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lunedì 29 agosto 2016

I minichalet, le casette degli sfollati: come sono, quanto costano / Guarda

Arrivano i minichalet, le casette degli sfollati: ecco come saranno e quanto costeranno



I terremotati dicono no a una città di container e accettano di aspettare tre mesi prima di rientrare in una casa. La soluzione che verrà adottata ad Arquata del Tronto sarà quella dei minichalet, piccole unità abitative a nucleo famigliare, che saranno messe a disposizione dei 2500 sfollati del paese del Picenese.

Come riporta Il Corriere, la soluzione dei container sarebbe stata molto più rapida ed economica, ma non sarebbe venuta incontro alle richieste "sentimentali" e legittime dei terremotati, cioè rimanere vicino alle loro abitazioni distrutte. Entro tre mesi arriveranno le prime costruzioni in legno, agibili in circa 20 giorni tra costruzione e allacciamento. Una casetta standard (40 metri quadri, cucina, bagno e una stanza) costerà allo Stato intorno ai 55 mila euro, molto più di un container delle stesse dimensioni, ma il coordinatore delle operazioni della Protezione Civile, Cesare Spuri, ha spiegato che "meglio un euro in più se si può recuperare almeno un po’ di quotidianità". Intanto è partito il censimento per capire quante unità sono necessarie: stime approssimative indicano circa 700 chalet, per un costo totale di 35 milioni. Al di là dei costi, 'importante è questo, ritrovare la routine. E' quello che si tenterà di fare a settembre, riaprendo scuole ed altre strutture pubbliche.

Niente show gratis per i terremotati Fiorello controcorrente: "Ecco perché"

Fiorello: "Basta cantare gratis per beneficenza, meglio dare soldi senza dire nulla"



Fiorello controcorrente, sulle "donazioni" dei vip, ai quali spesso, in occasioni come quella del terremoto in centro Italia, viene chiesto di cantare gratis, o comunque di apparire gratis in spettacoli il cui ricavato finisce poi in beneficenza. "Attenti a chi organizzerà spettacoli con i vip per il terremoto. Ho ricevuto già almeno quattro inviti. Io lo so come funzionano queste cose: preferisco donare privatamente e non dire nulla" scrive il re dei nostri showman. "Dicono cantiamo insieme poi scopri che non va tutto in beneficenza. Ci sono le spese, gli affitti, troppi organizzatori e non sai dove finiscono i soldi. Diciamola tutta: non c'è bisogno di cantare, contribuisci direttamente e il gioco è fatto".

"Effetto domino", la grande paura Terremoti più forti: le zone a rischio

Terremoto, la grande paura dell'effetto domino



In gergo tecnico si chiama "effetto domino" ma si può tradurre con "paura continua". Da mercoledì a oggi sono state 2.000 le scosse nell'area tra Amatrice e Pescara del Tronto, l'ultima domenica nel tardo pomeriggio, magnitudo 4.4: uno sciame sismico naturale (dopo L'Aquila furono 18mila, l'ultima superiore a magnitudo 3.0 un anno dopo, nel 2010), ma che tiene in allerta geologi e sismologi. Il perché è presto detto: il pericolo è che la faglia che ha causato il terremoto di Amatrice, entrando in azione, abbia attivato le faglie vicine. Una probabilità inferiore al 10%, precisa Warner Marzocchi dell'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), ma presente.

"Lì accanto - spiega a Repubblica Alessandro Amato, sismologo dell'Ingv e direttore del Centro nazionale terremoti - ci sono altre faglie importanti, che in passato hanno generato terremoti forti. Anche più forti dell'attuale". L'area dell'Appennino ha una situazione geologica molto complessa, le fratture della Terra si susseguono ogni 5-10 km, a causa della immersione della placca Adriatica sotto all'Eurasia, del movimento degli Appennini da Est a Ovest, della collisione fra l'Africa e l'Eurasia che spinge la catena alpina verso Nord e dell'allargamento del bacino tirrenico". Pressioni opposte che generano un altissimo rischio sismico. "Quando avviene una scossa, questa potrebbe caricare di energia altre faglie nella zona limitrofa - spiega ancora Marzocchi -. Se una di queste era già prossima alla rottura, diventa facile che possa generare un altro terremoto forte. Ma non sappiamo dire né se, né dove e né quando. Ci sono tante faglie, non abbiamo idea di quale sia, eventualmente, quella pronta ad attivarsi".

I sismologi in allarme - Da mercoledì notte sono attivi gli esperti dell'Ingv, che stanno monitorando l'area di Rieti con 15 sismometri da campo, piazzati in terreni e cortili. "Per il momento - spiega Amato - non abbiamo riscontrato migrazioni dello sciame. Ma siamo ancora incerti se la scossa principale abbia coinvolto solo una oppure due faglie diverse. I primi dati che abbiamo ricevuto dagli strumenti e via satellite sono compatibili con entrambe le ipotesi". L'epicentro del terremoto di mercoledì era a cavallo fra la frattura dei Monti della Laga a Sud e quella del Monte Vettore a Nord: "Sappiamo che lì sotto ci sono faglie attive sia verso il lago di Campotosto a Sud che verso i Sibillini a Nord - conclude Amato -. In passato, da questi segmenti, abbiamo avuto sismi importanti, anche superiori in magnitudo rispetto a quello di oggi".

Giordano, la chiamata alle armi L'islam dobbiamo combatterlo così

Giordano: c'è voglia di combattere l'integralismo islamico


di Mario Giordano



Caro Mario nonché Giordano, ho letto l' articolo e la risposta che ha dato ieri al lettore Prando e mi trova d' accordo ma la mia domanda è: lei risponde nel finale che ci sono due strade e la preferibile è la seconda che io ripeto condivido pienamente ma il dubbio è che la pensiamo così lei io e pochi altri non certo i così detti politici; sa essere pusillanimi e codardi nella vita di tutti i giorni ci permette di essere qui ad interloquire e non al fresco di un qualsiasi cimitero... Attendo con ansia e rispetto la sua risposta...

Franco Menici - Sansepolcro (Ar)

Moderi l' ansia, caro Franco, e cerchi di essere un po' più chiaro nelle sue esposizioni. Non è detto che tutti abbiano letto la lettera di Luciano Prando di un paio di giorni fa e, soprattutto, non tutti sono tenuti a ricordare quali erano le due strade che indicavo. In sostanza, rispondendo a una domanda sul burkini dicevo che l' Europa deve interrogarsi seriamente se vuole dialogare con quell' Islam che umilia e sottomette le donne o se invece vuole combatterlo. Mi pare infatti, e lo ribadisco, che nella sostanza il divieto di burkini abbia pochi effetti pratici, ma che sia un importante segnale culturale per chi vuole dire no agli islamici che ci hanno dichiarato guerra (e quelli che impongono alle donne il burkini sicuramente ci hanno dichiarato guerra perché non sono integrabili con la civiltà occidentale).

Ora lei dice che siamo in pochi a pensarla così. Forse è anche vero. Ma proprio per questo ho salutato con gioia quel provvedimento da parte di alcune amministrazioni comunali francesi: perché si tratta di un atto pubblico, di un' ordinanza immediatamente esecutiva, una presa di posizione netta da parte dei sindaci nei loro pieni poteri. E il fatto che i medesimi ora si oppongano alla sospensione dell' ordinanza da parte del Consiglio di Stato francese (filo-islamico pure quello?) è una piccola luce nella buia notte dell' Occidente: c' è qualcuno che ha voglia di lottare. E non soltanto fra noi poveri scribacchini o voi poveri lettori: c' è qualcuno che ha voglia di lottare quando si siede sulle poltrone che contano e dove quelle decisioni si possono prendere davvero. Dicono: ma il sindaco di Cannes dice no all' Islam solo per prendere voti. E io rispondo: perfetto. Meno male. È quello che ci vuole. Forse i politici si cominciano davvero a rendersi conto che non siamo solo due gatti a pensarla così. Ciò mi dà forza per continuare la battaglia delle idee con ancor più forza, e spero che lo stesso effetto faccia a lei e a tutti i lettori (con o senza ansia).

"L'hanno ucciso": Buonanno, incidente morte e complotto. Due mesi dopo, arriva la verità

Buonanno, l'incidente in auto e il complotto: due mesi dopo la morte, la verità



La morte dell'eurodeputato leghista Gianluca Buonanno è stato uno choc. Sull'incidente stradale avvenuto sulla Pedemontana lo scorso 5 giugno è stata aperta un'inchiesta, mentre molti suoi estimatori in questi mesi hanno addirittura avanzato l'ipotesi non solo di "omicidio colposo" (su cui si sta effettivamente indagando) ma quella di "omicidio" tout-court. Un complotto per eliminarlo, insomma. Ora, quasi tre mesi dopo, arriva la verità.

La ricostruzione - A mettere la parola fine su versioni fantasiose e illazioni ci ha pensato il pm Luca Pisciotta, firmando la richiesta di archiviazione del fascicolo.  Nessuna conseguenza per il guidatore della Mercedes che trasportava alcuni turisti inglesi a Malpensa, centrata in pieno dalla vettura di Buonanno. A uccidere il popolare politico della Lega Nord, sindaco di Borgosesia, è stata una distrazione mentre stava viaggiando a 100 km/h: probabilmente stava cercando il telefonino scivolato sotto il sedile per rispondere a una chiamata e ha perso il controllo dell'auto, che ha iniziato a sbandare verso destra fino a travolgere l'auto di turisti ferma sulla corsia d'emergenza da soli 47 secondi.

domenica 28 agosto 2016

"Il prete se la fa con la parrocchiana" Scandalo (in Italia): nomi e cognomi

Scandalo sessuale, il prete e la parrocchiana: nomi e cognomi 



Un sexgate alla milanese, con un prete e la sua parrocchiana. Come riporta Il Giorno, a Cisliano, paese in provincia di Milano, i fedeli si sono svegliati con una sorpresa piccante: su un muro erano stati disegnati il nome del parroco, don Mario Manzoni, 62 anni e docente di teologia all'Università Cattolica, e quello di una parrocchiana, uniti da un cuore. Il murale è stato replicato anche sull'asfalto di una via nei pressi del cimitero locale. Uno scandalo sessuale alla Uccelli di rovo, un'accusa infamante.

Don Mario non parla ("Se ne occuperà la Curia), il sindaco Luca Durè condanna il gesto ("Sono cose che fanno male a una comunità. Oltre a scrivere sui muri hanno pensato di calunniare delle persone") ma intanto Cisliano s'interroga. Nel 2012 don Mario era stato vittima di un ricatto sessuale da parte di una ragazza romena e tre suoi connazionali: avrebbe dovuto pagare 25mila euro altrimenti la banda avrebbe rese pubbliche immagini del prete con un'altra romena che cercava di sedurlo. Nell'ottobre 2015, ricorda ancora Il Giorno, un incendio doloso ha distrutto l'auto del parroco prima di un pellegrinaggio. Lo scorso luglio, invece, la Curia aveva ricevuto lettere di lamentela contro don Mario. Per ora i carabinieri escludono collegamenti tra questi fatti.

Attenti al cibo che state mangiando: così i terroristi islamici ci avvelenano

Attenti a quello che mangiate: così i terroristi islamici ci avvelenano il cibo


di Pierangelo Maurizio



Avvelenare i cibi in ristoranti e supermercati, i serbatoi d’acqua, ma anche provocare paurosi incidenti stradali. La follia criminale jihadista non conosce confini. È l’ultimo appello dell’Isis intercettato sul web dai nostri apparati di sicurezza, forze di polizia e servizi. L’invito a colpire con ogni mezzo è rivolto direttamente ai cosiddetti lupi solitari, «fratelli e sorelle che vivete nelle terre abitate dal popolo della miscredenza, che Allah vi permetta di conquistarle».

Dagli analisti è considerato un vero e proprio manifesto della nuova fase stragista in nome della guerra santa. Naturalmente, come nelle migliori tecniche del lavaggio del cervello, fa leva su una causa «nobile», ovvero la necessità di vendicare i musulmani «colpiti da guerre scandalose». Si ricorda poi che l’uccisione degli infedeli - cioè noi - «è lodata». Quindi si passa a suggerire una serie di attentati, con prodotti di uso comune, che «permette di uccidere migliaia di persone». Un autentico manuale di «consigli per le stragi», riservato ai fuori di testa (e come purtroppo la cronaca insegna ce ne sono parecchi).

Si va dalla proposta di usare il topicida sui cibi, magari iniettandolo nella «carne di maiale che mangiano e nel vino che bevono questi porci»: consiglio espressamente indirizzato a chi lavora nei mattatoi e nei locali famosi. Si continua con l’idea di sciogliere il veleno - topicidi vari - nei serbatoi d’acqua, rivelando in questo una visione degli approvvigionamenti idrici secondo probabilmente il modello mediorientale, ma, purtroppo, con qualche aggiustamento non è difficile attuare questo attacco alle bocche di approvvigionamento degli acquedotti delle nostre città. Ancora meglio, secondo il vademecum del terrore spicciolo, introdurre il topicida o un altro veleno nei sistemi di areazione. Così - si precisa - «potrete uccidere in pochi secondi centinaia di questi maiali», che saremmo sempre noi.

Un altro suggerimento è quello di provocare spaventosi incidenti stradali cospargendo la carreggiata di olio di motore sulle strade di montagna e prima di curve particolarmente pericolose, o cambiando la segnaletica stradale per indurre in errore.

La minaccia è presa terribilmente sul serio dall’antiterrorismo e dai nostri servizi. Per una serie di ragioni. Il messaggio è firmato dalla Nashir Foundation, uno degli strumenti della propaganda di morte dell’Isis. Secondo gli esperti è direttamente riconducibile al portavoce dello Stato islamico, quell’Abu Mohammad al-Adnani ritenuto più che pericoloso. Ogni volta che parla, entra in azione in Europa una cellula jihadista o qualche «lupo solitario», che poi non è mai così solitario. Ad esempio un suo intervento audio diffuso sui social il 21 maggio ha preceduto la strage con il tir a Nizza (86 morti) del 15 luglio. Al-Adnani è uno dei più fervidi teorici che ammazzare un «crociato» civile - bambino, uomo, donna, giovane o vecchio - o un militare non fa alcuna differenza. In precedenza ha ordinato: «abbiate fiducia in Allah e uccidete in ogni modo… se non avete un proiettile o una bomba, usate una pietra per rompergli (ndr, all’infedele) la testa, o un coltello, o investitelo con l’auto… o avvelenatelo». 

Tutti «suggerimenti» messi tragicamente in pratica. «Site», il sito di Rita Katz specializzato in terrorismo islamico, da giorni sta monitorando come tra i sostenitori dello Stato islamico ha suscitato entusiasmo e un acceso dibattito l’idea dell’olio di motore da cospargere sulle nostre strade per provocare ecatombi a costo zero. A ben vedere la propaganda armata del jihad ha qualche punto in comune con quella del nostro terrorismo politico del secolo scorso.

Basta sventolare una giusta causa - vendicare le «guerre scandalose» contro i musulmani o i torti subiti dal proletariato - e svuotare di ogni essenza umana i bersagli - poliziotti e magistrati «servi del capitalismo» o i noi «crociati» considerati «maiali» - ed il gioco è fatto. La differenza maggiore, i jihadisti affondano metodi e mezzi nel medioevo. Un medioevo che riguarda l’islam. Ma in mezzo ci siamo noi.