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mercoledì 15 marzo 2017

Maratona di New York "Diadora Bright Run" c'è anche l'Atleta Giovanna Raucci

Maratona di New York "Diadora Bright Run" c'è anche l'Atleta Giovanna Raucci 



di Gaetano Daniele



l'Atleta Giovanna Raucci 


New York vale il viaggio. Sempre. Soprattutto se il fine ultimo è la Maratona di New York. Infatti è l'unica che può cambiarti la vita. Se vinci da qualche parte del mondo diventi un atleta di primo piano ma se vinci a New York diventi famoso. 

"Diadora Bright Run", così Diadora denomina il Concorso che porta 20 nuove atlete alla Maratona di New York. Una delle Maratone più lunghe con i suoi 42 chilometri. Tra le vincitrici del Concorso, Giovanna Raucci, di Caivano, ultimo paese a nord di Napoli, che si è classificata 12esima, grazie anche Valsport di Giugliano di Pasquale Parisi, Luigi Parisi e Antonio Zarrillo, che hanno creduto in Giovanna Raucci e in questo nuovo progetto atletico. 

Insomma, tutto pronto. Si parte. E ai nostri microfoni l'emozione di Giovanna Raucci si fa sentire: "Sono contentissima di questa nuova esperienza. Il progetto comprende 3 incontri con il Campione Olimpico di Maratona a Seul, Gelindo Bordin. Il primo a Treviso il 24-25 Marzo per un programma di allenamento e conoscere le altre atlete. Il secondo, una settimana a fine agosto a Sestriere in altura presso il Villaggio Olimpico. E il terzo incontro in fase di rifinitura alla mezza Maratona di Treviso ad Ottobre. La cosa che mi rende responsabile e nello stesso tempo mi coinvolge di emozione - conclude ai nostri microfoni Giovanna Raucci - e che non partecipo come una semplice atleta, ma parteciperò per una grande azienda, un grande marchio dello Sport, "DIADORA". Ringrazio tutti gli amici e parenti che mi hanno votato, Valsport di Giugliano nella persona di Antonio Parisi, Luigi Parisi e Antonio Zarrillo che hanno creduto in me. Per adesso posso solo dire "GRAZIE" a tutti, vi porterò per tutti i 42 chilometri nei miei pensieri". 

Di Maio, Di Battista, Fico e gli altri Il trucchetto per tenersi la poltrona

Il M5S stelle e il doppio mandato: probabile abolizione per incarichi governativi



Il Movimento 5 stelle e le sue regole, una delle più importanti quella sul doppio mandato, secondo la quale sarebbe impossibile per i candidati pentastellati restare in carica per più di due mandati. Come riferisce Il Corriere della Sera dovrebbe essere prevista un'eccezione per i ruoli governativi, perché "si tratta di incarichi come quelli ministeriali che avvengono su nomina, non per elezione diretta". In questa maniera si preserverebbe l'attuale popolarità del Movimento e la figura di volti noti come Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Alberto Fico. L'obiettivo è quello di non disperdere i voti e i consensi accumulati in questi anni, conservando le figure che hanno contribuito attivamente alla grande rimonta politica dei 5 stelle.

Viene meno quindi un principio fondamentale del Movimento che, dopo essersi presentato al popolo come rivoluzionario e finalmente risolutivo per i problemi del Paese, si mostra comunque legato a pregressi meccanismi politici che loro stessi inizialmente rinnegavano. In ogni caso la decisione non è ancora definitiva e sarà certificata da una votazione sul blog che probabilmente avverrà tra alcuni mesi.

Gentiloni ha deciso, si vota il 28 maggio Occhio al governo, ecco i due referendum

Referendum, il Consiglio dei ministri su voucher e appalti: si farà il 28 maggio



I referendum su voucher e appalti promossi dalla Cgil ha una data: 28 maggio 2017. Il Consiglio del ministri ha fissato la prossima data utile per  l'abrogazione "di disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti" e per l' "abrogazione di disposizioni sul lavoro accessorio (voucher)".

Questo sarà il 73esimo referendum nella storia della Repubblica, il 68esimo abrogativo. Si accende però il dibattito sulla possibilità di far coincidere la data del referendum con quella delle elezioni Amministrative (da programmare tra il 15 aprile e il 15 giugno), che riguarderanno più di mille comuni. Il motivo principale di questa scelta potrebbe risiedere nel fatto che i referendum abrogativi richiedano un quorum di partecipazione del 50% che è stato difficilmente raggiunto nelle precedenti occasioni.

"Io quell'italiano lì non lo voglio" Furia Trump: disastro diplomatico

"Io quello non lo voglio", la furia di Trump contro l'italiano: con chi ce l'ha



Si sta consumando una faida sotterranea alla Farnesina. Al centro della lotta di potere il ruolo di ambasciatore italiano a Washington, mica bruscolini. Da un anno la carica è ricoperta dal veneziano Armando Varricchio,  55 anni, ex consigliere diplomatico di Matteo Renzi a Palazzo Chigi.

Il suo mandato nel ruolo di ambasciatore italiano negli Stati Uniti dovrebbe essere ancora lungo, ma pare che il suo posto sia a rischio. Ci sarebbe già il nome di colui che potrebbe fargli le scarpe, l'attuale ambasciatore a Londra Pasquale Terracciano. Il motivo dell'insicurezza di Verricchio si chiama Donald Trump. Il suo entourage considera infatti Verricchio troppo vicino ai democratici, "con la candidata sconfitta Hillary Clinton che, vicina di casa dell'ambasciata, è stata spesso avvistata tra le quattro mura della rappresentanza", si legge sulla Stampa.

Il fatto che Matteo Renzi si fosse augurato la vittoria della Clinton non gioca a favore di Verricchio: "È ovvio per me e per tanti di noi preferire Hillary Clinton come "commander in chief"". Un'affinità con gli avversari che non dev'essere sfuggita all'entourage di Trump. Ecco perché c'è chi sostiene che l'ambasciatore scelto da Renzi, e protagonista di una fase in cui il nostro governo si è apertamente schierato a favore dei democratici, non sia più la figura giusta per costruire un rapporto con Trump e la sua squadra. 

martedì 14 marzo 2017

La profezia del banchiere sull'euro: condanna a morte per la Germania

Mervyn King sul futuro dell'eurozona: "Senza unione fiscale, finisce l'euro"



Mervyn King, dal 2003 al 2013 governatore della Bank of England, non ha dubbi su che cosa ne sarà dell'economia britannica dopo la Brexit e l'addio al mercato unico europeo: la Grand Bretagna se la caverà. Chi dovrà davvero preoccuparsi sono i Paesi rimasti nell'Unione europea, in particolare nell'Eurozona.

Una volta che la Gran Bretagna avrà chiarito la regole per tutti quei cittadini europei già sull'isola prima del referendum, il governo non dovrà far altro che "disctere un trattato di libero scambio. E scommetto - ha detto King - che la maggior parte dei Paesi Ue sarà contenta di farlo visto il nostro grande deficit commerciale".

Quel che invece deve far temere il peggio sono le tensioni interne all'Eurozona. Secondo King, la posizione di Mario Draghi "impossibile" dimostra quanto sia vicino il punto di rottura, senza una riforma strutturale radicale dell'Ue. Da un lato c'è la Germania che vuole tassi di interesse e un cambio euro/dollaro più alti, dall'altro ci sono Francia e Italia che chiedono l'esatto opposto. Questi attriti possono portare l'Eurozona in una nuova e pericolosa crisi: "senza un dibattito genuino e un reale cambiamento. Qualcuno - dice King - deve convincere la Germania che non ci sono alternativa per salvare l'euro".

Il peccato originale che porta con sé la nascita dell'euro è averlo fatto senza una vera "unione fiscale, un terribile errore". I veri problemi che stanno colpendo l'Ue, a comunciare dalla disoccupazione giovanile, stanno portando all'ascesa "di nuovi partiti politici che incolpano l'unione monetaria. Vengono liquidati come populisti, ma le loro critiche sono basate su fatti economici, che le élite non capiscono".

Il futuro dell'economia europea dipende ancora una volta dalla volontà della Germania che dovrà accettare un'unione fiscale oltre che monetaria. Un passo indietro per Berlino che potrebbe rimetterci almeno: "il 5% del Pil indefinitivamente. Il conto sarà molto alto, ma necessario per permettere ai Paesi del Sud di conservare la piena occupazione. Tra questi - ha chiarito King - metto anche Francia e Italia oltre a Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro". In Germania però nessun politico ha la minima intenzione di annunciare ai propri elettori cattive notizie: "Stiamo andando verso il disastro".

La data del voto? Gira una voce... Oltre ogni vergogna: cosa faranno

La data del voto, l'ipotesi sconcertante. Gira una voce: "Il 24 maggio 2018"



Voto a giugno? Sì, ma nel 2018. Tre mesi dopo la scadenza naturale di questa legislatura. È l'ultima tentazione del Parlamento italiano. Secondo la Stampa sono in tanti, e trasversali, ad allungare il più possibile la vita delle Camere, sfruttando ogni piega del regolamento fino a tirare per la giacchetta la Costituzione.

Messe in soffitta le velleità di voto anticipato, tutto sembra favorire la sopravvivenza del debolissimo governo Gentiloni ben oltre la soglia minima di fine settembre, quella che garantirebbe la maturazione del vitalizio ai "peones", gli onorevoli di prima nomina. A Montecitorio, sussurra la Stampa, gira già una data: il 24 maggio 2018. Calendario alla mano, una scelta estrema perché i 5 anni di vita della legislatura si calcolano dalla prima riunione (il 15 marzo 2013). Aritmetica vorrebbe che la scadenza fosse il 15 marzo 2018. Ma l'articolo 61 della Costituzione indica in 70 giorni il limite in cui si devono fissare nuove elezioni. Lo scioglimento delle Camere come noto è prerogativa del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma servirà la controfirma del governo e anche qui chi vuole guadagnare tempo (e nell'esecutivo ce ne sono tanti) potrebbe adoperarsi per far slittare di qualche giorno il via libera definitivo. In genere la data del voto si decide per evitare ingorghi istituzionali ma il prossimo anno sarà Forza Italia ad avere un "ingorgo" di altro tipo.

La data cruciale è l'8 marzo, quando Silvio Berlusconi potrà presentare domanda di riabilitazione al Tribunale di sorveglianza. Se verrà accolta l'istanza, dopo qualche settimana, il Cavaliere non avrà bisogno di attendere la ormai mitologica sentenza della Corte europea di Strasburgo sulla sua decadenza da senatore e tornerà libero di ricandidarsi e perfino ridiventare premier. Insieme agli azzurri, a molte decine di onorevoli farebbe comodo guadagnare un paio di mensilità da parlamentari in più. Anche a costo di prendere in ostaggio la legge elettorale.

Massacrato a calci dagli immigrati Tragedia a "Striscia la Notizia" Altro che auto in doppia fila

L'inviato Abete aggredito e preso a calci da un gruppo di immigrati: ricoverato


Caserta, Luca Abete
picchiato a Piazza Pitesti: finisce all'ospedale

Luca Abete, inviato di Striscia la Notizia, è stato aggredito da un gruppo di ambulanti abusivi mentre si trovava in Piazza Pitesti a Caserta con i suoi operatori. Nella notte tra domenica e lunedì, si è presentato all’interno del mercato casertano per porre alcune domande ai venditori ambulanti che circondavano la piazza. Purtroppo, gli ambulanti non hanno apprezzato e sono piuttosto rimasti infastiditi dalla presenza delle telecamere di Striscia: si sono avvicinati con aria minacciosa alla troupe distruggendo a bastonate la telecamera e intimando allo stesso Luca Abete di allontanarsi dalla zona.

L’inviato, grazie ad alcuni presenti, è riuscito a rifugiarsi in un bar, ma non è bastato perché gli ambulanti l’hanno raggiunto e l’hanno preso a calci, facendolo cadere per terra. Gli aggressori sono scappati solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine che, dopo aver fatto alcuni controlli, hanno scortato l’ambulanza al pronto soccorso più vicino, dove sono stati eseguiti i vari accertamenti per verificare eventuali lesioni: dalle prime analisi, Abete ha riportato varie contusioni a causa delle percosse subite, ma nessuna frattura.

A comunicare quanto è successo, è stato lo stesso inviato di Striscia che, dopo essere stato dimesso, ha postato un messaggio sul suo profilo Facebook, ringraziando le persone che sono intervenute salvando la vita ai lui e ai suoi operatori. Le riprese erano collegate a un servizio precedente, andato in onda lo scorso dicembre, che mostrava la piazza di Caserta totalmente invasa dai migranti abusivi intenti a vendere merce contraffatta.

Insomma, Caserta presenta parecchi problemi, altro che populismo e auto in doppia fila.