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mercoledì 28 ottobre 2015

QUATTRO BANCHE IN CRAC Rischiano il fallimento in pericolo i nostri soldi Allarme corsa agli sportelli

Quattro banche sull'orlo del crac: a rischio i soldi dei correntisti


di Francesco De Dominicis



È una corsa contro il tempo e non è detto che si arrivi al traguardo sani e salvi. Perché in mezzo c’è un passaggio a Bruxelles che potrebbe far saltare tutto, con effetti a catena pericolosissimi. Sta di fatto che sono quattro e non più tre (ma la lista nera potrebbe crescere a stretto giro) le banche italiane sull’orlo del crac. Si rischia la “corsa agli sportelli” e la “fuga dai depositi” con i banchieri stanno correndo ai ripari per evitare un botto che avrebbe dimensioni pazzesche, cioè 12,5 miliardi di euro. Una catastrofe che avrebbe effetti a catena su tutto il sistema bancario italiano. Ragion per cui i grandi gruppi del Paese – a cominciare da Intesa e Unicredit – sono pronti a investire 2 miliardi per ricapitalizzare Banca Marche, Banca Etruria e Cassa di risparmio di Ferrara. E poi la Cassa di risparmio di Chieti, ultima entrata nell’elenco delle emergenze. A lanciare l’allarme è stato, oggi pomeriggio alla Camera dei deputati, il presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, Salvatore Macccarone. Nel corso di un’audizione a Montecitorio sul bail in (il nuovo meccanismo europeo sui salvataggi bancari che prevede in caso di fallimento di un istituto una tosata ad azionisti, obbligazioni e conti correnti oltre 100mila euro), Maccarone ha evocato esplicitamente la “corsa agli sportelli” e di “fuga dai depositi”. E ha pure spiegato che il “fallimento di quattro banche sarebbe un danno per tutto il sistema”. Secondo il banchiere “se viene meno la fiducia ci sarebbe uno s ci sarebbe ragionevolmente uno scenario grave anche perché abbiamo altre banche in difficoltà tenue”. Tradotto: altri istituti sono vicini ad alzare bandiera bianca.

La soluzione - Di qui la soluzione interna e di sistema che, tuttavia, si sovrappone all’esame della Commissione Ue sui decreti attuativi del nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi, con l’esito che non è scontato. Anzi. In ogni caso, le banche in salute sono pronte a versare al Fondo 2 miliardi (fino a poche settimane fa si parlava di 1,5 miliardi) per ripianare i buchi nei conti dei quattro istituti in crisi profonda.  "L'arco di tempo è molto ristretto – ha aggiunto Maccarone -  sarebbe una sconfitta se non riuscissimo a farlo avendone la possibilità". La faccenda va risolta entro dicembre: dal primo gennaio 2016, infatti, anche se l’Italia non avrà ancora formalmente recepito la direttiva Ue, le regole di Bruxelles si applicheranno anche dentro i nostri confini. Il numero uno del Fondo ha detto che la situazione è “vissuta con affanno anche delle autorità coinvolte”. Nessun riferimento esplicito alla Banca d’Italia, ma è chiaro che sono ore caldissime anche a via Nazionale.

Tremano i banchieri - Per l’industria bancaria del Paese è una prova di fuoco. Dalla riuscita dei salvataggi di Banca Marche, PopEtruria,  CariFerrara e CariChieti, dipende la tenuta del sistema e la stabilità delle finanze italiane. Del resto i numeri fanno paura: se quelle banche fanno il botto servono 12 miliardi e mezzo per rimborsare i correntisti. La direttiva europea sul bail in prevede un contributo di possessori di azioni e di obbligazioni, poi, in seconda istanza, anche una tosata ai conti correnti con saldo superiore a 100mila euro. Un nuovo rivoluzionario sistema su cui c’è ancora pochissima informazione. Tutto questo proprio mentre l’annuale sondaggio Ipsos-Acri segnala una ripresa della fiducia dei risparmiatori. I banchieri da una parte tremano e dall’altra aspettano la trattativa di palazzo Chigi con l’Unione europea. “Tutto è pronto però non siamo in grado di procedere per difficoltà' esterne che lo impediscono" ha spiegato alla Camera Maccarone sottolineando anche che c’è “qualche nervosismo da parte della Bce” per l’impasse in cui ci si trova. Il numero uno del FOndo ha comunque precisato che “tutti stanno lavorando per portare a casa questo risultato”, ma se anche il varo dei decreti delegati non fosse sufficiente a garantire necessariamente il via libera da parte di Bruxelles, è però certo il fatto che “senza i decreti delegati l’ok della Ue non c’è, non ci fanno fare il salvataggio”. Scenario da evitare a tutti i costi. In ogni caso “ci inventeremmo qualcosa perché non possiamo permetterci che quattro banche falliscano, non siamo pronti”. 

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