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sabato 14 maggio 2016

Un porno scandalo sul pm dei marò: "Che cosa faceva alle avvocatesse"

Un porno scandalo sul pm dei marò: "Che cosa faceva alle avvocatesse"


Censura e trasferimento d'ufficio al tribunale di Viterbo, dove farà il giudice: questo il provvedimento disciplinare che ha colpito il sostituto procuratore romano Franesco Scavo, 59 anni, titolare tra le altre delle inchieste sugli italiani sequestrati all'estero (per esempio seguì il caso di Greta e Vanessa), sui nostri marò e, per ultimo, sull'omicidio di Luca Varani da parte di Marc Prato e Manuel Foffo.

La decisione è arrivata dal Csm, che accusa Scavo di aver rivolto ad alcune avvocatesse e ad altre interlocutrici "apprezzamenti imbarazzanti a sfondo sessuale" nonché "vere e proprie avances". In un caso, si può leggere nel rapporto, gli approcci si sarebbero "tradotti anche in repentini palpeggiamenti in ufficio davanti alla porta di collegamento con la segreteria". I fatti contestati risalirebbero a un periodo compreso tra il 2009 e il 2011.

Ascolti record, Giletti pigliatutto. Cosa vuole dargli in mano la Rai

Raiuno, il piano: a Massimo Giletti l'intera "Domenica in"



Va a bomba, come si dice, Massimo Giletti con la sua "Arena" della domenica su Raiuno. Alla faccia degli snob che sbavano per le (non) interviste di Fazio a "Che tempo che fa" e lo considerano un giornalista di serie B, lui sta ottenendo eccezionali risultati d'ascolto e pure un notevole ritorno mediatico sui giornali del lunedì, che assai spesso riprendono quanto accaduto in studio. Per questo, secondo quanto riporta l'agenzia di news AdnKronos, in Rai sarebbe in fase avanzata l'idea di affidare a Giletti e al suo gruppo di lavoro l'intera Domenica In , dalle 14 alle 18. Nella seconda parte del programma non ci sarebbe più quindi Paola Perego, per la quale sarebbe allo studio l'ipotesi di un nuovo programma nel sabato pomeriggio, un magazine sul tipo di 'Verissimo" di Canale 5. 

PIEPOLI AFFONDA RENZI Quella notizia "luttuosa": la verità del sondaggista

Piepoli incenerisce Renzi: "Le unioni civili non spostano nulla"


Le Unioni Civili sono legge. Matteo Renzi esulta: “È un giorno di festa per tanti, oggi. Per chi si sente finalmente riconosciuto. Per chi vede dopo anni che gli vengono restituiti diritti talmente civili da non aver bisogno di altri aggettivi”. Ma a guastargli la festa ci pensa Nicola Piepoli, presidente e fondatore dell’Istituto Piepoli, leader nel campo delle ricerche di marketing e di opinione, che in un intervista a ItaliaOggi, ha fatto il punto sugli effetti del ddl Cirinnà: “L’approvazione della legge sulle unioni civili non fa guadagnare consensi a Renzi perché gli italiani decidono chi votare soltanto sulla base della situazione economica”.

Una doccia fredda per il leader del Pd che, nella rilevazione effettuata lunedì, resta fermo al 31,5%, esattamente come la settimana precedente. Dati che Piepoli spiega con il fatto che sono pochi gli italiani a cui interessa davvero la legge approvata ieri dalla Camera: “Chi è regolarmente sposato non è interessato alle unioni civili, e in Italia ci sono 24-25 milioni di famiglie. Mentre gli omosessuali sono l’un per cento della popolazione, 600mila persone tra maschi e femmine, una percentuale marginale”. Contando anche gli eterosessuali, in Italia ci sono alcuni milioni di coppie che convivono. “Presto o tardi però le convivenze si trasformano in matrimoni, quantomeno civili, perché capiscono che ci sono dei diritti a partire dall’eredità. Quest’ultima in Italia è molto importante perché come italiani investiamo nel mattone. Per non parlare degli altri diritti legati alla formazione di una famiglia – ha spiegato Piepoli, che è convinto che saranno molto pochi a stipulare un’unione civile.

C’è un altro dato rilevato dall’Istituto Piepoli che il Pd non dovrebbe sottovalutare. “Martedì Alfio Marchini ha dichiarato che come futuro sindaco di Roma non presiederà personalmente alla celebrazione di unioni gay, ma delegherà questo compito ai suoi collaboratori – ha riferito Piepoli -. Il risultato di questa affermazione è stato che Marchini ha guadagnato il due per cento alle comunali di Roma. Questo è il tipo di sentimento che circola in Italia: siamo un Paese fondamentalmente cattolico. Non a caso l’ex sindaco Ignazio Marino ha fatto qualche dichiarazione anticlericale, celebrando le unioni civili al municipio, ed è stato “licenziato””.

Un motivo per festeggiare, però, sembra che ci sia per Renzi. “A ottobre due italiani su tre voteranno sì al referendum costituzionale: le ultime rilevazioni danno i sì al 65 per cento e i no al 35 per cento - ha detto Piepoli, che continua – In questo momento il Pd è al 31,5 per cento, M5S al 26,5 per cento, la Lega Nord al 13,5 per cento, Forza Italia al 12 per cento, i Fratelli d’Italia al cinque per cento, Sinistra Italiana al 3,5 per cento e Ncd/Udc al 2,5 per cento. L’unico partito a guadagnare consensi rispetto alla settimana precedente è la Lega (+0,5 per cento), mentre tutti gli altri rimangono invariati”.

"Donne-prete? Affonda la Chiesa" Socci attacca: "Il suicidio del Papa"

"Donne-prete? Affonda la Chiesa". Socci attacca: "Il suicidio del Papa"


di Antonio Socci



In una recente conferenza in Spagna, il card. Gerhard Müller, custode della dottrina cattolica, cercando di mettere una toppa sulle esplosive trovate eterodosse dell’Amoris laetitia di Bergoglio, ha affermato che nessun papa può cambiare la dottrina sui sacramenti istituiti da Cristo.

Poi Müller ha spiegato la loro centralità: «Sant'Agostino ha visto nell'economia sacramentale della Chiesa l’architettura fondamentale dell’arca di Noè, che è il corpo di Cristo, con il battesimo come grande porta. La Chiesa può navigare perché il suo guscio e la sua alberatura hanno la forma di questo amore di Gesù, comunicato nei sacramenti».

Eppure proprio contro i sacramenti si è scatenata l’opera demolitrice di papa Bergoglio che rischia di far affondare la nave. 

Quelli più colpiti - con atti ufficiali - sono stati i sacramenti del matrimonio, dell’eucaristia e della confessione (insieme con un paio di Comandamenti). Ma anche il battesimo - con artiglieria minore - è stato bersagliato.

Ora è arrivato il momento di colpire il sacerdozio e Bergoglio lo fa in diversi modi. Anzitutto c’è il simbolico linguaggio dei gesti.

Per esempio, il papa argentino non ha mai voluto celebrare la “Messa in coena Domini” in Laterano col clero romano. 

Era tradizione dei papi lavare i piedi a dodici preti romani perché il giovedì santo si fa memoria dell’istituzione dei sacramenti dell’eucaristia e dell’ordine sacerdotale, connessi l’uno all'altro.

Invece i giovedì santi bergogliani sono stati dedicati alla lavanda dei piedi di immigrati di tutte le religioni da parte del papa (sempre in favore di telecamera).

Poi c’è la delegittimazione del celibato ecclesiastico, a proposito del quale Bergoglio ebbe a dire: «Non essendo un dogma di fede, c’è sempre la porta aperta».

Ma c’è pure chi spinge per l’ordinazione delle donne.

Su questo Bergoglio sa che la strada gli è sbarrata dalla Lettera Apostolica “Ordinatio Sacerdotalis” di Giovanni Paolo II che - in continuità con tutto il magistero della Chiesa - ha definito “infallibilmente” l’esclusività maschile dell’ordinazione.

Può forse essere aggirata con il diaconato alle donne? Ieri qualcuno deve averlo pensato leggendo i siti dei giornali di tutto il mondo che annunciavano “il papa apre alle donne diacono”.

Bergoglio vuole istituire una Commissione per studiare la cosa. Ma dovrebbe sapere che una tale “commissione” c’è già stata e lavorò per dieci anni, pubblicando le conclusioni nel 2003. Dunque non c’è più nulla da chiarire e studiare.

Il professor Roberto De Mattei, storico della Chiesa, spiega: «Fin dalle origini la gerarchia apostolica istituita da Gesù Cristo ebbe tre gradi: diaconi, presbiteri e vescovi. Questo ministero ecclesiastico è di diritto divino e ha natura sacramentale. Fin dall’inizio la partecipazione a questo ministero fu riservata ai soli battezzati maschi. Le cosiddette “diaconesse” dei primi secoli non ricevevano alcuna ordinazione sacramentale, e non avevano niente a che fare con questa sacra gerarchia, come spiega sant’Epifanio, nel suo Panarion, e san Tommaso nella Summa Theologica». Dunque da sempre “la tradizione e la prassi” della Chiesa sono chiare e univoche.

De Mattei aggiunge: «Nei primi secoli della Chiesa furono gli eretici (gnostici, marcioniti, montanisti) ad inserire le donne nella gerarchia ecclesiastica, ammettendole ai compiti del predicatore o del sacerdote. A questi eretici i Padri della Chiesa hanno sempre opposto il comportamento di Gesù che scelse gli Apostoli solo tra gli uomini e non affidò a Maria alcun ministero all’interno della Chiesa, pur costituendone Ella il cuore. Infatti, come afferma papa Innocenzo III, “anche se la beatissima Vergine Maria si trova in un grado più alto ed è più di tutti gli apostoli messi insieme, il Signore non ha affidato a lei, ma agli apostoli, le chiavi del regno”».

Ma qual è allora il senso di questa nuova “apertura” di Bergoglio? Semplice. Fino a Benedetto XVI la Chiesa è stata un ostacolo (katéchon) per certi poteri mondani. Chi ha spinto per “dimissionare” Benedetto e lanciare Bergoglio vuole omologare la Chiesa al mondo, diluendola nell’ideologia dominante.

Bergoglio dice che tale “adeguamento” serve per permettere alla fede cristiana di raggiungere gli uomini moderni. Ma i fatti dimostrano l’esatto contrario, dicono che è un suicidio.

Le confessioni protestanti che sono andate in questa direzione modernista sono alla canna del gas, ormai irrilevanti e inesistenti.

Al contrario - come ha rilevato il sociologo americano Rodney Stark - dove e quando si propone una vita cristiana impegnativa e rigorosa, con una forte connotazione ideale, fedele al Vangelo, si ha una risposta (anche vocazionale) straordinaria.

La strada da intraprendere per la Chiesa sarebbe dunque chiara. Ma la via scelta da Bergoglio è invece quella della resa alle ideologie mondane.

Egli imita le confessioni protestanti con cui - peraltro - Bergoglio prospetta una specie di ricongiungimento nel 2017, in occasione dei 500 anni dal devastante scisma luterano.

Anche la scelta bergogliana di abbandonare e rinnegare tutte le battaglie pubbliche sui “principi non negoziabili” ha questa ragione: non ostacolare l'ideologia e i poteri dominanti. Per questo Bergoglio ha (mal)trattato con gelido disprezzo il Family day e la recente “Marcia per la vita”.

Egli preferisce loro il Centro sociale Leoncavallo e cavalca le battaglie “politically correct” amplificate dai media: immigrati, ecologia, riscaldamento globale, ecumenismo.

Il caso della recente legge sulle unioni gay è emblematico. A vararla è stato il trio Renzi-Boschi-Alfano, cioè tre “cattolici”.

Nessuno di loro - se non altro per motivi di bottega elettorale - avrebbe firmato un'operazione simile avendo contro la Chiesa. Con Benedetto XVI, per capirci, non sarebbe accaduto.

Invece da Bergoglio hanno avuto rassicurazioni: egli disse che su queste materie “io non m'immischio” (mentre però s'immischiava nelle presidenziali americane bombardando Trump per il tema dell'emigrazione).

Poi il sì bergogliano alle unioni gay è stato addirittura messo nero su bianco in quella “Amoris laetitia” che è un vero manifesto per la demolizione della Chiesa.

Leggere per credere: «Dobbiamo riconoscere la grande varietà di situazioni familiari che possono offrire una certa regola di vita, ma le unioni di fatto o tra persone dello stesso sesso, per esempio, non si possono equiparare semplicisticamente al matrimonio». (n. 52)

Attenzione alla furbizia gesuitica. Solo in apparenza qua si nega il riconoscimento. In realtà queste parole implicano: (1) che «le unioni omosessuali» fanno parte della «grande varietà di situazioni familiari» da «riconoscere» (fino a ieri la Chiesa affermava che esiste una sola famiglia); (2) che «le unioni dello stesso sesso» offrono una «certa regola di vita (stabilità)» e (3) che «le unioni omosessuali» possono essere «equiparate» al matrimonio, però non in maniera «semplicistica»: con qualche finzione.

È precisamente quanto fa la legge appena approvata, che di fatto equipare le unioni gay al matrimonio senza dirlo ufficialmente. 

Mons. Galantino ha finto una “protesta”, ma - attenzione - sul metodo di approvazione, non sul merito. Era un modo per salvare le apparenze di fronte ai cattolici, come ha scritto Marcello Sorgi sulla Stampa. La solita furbatella bergogliana.

Chi ha capito benissimo che con Bergoglio ci troviamo davanti a un’ “altra Chiesa” (non più cattolica) è Emma Bonino che dichiara: «Questa Chiesa non ha nulla a che vedere con la veemenza intrusiva di Ruini». E infatti il titolo della sua intervista sulla Stampa è: «Ora avanti con eutanasia, cannabis, cittadinanza e asilo». Bergoglio e la “sua” chiesa non saranno certo d’ostacolo. I papi per duemila anni hanno detto di seguire l’esempio dei santi, ma invece il “papa argentino” di recente ha indicato proprio la Bonino e Napolitano come i «grandi italiani» da ammirare.

Il bollettino ufficiale su Schumacher "Come sta davvero". Cattive notizie

Schumacher, il bollettino ufficiale: "Ecco come sta". Non sono buone notizie


Nuove indiscrezioni sulle reali condizioni di salute di Michael Schumacher. Recentemente erano trapelate voci relative a un repentino peggioramento, riferite da una fonte statunitense citata dal News Every Day. Voci secondo le quali la vita del sette volte campione del mondo era appesa a un filo. Dopo un silenzio durato parecchi giorni, arrivano notizie da fonti ufficiali, questa volta citate dal quotidiano spagnolo Marca: "Come riportato da fonti ufficiali - si legge - l’ex pilota tedesco versa nella stessa situazione degli ultimi mesi, senza significativi progressi, in una condizione delicata e tenuta sotto stretta osservazione, ma non critica”. Nessun peggioramento, ma neppure alcun miglioramento.

La manager dell'ex ferrarista, Sabine Kehm, nell'ultimo aggiornamento sulle condizioni di salute che aveva diffuso, non aveva parlato di repentini peggioramenti. Da quel momento, come detto, la Kehm si è trincerata in un impenetrabile silenzio. Le ragioni dello scarso filtrare di notizie ufficiali, per inciso, la manager lo ha recentemente spiegato, sottolineando come la sua condotta rispecchi i desideri di Schmacher: prima dell'incidente di Meribel, infatti, le disse di "voler sparire dai riflettori dell'opinione pubblica" una volta terminata la carriera in Formula 1.

Strage Thyssen, condanne confermate Cassazione, la decisione sui 6 imputati

Strage Thyssen, condanne confermate: Cassazione, la decisione sui 6 imputati



La Cassazione ha reso definitive le sei condanne nell’ambito del processo per il rogo alla Thyssen Krupp che nel 2007 fece sette vittime. Si tratta dei sei dirigenti dell’acciaieria processati a Torino: l’amministratore delegato di Thyssen, Harald Espenhahn, i dirigenti Marco Pucci e Gerald Priegnitz, il membro del comitato esecutivo dell’azienda Daniele Moroni, l’ex direttore dello stabilimento Raffaele Salerno e il responsabile della sicurezza Cosimo Cafueri condannati per omicidio colposo. I familiari delle vittime, subito dopo la conferma della condanna, hanno affermato che "giustizia è stata fatta".

Nel processo d’appello bis, che si è chiuso il 29 maggio 2015, le pene sono state ridotte. Espenhahn è stato condannato a nove anni e otto mesi, con uno sconto di due mesi; Pucci e Priegnitz a sei anni e dieci mesi (sette anni), Moroni a sette anni e sei mesi (nove anni), Salerno a otto anni e sei mesi (pena ridotta di due mesi), Cafueri a sei anni e otto mesi (otto anni). La Procura di piazza Cavour in mattinata aveva chiesto di annullare le condanne per tutti e sei gli imputati del processo Thyssen, per rideterminare le pene per i reati di omicidio colposo plurimo e per riconsiderare il no alle attenuanti per quattro degli imputati.

Arrestato il ginecologo Antinori L'accusa gravissima: a una paziente...

Grossi guai per Antinori: polizia nella clinica. L'accusa gravissima: che cosa ha rubato


Nell’aprile scorso, all’interno della clinica, con la complicità di alcune collaboratrici, avrebbe espiantato alcuni gameti da una giovane spagnola, di 24 anni, contro la sua volontà. È questa l’accusa alla base dell’arresto del ginecologo Severino Antinori, nei cui confronti i carabinieri del Nas di Milano hanno eseguito la misura cautelare degli arresti domiciliari per i reati di rapina aggravata e lesioni personali aggravate.

In particolare, a quanto ricostruito dagli investigatori, la ragazza, sottoposta a una cura ormonale fatta passare per una terapia per il trattamento di una cisti ovarica, ha riferito di essere stata immobilizzata, anestetizzata e costretta a subire un’asportazione di ovuli, nonché privata del proprio telefono cellulare, per impedirle di chiedere aiuto.

La donna, al risveglio dall’anestesia, approfittando della distrazione del personale infermieristico, è riuscita però a raggiungere un  telefono della clinica e a chiamare, di nascosto e in lacrime, il 112. Agli agenti però non aveva saputo chiarire cosa le era successo perché si esprimeva solo in spagnolo. La giovane è stata quindi riaccompagnata nel suo albergo, poco distante. Dopo solo poche ore, però, si è sentita male e il personale dell’hotel ha richiesto l’intervento del 118. La donna è stata trasportata presso la Clinica Mangiagalli, dove, ai medici e alle operatrici del Soccorso Violenza Sessuale, grazie all’aiuto di un interprete, è riuscita finalmente a spiegare cosa era successo.

Gli accertamenti condotti presso la Clinica hanno confermato, riferiscono gli inquirenti, l’intervento di prelievo ovocitario e uno stato psicologico prostrato dal trattamento subito e dall’angoscia per l’impiego degli ovuli prelevati in operazioni di fecondazione assistita a favore di terzi. Una accurata visita medico legale, inoltre, rilevava la presenza di ecchimosi sul corpo, compatibili con le manovre di immobilizzazione per l’anestesia forzata.

La ragazza, nelle ore successive, è stata sentita come testimone, prima da personale del Nas, poi dai magistrati, ai quali ha confermato il racconto reso in Mangiagalli. La giovane ha poi presentato una formale denuncia nei confronti di Antinori e del personale della Matris. Nei giorni scorsi è stata eseguita la perquisizione della Clinica, in via dei Gracchi, in centro a Milano.

Nel corso delle operazioni sono stati sequestrati 6 embrioni, derivati dalla fecondazione degli ovociti prelevati alla persona offesa e destinati, secondo l’accusa, a essere impiantati il giorno successivo a pazienti di Antinori. È stata inoltre sequestrata documentazione sanitaria, tra cui i moduli di consenso informato, firmati dalla ragazza. Quest’ultima però non avrebbe riconosciuto come sue le firme appostate che, sostengono gli inquirenti, "appaiono in effetti significativamente difformi rispetto a quelle sicuramente riconducibili alla medesima".