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venerdì 3 marzo 2017

Meteo da incubo, weekend rovinato Tre ondate di maltempo: dove rischi

Meteo, pioggia e neve in arrivo nel weekend




Sarà un weekend all'insegna del maltempo. Colpa di una vasta area depressionaria in lenta evoluzione verso l'Italia, avvisano gli esperti di 3bmeteo. E' atteso dunque un nuovo peggioramento con primi segnali già venerdì 3 marzo al Nord con il culmine nel fine settimana, appunto. Le zone maggiormente colpite sono Nord e tirreniche, con piogge localmente forti e neve sulle Alpi. Ma vediamo le previsioni del tempo, nel dettaglio.

Venerdì 3 marzo - Nubi in aumento al Nord e Toscana con prime piogge a fine giornata sul Nordovest; precipitazioni in estensione a tutte le Alpi, neve sopra i 900-1.300 metri. Sole prevalente altrove.

Gli Indispensabili Mutti.


Scopri tutte le differenze. 
Sabato 4 marzo - Piogge e rovesci sparsi più intensi e diffusi su Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, alta Toscana, alta Lombardia, Trentino, alto Veneto e Friuli Venezia Giulia; fenomeni più deboli e sparsi su resto del Nord, bassa Toscana, Umbria, Lazio, sporadici sulla Sardegna. Neve sulle Alpi oltre 1000-1.500 metri. Sole prevalente al Sud e medio Adriatico ma con qualche piovasco in arrivo entro sera su Marche, Abruzzo, Molise, Campania, nord Puglia.

Domenica 5 marzo -  Piogge sparse da Ovest verso Est sui gran parte della Penisola, specie sul versante tirrenico dell'Appennino dove i fenomeni saranno più abbondanti; possibili temporali su tirreniche e al Sud. Ai margini l'estremo Nordovest e la Sardegna con fenomeni scarsi o assenti. Neve sulle Alpi oltre 900-1.200 metri. 

Tendenza - Una terza perturbazione tra lunedì e martedì porterà piogge soprattutto al Centrosud, seguita da aria più fredda e generale calo termico. 

Bomba pedofilia sul Vaticano:  "Provo vergogna, ecco cosa succede nella Curia romana"

Chi lascia la Commissione anti pedofilia: "Nella Curia romana ci boicottano"




"Non potevo restare. Dopo tre anni vedere continuamente che nella Curia romana c'era chi non favoriva il nostro lavoro, chi in sostanza lo boicottava, senza rispondere anche alle richieste più elementari che venivano avanzate, mi ha gettato in un profondo sgomento, ho provato anche vergogna, e così ho deciso di dimettermi"

Parla così Marie Collins, ormai ex membro della Commissione anti pedofilia voluta nel 2014 da Papa Francesco; vittima di abusi sessuali da parte di un sacerdote all'età di 13 anni, era l'unica vittima rimasta all'interno dell'organismo, nonché unico membro femminile. Ha raccontato il suo sconforto in un'intervista a La Repubblica spiegando quali motivazioni l'anno portata all'abbandono dell'incarico.

"Esiste il fatto che spesso si sentono dichiarazioni pubbliche intorno alla profonda preoccupazione della Chiesa per le vittime di abusi, ma poi nel privato il dato è che in Vaticano c'è che si rifiuta anche solo di riconoscere le lettere inviategli per provare a risolvere questa preoccupazione. Il dato è che le resistenze non mancano e tutto questo per me non è accettabile".

Parole amare nei confronti di un atteggiamento scoraggiante che però non demolisce le speranze della signora Collins: "Non intendo sfavorire il lavoro della Commissione vaticana per il quale ancora nutro speranze e ho aspettative. In ogni caso, come ho anche scritto nel momento in cui ho deciso di lasciare il mio incarico, le richieste che facevo pervenire alla Congregazione per la Dottrina della fede non trovavano risposta, erano quasi sempre disattese. In particolare, mi ha ferito il fatto che la raccomandazione della Commissione di istituire un tribunale per giudicare i vescovi negligenti, approvata dal Papa e annunciata nel giugno del 2015, non abbia avuto alcun seguito. Ha trovato dei problemi legali non meglio specificati e così il tribunale non è mai stato istituito. Tutto questo è per me motivo di sofferenza e sinceramente ho ritenuto che era giusto farmi da parte".

Il cardinale Sean O'Malley, presidente della Commissione, ha diffuso una dichiarazione in cui esprime un profondo ringraziamento per l'enorme contributo da lei dato come membro fondatore. La nota della Commissione, inoltre, comunica che "il Papa ha accettato le dimissioni della signora Collins con profondo apprezzamento per il suo lavoro nei confronti delle vittime e dei sopravvissuti degli abusi".

Marie Collins ha deciso di non fare nomi di chi, all'interno della Curia, ha boicottato il suo lavoro; ha comunque voluto esprimere il suo assenso nei confronti dell'attività di Papa Francesco in merito alla questione: "Credo in lui e nel suo lavoro, ma non capisco perché tante resistenze. Francesco fin dall'inizio è stato sincero. Ha preso decisioni chiare nel senso della tolleranza zero. Ma intorno a lui le cose non procedono come dovrebbero e tutto ciò non è corretto".

Scienza, verità ripugnante sulle piscine Schifo totale: cosa c'è nell'acqua

Scienza, in una piscina olimpionica ci sono 75 litri di pipì



La trasparenza dell'acqua in una piscina molto spesso può ingannare. Quel liquido che non ci sembra altro che H2O in realtà contiene anche 75 litri di urina, considerando una piscina olimpionica. La durissima verità è stata svelata su Environmental sciences and technology letters che ha lanciato l'allarme sulle condizioni igieniche delle piscine: "Il contatto fra la pipì e i disinfettanti usati per igienizzare l'acqua può scatenare una reazione chimica che libera sostanze irritanti per gli occhi e il respiro - ha detto la ricercatrice dell'università canadese di Alberta, Lindsay Blackstock - con il rischio di crisi d'asma".

L'enorme quantità di pipì scaricata in acqua dai nuotatori non è solo un fenomeno ripugnante, ma anche un rischio per la salute di chi nuota, esposti a irritazioni di vario genere. A incastrare gli scaricatori di urina sono state le bevande gassate. Per scoprire la presenza di pipì nei 250 campioni prelevati, i ricercatori hanno usato come elemento spia la acesulfame-k, un dolcificante artificiale presente nelle bevante frizzanti e in diversi cibi.

"Non paghi le tasse? Ti svuoto il conto" Occhio alle email, l'ultima truffa letale

Nuova ondata di false email dell'Agenzia delle entrate: occhio agli allegati


di Giovanni Ruggiero



Una nuova ondata di finte email dall'Agenzia delle Entrate sta bombardando le caselle dei contribuenti italiani. L'ultimo tentativo di phishing è stata architettata con grande cura, i messaggi inviati riportano come mittenti alcuni uffici del Fisco che rispondono a indirizzi e numeri di telefono realmente esistenti.

Nelle email viene segnalato un debito da saldare con il dipartimento finanziario per il quarto trimestre 2016. I toni del testo sarebbero perentori: in caso di mancata estinzione del debito, l'Agenzia delle entrate si riserva di prelevare la somma dovuta direttamente dal conto corrente del contribuente. Tutto falso, naturalmente. Ma occhio agli allegati: i file inseriti nelle email sono spacciati per documenti che provano l'esistenza del debito. Una volta aperti però si scatena un malware, una sorta di virus che si installa nel sistema operativo, mettendo così a rischio tutti i dati sensibili contenuti nell'hard disk, oppure digitati nel corso di pagamenti online.

L'infezione avviene quindi aprendo i file allegati. Basterà cancellare l'email sospetta per evitare ogni rischio.

Stasi, è la fine. L'inchiesta su Sempio? Ecco che cosa hanno trovato i pm

Chiara Poggi, l'inchiesta-bis su Andrea Sempio va verso l'archiviazione



Chiusa, finita. L'inchiesta-bis sulla morte di Chiara Poggi condotta nelle ultime settimane dalla Procura di Pavia, non ha prodotto risultati. Prove da cercare non ce ne sono più, al pari di testimoni da sentire. Come riporta il quotidiano "Il Giornale", ora il procuratore aggiunto Mario Venditti dovrà tirare le fila delle indagini, ma l'esito appare scontato: archiviazione per Andrea Sempio, sul quale non sono emersi elementi di alcun tipo per cui lo si possa ritenere responsabile in qualche modo della morte della ragazza.

Manca il movente: l'uccisione di Chiara fu un delitto feroce, compiuto da una persona che continuò a colpirla mentre la strascinava già dalle scale della villetta dei genitori. E nessun elemento o fatto è stato trovato, tale da poter trasformare Sempio in una belva. Certo, restano alcuni dettagli, come le telefonate che Sempio fece a casa Poggi nei giorni precedenti la morte della ragazza, il suo post su Facebook nei giorni della condanna di Stasi, di cui era molto amico: "Non dimenticare il nostro segreto". E, ancora, lo scontrino di un parcheggio con la data del giorno del delitto, inspiegabilmente conservato per oltre dieci anni. Certo, non abbastanza per chiedere la revisione del processo a carico di Stasi, cosa che peraltro nemmeno i legali del giovane condannato a 16 anni hanno fatto.

Condannato per il crac della sua banca Dai giudici stangata pazzesca a Verdini

Denis Verdini condannato a 9 anni per il crac del Credito Cooperativo Fiorentino



Denis Verdini, senatore di Ala, è  stato condannato a una pena complessiva di 9 anni nel processo per il  crac dell’ex banca Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio, di cui è stato presidente per 20 anni, fino al luglio 2010. È la sentenza stabilita dal Tribunale di Firenze, presieduto da Mario Profeta, dopo una camera di consiglio durata sette giorni, un record.  Verdini era imputato con altre 33 persone. La Procura, rappresentata dai pm Luca Turco e Giuseppina Mione, aveva  chiesto una condanna a 11 anni per Verdini. Il parlamentare era  assente alla lettura della sentenza.

Centrodestra unito? No, è la fine Ecco la foto del disastro / Guarda

Senza Berlusconi e Salvini il centrodestra è unito


di Salvatore Dama



Chiude il Nuovo centrodestra. «Dal 18 marzo l'esperienza del Ncd si conclude, adesso dobbiamo unirci con altri per riuscire a centrare l' obiettivo di dare finalmente una casa comune ai moderati liberali popolari italiani». Lo annuncia Angelino Alfano in un' intervista al Tg1. I moderati sono «quei milioni e milioni di italiani che non ci vogliono alleati con Salvini e con il Partito Democratico». Allora con chi? Il ministro degli Esteri guarda a quei partiti che aderiscono al Ppe. E dunque, principalmente, a Forza Italia. Purché Silvio Berlusconi molli i sovranisti al loro destino e resti ancorato solidamente al centro. Salvini è «inconciliabile con noi», insiste Alfano, «vuole uscire dall' Europa, noi vogliamo cambiare l'Europa difendendo le grandi conquiste di questi decenni a cominciare dalla pace e dalla sicurezza». La soluzione, conclude l' esponente di governo, è «costruire un sistema di comune difesa europea rispetto ai rischi che vengono dal fronte Sud del mondo, non scappare dall' Europa».

Mollare Salvini. Cosa che il Cavaliere sarebbe ben lieto di portare a termine. Se non dovesse fare i conti con i rapporti di forza. L'algebra del centrodestra gli dice che accordarsi con i centristi è cosa buona, ma non determinante. Perdersi la destra lepenista, invece, significa dire addio al 40 per cento, la soglia del premio di maggioranza sarebbe un miraggio.

Ma tutto è così prematuro. Non si sa se la legge elettorale cambierà o rimarrà quella indicata dalla Consulta. Non si sa la data del voto e neanche come finirà il congresso del Pd.

Dalla cantina dei nonni alle grotte sotterranee.


Il primo e unico impianto al mondo per la conservazione delle mele è stato realizzato 275 metri sotto le... 
Insomma, siamo al "carissimo amico". Ieri, al Tempio di Adriano, un tot di dirigenti di centrodestra si è confrontato sul tema delle primarie nel corso di un convegno organizzato dalla fondazione di Altero Matteoli. Tutti d'accordo: il motore del centrodestra deve essere l'unità. Condizione per celebrare le primarie. Peccato che all' appello mancassero Salvini e Berlusconi, i due che litigano. E non due qualsiasi.

Al tavolo c'erano Giorgia Meloni, Gaetano Quagliariello, Mario Mauro, Giovanni Toti, Raffaele Fitto, Massimiliano Fedriga. «Ho visto le polemiche suscitate da questa iniziativa in casa mia, ma sono corazzato», dice Matteoli. Secondo Repubblica, Berlusconi starebbe per dare il benservito agli ultimi ex An rimasti in Forza Italia. Indiscrezioni poi smentite dal Cav. «Noi siamo qui per confrontarci e mettere attorno allo stesso tavolo chi può ridare vita al centrodestra». Farlo attraverso le primarie. «Vogliamo che siano regolate per legge», spiega Meloni, «abbiamo presentato una proposta di modifica della legge elettorale a tal proposito».

Stessa musica anche da Raffaele Fitto: «Servono regole certe, dico no a primarie intese come scontro tra candidati, ma per un dibattito proficuo su temi concreti». Salvini non c'è, assente giustificato perché fuori Roma. A rappresentare il Carroccio è Fedriga: «Le primarie sono fondamentali, non si può prescindere dalla volontà popolare per indicare il candidato premier».

Che per la Lega deve essere Salvini, non Luca Zaia come propone Berlusconi. La precondizione per la scelta del leader è l'unità della coalizione, insiste Toti: «Dobbiamo capire come possiamo stare insieme. Le primarie non devono essere un braccio di ferro o una prova di forza, quel che conta è individuare il percorso per arrivare alle consultazioni aperte». Occorre capire, aggiunge il governatore della Liguria, «se sono un momento costitutivo o altro. Io tengo molto di più a individuare il percorso per arrivarci. I sondaggi ci dicono che siamo tra le prime coalizioni», grazie anche «ai tanti demeriti degli altri». Stesso invito a camminare uniti arriva da Mario Mauro, che mette in guardia dal rischio di «trasformare le primarie in una giocata al lotto». Occorre uscire, aggiunge l'ex ministro della Difesa, «dalla logica del manuale Cencelli». Oggi come nel '94, dice Gaetano Quagliariello, «l'unità del centrodestra è l'unica proposta di governo che l'Italia può avere. Di fronte a una sinistra che si divide e a un M5S che ha scelto di essere opposizione permanente, la nostra unità è una esigenza non solo per noi ma soprattutto per il Paese». Partiamo dai contenuti, propone Meloni, «facciamo uno sforzo per trovare un denominatore comune». E rilancia l'ipotesi della lista unica alle Comunali di Genova. Poi si toglie un piccolo sassolino: «Io sono stata tacciata di populismo, Berlusconi in una intervista ha messo in guardia dal pericolo del populismo, ma è stato il primo ad essere populista...».