1,5 e 2%.

Morale: se il centrodestra si unisce supera il 28 per cento, arriva al 30 e vince. Se va in ordine sparso consegna la vittoria nelle mani dei Cinquestelle o, comunque, ad un testa a testa all'ultimo voto tra M5S e Partito democratico.

Anche a vedere le percentuali che ogni lunedì Emg illustra nel Tg di Enrico Mentana, i grillini sono saldamente in testa, sfiorando il 30%, a danno soprattutto degli avversari democratici che, in una settimana, sono scesi al 27,1. Leggerissima flessione per la Lega che passa al 12,8 regalando circa mezzo punto a Forza Italia, mentre salgono dello 0,2 gli scissionisti che arrivano a quota 4,2.

In realtà, oltre alle percentuali di voto, nei sondaggi politici di La7 sono stati mostrati i seggi che ogni partito otterrebbe con il nuovo sistema elettorale. Il M5S avrebbe 201 seggi, il Pd 188, la Lega 85, Forza Italia 83, seguita da Fdi con 32 e da Mdp con 28.

Cosa vuol dire questo? Che con queste aggiudicazioni di seggi avere una maggioranza è, ancora una volta, impossibile. I 316 seggi necessari per ottenere la maggioranza sono un' utopia. Partito democratico insieme a Sinistre e Autonomie arriverebbe solo a 223, mentre PD+Fi+Ncd+ Autonomie salirebbe a 277.

L'unica coalizione possibile per avere la maggioranza sarebbe quella che si ottiene dalla strana alleanza tra Lega, Fratelli d'Italia e grillini, che insieme raggiungono 318 seggi, superando la maggioranza di 2 seggi. Un asse smentito a più riprese dagli esponenti dei tre soggetti politici, che, a parte temi comuni in materia di Europa, lotta agli sprechi e immigrazione, restano molto distanti, infatti hanno già ribadito di non avere alcuna intenzione di allearsi tra loro e quindi la situazione resta di ingovernabilità.

Renzi sconta la divisione con la minoranza dem, l' inchiesta Consip, le politiche sull'immigrazione e sul lavoro. Ma almeno si può consolare con le analisi che lo danno in netto vantaggio nella corsa alla segreteria rispetto ai suoi sfidanti interni, Andrea Orlando e Michele Emiliano. Secondo alcuni poll dei giorni scorsi, alle primarie del 30 aprile l'ex premier raccoglierebbe tra il 53% (Ipsos) e addirittura il 64% (WinPoll), con gli avversari nettamente distanziati, segno che è ancora forte nel partito, molto meno fuori.