I sopravvissuti al terremoto hanno perso tutto, ora li indagano per omicidio colposo
I sopravvissuti al terremoto piangono i morti, ma tra poco potrebbero finire a processo. È la Procura di Rieti ad avvisare: "C'è la responsabilità della natura e della faglia che si muove, e c'è la responsabilità degli individui. È quella che stiamo cercando di ricostruire". La questione, sia pur a caldo di un disastro da oltre 280 morti, è chiara: i magistrati voglio capire come sono stati realizzati i lavori di ristrutturazione degli edifici crollati. Quelli pubblici (come la scuola elementare di Amatrice, rifatta nel 2012 in apparenza secondo criteri anti-sismici) ma anche quelli privati. E così chi ha perso figli, mogli, mariti e madri potrebbe ritrovarsi tra poco in un altro incubo (sicuramente minore), quello legale.
Omicidio colposo - La legge, è questo il presupposto del procuratore capo di Rieti Giuseppe Saieva, parla chiaro: chi ristruttura o modifica anche solo parzialmente un edificio in zona sismica deve adeguarsi alle normative anti-sismiche. E qui dunque entra in ballo la responsabilità dei proprietari privati e delle ditte che hanno eseguito i lavori. I singoli cittadini che hanno eseguito in prima persona modifiche alle abitazioni, qui la drammatica beffa, potrebbero essere considerati penalmente responsabili della morte dei loro cari. Come spiega il Messaggero, "basta aver spostato un tramezzo per rischiare di essere accusati di omicidio colposo".
Macerie piantonate - Si rischia insomma un'inchiesta gigantesca. Quasi sicuramente partirà quella sui lavori agli edifici pubblici, tanto che la Procura di Rieti vuole predisporre un servizio di pattugliamento e piantonamento di quegli stessi edifici e palazzi crollati: sotto le macerie ci sono atti e documenti decisivi per risalire a eventuali responsabilità. Due sono gli edifici nel mirino: il campanile di Accumoli, che ha travolto e ucciso un'intera famiglia, e la chiesetta di Sant'Angelo inaugurata lo scorso 12 agosto: entrambi erano stati ristrutturati dopo il terremoto dell'Umbria del 1997, sfruttando le leggi di finanziamento post-sisma.
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