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mercoledì 28 ottobre 2015

Dite addio a otto Regioni: cancellate Ecco i nuovi confini: quali spariscono

Addio a otto Regioni: il piano del governo. Il progetto che piace anche alla Boschi




Quando il senatore Pd Raffaele Ranucci ne aveva cominciato a parlare, tra i corridoi di palazzo Madama sembrava il solito progetto, neanche il più strampalato, per cambiare la geografia dell'Italia, riformare i confini delle regioni, creandone delle nuove e abolendo le esistenti. Poi l'8 ottobre al Senato si è discusso della riforma Costituzionale, Ranucci ha presentato un ordine del giorno proprio sull'accorpamento delle Regioni. Colpo di scena: il governo lo ha fatto suo, così l'emendamento di Ranucci viene ritirato, perché di fatto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, scrive l'Unità, avrebbe in mentre un progetto più organico, anche basato sulla proposta del senatore. L'approvazione è sostanzialmente in agenda, se ne discuterà non appena il governo incasserà l'approvazione della riforma costituzionale: la nuova geografia italiana sarà quindi una costola che arriverà in seguito e nelle speranze del governo, avrà lo stesso esito.

I dettagli - Il progetto prevede la cancellazione delle piccole regioni, andando a formare 12 macro-aree. Spariscono il Piemonte, la Liguria e la Val d'Aosta, per formare la regione Alpina. La Lombardia rimane autonoma. Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige saranno accorpate nel Triveneto. Resiste l'Emilia-Romagna almeno nel nome, con l'annessione della provincia di Pesaro-Urbino dalle Marche. Il resto del territorio che oggi fa capo ad Ancona, la Toscana, la provincia di Viterbo, l'Umbria, l'Abruzzo e il Molise farebbero nascere la regione Adriatica. Addio al Lazio, per far posto a un enorme distretto di Roma Capitale. Fuori da quel territorio le province di Frosinone e Latina che con la Campania faranno nascere la regione Tirrenica. Puglia e provincia di Matera si fonderebbero per far nascere la regione Levante. La provincia di Potenza con la Calabria creerebbero la regione di Ponente. Invariate invece le posizioni di Sicilia e Sardegna.

QUATTRO BANCHE IN CRAC Rischiano il fallimento in pericolo i nostri soldi Allarme corsa agli sportelli

Quattro banche sull'orlo del crac: a rischio i soldi dei correntisti


di Francesco De Dominicis



È una corsa contro il tempo e non è detto che si arrivi al traguardo sani e salvi. Perché in mezzo c’è un passaggio a Bruxelles che potrebbe far saltare tutto, con effetti a catena pericolosissimi. Sta di fatto che sono quattro e non più tre (ma la lista nera potrebbe crescere a stretto giro) le banche italiane sull’orlo del crac. Si rischia la “corsa agli sportelli” e la “fuga dai depositi” con i banchieri stanno correndo ai ripari per evitare un botto che avrebbe dimensioni pazzesche, cioè 12,5 miliardi di euro. Una catastrofe che avrebbe effetti a catena su tutto il sistema bancario italiano. Ragion per cui i grandi gruppi del Paese – a cominciare da Intesa e Unicredit – sono pronti a investire 2 miliardi per ricapitalizzare Banca Marche, Banca Etruria e Cassa di risparmio di Ferrara. E poi la Cassa di risparmio di Chieti, ultima entrata nell’elenco delle emergenze. A lanciare l’allarme è stato, oggi pomeriggio alla Camera dei deputati, il presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, Salvatore Macccarone. Nel corso di un’audizione a Montecitorio sul bail in (il nuovo meccanismo europeo sui salvataggi bancari che prevede in caso di fallimento di un istituto una tosata ad azionisti, obbligazioni e conti correnti oltre 100mila euro), Maccarone ha evocato esplicitamente la “corsa agli sportelli” e di “fuga dai depositi”. E ha pure spiegato che il “fallimento di quattro banche sarebbe un danno per tutto il sistema”. Secondo il banchiere “se viene meno la fiducia ci sarebbe uno s ci sarebbe ragionevolmente uno scenario grave anche perché abbiamo altre banche in difficoltà tenue”. Tradotto: altri istituti sono vicini ad alzare bandiera bianca.

La soluzione - Di qui la soluzione interna e di sistema che, tuttavia, si sovrappone all’esame della Commissione Ue sui decreti attuativi del nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi, con l’esito che non è scontato. Anzi. In ogni caso, le banche in salute sono pronte a versare al Fondo 2 miliardi (fino a poche settimane fa si parlava di 1,5 miliardi) per ripianare i buchi nei conti dei quattro istituti in crisi profonda.  "L'arco di tempo è molto ristretto – ha aggiunto Maccarone -  sarebbe una sconfitta se non riuscissimo a farlo avendone la possibilità". La faccenda va risolta entro dicembre: dal primo gennaio 2016, infatti, anche se l’Italia non avrà ancora formalmente recepito la direttiva Ue, le regole di Bruxelles si applicheranno anche dentro i nostri confini. Il numero uno del Fondo ha detto che la situazione è “vissuta con affanno anche delle autorità coinvolte”. Nessun riferimento esplicito alla Banca d’Italia, ma è chiaro che sono ore caldissime anche a via Nazionale.

Tremano i banchieri - Per l’industria bancaria del Paese è una prova di fuoco. Dalla riuscita dei salvataggi di Banca Marche, PopEtruria,  CariFerrara e CariChieti, dipende la tenuta del sistema e la stabilità delle finanze italiane. Del resto i numeri fanno paura: se quelle banche fanno il botto servono 12 miliardi e mezzo per rimborsare i correntisti. La direttiva europea sul bail in prevede un contributo di possessori di azioni e di obbligazioni, poi, in seconda istanza, anche una tosata ai conti correnti con saldo superiore a 100mila euro. Un nuovo rivoluzionario sistema su cui c’è ancora pochissima informazione. Tutto questo proprio mentre l’annuale sondaggio Ipsos-Acri segnala una ripresa della fiducia dei risparmiatori. I banchieri da una parte tremano e dall’altra aspettano la trattativa di palazzo Chigi con l’Unione europea. “Tutto è pronto però non siamo in grado di procedere per difficoltà' esterne che lo impediscono" ha spiegato alla Camera Maccarone sottolineando anche che c’è “qualche nervosismo da parte della Bce” per l’impasse in cui ci si trova. Il numero uno del FOndo ha comunque precisato che “tutti stanno lavorando per portare a casa questo risultato”, ma se anche il varo dei decreti delegati non fosse sufficiente a garantire necessariamente il via libera da parte di Bruxelles, è però certo il fatto che “senza i decreti delegati l’ok della Ue non c’è, non ci fanno fare il salvataggio”. Scenario da evitare a tutti i costi. In ogni caso “ci inventeremmo qualcosa perché non possiamo permetterci che quattro banche falliscano, non siamo pronti”. 

martedì 27 ottobre 2015

È ufficiale: Vittorio Sgarbi si candida Dove e con chi (c'entra Cruciani)

Vittorio Sgarbi: "Mi candido sindaco a Milano con Cruciani e Parenzo"




Potrebbe essere Vittorio Sgarbi a riempire il "vuoto" lasciato nel centrodestra dalla rinuncia di Paolo Del Debbio a correre come sindaco di Milano nel 2016. Il critico d'arte, già deputato e ministro, ha ufficialmente annunciato la sua discesa in campo su facebook, riportando come scrive il quotidiano "Il Tempo" oltre 12mila 'mi piace' in poche ore. Insomma, uno 'zoccolo duro' di sostenitori Sgarbi ce l'ha già anche come politico.

Resta da vedere se correrà per un qualche partito di centrodestra o per una formazione a se stante. Per il momento, dice che si candiderà per il PDR, ovvero il Partito della Rivoluzione. Che suona un po' castrista o cheguevariano, ma contento lui... L'idea, spiega a "Il Tempo", nasce "da un sondaggio per le comunali di Milano di un paio di giorni fa nel quale, tra quelli dei candidati, il mio nome neppure compare. Non capisco perchè, visto che già qualche mese fa avevo annunciato la mia discesa in campo, seppur in modo provocatorio...".

Il suo interlocutore, spiega "non sarà il centrodestra, "ma PDR è un nome provvisorio, potrà anche chiamarsi 'Lista per Sgarbi sindaco', vedremo. Ma la vera 'bomba' sarà la 'Lista della Zanzara' che lanceranno Cruciani e Parenzo per appoggiarmi. Loro non si candideranno di persona, ma sarà tagliata sullo spirito anarchico e provocatore del programma, per fare concorrenza ai 5 Stelle". L'elettore tipo? "Chiunque voglia avere un sindaco che sia privo di retorica, finzioni e malinconie come Pisapia".

PAOLO DEL DEBBIO PREMIER Quella frase che cambia tutto

Paolo Del Debbio: "Nel 2018 mi candido per Palazzo Chigi contro Renzi"




Altro che Milano, altro che Palazzo Marino a litigare su parcheggi, vigili e scioperi dei mezzi. Paolo Del Debbio punta ben più in alto. Non dimentichiamo che lui, nel lontano 1994, fu addirittura uno dei fondatori di Forza Italia. Così, ancora un paio di stagioni in televisione a far incetta di audience e buone critiche, e poi il grande salto. Obiettivo: Palazzo Chigi nel 2018. Lo avrebbe riferito, Del Debbio, al quotidiano La Repubblica: "Se proprio mi devo sacrificare, se proprio devo lasciare la tv e i miei studi, io punto a contendere la premiership a Renzi tra due anni".

Il ragionamento è semplice: "Sono l'unico che può mettere d' accordo l'intero centrodestra, che ha il sostegno del presidente Berlusconi e dell'amico Salvini, il mio talk è l' unico che funziona, sono conosciuto, popolare... ". Del resto Berlusconi non fa mistero di aver rinunciato al sogno della settima corsa alla premiership (l' interdizione glielo preclude e avrà superato gli ottant'anni), ma non ad avere un suo uomo in partita.

E uomo azienda Del Debbio lo è, eccome. A lui si era rivolto nel '93 Berlusconi quando decise di "scendere" in politica: "Mi servirebbe anche un programma di governo, ora ti ci metti e me lo scrivi" ha ricordato lo stesso Del Debbio poco tempo fa in una intervista- confessione al Foglio. Adesso i ruoli si capovolgono, è Del Debbio che vuole dare le carte. E quale miglior tramplolino di lancio di un programma televisivo di successo...

SILURO DEL MINISTRO PD "Alfano ha sconfitto Renzi" Un terremoto sul governo

Dario Franceschini: "Angelino Alfano ha sconfitto Matteo Renzi sul contante a 3mila euro"




"Con Alfano abbiamo discusso più volte, questa volta ha vinto lui". Angelino Alfano piega Matteo Renzi. Chi lo dice? Un ministro del governo Renzi, nonché esponente di spicco del Pd: Dario Franceschini. Così il ministro dei Beni culturali a Radio24, interpellato sul discusso innalzamento della soglia dei contanti a 3mila euro, norma nel mirino della stessa minoranza Pd. E ancora, Franceschini ha aggiunto: "L'innalzamento a 3mila euro del limite del contante non mi piace, l'ho detto anche in Cdm, dopodiché, com'è giusto che sia, mi sono adeguato alla volontà della maggioranza". Per inciso, la vittoria di Alfano, era stata rivendicata da Angelino stesso, che in un tweet aveva chiosato: "Su innalzamento tetto contante Franceschini dice che ho vinto. Ha ragione e vigileremo perché la vecchia sinistra non ottenga passi indietro".

La Germania spiava il Papa "Troppo amico della Russia"

I servizi segreti tedeschi spiavano Papa Giovanni XXIII




I servizi segreti tedeschi, sia dell' Est sia dell' Ovest, spiavano il Papa ai tempi della Guerra fredda. In particolare Giovanni XXIII, il papa che cambiò la Chiesa. Lo rivela nell' ultimo numero il settimanale tedesco Der Spiegel, che è venuto in possesso dei dossier custoditi negli archivi del Bnd, il controspionaggio della Germania di Bonn negli anni Sessanta. Troppo buono, Giovanni XXIII, e quindi sospetto ai tempi della guerra fredda per gli americani. Il Bnd agiva, di fatto, come una succursale dei colleghi statunitensi. Giovanni XXIII preoccupava Washington perché cercava di stabilire rapporti con Kruscev per migliorare la situazione dei cristiani in Urss. Nell' aprile del 1963 viene riportata nei dossier un' altra conversazione divertente.

Il Tribunale: "Bimbo autistico per colpa del vaccino"

Milano Il Tribunale: "Bimbo autistico per colpa del vaccino"

Riconosciuto il vitalizio a un piccolo malato: aveva fatto l'esavalente. Il Ministero non fa appello: la sentenza ora è definitiva


di Alessandra Corica e Franco Vanni




MILANO - Il ministero della Salute dovrà versare un assegno bimestrale, per tutta la vita, a un bimbo affetto da autismo, a cui nel 2006 fu iniettato il vaccino esavalente prodotto dalla multinazionale GlaxoSmithKline. Lo stabilisce una sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano, firmata dal giudice Nicola Di Leo, secondo cui sarebbe "acclarata la sussistenza del nesso causale tra tale vaccinazione e la malattia", come si legge nel dispositivo. E ancora, citando la perizia del medico legale Alberto Tornatore nominato dal Tribunale: "È probabile che il disturbo autistico del piccolo sia stato concausato, sulla base di un polimorfismo che lo ha reso suscettibile alla tossicità di uno o più ingredienti (o inquinanti), dal vaccino Infanrix Hexa Sk". 

Il vaccino esavalente, somministrato con tre iniezioni nel primo anno di vita, protegge da poliomielite, difterite, tetano, epatite B, pertosse e infezioni da Haemophilus influenzae di tipo B. Prima di rivolgersi al giudice, la famiglia del bambino  -  che ha nove anni e a cui l'autismo è stato diagnosticato nel 2010  -  aveva presentato nel 2011 una domanda di indennizzo al ministero, respinta. Di qui la decisione di intentare causa. "Dalla sentenza, dello scorso 23 settembre, sono passati i 60 giorni entro cui il ministero avrebbe potuto presentare ricorso in appello e non ci risulta lo abbia fatto  -  dice Alessandra Genovesi, avvocato del bambino  -  la sentenza è passata in giudicato. Per la famiglia, l'augurio è che in futuro si possano introdurre più cautele nelle vaccinazioni". Il bambino riceverà un assegno bimestrale il cui importo sarà calcolato a partire da una base di 1.683 euro, più un indennizzo una tantum.