Visualizzazioni totali

domenica 29 gennaio 2017

I segreti di una vita in salute si nascondono nel microbioma

I segreti di una vita in salute si nascondono nel microbioma



di Matilde Scuderi



Il microbioma, l'insieme di quasi 100 trilioni di cellule batteriche che si trova nel nostro apparato digerente, influenza moltissimo la nostra salute e durante il corso della nostra vita cambia e si modifica in modo sostanziale. Ne consegue che studiare il microbioma dei centenari e ultra-centenari potrebbe aiutare a capire perché certe persone e non altre vivono così a lungo, nonché fornire strategie per migliorare lo stato di salute e assicurare un vita e longeva alle nuove generazioni. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna ha analizzato i dati esistenti in letteratura nel mondo e realizzato uno studio che ha messo a confronto il microbioma di pazienti di differenti fasce di età, giovani adulti (30 anni in media), over 65 e due gruppi di individui super longevi reclutati in Emilia Romagna: 15 centenari (99-104 anni) e 24 super-centenari (105-109 anni).

“Il microbioma che colonizza il tratto gastrointestinale umano - spiega Patrizia Brigidi, autrice della pubblicazione e ricercatrice al dipartimento di farmacia e biotecnologie dell’Università di Bologna -rappresenta uno dei più complessi ecosistemi microbici a oggi identificati, in termini sia di concentrazione che di composizione. Il rapporto di simbiosi mutualistica del microbioma con l’uomo, impatta su numerose caratteristiche fisiologiche, metaboliche e immunologiche che possono avere un ruolo determinante sulla salute dell’ospite. Negli ultimi anni l’impiego di tecniche per il sequenziamento massivo del genoma del microbioma, ha consentito di studiare in maniera approfondita non solo la sua diversità filogenetica, ma anche di identificare e annotare diverse matrici di geni microbici che codificano numerose funzioni biochimiche e metaboliche, non codificate dal genoma dell’uomo. Si è inoltre dimostrato - conclude l’esperta - che il microbioma intestinale presenta una traiettoria specifica nel corso della vita dell'ospite, con profili composizionali e funzionali correlati all’età. I nostri studi sui centenari e semi-super-centenari hanno consentito di identificare cluster di microrganismi e di loro geni che sono caratteristici dell’invecchiamento estremo e correlati a diversi aspetti metabolici e infiammatori dei centenari, confermando così il ruolo del microbioma nel processo pato-fisiologico dell’invecchiamento e aprendo prospettive di rimodulazione di un microbioma funzionalmente compromesso mediante opportuni interventi dietetici, assunzione di fibre”.

Anche il microbioma invecchia. È stato dimostrato che, con l’avanzare dell’età, si riduce la diversità dei microrganismi che popolano l’intestino, aumenta la colonizzazione da parte di specie opportunistiche, con un ri-arrangiamento della popolazione saccarolitica e proteolitica, a favore di quest’ultima, e una riduzione dei ceppi batterici che producono acidi grassi a catena corta. Secondo quanto riportato dagli esperti, a causare queste modificazioni potrebbero essere alcuni cambiamenti (fisiologici o di stile di vita) tipici della terza età. La caduta o la mancanza di denti, l’alterata percezione del gusto o dell’olfatto potrebbero per esempio favorire un’alimentazione povera di fibre, che a sua volta provoca un calo della popolazione batterica in grado di estrarre questi nutrienti dai cibi. Oppure, la progressiva diminuzione dell’attività fisica potrebbe ridurre la motilità intestinale, e di conseguenza provocare una maggiore proliferazione di batteri opportunisti.

Quali i batteri hanno un effetto positivo sulla salute. Se si analizza la questione da un punto di vista co-evolutivo e dell’ecosistema microbico, si può ipotizzare che gli individui più longevi siano caratterizzati da un microbioma intestinale in grado di ristabilire con l’organismo un nuovo equilibrio ogni qualvolta si verifica un cambiamento fisiologico o nello stile di vita. È però fondamentale capire quali modificazioni del microbioma siano strettamente correlate all’avanzare dell’età, e quali invece siano legate alla 'nazionalità' dell’individuo, e quindi alla genetica, allo stile di vita, all’ambiente e alle abitudini alimentari. A questo scopo, sarà necessario confrontare i dati di sequenziamento del microbioma intestinale ottenuto da coorti di individui longevi sani reclutati in tutto il mondo, in modo da individuare eventuali analogie e chiarire come l’ecosistema microbico dell’intestino possa contribuire ad allungare la vita, ma soprattutto a conservare, più a lungo, una buona salute.

Il microbioma, nuova frontiera della ricerca scientifica. Il microbioma umano è l’insieme dei microbi che si trovano nel nostro corpo e dei loro geni formano un vero e proprio 'super-organismo' composto da cellule umane e non umane, dove le cellule batteriche sono 10 volte di più delle nostre: 100 trilioni contro 10 trilioni. Il microbioma, principalmente quello intestinale, si modifica in funzione della dieta, dell’attività fisica, delle medicine assunte e sempre più studi correlano la biodiversità del microbioma a stati patologici quali obesità, patologie cardiovascolari, malattie autoimmuni, depressione, patologie neurologiche, fino al processo di invecchiamento vero e proprio. La Società italiana di microbiologia (Sim) per diffondere la conoscenza di questi argomenti che si stanno rivelando di giorno in giorno più decisivi per capire come funziona il nostro organismo e la nostra salute ha patrocinato la nascita di www.Microbioma. it un progetto di comunicazione digitale e di informazione indipendente che punta a promuovere la divulgazione delle sempre più numerose ricerche sul micro bioma.

Il 'fegato grasso' nei bambini? Stato di salute con l’ecografica

Il 'fegato grasso' nei bambini? Stato di salute con l’ecografica


di Eugenia Sermonti



Novità diagnostiche per una malattia sempre più frequente nell’infanzia, il ‘fegato grasso’: una tecnica del tutto non invasiva consente di vedere se il fegato del bambino abbia iniziato a perdere funzionalità divenendo meno elastico e sviluppando fibrosi epatica. La novità consiste proprio nella possibilità di misurare l’elasticità dell’organo, che è direttamente correlata alla presenza o meno di fibrosi. L’esame, basato su una nuova metodica elastografica, somiglia a una semplice ecografia ed è totalmente non invasivo, quindi si può ripetere nel tempo. L’utilizzo di questo esame permette dunque di evitare metodiche più invasive come la biopsia, particolarmente ‘pesanti’ specie su pazienti pediatrici. L’uso dell’elastografia sui piccoli pazienti è stato promosso da una ricerca condotta tramite una partnership tra Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, coordinata dal professor Valerio Nobili, direttore Malattie Epato-Metaboliche del nosocomio pediatrico e dal professor Antonio Gasbarrini, direttore dell’Area Gastroenterologia del Gemelli con il supporto tecnico della dottoressa Lidia Monti del dipartimento immagini del Bambino Gesù. Lo studio è stato pubblicato di recente sulla rivista americana ‘Radiology’ e vede come primo autore il dottor Matteo Garcovich dell’UOC Medicina Interna Gastroenterologia e Malattie del Fegato del Policlinico A. Gemelli.

La malattia. Nei bambini dei paesi occidentali la steatosi epatica e la steatoepatite (fegato grasso) può colpire fino al 20-40% dei bambini obesi, come segnalato dalle ultime linee guida americane per lo studio del fegato grasso in ambito pediatrico. Il 25-40% di questi bambini va incontro a una progressione di malattia nel corso di pochi anni, con un rischio aumentato di sviluppo di diabete mellito e delle complicanze legate all'epatopatia. Rispetto alla fine degli anni '80 la prevalenza del fegato grasso è aumentata di quasi 3 volte nella popolazione pediatrica, per cui è lecito aspettarsi per il futuro prossimo una vera e propria ‘epidemia’ secondaria allo sviluppo precoce di tutte le malattie metaboliche (diabete, cirrosi epatica, complicanze cardiovascolari e coì via). Una delle conseguenze più subdole e pericolose del fegato grasso nel breve-medio periodo è la formazione di fibrosi epatica, ovvero di un tessuto cicatriziale nell’organo, che compromette la sua funzionalità. Nei bambini, essendo la malattia del fegato presente solo da alcuni anni, è raro trovare sintomi legati a una ridotta funzione epatica. Nella maggior parte dei casi si rilevano segni di sofferenza epatica tramite le analisi del sangue che evidenzino un aumento delle transaminasi (enzimi epatici). Nella pratica clinica è importante escludere che ci sia fibrosi epatica in tutti i bambini che presentino valori alterati persistenti (per oltre 6 mesi) delle transaminasi e degli altri indici di ‘citonecrosi epatica’ come le gamma-GT. Accertare la presenza o meno di fibrosi epatica è molto importante perché la prognosi delle malattie del fegato è strettamente legata alla presenza della fibrosi. La fibrosi epatica nel corso degli anni può andare incontro a evoluzione fino alla cirrosi epatica e agli scompensi da insufficienza epatica. Fino a pochi anni fa l'unico modo per attestare la presenza di fibrosi epatica era l'utilizzo della biopsia epatica che presenta ovvi limiti legati all'invasività della procedura e quindi alla impossibilità di ripetere l'esame nel tempo. Le metodiche elastografiche permettono di valutare la presenza della fibrosi epatica in maniera non-invasiva e, soprattutto, di ripetere l'esame più volte nel corso del tempo per monitorare la progressione di malattia o l'efficacia delle terapie.

Lo studio.  Nello studio sono stati arruolati solo bambini (età media 12.6 anni; range 8-17 anni) con diagnosi di steatoepatite accertata tramite biopsia epatica. Si tratta di bambini quasi sempre sovrappeso o obesi. Per verificare la presenza di fibrosi gli esperti del Policlinico A. Gemelli hanno utilizzato l’elastografia, una tecnica in grado di valutare la perdita di elasticità del fegato, basandosi sul presupposto che lo sviluppo della fibrosi alteri l'elasticità complessiva dell'organo. I valori di ‘rigidità’ definiscono il grado di fibrosi epatica. In particolare gli esperti dell’Università Cattolica hanno utilizzato l’Elastografia real-time 2D-Shear Wave, tecnica di recente introduzione integrata in apparecchiature ecografiche tradizionali, che offre il vantaggio di visualizzare contemporaneamente l’immagine anatomica ecografica del fegato per la corretta selezione della zona da valutare. L’esame – della durata di non più di 5 minuti - si fa dunque con una speciale apparecchiatura ecografica implementata con software e programmi di ultima generazione. Finora la validità della tecnica è stata dimostrata ampiamente su pazienti adulti, mentre mancavano studi sulla popolazione pediatrica. La ricerca dei gastroenterologi del Gemelli e del Bambino Gesù promuove la tecnica anche per i bambini. La tecnica si è dimostrata precisa e altamente riproducibile anche quando utilizzata da due diversi operatori. Lo studio ha dimostrato l’efficacia e la riproducibilità della metodica nella diagnosi non-invasiva della fibrosi epatica di grado lieve e di grado moderato in un’ampia coorte di bambini e adolescenti affetti da fegato grasso. L’utilizzo di queste metodiche non invasive potrà in futuro ridurre drasticamente l’utilizzo della biopsia epatica per la diagnosi e il follow-up di questa importante causa di epatopatia in ambito pediatrico.

Gorbaciov, profezia agghiacciante: Apocalisse, "mondo pronto per la guerra"

Gorbaciov, parole agghiaccianti: "Il mondo si sta preparando a una guerra"



"I leader politici sembrano confusi, senza una guida. Ma nessun problema è più urgente della loro militarizzazione e della nuova corsa agli armamenti. Fermare questo disastro deve essere la nostra priorità perché la situazione attuale è troppo pericolosa". A lanciare l'allarme, attraverso il prestigioso settimanale americano Time, è Michail Gorbaciov, l'ultimo segretario della storia del Pcus e l'uomo che, di fatto, ha guidato per mano l'Unione Sovietica alla sua dissoluzione.

Il riferimento, ovvio, è allo smistamento di truppe Nato in Europa orientale, sul confine russo, che ha riportato le lancette degli equilibri mondiali ai tempi della Guerra Fredda, una tensione latente che Gorbaciov ha conosciuto sulla propria pelle. Dai politici ai commentatori, spiega, "è come se il mondo si stesse preparando per la guerra". Quant'è lontano il biennio 1985-86, quando con il presidente americano Ronald Reagan firmò il patto di non proliferazione nucleare decretando di fatto la fine degli armamenti e il tramonto, anche solo parziale, dell'Apocalisse atomica.

"Oggi invece la minaccia sembra ancora reale. Le relazioni tra le grandi potenze nucleare sono peggiorate con gli anni, i fabbricanti di armi e i loro sostenitori si stanno fregando le mani". Un patto anti-terrorismo, continua Gorby, è importante ma non basta. Serve, spiega, "una intesa sugli armamenti nucleari ma anche sulla difesa missilistica e sulle strategie militari". Nel mondo moderno, è il suo auspicio, le guerre dovrebbero essere dichiarate fuorilegge perché "nessuno dei problemi globali può essere risolto con una guerra. Non la povertà, non l'inquinamento, non le migrazioni né la crescita della popolazione o la fine delle risorse naturali". Il compito di dire basta ai conflitti bellici, conclude Gorbaciov, spetta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e l'iniziativa deve patire da Donald Trump e Vladimir Putin, che hanno la responsabilità di gestire l'80% degli arsenali atomici mondiali. Difficile che accada. Sicuramente non accadrà ora.

Clamoroso regolamento di conti in aula: toga brutale in faccia al ministro / Foto

Clamoroso in tribunale a Milano: Davigo (Anm), attacco brutale al ministro



Clamoroso in un aula di tribunale a Milano. Si inaugura l'anno giudiziario 2017 e a rompere il clima di sobria festa e rispetto istituzionale ci pensa Piercamillo Davigo, il magistrato di Mani Pulite oggi presidente dell'Anm, il sindacato delle toghe. Il suo attacco al ministro della Giustizia Andrea Orlando, anche lui in aula, è violento: "Io certamente non voglio essere ricordato come colui che ha abdicato alla difesa dell'indipendenza della magistratura, signor ministro. Spero che lei non voglia essere ricordato come quello che ha provato a violarla".

La risposta di Orlando non si è fatta attendere ed è altrettanto dura, anche se più morbida nei toni: "Ho trovato singolare il fatto che si contesti l'utilizzo del decreto per modificare l'età pensionabile e poi si contesti contemporaneamente il fatto di non aver usato il decreto per correggere quel presunto sbaglio, ma questa è una questione di forma. Io non credo che si stia attentando all'autonomia della magistratura perché si modifica l'età pensionabile, perché allora non mi saprei spiegare perché l'Anm non ha protestato quando si decise a suo tempo di portare l'età pensionabile da 70 a 75 anni. Se modificare l'età pensionabile significa scegliersi i giudici, allora questo vale tanto quando si abbassa l'età pensionabile, quanto quando si alza". Davigo ha accusato il governo di voler scegliere "chi fa il giudice in Italia". Orlando ha precisato: "Francamente credo che si tratti di una questione che attiene alla dimensione organizzativa, quindi è fondata l'esigenza di far fronte alle scoperture di organico: questo rilievo lo colgo e lo affronto. Non mi pare che si possano chiamare in causa questioni di carattere costituzionale, o altrimenti vanno chiamate in causa sempre, anche quando magari la misura è più gradita all'insieme della categoria".

Renzi ordina e Gentiloni ubbidisce: giù la testa, quando e come lascerà

Gentiloni, giù la testa: obbedisce a Renzi, quando e come si dimetterà


di Elisa Calessi



Non si ripeterà lo schema Renzi-Letta. Non ci sarà un altro «stai sereno», cui seguirà, in diretta streaming dal Nazareno, il benservito al presidente del Consiglio. Questo perché Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, nonostante le differenze di carattere, politicamente la pensano allo stesso modo. Hanno condiviso ogni passo fin qui, ripetono gli amici dell' uno e dell' altro, e continueranno a farlo.

Dice Michele Anzaldi, deputato del Pd e vicino a entrambi: «I due - e tutti nel Pd - faranno quello che conviene di più agli italiani. Deciso quello, essendo tutti dello stesso partito ed essendo molto legati tra loro, lo faranno e lo faremo nel migliore dei modi possibili, ovviamente mantenendo ciascuno la libertà di parola». Finora la sola «increspatura», nel rapporto tra segretario del Pd e premier, è stata la vicenda dell' Agcom, dove il primo ha fatto saltare l'accordo, approvato dal secondo, che prevedeva l'elezione di un uomo vicino a Fi. Ma, si dice nel Pd, per «gestione sbagliata» di Luigi Zanda, capogruppo del Senato.

E allora come avverrà l uscita di scena di Gentiloni? Sempre che si vada al voto anticipato. Ieri, per dire, Piero Grasso, presidente del Senato, frenava: l'intesa tra i partiti sulla legge elettorale, ha detto, non solo è possibile, «ma deve esserci», il Parlamento «si deve pronunciare». Renzi, però, non la pensa così. E anche ieri, facendo il punto con Orfini, Guerini e Rosato al Nazareno, ha confermato la linea: proviamo a vedere chi ci sta sul Mattarellum, poi, se non emerge un' intesa, si vota. Sì ma come farà, il segretario del Pd, a convincere il premier a fare gli scatoloni?

Rispondono al Nazareno: «Non lo deve convincere, perché è nella natura di questo governo il fatto che l' orizzonte non sia molto ampio. Lo stesso programma di governo aveva come obiettivo di completare alcune leggi avviate durante il governo Renzi, a cui, certo, si aggiunge la gestione delle emergenze». Premier e segretario «hanno bisogno l'uno dell'altro. Paolo non può andare contro il segretario del suo partito e Matteo non può andare alle elezioni rompendo con un premier così vicino politicamente a lui».E quindi come si staccherà la spina? «Non ci sarà una spina da staccare», dice Matteo Richetti, «perché Paolo è uno dei pochi galantuomini qui dentro. Sarà leale con Matteo».

Quello che tutti escludono è un voto di sfiducia del Parlamento. L'ipotesi più probabile è che il premier si dimetta, d'accordo con Renzi, con la motivazione che, riconsegnata al Paese una legge elettorale utilizzabile, è esaurito il compito del governo. Altrimenti, se dovesse impuntarsi, cosa che tutti escludono, il segretario del Pd potrebbe contare su cinque ministri pronti a dimettersi (Boschi, Lotti, Poletti, Madia, Calenda). Se nemmeno questo andasse a buon fine, ci sarebbe la strada della direzione: Renzi la riunisce e fa votare sul fatto che il compito del governo è concluso. «Ma sarebbe condivisa e concordata con Gentiloni, che voterebbe assieme agli altri componenti del Pd», si dice.

Del resto, se la sintonia tra «Matteo» e «Paolo» regge a questa prova, potrebbe durare anche dopo. Si dice che Renzi pensi a Gentiloni come presidente del Senato nella prossima legislatura. Uno scranno da cui, come dice un deputato dem, «si guarda molto bene al Colle». Nel senso che il Quirinale potrebbe essere il successivo approdo di Gentiloni. Le scadenze, peraltro, coinciderebbero: il mandato di Sergio Mattarella scade nel 2022, proprio quando andrebbe a scadenza la legislatura, se si votasse quest' anno (se si vota nel 2018, Mattarella concluderebbe l' anno prima della fine della legislatura). Dunque, non sarebbe impossibile una staffetta presidenza del Senato-Quirinale.

Certo, parliamo di scenari appesi a mille incognite. A partire dal fatto che, per esprimere il presidente del Senato, il Pd deve vincere le elezioni o comunque formare un governo. In un sistema proporzionale, poi, le alte cariche vanno divise tra alleati. «Per il Quirinale la strada è lunga», dice ancora Anzaldi, «quando sarà, se ne parlerà. Ma, certo, Gentiloni è entrato fra i padri della patria».

Intanto farà di tutto per andare sabato a Rimini, all'assemblea con gli amministratori locali. Prima iniziativa lanciata da Renzi dopo il referendum. E se ci va, parlerà. A prova che tra lui e il segretario dem il patto regge. Anche dopo la sentenza della Consulta.

L’AVVOCATO RISPONDE: La pensione di reversibilità al coniuge separato

L’AVVOCATO RISPONDE: "La pensione di reversibilità al coniuge separato"


Esclusiva Il Notiziario sul Web


Avv. Mario Setola

Egregio avvocato, mi chiamo Biagio e scrivo da Cardito. Un mio amico è deceduto dopo essersi separato, poiché era in pensione, alla moglie (che non percepiva l’assegno di mantenimento poiché produceva un reddito), spetta qualcosa? In sostanza, quali sono i casi in cui il coniuge separato ha diritto alla reversibilità e il suo ammontare?

La pensione di reversibilità, ovvero l'erogazione previdenziale riconosciuta ai familiari del lavoratore defunto titolare di trattamento pensionistico, spetta anche al coniuge separato quando l'iscrizione del dante causa all'ente previdenziale sia antecedente alla sentenza di separazione. Nonostante gli enti previdenziali sovente richiedano quale ulteriore requisito l'assenza di addebito o il riconoscimento dell'assegno alimentare, deve ricordarsi che la giurisprudenza ha da tempo equiparato il coniuge separato per colpa o con addebito al coniuge supersite riconducendo entrambe le fattispecie alla disciplina dell'art. 22 L. n. 903/1965, che prevede quale unico requisito per la reversibilità la sussistenza del rapporto coniugale con il pensionato defunto. Recentemente, la Corte di Cassazione ha avuto modo di riconfermare tale impostazione precisando al contempo che "la ratio della tutela previdenziale è rappresentata dall'intento di porre il coniuge supersite al riparo dall'eventualità dello stato di bisogno, senza che tale stato di bisogno divenga (anche per il coniuge separato per colpa o con addebito) concreto presupposto e condizione della tutela medesima" (Cass. ord. n. 9649/2015). Il trattamento di reversibilità spetta al coniuge supersite, ancorché separato, nella misura del 60% della pensione percepita dal pensionato deceduto. Se oltre al coniuge vi sono uno o più figli beneficiari, la pensione di reversibilità viene corrisposta, rispettivamente, nella misura dell'80% e del 100%. Qualora il beneficiario sia titolare anche di altri redditi, tuttavia, l'assegno di reversibilità subisce una riduzione pari al 25% per reddito superiore al triplo della pensione minima, al 40% per reddito superiore al quadruplo della pensione minima e al 50% per reddito superiore al quintuplo della pensione minima, così come stabilito dall'art. 1 c. 41 L. n. 335/1995; l'incumulabilità, tuttavia, non si applica in presenza di beneficiari appartenenti al medesimo nucleo familiare. Il beneficiario della pensione di reversibilità che sia già titolare di un assegno sociale o pensione sociale, perde il diritto alle predette prestazioni di natura assistenziale, di talché a far data dalla decorrenza della pensione di reversibilità queste ultime vengono revocate. La corresponsione della pensione di reversibilità è subordinata alla richiesta del beneficiario. Di conseguenza, il coniuge supersite - separato o meno – che intenda conseguire la prestazione previdenziale deve presentare apposita domanda in qualsiasi momento successivo alla morte del pensionato, valevole anche quale richiesta per i ratei di pensione maturati e non riscossi dal deceduto, con la precisazione che il diritto agli stessi si prescrive nell'ordinario termine decennale. La pensione di reversibilità, ovvero l'erogazione previdenziale riconosciuta ai familiari del lavoratore defunto titolare di trattamento pensionistico, spetta anche al coniuge separato quando l'iscrizione del dante causa all'ente previdenziale sia antecedente alla sentenza di separazione. Nonostante gli enti previdenziali sovente richiedano quale ulteriore requisito l'assenza di addebito o il riconoscimento dell'assegno alimentare, deve ricordarsi che la giurisprudenza ha da tempo equiparato il coniuge separato per colpa o con addebito al coniuge supersite riconducendo entrambe le fattispecie alla disciplina dell'art. 22 L. n. 903/1965, che prevede quale unico requisito per la reversibilità la sussistenza del rapporto coniugale con il pensionato defunto. Recentemente, la Corte di Cassazione ha avuto modo di riconfermare tale impostazione precisando al contempo che "la ratio della tutela previdenziale è rappresentata dall'intento di porre il coniuge supersite al riparo dall'eventualità dello stato di bisogno, senza che tale stato di bisogno divenga (anche per il coniuge separato per colpa o con addebito) concreto presupposto e condizione della tutela medesima" (Cass. ord. n. 9649/2015).

Il trattamento di reversibilità spetta al coniuge supersite, ancorché separato, nella misura del 60% della pensione percepita dal pensionato deceduto. Se oltre al coniuge vi sono uno o più figli beneficiari, la pensione di reversibilità viene corrisposta, rispettivamente, nella misura dell'80% e del 100%. Qualora il beneficiario sia titolare anche di altri redditi, tuttavia, l'assegno di reversibilità subisce una riduzione pari al 25% per reddito superiore al triplo della pensione minima, al 40% per reddito superiore al quadruplo della pensione minima e al 50% per reddito superiore al quintuplo della pensione minima, così come stabilito dall'art. 1 c. 41 L. n. 335/1995; l'incumulabilità, tuttavia, non si applica in presenza di beneficiari appartenenti al medesimo nucleo familiare.

Il beneficiario della pensione di reversibilità che sia già titolare di un assegno sociale o pensione sociale, perde il diritto alle predette prestazioni di natura assistenziale, di talché a far data dalla decorrenza della pensione di reversibilità queste ultime vengono revocate. La corresponsione della pensione di reversibilità è subordinata alla richiesta del beneficiario. Di conseguenza, il coniuge supersite - separato o meno - che intenda conseguire la prestazione previdenziale deve presentare apposita domanda in qualsiasi momento successivo alla morte del pensionato, valevole anche quale richiesta per i ratei di pensione maturati e non riscossi dal deceduto, con la precisazione che il diritto agli stessi si prescrive nell'ordinario termine decennale.

Avv. Mario Setola - Civilista -  Esperto in Diritto di Famiglia 
Studio: Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145
Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero

Funerali Rigopiano, la furia del prete "Vergogna, cosa avete fatto coi soldi"

Rigopiano, i funerali di Marco e Paola. La furia del prete: così li umilia tutti



Commozione e rabbia a Castignano che ha dato l'addio a Marco Vagnarelli e Paola Tomassini, i coniugi di 44 e 46 anni morti nella tragedia del Rigopiano, l'albergo di Farindola, ai piedi del Gran Sasso, travolto dalla valanga dieci giorni fa. Serrande abbassate nei negozi del paese in provincia di Ascoli Piceno, dove il sindaco aveva proclamato il lutto cittadino.

I funerali della coppia, celebrati nella chiesa di Sant'Egidio, si sono aperti con il messaggio del vescovo di San Benedetto del Tronto, monsignore Carlo Bresciani, che si è detto "vicino ai familiari e a tutta la comunità". Durissime invece le parole del parroco, don Tiziano Napoletani, che ha parlato di "due morti inutili". "Non si può morire di turbina", sbotta il prete, perché per esempio "la nostra parrocchia ce ne ha e noi non stiamo ai piedi del Gran Sasso". Poi la stoccata: "Chiedo di cuore questi soldi a chi di dovere", ha aggiunto, ma "spendiamoli per le cose che servono", "non ve li magnate".